Critica Sociale - anno XL - n. 2 - 16 gennaio 1948
CRITICA I SOCIALE 29 G1;1ai _se i lavor'!-tori ?Ovessero pensare che non siamo gli eredi ~1 M~tteottt. e ?• Prampolini, ma i partners di De Gaspen e di Pacc1ard1. MASSIMO FUNZO Abbiamo volut_opub!>licareanche qHesto articolo del com– pagno, ~unzo, giuntoci m~ntre stiamo andando in macchina, Perc~e e una_voce _appass~onatae piena di calore e di fede, c~e e bene. si fa~cia . fentire .. N_ on abbiamo però bisogno di d!re che sirltl;toin piu Punti discordi da liii non certo sul ~ine che egli Pr?Pon_e. all'azione del nostro partito, ma sul– I app:ezzarr:ento implicito che eg_li(a di certi atti e fatti che con_sidera in contrasto con le finalità e con le direttive che egl, propugna. Soprattutto ci P:eme di dichiarare che non possiam~ in al– ~''. modo consentire col giudizio che egli dà del nostro av– vicinamento ai repubblicani, giudizio che gli è probabilmente sug{!ento dal fatto che nel luogo in rni il Punzo vive O in altri !uoghi, che egli ~onosce più da vicino, il Partito Re– pubblicano ! f?rmato in grande maggioranza di persone che segu?no Prin~p:;,di assoluta conservazione in materia eco– noi,;ica _esociale; mentre ~n molti altri luoghi, specialmente de~!{talia c_entrale,il movimento repubblicano ha avuto una orig_ineschi_ettame,:tepopolare (potremmo anzi dire, in certi casi,. oj,eraia) . e di quella sua origine conserva ancora evi– d!nt1 caratter_i.Paragonare la posizione politica di Pacciar- ' di a qiiella 11 De GasperiJi sembra itn'inyiustizia 'alla qua- le n'on possiamo assolutamente acconsentire. ., LA CRITICA SOCIALE Propongo un piano Saraga~ La responsabilità di governo assu1tta dal nostro partito richiede l'attiva solidarietà di consiglio e di azione di tutti i compagni. L'articolo del compagno Valcarenghi sottolinea il senso di questa · doverosa solidarietà e,_al tempo stesso, il convincimento eh.e l'azione dei nostri compagni del governo deve es– sere coerente eonseguenza dei principi che il no– stro partito ha riaffermati anche recentemente. Sot– to questo rapporto siamo perfettamente concordi col compagno Valcare1tghi. Dobbiamo invece avanzare riserve sulla sintetica diagnosi che il nostro compagno fa della situazione economica nell'attuale momento e sulla soluzione che egli propone. L'ansia di un immediato 1·isultato con– creto e la apparente semplicità della via che egli indica non possono farci dimenticare la complessi– tà del fenomeno economico sul quale bisogna oggi operare e l'entità dello sforzo che si richiede per giungere a normalizzare stabilmente la presente si– tuazione. Basti pensare alla recente dichiarazione del Ministro Merzagora che è staia necessaria la ' importazione di ben cinquanta miliardi di merci per provocare una flessione, comp,lessivamente non mol– to sensibile, dei prezzi di alcuni generi alimentari, per considerare quale enorme costo dovrebbe essere sopportato in brev·issimo periodo di tempo per ot– tenere i rapidi risultati ipotizzati dal compagno Valcarenghi; il quale non indica d'altra parte da chi tale costo dovrebbe essere sopportato, per evitare che esso si ripercuota sugli stessi costi di produzione dei quali il Valcarenghi vorrebbe provocare una sen– sibile flessione. li nostro Partito ha sempre riaffermato la sua con– vinzione c'he il risanamento economico può raggiun– gersi soltanto mercè un. concorde durevole sforzo comune di tutta la collettività per intensificare il processo produttivo. Il desiderio di veder presto av– viato il nostro Paese verso la risoluzione dei pro– blemi economici che oggi l'assillano può facilmente condurre a speranze che la prova dei fatti è inevi– tabilmente destinata a deludere. Anche al Paese bi– sogna dare la sensazione che occorre la buona vo– lontà di tutti e il senso di devozione al bene collet– tivo e un sincero spirito di sacrificio perchè la pre– sente .situazione possa esser sanala .... LA C. S. I compagni sanno che riel maggio scorso ero fa- iblìoteca Gi o Bianco ,;orevole alla partecipazione al governo. Lo ero non p_er ragioni di carattere politico, le quali, a mi~ av– viso, sconsigliavano la partecipazione, ma per ra– gioni economiche, e cioè perchè credevo che la si– tuazione fosse matura per un capovolgimento del processo inflazionistico e per un ritorno alla sta– bilità monetaria che, in un programma socialista, avrebbe potuto avvenire senza i contraccolpi e le gravi ripercussioni provocate dalla politica unilate– rale di Einaudi. Sono stato contrario alla partecipazione al gover– n~ attuale in quanto le condizioni politiche, dopu gh avvenimenti che si riassumono in Bialystock, An– versa e dichiarazione Truman, si erano ancora più aggravate, a mio parere, in senso anticollaborazioni– sta, e soprattutto perchè le ragioni economiche che sussistevano nel maggio non le vedo più ora che l'esperimento Einaudi è in pieno svolgimento e che sar~bbe estremamente difficile poterlo arrestare o d~viare!. evitando il pericolo, questa volta irrepara– bile, d1. essere travolti dal vortice dell'inflazione. Esaurite queste brevi premesse, voglio dire per altro che, ora che al governo ci siamo, bisogna al– meno te!1tare ~ualche cosa. Quale è il grande pro– ?lema, risolto 11 quale tutta la situazione economica italiana potrebbe migliorare? N,eJ maggio scorso que– sto problema si riassumeva in una formula: realiz– zare prima l'arresto e quindi la discesa dei prezzi d~i generi alimentari. Oggi il problema, a mio av– viso, puo essere formulato come segue: abolire il sistema dei salari di mercato nero. E mi spiego. La economia italiana prima della guerra era basata su una politica di bassi salari, che determinava una produzione orientata sul massimo perfezionamento del manufatto e, quindi, sulla minima incidenza del– la materia prima. Ciò permetteva evidentemente l'e- - sportazione. Dopo la liberazione i diversi governi succedutisi si sono trovati nell'impossibilità di stabi– lizzare i prezzi dei generi di prima necessità e di ripartirli in misura sufficiente; pertanto hanno do– vuto adottare un sistema di scala mobile basato sui prezzi deHe derrate di mercato libero. Ciò ha gra– datamente provocato una paradossale situazione per cui gli esportatori italiani banno praticato un « dum– ping » qualche volta cosciente, ma assai spesso in– cosciente. Cioè, dal momento della stipulazione del contratto di esportazione al momento della vendita gli elementi. mobili del prezzo di costo aumenta'. van_o, rendendo illusorio l'utile conseguito. Come au– tod~fesa sul m~rcato interno i prezzi dei prodotti subwano un nalzo, obb ligando i consumatori ita– liani ad assorbire queste perdi.te concretatesi attra– verso l'esportazione. Si può dire che la perdita nel– l'esportazione è div.entata irrimediabile e generale nel momento in cui i salari « mercato nero» hanno assunto il carico di 80 rispetto a quelli di an teguer– ra. 11 che si è verificato nel maggio 194 7. Eviden– temente in questo caso è il- consumatore italiano che fa le spese dell'operazione,e il risultato è l'infla– zione. E' chiaro che in quel momento le soluzioni non erano molte: o si diminuisce l'incidenza del– la mano d'opera sui prodotti, e si tratta evidente– mente di una soluzione teo1:i-ca; o si continua nel dumping e nell'inflazi9ne; ovvero si riducono i sa– lari e, attraverso questa riduzione, si ottiene un ab– bassamento del costo di produzione. In questo momento nessuna delle soluzioni sopra prospettate è in atto. Il governo fu subire al Paese gli inconvenienti della deflazione e quelli dell'infla– zione. Le difficoltà dell'esportazione, che non è più nemmeno compensata dalle vendite a prezzi alti sul mercato interno, crea iJ pericolo di una disoccupa– zione. La difficoltà dell'esportazione, che non è più a scala mobile non serviranno a risolvere i proble– mi vitali dell'operaio italiano, in quanto essi sono · legati alla continuazione dell'attività delle imprese industriali. D'altro canto i ribassi che in alcuni ma– nufatti sono attualmente in corso sono puramente illusori, in quanto essi non dipendono da una di– minuzione del costo di produzione ma soltanto dal– la necessità di vendere a condizioni fallimentari per effetto della crisi di tesoreria delle aziende.' E' proprio partendo dal problema della disoccu– pazione come minaccia imminente che noi possiamo abbozzare qui una possibile soluzione del problema italiano. Già attualmente la disoccupazione costa cir-
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