Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948

58 CRITICA SOCIALE da ogni schiavitù di fronte alla natura o ad altre classi o gruppi sociali (1); liberazione dell'uomo da ogni condizione che Marx ed Engels chiamano di « autoalienazione » (Selbstent– frerndung). Che cosa significa questa « autoalienazione? » Significa o~ni perdita della propr\a per_sonalità u11;an~da parte. del– l'uomo, di modo che la ltberaz1one deve significare la ricon– quista della essenza umana che egli deve compiere (2), ossia il ritorno ad una condizione di « uomo umano». Questa frase precisamente s'incontra in uno degli scritti filosofici di Marx sopra ricordati, cioè nel « Manoscritto economico-filosofico» del 1844, dove M.arx dice: « Il comunismo (3) com.e positiva eliminazione della pro– prietà privata - considerata « come autoalienazione sponta– nea dell'uomo - e perciò come reale appropriazione dell'es– senza umana per l'uomo e per mezzo dell'uomo, è pertanto completo, consapevole ritorno dell'uomo a sè stesso come uomo sociale, cioè come uomo urnano, che avviene entro la intera ricchezza dello sviluppo sinora avvenuto. Questo co– mu.nismo, come perfetto naturalismo, è uguale ad umanismo: come perfetto umanismo è uguale a naturalismo. Esso è la verace soluzione dell'antagonismo tra uomo e natura, e tra uomo e uomo, la verace soluzione del conflitto tra origine ed essenza, tra autoalienazione e autoattività, tra libertà e necessità, tra individuo e specie». (traci. Pischel). (4) Da q·uesta esigenza etica, precisamente, deriva. tutta la lot– ta per l'emancipazione del proletariato, tutta l'opera pratica e teorica di Marx, tutta la critica del plusvalore, che non ha senso (come riconosce esplicitamente l' Antiduh'ring) sul terreno puramente economico, ma lo ha essenzialmente ed unicamente su un terreno etico. Personalità totale come obbiettivo finale. , Di qui procede tutta la rivendicazione della personalità e della libertà totale dell'uomo. Come scrive poi Engels nel- 1' A ntiduhring : « la società non può liberar se stessa, senza liberare al tempo stesso ogni individuo ... Questo atto libera– tore del mondo è la 'missione storica del proletariato mo– derno». E' una miss_ione universale umana: il proletariato deve effettuare per tutti il passaggio dal regno della rieaes– sità al regno della libertà; e in ciò, secondo scriveva al– trove Engels, esso si presenta come erede e realizzatore della grande tradizione della filosofia classica tedesca (v. L. Feuerbach e il punto d'approdo etc.); di quella filosofia - aveva detto molti anni prima Marx (Per la critica della fi– losofia del diritto di H egei) - di cui il proletariato è l'ar– ma materiale, come essa è, a sua volta, l'arma spirituale del proletariato stesso. Per ciò appunto il Manifesto del 1848, cli cui si sta ora ce– lebrando il centenario, proclamava la esigenza della creazio– ne di una società in cui - secondo la· sua espressione - « il libero sviluppo di ciascuno sia condizioµe del libero svilup– po di tutti». Che è quanto dire che la esigenza fondamentale, l'aspirazione essenzial~, la conclusione finale di tutta l'opera di rivendicazione ·e di lotta dev'essere la riconquista della personalità libera : per ciascuno affinchè possa_ esser per tutti. Si considera la personalità libera di ogni uomo come condi7.ione per la libertà di tutti; non inversamente, la li– bertà di tutti come condizione per la libertà di ciascuno. La priorità è attribuita alla personalità umana anzi che alla col– kttività sociale, riconoscendosi che la stessa libertà non può realizzarsi effettivamente se non sulla base della personal'ità libera.' · (1) Una classe - con1e il Terzo Stato nella riVoluzione fran– cese o il proletariato nella lotta presente per la sua emanci– pazione - può presentarsi (osservava Marx in Per la critica della filosofia del diritto di Hegel)" nel momento storico della sua azione propria « come classe liberatrice par excellence », in quanto c'è un'altra classe contraria, che ,è par excellence la classe oppressiva. '(2) Anche nella Condizione delle classi lavorat1·ici in lnghil..: terra e nella SacJ'(t famiglia Marx ed Engels mosti-ano che la coscienza di classe del proletariato consiste nel sentimento di esse_r portatore della rivendicazione dell'humanitas contro la disumanità (Unmenschlichkeit) del suo Stato attuale. (3) Notava giustamente A. Schiavi (in Critica sociale del– ! 'agosto 1947) che qui comunismo significa solo la concezione del socialismo critico che Marx oppone alle utopistiche di quel tempo, siccbè potrebbe oggi (per evitare equivoci) meglio jndicarsi con la parola socialismo. (4) Antologia di brani di"Marx, col titolo Pagine di filosofia politica (ed. Garzanti).· Ho solo 1nantenuto la p·arola « auto– alienazione » già usata sopra, invece della equivalente « auto– <"Straniazionc » usftta dal Pischel. BibliotecaGino Bianco Non è solo il princ1p10 espresso da Mazzini a proposito dell'idea di patria, che cioè un possesso comune non esiste effettivamente per tutti finchè qualcuno (sia pure uno solo) ne resti escluso. Qui, 1'lel Manifesto, s'afferma un'esigenza più profonda ed essenziale; ossia si dichiara che, essendo la collettività composta di uomini reali e viventi, la sua condi– zione effettiva dipende da quella dei suoi componenti, la sua libertà esiste solo in quanto siano libere nel loro sviluppo le personalità individuali. L'idea della libertà sociale non può fondarsi se non sopra quella della libera personalità umana. Così il centro essenziale e fondamentale dev'essere la ri– vendicazione della personalità umana, considerata come la forza viva del progresso di tutta l'umanità, secondo quella concezione. critico-pratica che vede nell' « uomo reale e viven– te» il vero fattore della storia, e non uno strumento di un potere impersonale superiore. La rivendicazione dell'uomo umano è la conclusione coerente della polemica contro il passivismo materialista e l'assolutismo idealista, combattuti · insieme ed ugualmente in nome della filosofia della praxis. I tre punti che abbiamo esaminato ·si legano reciprocamente come quelli di un'unica catena. La dimostrazione di questi tre punti - il cui nesso mutuo ho cercato di mostrare rapidamente - credo che costituisca il merito principale delle interpretazioni italiane del materia– lismo storico. ,. RoDOLJ/0 MONDOL.F O Il manifesto dei comunisti e la cultura contemporanea Appena qualche anno fa pareva che del « Manife– sto » non si dovesse più parlare, e non già per lo sbandamento spirituale che aveva gettato l'umanità in una atmosfera eompletamente diversa, ma rper le critiche, le quali, suggerite da intenti puramente scientifici, pareva avessero ormai destinato il « Ma– nifesto » all'archivio dei documenti storici. Oggi in– vece constatiamo che nel suo primo centenario esso trova ancora -rispondenza nel cuore di milioni di uomini e si dimostra pieno di vita e di forza inci– tatrice. Ciò .accade perchè attorno al tronco storico ed intellettualistico v'è una ricca fioritura di previsio– ni persuadenti, di riflessi morali, di sentimenti umani, che fan dimenticare le ombre ed i dubbi .e conservano al « Manifesto » il suo valore di vessillo di fede e di battaglia! Questo documento, pur con le sue parti caduche, condensa, nella sua breve e brillante esposizione, quei due meriti per cui tutta l'opera di C. Marx resta imperitura: ha indicato la via politica propria alla classe lavoratrice per la sua riscossa e le ha dato quell'apparato teoretico, che, trasportandoci dall'utopismo a1 realismo stori– co, rimane valido ed attuale nella sua parte essen– ziale (1). Il primo centenario del « Manifesto» trova la schiera dei celebranti divisa in due campi teorici e pratici ben distinti: quello di chi, trascurando tutte le critiche scientifiche, accoglie come verità inop– pugnabili tanto il contenuto di diagnosi e di pro– gnosi sociale, quanto il fondamento deterministico e materialista, concludendo quindi alla negazione completa della libertà e della dignità umana; e quel– lo di chi invece interpreta questa diagnosi, spiega l'apparente materialismo alla luce del fine umano, già acce·nnato nel « Manifesto » e sviluppato nelle altre opere marxiste, concludéndo quindi con una visuale socialista, ma non totalitaria; collettivista, ma non soffocatrice della persona umana. In linea preliminare constatiamo che la prima in– terpretazione infantilmente materialista, se ha dolo– rosamente effettuato le previsioni liberticide e bar– bariche, formulate nelle critiche tanto del Rosmi– ni (2), quanto del Mazzini (3), sistemate poi dallo (1) VoaLANDER: Karl Marx, tvad.' it. Roma, 1946, pp. 312 e segg. (2) Comunismo e socialismo, Genova, 1849. (3) « Agli operai italiani » in Roma del popolo del 13 glio 1871.

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