Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948

CRITICA SOCIALE 63 prassi rivoluzion;i.ria», che deriverebbe da una concezio– ne giusnaturalistica ,cioè dal considerare come « un criterio asso!uto di giustizia», come « un valore che universalmen– te v~lga per la esperienza giuridica», l'interesse del pro– le_ta~1at_o ad abb~ttere la struttura sociale esistente, per so– s!itwrv1 un brdmaan~to diverso. Non ignora certamente 1 _Opo<;herche proprio nel Manifesto la causa del proleta. nato e propugnata, non come una causa grettamente clas– sistica, bensì come una causa universalmente umana· ohe ivi si legg_eun periodo, il quale par quasi riecheggia;e iu– seg,namentJ della filosofia pratica kantiana e cioè che « al. la società borghese, con le sue classi e c~i suoi antagoni– s~ di cl~sse, sul?en~rerà una associazione, nella qual e il libeno SV'llupj>odi ciascwno mrà la c.o,r,dtizi,oin,e d l libere svil1.11PP0 di tutti». Ma tale « ponte tra le due opposte con– concezioni della giustizia·», che l'Opocher crede cli avere scoperte nel materialismo storico a 1ui sembra « così fra– gile, che, a percorrerlo, crolla 'fragorosamente». Se, in. fatti, nel giudicare la storia preesistente del diritto come riflesso della economia, ed.-in particolare degli _interessi borghesi, Marx ed Engels si riallaccerebbero aH'« umile, popolare intuizione di Trasianaco », cioè del teorico del di– ritto del più forte, nella loro previsione· del diritto fu– turo, .o, diciamo pu;re, nella loro esigenza di giustizia. ispi– ratrice_ di esso diritto ,nuovo, sarebbero i più o meno cma– 'sapevoli seguaci del sofista Calhcle (questo, come quello, supyongo, ben noti ai lettori, solo che rammemorino la Re– pubblica di Platone), secondo il quale sofista l'ordinamen– to giuridico sarebbe « il risultato - come ricorda l'Opo– cher - di una lega dei più deboli contro i più forti», nel quale caso, pure. la giustizia non sarebbe intesa come un valore assoluto, ma a111cora « come l'espressione della for– za, dell'interesse dominante, giacchè è evidente che i de– bol; collegati insieme dh-entano i più forti>, Ora - e mi piace di darne atto all'Opocher, poichè in una polemica fondata su la buona fede di entrambe le parti ,accade sovente che si sia a metà d'accordo coi, pro, pri contradditori - ora, dico, l'Opocher vede bene che il materialismo storico, come teoria, era essenzialmente uno « slrumei:to dei fini rivoluzionari propostisi dai su0i ela– boratori » ; ,tesi questa che, se non mi inganno, prima di essere <,affacciata» dal compianto Tilgher, era implicita m un avprezzamento che, come rammentavo io stesso dian– zi, ne aveva dato Benedetto Croce. Ma non capisco coane l'amico Opocher, consapevole di quanto or ora si è detto, non abbia insistito abbastanza .su tale carattere, appunto politico e polemico, della concezione della _giustizia, che, anche secondo me, è la. ispiratrice, se pur non palese, del Manifesto, o, se si vuole, della dottrina del materialismo storico, almeno come fu episodicamente accennata, meglio che sistematicamente elaborata, dal Mar,c ,e dall'Engels. Se non che, questi due maestri del mode-rno socialismo; appunto perchè erano essem;ialmeute storicisti ed imma– nentisti, ed avevanp una mentalità dialettica assai più che non quella mentalità illuministica che ad essi attribuisce, con altri, anche l'Opocher, non credevano niente affatto, co– me io fermamente ritengo, ad una, illuministica, giustizia assoluta (vedansi in proposito anche le ironie del loro ese. geta Antonio Labriola contro le « due dee della mitolo– gia filosofica, la Giustizia, e la Eguaglianza»). Ma pur am– mettendo, come ogni altro storicista, la relatività del con– tenuto di qualsivoglia ordinamento giuridico, non per que– sto cadevano, io credo, in quello scetticismo, che ad es– si, anzi addirittura a tutti gli storicisti, rimprovera l'Opocher. Perchè il materialismo storico, e con esso ogni altra teo– ria storicistica ed immanentistica, pur negando, logicamen– te la trascendenza di ogni valore umano, non disconoscono p;rò la efficienza di essi valori, anzi direi che la sirlvano, perchè razionalment~ . la giustificano, ?imo~t;ando, esser~ quei valori dello spmto for~almente Jdentlc1 a ~e stessi, per il lorn carattere categortale -:- ancor che van,. perch~ . progressivi, ne siano l'ogg_etto ed 11c0ntenuto - g)1 eterm motori della umana cose1enza nella produzione d1 quelle -res gere,nrPoe, che costituiscono appunto la storia come azione. Anche a non voler sottolineare l'a.cutezza della intuizio– ne (intuizione D?eglto che boitlade) di_quel farragmoso, ma sovente suggestivo_scrittore che fu Gmseppe Ferran, quan– do disse che la giusti-zia.nel mondo serv~ a _f~re !e. nv<?– luzioni, pare a me che il valore del\a gmstlz1a s1.Jden_h– fichi appunto con quel perpetuo, an~hto deonto}ogu:o, cne ci 'spinge a trasfonmare la realtà es1~tente, S~ e ,vero, co– me io fermamente credo, essere la gmstiz1a nient altro. che la maggiore delle idealità .soci~li (per usare _un'_espress1on_e del m10 maestro Roberto Ard1gò), le quali infiammano 11 ibJiotecaGino ljtanco volere degli uom1m, è pur vero che il contenuto di esse idealità è determinato dai sempre nuovi bisogni e dalle con– seguentj aspirazioni umane. Chi può negare che, come, nei tempi precedenti la Ri– voluzione francese, nella giustizia si incarnavano le nobili aspirazioni di tutto quanto il Terzo Stato, la più v.tsta idea. lità sociale dominante già all'epoca del Manifesto dei Co– munisti, e pur troppo inappagata in gran parte ancor oggi, dopo un secolo dalla sua apparizione, fosse e sia l'aspira– zione a fare degli « uomini del lavoro», come li chiama– va Giuseppe Mazzini, la classe politica della società? In questo concetto - ma sì, storicistico ed immanentistico - della giustizia, pare a me che consista il significato poli– tico e rivoluzionario del Manifesto dei Comunisti. Ar,i;:ssANDRO L:i,;vr Giusnaturalism'o e romanticismo nel pensiero di Marx Se il marxismo deve esser .per noi, secondo la .~ua natura, non una reI,i.g:ione dogmatica, ma ·un pensiero critico fecondo di nuovi pensieri e magari di superamenti (la virtù di una filosofia consiste spes– so soprattutto nel saper svegliare un movimento d-i idee che vada oltrè i suoi direttì risultati), bisogna valutarlo non isolatamente, come per esempio può fare un cristiano J?er !'<insegnamento di Gesù, nel quale trova la verita assoluta e definitiva, ma inqua– drandolo ·nella storia della filosofia e delle dottrine sociali, nel ,processo per cui l'uomo si va chiarendo a -se stesso, e del quale non è che un momento, pur se im,portante. E' una favola lunga, bella e dramma– t,ica, quella dell'affannarsi umano intorno ad alcuni problemi fondamentali della nostra vita, una favola che dura da sempre. Marx non ne va tratto fuor.i; se no, si rischia di scordare che la fiamma che egli alimentò era già st_ata nutrita da altri, e ancora va ravvivata; d,i, perdere, come a tanti marxisti pur– troppo oggi accade, il senso della fratellanza univer– sale di coloro ,che hanno vissuto di pensiero e di .azione secondo la nostra struttura morale: Marx, e Cristo, e Soerate, e Kant, e ogniJ altro che si impegnò ~cerament~. · . Dur.a da sempre la favola, ma noi possiamo co– minciare a considerarla dal Rinascimento, quando dall'oscurità medievale nacque una nuova umanità coraggiosa. Il ,punto di riferimento per -!a soluzione d>i.ogn,i,problema filosofico non è ,più Dio, ,ma l'uo– m@ e la natura; alla teologia si sostituis,ce l'antropo– ioiia. Certi mutamenti-, però, non sono senza trava– glio, certi risultati si raggiungono soltanto per l'ope– ra di moltissimi, attraverso una fatica di secoli. L'il– lusione teologica si perpetua in -forme diverse, il .ri– C3iamo alla vera natura e realtà dell'uomo resta qual– ohe volta una mera apparenza; così accade che an– cora JJ mondo si sdoppi, la realtà si disponga su due p,iani, di ,cui uno dovrel?b~ essete, e non è, e ;l'altr? è ·ma non dovrebbe. Vediamo m questa mamera 11 giusnaturalismo contrapporri: al diritt9 ,positiv~, che effettivamente regola la convivenza dei membri della società H diritto di -natura, -perfetto ·per,chè corri– spond;nte alla natura umana; e .poi il secolo dei ,lumi svolgere l'ugualitarismo, come norma ideale a cui l'ordinamento sociale dovrebbe ispirarsi. Illu– sione teologica, dicevo, per-chè non s'è levato Dio, ma soltanto lo, si è sostituito con un sopramondo ra- zionale. · La riivo1uz~one francese fu una grandiosa lezioni; di storia e di filosofia. Dopo di essa, da una parte si continua a disquisire sopra l'ottima società, in an– titesi a quella stori,ca: è il socialismo utopistico. ch_e spiega il perpetuarsi della disuguaglianza con l'um– lateralità della veduta settecentesca, che, rilevando gli aspetti giuridici e poldtici delle questioni_ s9ciali, obliava quelli ec.onomici; da un'altra parte s1 abban– dona (è questo uno dei motiv,i. -romantici) la costru- . zione di utopie sociali per in.china_r.si ~!~a realtà della storia, che nel suo impeto o raz1onal,Jfa reca la ragione di o~t varietà e s~ildbri-0. F~ He~el_ a dare di ,ciò la formulazione pru categorica, 1rr1dendo, nella prefaz-ione alla F-UosoNa del d:irWo, gli alma·

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=