Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948
CRITICA SOCIALE 55 der in Germ_ania; Ba~er e Adler in Austria; Masaryck in Cecoslovacchia, Sorel m Francia Plechanof in Russia con molti altri; Seligman negli Stati' Uniti; De Man in B~lgio, etc.). Contributi italiani agli studi sul marxismo. Ma fra tutte queste nazioni l'Italia ha avuto certamen– te un posto eminente, conquistato sopra tutto da Antonio Labriola, ~he u~iversalmente è riconosciuto come il maggiore e pm gemale interprete del materialismo storico. . ~a qi:esto posto eminente conquistato da lui al pensiero ,tahano e stat? _poi mantenuto da una pleiade di studiosi, in– terpreti e cnt1c1, che han dedicato al materialismo storico le loro ricerche. Erano in parte fautori e in parte avversari, ma recavano ugualmente contributi importanti alla compren– sione e critica di questa dottrina. Benedetto Croce, che aveva cominciato, se non come ade– rente, per lo meno come simpatizzante, s'è poi allontanato dal materialismo storico, svolgendo ulteriori ricerche come critico del marxismo. Giovanni Gentile s'era presentato subi– to come avversario e critico; ma ciò non ostante il suò libro su La filosofia di Man: ha avuto importanza notevole per la wnoscenza dei fondam_enti filosofici del marxismo e del materialismo storico. Altri studiosi segui"rono: Arturo La– briola, E. C .Longobardi, Errico Leone, Corrado Barbagallo, Adelchi Baratono, Tullo Colucci, Alfredo Poggi, Alessandro Levi; e parecchi altri, fra i quali mi sia permesso ricordare anche il mio contributo personale alle indagini su questo te– ma. Tutti questi studi hanno occupato in Italia il primo quar– to del secolo XX ; restaron sospese le ricerche e discussioni sull'argomento solo quando il dominio del fascismo ne im– µedì la prosecuzione, ostacolando ogni pubblicazione del ge– nere. Ma subito dopo la seconda guerra mondiale ha ripreso a svolgersi un'attività internsa, con una quantità notevole di pub– blicazioni sul tema, che hanno importanza per il numero e per il contenuto. Si son pubblicate opere postume di Antonio Gramsci e di Carlo Rosselli, scritti nuovi di Adelchi Barato– no - la cui morte recente dobbiamo rimpiangere - di Al– fredò Poggi e Luigi Dal Pane, son venuti nuovi scrittori co– me Giuliano Pischel, Carlo Antoni, Guido Calogero, Anniba– le Pastore, Galvano Della Volpe (questi ultimi già noti come filosofi, ma nuovi al campo del marxismo), che han pubblica– to studi e libri interessanti e vari su questo tema : parte come aderenti alla dottrina; parte come rinnovatori, tentando di in– trodurre nuove intuizioni e nuovi punti di vista; ,parte come avversari e critici. Sarebbe per certo assai interessante, se ci fosse possibile, un esame particolareggiato di questi nuovi shitti e punti di v-ista, di cui peraltro non possiamo (per pa– recchi, almeno) parlare con conoscenza diretta perchè solo po– chi di e_ssi son giunti finora a questa riva dell'Atlantico. Abbiamo notizia per lettura personale solo di pochi ; per la maggior parte invece solo per articoli e rassegne di riviste italiane che tuttavia dànno riassunti e informazioni interes– santi su il contenuto e l'orientamento di questi nuovi. studi. D'altra parte un confronto delle varie interpretazioni e w1 esame delle varie critiche svoltesi sopra il tema non potrebbe– ro contenersi nei brevi limiti di un articolo. Ma mi sembra che p~ssa risultare non meno (e fors'anzi più) interessante mettere in rilievo come, in mezzo ai contrasti e alle polemi– che fra questi vari interpreti e critici, ci siano alcuni punti fondamentali di coincidenza, che possono in certo modo rap– presentare il contributo caratteristico del pensiero italiano alla interpretazione filosofica del materialismo storico. La caratteristica fondamentale che si può riconoscere negli studiosi italiani di questo tema - vecchi o nuovi, interpreti o critici - consiste in questo: che, tranne poche e trascu– rabili eccezioni, tutti, o quasi, si son guardati dal cadere in un errore in cui sono incorsi molti interpreti stranieri, cioè l'errore cli considerare il così detto materialismo storico legato al materialismo metafisico, che riconosce solo l'esì– stenza della materia, e con la materia e coi suoi movimenti vuol spiegare tutta la realtà, non solo corporea ma anche spi– rituale tutta la esistenza, la vita umana, l'attività dell'uomo, i problemi sociali, lo sviluppo della storia, etc. Questo errore, di credere il materialismo storico (o dialettico) nulla più che una delle tante forme del materialismo metafisico, è stato ed è comune a molti: dai divulgatori grossolani tipo Lafargue a coloro che spinti eia tma adesione rigida alle parole più che al pensi~ro, si son creduti obbligati da una ortodossia quasi religiosa a p_ensa~eche, se ~arx e~ Enge(s han parl~to di materialismo d1aletttco o stanco, tutti quelh che voghan seguirne la dottrina clebban comin~iare da\ d_ichiararsi 1;1~te– rialisti e difendere a spada tratta ti matenaltsmo metaf1s1co. Questa pe,suasione dogmatica appare specialmente caratte– ri5tica degli interpreti russi del materialismo storico, da Pie- iblioteca Gi o Bianco chanof a Riazanof, da Lenin a Stalin, che consideran tutti come un dovere dei marxisti, o di chi creda nella verità e nel valore del pensiero di Marx, dichiararsi materialisti e vinco– lare il materialismo storico col metafisico. Ora in Italia non c'è mai stato simile pregiudizio. Anto– nio Labriola è stato il pri1110ad escludere ogni vincolo fra il così detto materialismo storico e il metafisico, mostrando che il primo ha il suo vero fondamento in nna dottrina d'attività, cioè in quella che Marx presentò. come filosofia della praxis, e che Antonio Labriola ha dichiarato essere « il midollo» del materialismo storico. Dopo di Antonio Labriola a-Itri stu– diosi han confermato questa convinzione da lui espressa, e dimostrato che la filosofia fondamentale che ispira tutta la dottrina del materialismo storico è precisamente questa filo– sofia della praxis, forma cli volontarismo o attivismo, che in nessun modo può considerarsi materialista. Gli studi di G. Gentile, già ricordati, si son diretti per la prima volta fra noi alle « Glosse» di Marx su Feuerbach; altri studi succes– sivi, miei., di Arturo Labriola e d'altri, hanno ampliato e con-– solidato la dimostrazione, fondandosi specialmente su queste Glosse, scritte da Marx per commentare e criticare il pen– siero di Feuerbach ed esprimere i motivi della sua opposi– zione parziale all'umanismo feuerbachiano. Oggi questa interpretazione risulta ancor meglio confer– mata dalla possibilità che si ha ora di utilizzare oltre alle Glosse a Fel!lerbach altri scritti di Marx che espongono il suo pensiero filosofico, ossia rappresentano il risultato di quello sforzo che Marx ed Engels dichiararono aver compiuto nel loro incontro di Bruxelles « di far i conti con la filosofia». Il risultato di questo sforzo furono due manocritti che solo da pochi anni si son pubblicati; il «manoscritto filosofico-eco– nomico » del 1844 e « la ideologia tedesca», scritta da Marx ed Engels in collaborazione per far i conti con la filosofia, ed abbandonata poi (secondo la loro frase) « alla critica rodi– trice dei topi». Per molto tempo si credette questo manoscrit– _to perduto per sempre; ma ora esso è stato pubblicato nella edizione completa delle opere di Marx ed Engels, iniziata in Berlino prima del nazismo e continuata poi in Russia, e ci offre la possibilità di studiar più a fondo la filosofia di Marx. Chi ha utilizzato ora nel modo più completo queste opere in Italia è stato uno dei nuovi studiosi del marxismo, Galva– no Della Volpe, che ha scritto due libri importanti, fondando– si, oltre che sulle Glosse, anche sulle due opere ricordate, che sono, fra quelle di Marx, le opere di carattere più netta– mente filosofico, anteriori alla successiva orientazione di Marx verso gli studi economici. L'esame di tali scritti mette in maggior evidenza la filosofia della praxis come fondamen– to ed essenza del-pensiero filosofico di Marx. Mar:i:ismo come filosofia della praxis. Nella filosofia della praxis si considera come centro di tutta la realtà l'uomo: l'uomo nella integrità della sua vita ed at– tività, ne_lla totalità delle sue esigenze di essere sociale, di creatore attivo di tutta la storia. Per tanto, considerando il pensiero filosofico di Marx imperniato nella filosofia della praxis, le interpretazioni italiane, che coincidono su questo punto, presentano tre caratteristiche fondamentali nella ma– niera di considerare ed intendere il materialismo storico: r) la decisa separazione del materialismo· storico dal mate– rialismo metafisico; 2) la sua opposizione al determinismo economico, con cui gli interpreti grossolani soglion confon– derlo; 3) il riconoscimento di una· ispirazione etica fonda– mentale, che consiste nella, esigenza della libertà umana co– me fondamento di ogni rivendicazione, di ogni politica, di ogni aspirazione verso la società futura. Questi elementi hanno trovato un riconoscimento costante negli interpreti italiani; siano fautori, critici o avversari del materialismo storico, han contribuito tutti a mettere in luce questi tre punti. Senza dubbio ci son fra loro notevoli di– vergenze: alcuni credono che con i detti elementi si formi un sistema organico, unitario ,coerente; altri pensano che nella dottrina ci sia un conflitto interno, sicchè Baratono, per esempio, nel suo ultimo libro, parla de Le dite facce di Carlo Mar.1:, e Carlo Antoni di Ciò che è vivo e ciò che è morto nella dottrina di Marx, opponendo reciprocamente gli elementi fra cui veggono un conffitto inconciliabile, che costituirebbe la contradizione interna della dottrina. Per altro anche gli assertori di nn contrasto interno riconoscono, come quelli che credono all'organicità della dottrina, l'esistenza degli elementi ricordati. Il primo di questi, fondamentale fra tutti, consiste ~ell_a separazione del così detto materialismo storico dal matenah– smo metafisico. Senza dubbio, Marx ed Engels han dato alla loro dottrina questo nome di « materialismo storico:.>, ed in più occasioni han dichiarato la loro adesione al mate-
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