Critica Sociale - anno XL - n. 2 - 16 gennaio 1948
34 CRITICA SOCIALE orientamenti su quelli degli allri paesi. Ma è un modellamento d'accatto: si tratta di rendere scienti– fico e serio, e quindi più reddiiizio, questo -~enti– mento di' curiosità. Ed anche di hberarlo da c10 che ha ora di puramente passionale e sentirr_ientale, E: che è spesso decisivo per la scelta: quanti sono gli uomini di sinistra che conoscono veramente le so– luzioni date ai suoi problemi dall'U.R.S.S. - solu– zioni in cui'tuttavia giurano - e che sanno cogliere di quelle soluzioni 9uei c~r~tieri storici e an~b~~n– tali che le rendono irrepetibih altrove, e che rnhne sanno distinguere l'aspetto concreto e obiettivo di quei problemi da quanto di suggesti_vo, ~i ".ei~erabil_e e di «mitico» ha ancora per molti socialisti la Ri– voluzione d'ottobre? E quanti uomini cli sinistra san·• no che altrove - Svezia, Inghilterra ecc. - il socia– lismo ha lavorato o lavora per strade diverse, ma segnando solchi che non sono affatto meno pro– fondi? Nessuno insisterà mai abbastanza sulla necessità che il nostro Partito impianti rapidamente un Cen– tro Studi di siffatta natura, e cioè totalmente diverso nei suoi scopi da quelli attualmente esistenti in Ita– lia, e chiami a raccolta intorno ad esso le intelli– genze più preparate del socialismo. Ma occorre non dimenticarne mai la funzione eminente divulgatrice, perèhè il giorno in cui diventasse conventicola per iniziati e cessasse dal portare la sua voce istruttiva alle più piccole Sezioni e ai più lontani compagni - il giorno, cioè, in cui dimenticasse che deve aiu– tare gli umili a farsi uomini coscienti e preparati - diverrebbe un imìtile ennesimo doppione delle tante cattedre auliche di cui abbonda, purtroppo, la terra italiana. Il "lodo"De Gasperi sulla mezzadria Dalle qualità negative deriva il pregio del documento Ma il « lodo De Gasperi », malgrado tutto, non è un do– cumento unicamente negativo. Esso ha anche i suoi aspetti positivi. E' insomma un documento strano, cui è stato riser– vato un destino più strano ancora. Il «lodo» assume interesse storico di documento deJ:quale si può anche arrivare a dire che esprime il clima di questo travagliato dopoguerra, in cui l'empirismo e l'improvvisa– zione si associano alla -tattica e al gioco plurimo (non basta più il doppio gioco) per imporsi anche nelle questioni di -ordine tecnico. Sono le sue qualità negative che gli confe– riscono pregio. E non basta questa asserzione, già di per sè sconcertante. Questo « lodo » assume funzioni di punto storico di importante riferimento, ma non per quello che tratta, bensì per quanto ha trascurato di trattare, anzi per i proolemi che ha abbandonato di peso, malgrado fossero quelli sui quali più intensa era l'aspettativa. Il «lodo» si interessa solo di liquidare (per modo di dire, come vedre– mo) le pende;ze occasionali derivate dalla situazione di guerra; •non si occupa invece di problemi istituzionali. Orbe– ne proprio per le questioni i~tituzionali (riferentisi alla mez– zadria) assume la posizione di ponte di trapasso fra un pas– sato in cui la divisione a metà dei prodotti e delle spese era ritenuta una dei canoni fondamentali della conduzione mez- 4) Referendum tra gli iscritti. I contatti diretti zadrile, e un avvenire che già si profila con la riforma di tra la Direzio1_1e e la periferia sono i più utili, e sono questo principio. Con l'occasionale e temporaneo e cautela– anche un avvio alla democrazia diretta, cioè all'au- tissimo trasferimento ai m~zzadri di una quota parte dei togoverno dell'uomo. Ma si preoccupano veramente prodotti che per i contratti in vigore spetterebbe ai condut- . i partili di sapere come la pensano gli iscritti? _ tori, il «lodò» ha aperto la str,ada alla revisione della clau- Occorre impostare i problemi controversi del so- sola che si }iteneva un «tabù», quella di ripartizione a metà cialismo e del Partito, in forma lineare, su modQli dei prodotti e cjelle spese. che gli iscritti avranno il dovere di restituire com- Tant'è vero che sullo stesso principio si basa la conven- pilati. Occorre evitare la domanda semplice (es.: ,,ione di tregua mezzadrile in vigore per l'annata 1946-47, volete la riunificazione delle forze socialiste?) e pre- firmata il 24 git1gno 1947. Su questo stesso principio si ba– ferire la domanda multipla (volete la riunificazione sano le aspirazioni dei mezzadri. per il futuro: iniziandosi ora o credete che non sia matura? Se sì, a quali ora l'anno agrario 1947-48, l'agitazione riprende con la pre– condizioni? Con quali garanzie statutarie? ecc.), per cisa richiesta di ripartire i prodotti in ragione del 6o per obbligare i cervelli a pensare. Ogni « referendum » cento ai mezzadri e 40 per cento ai concedenti. sarà occasione di prese di contatto e di discussione_ in Assemblea, e ci guadagnerà il tono, ora molto basso, delle Assembleé stesse. Mi si dirà che fino a questo momento ho parlato della necessità di dar cultura agli uomini e di ren– derli pensanti, interessati e capaci dr iniziative, ma non ho parlato di problemi organizzativi in senso proprio. Gli è che per me il primo problema da affrontare, per chi debba organizzare la democrazia, è l'uomo, non lo schema. Gli schemi non fanno o non modifi– cano gli uomini, mentre gli uomini - quando son veramente tali, cioè liberi e preparati - sanno fare e rifare e migliorare gli schemi. Per me la democrazia non è formula, ma stat~ d'animo e consapevolezza. Ecco perchè è arduo il compito dell'ufficio organizzativo: occorre creare la democrazia negli animi prima di organizzarla e ren– derla efficiente nel Partito. Gobetti diceva che la « rivoluzione sociale» non può essere fatta in Italia, perchè prima occorre at– tuare la « rivoluzione liberale ». Io penso che le due rivoluzioni non siano tra di loro in un rapporto . cronologico di precedenza, e che possano. attuarsi contemporaneamente. Ma è certo che in un paese come il nostro nessuno sforzo costruttivo sarà pos– sibile fino a che nell'occhio del nostro popolo non vedremo scrntillare una luce di interessamento e di intelligente curiosità. E' inutile creare un Partito che aspetti dalla base le sue direttive, se la base non sa cosa dirgli; è inu– tile creare un governo che voglia rispettare la vo– lontà popolare, se il popolo non ha altra volontà che quella che gli fanno av..ere. gli specialisti della persuasione. Mentre, al conti:ano, una volta creata una coscienza e ·una preparazione nelle masse, anche Biblio o Bianco La struttitra generale del « lodo ». Il documento consta di una premessa e di 8 articoli. Il valore della premessa è dubbio: non si sa se sia o no parte - integrante del « lpdo ». In ·essa si precisano le zone cui le norme vanno riferite ('.Foscana, Romagna, Emil,ia, escluse Parma e Piacenza) ; però l'art.. 2 del lodo è di tale ampie11• za ·(si parla di danni di guerra e di « disagiata ~produzione per causa diretta o indiretta della guerra ») da interessare tutto il territorio nazi0nale. A questo proposito sono naturalmen– te sorte subito contestazioni, interpretazi0ni varie e necessi– tà di chiarimenti. L'articolo primo, come già si è visto, abbandona di peso al suo destino la parte fondamentale della vertenza, quella relativa alla richiesta di variare a favore dei 'mezzadri la 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 il problema delle farmele e degli statuti diverrà fa– cile da risolvere. Diverranno facili il problema del controllo sulla attività" dei vertici, quello della scelta. degli uomini e quello qella manifestazione di una volontà precisa che, partendo dal basso, confluisca in una direttiva univoca. Diverrà il· nostro vera– mente, ma solo allora, un partito di uomini liberi. Questo dovrebbe essere l'insegnamento più utile lasciatoci dall'esperimento fascista: che se le ini- - ziative non pullulano, e le idee e le proposte non sor– "0no e le autonomie non urgono in tutti i ceti e in tu'Ui i rami dei Paese, la democrazia ~ una lustra e presto o tardi - traendo la logica corrseguenza dal contrasto che· c'è nel fatto che un Paese non maturo alla democrazia indossa una veste democra– tica - le cose stesse porteranno a nuove esperienze totaiitarie. E il Paese batterà, un'altra volta, le mani a coloro che marceranno sulle vie che portano a Roma. UGOBERTO ALFAi?SIO GRIMAI.Dl
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