Critica Sociale - anno XL - n. 2 - 16 gennaio 1948

32 CRITICA SOCIALE i risultali non è nemmeno necessaria una restri:i:io– ne dei diritti di voto delle classi borghesi (come se la è••!11ocrazia -fos~e tutta qui!). L'esempio di quel c-hc si vuole ci ,-iene dai Paesi di « nuova dem"~rn– zia » (Bulgaria, Jugo~lavia, ecc.): una « forma di or– g,,niziaione pubblica che non è .nè il partito. nè lo Sbto, ma un'organizzazione di massa, che com– prende le forze più diverse di associazioni e che r-i organizia capillarmente come organismo rappr,!s_,m– tativo di tutte le masse popolari», fondato sulla for– mula: unità nell'indirizzo politico di ·un governo che sta compiendo una profonda rivoluzione. demo– cratica e, nello stesso tempo, molteplicità di partiti attraverso una articolazione politica differenziata ». Le direttive pertanto sono: « realizzazione di un grande movimento unitario democratico .attraverso l'organizzazione del fronte del popolo; attuazione di riforme di struttura; eliminazione delle influenze reazionarie nei gangli vitali dell'apparato statale, con - la creazione di strumenti di controllo e mediante. le autonomie degli organi locali ». Resta da chiedersi se quest~ metodo di « demo– crazia nuova » significhi una rmuncia a quel meto– do di «·democrazi;:i progressiva» che aveva illuso ' circa ·la convivenza e possibilità di collaborazione coi partiti comunisti sul terreno democratico e le– galitario, nell'ambito delle ir.tituzioni e dello Stato. E' stata mobilitata l'ideologia (ma anche i sofismi) a dimostrare che no, che si· tratta di· due· diversi aspe_tti di un'identica azione, che l'una cosa non esclude l'altra, ecc. E' pure dichiarato che degli or. ganismi popolari del fronte si vuol f~re degli stru– menti di assalto, di rottura, di pressione (ma l'im– placabile Secchia deve avere raffreddato gli entu– siasmi, accusando la debolezza ideologica e politica di molti compagni, ponendo l'esigenza di creare un grande partito di quadri, notando che, salvo la C. G.I.L., « le altre organizzazioni di massa non sono diventate una forza di mobilitazione e di attacco in seno al fronte») e di anticipazione de taclo delle soluzioni, o, semplicemente, di ricatto politico sul governo e sullo Stato. Che questi organismi inten– dano fungere da strumenti insurrezionali è invece esplicitamente negato. Ma Togliatti, che ha ~easo raffinato e della storia e della politica (anche se poi, dopo tutti questi buoni propositi, prèdica che « l'I– talia ha bisogno di tranquillità politica e sociale » !), rammentato il brano iniziale del 18 Brumaio di Marx circa la dinamica delle rivoluzioni col suo finale: « hic Rhodus, hic salta!», si è lasciato. sfuggire una– tesi, schiettamente rivoluzionaria, quale mai aveva osato avanzare dopo il suo ritorno in, Italia; « Noi non sappiamo quando ,e come si arriva ad una si– tuazione di questo· genere. Stiamo ·però attenti: il nostro dovere è quello di creare un partito, il quale, essendo capace di lavorare in tutte le condizioni e di tracdare una grande via di sviluppo democra– tico al movimento delle masse popolari, un partito di quadri, t-rovandosi in una situazione iH cui è ne– cessario saHare, sia capace di saltare». Quanto di– re : « d,emocrazia progressiva» sì, ma finchè può durare (e noi non le renderemo, coa la spontanea agitazione dal ba~so degli 9rganismi di massa, la vita più agevole. Noi stessi, anzi, non sappiamo be– ne dove s'andrà a finire). Restano ora da vedere la risposta che la classe lavoratrice. in quanto non dominata da partiti e non ancora ridotta a « massa di manovra » per e– sperimenti del genere, darà agli sforzi per mettere in piedi e per far marciare il fronte,'e la risposta che darà nelle elezioni politiche il Paese a quesl!t manovra a vasto raggio, di cui è patente il pericolo non più soltanto di un isolamento, ma di una i.con– fit,a del proletariato. Ma di ancor più palpitante attualità sarà ìa ri– sposta che ai criteri per il « fronte » dettati dai co– munisti darà' l'imminente Congresso del P.S.l. E ciò oon soltanto sulla questione, che riconosciamo se– condaria, del blocco o non blocco elettnrale, delle · liste uniche, volute dal P.C.I., o delle liste separale, Se stando alla nota tesi .di Basso, il P.S.I., partito prima nel tempo, intendeva ,svincolarsi dalla subor- BibliotecaGino Bianco dinazione al P.C.I. e porsi lui alla testa del e fronte ~ galvanizzarne l'iniziativa, il Congresso Comunista dovrebbe aver aperto gli occhi anche ai socialisti più ingenui. Con tutta la diplomatica deferenza ver– so il partner, e con tutta la gratitudine per gli sfor– zi dei dirigenti del P.S.I. per confondersi in un co– mune intento, il P.C.I. ha dimostrato di non inten– dere affatto di lasciarsi sorpassare e prender la ma– no da altri. Ed al fronte ha inteso dare lui, secondo i suoi fini, la propria impronta. E sul terreno politico: definendo lui caratteri, mezzi e fini delle organizzazioni propugnanti la « nuova democrazia ». E sul terreno ideologico: in– dividuandone lui le prospettive e le esigenze. :E sul terreno organizzativo: mobilitando lui tutti i suoi quadri per· fornire non soltanto l'incentivo suscita– tore alle molteplici organizzazioni di massa, ma a•1- che i dirigenti che dovranno tenel'ie in pugno. Ai comunisti italiani dobbiamo riconoscere que– sta volta il merito della sincerità, almeno a questo riguardo. Collaborare con loro, significa :iccettare tutte le consegnenze. Questione elettorale a parte. il P.S.I. non può non scorgere 'che oggi associarsi al Ji>.C.I.nella formula della « nuova democrazia », imposta dalla tattica e dalla strategia del «fronte», significa realizzare de facto la fusione. Ma ,sapFanno ancora -fermarsi gli aderenti del P.S.f.? G. P. Organizzare la, democrazia Sul cadere del primo anno di vita il Partito So– cialista dei Lavoratori Italiani si accinge a poten– ziare ed a regolare meglio il proprio lavoro orga– nizzativo. Questò, della propria OTganizzazione, è 1:1- no dei còmpiti più ardui, anzitutfo per quella serie di difficoltà obbiettive che in generale i partiti po– litici incontrano, oggi, in Italia: scarsezza di mez– zi, crisi della stampa, ridotto interesse dell'italiano per la vna dei partiti, poc~ maturità, e via discor– rendo. Ma 'io penso che ima. parte di queste difficoltà siano più gravi ancora ·per il nostro Partito, per via della sua stessa natura. Per via, cioè, del fatto che il P.S.L.I. si pone e si caratterizza anzitutto co– me democrazia, e di conseguenza porre il problema · di organizzare se stesso equivale a porre il proble– ma di ·o;rgania:zare la democrazia. « Organizzare » e « democrazia » : due termini che · . per molta parte• della letteratura politica che ogg1 cor11e in Italia e in Europa sono addirittura repel-. lenti. Sicchè dove sta l'uno pare non possa abita– re l'altro. Organizzare vuol dire mettere ordine e « far funzionare » : ecco che fa capolino la parola funzionario, che richiama immediatamente l'appa– rato e, tutt'assieme, la democrazia 'corre rischio di– andare a rotoli. D'altro verso democrazia vuol dire non abdicare mai alla libertà, cioè non portare mai il cervello all'ammasso, e quindi avere il diritto di far passare al proprio vaglio critico tutto - den– tro e fuori la linea di Partito - e in questo caso è l'organizzazione e la capacità dir funzionare di un Partito che rischia di andare a rotoli. Uno dei se– gni della decadenza del mondo moderno sta proprio in questo, che organizzazione e democrazia - due .positivi - non riescano più ad accordarsi, perchè l'uno ricollega subito il pensiero al torchio che com– prime, l'altro al cianciare inconcludente. Organizzazione o democrazia?- Basso o Fara velli? Ecco che la vecchia polemica prescissionista si va portando - finalmente! - sul terreno delle cose, e mentre il P.S.I. ha il compito di dimostrare che sa fare senza ledere la libera personalità dei suoi militanti, il P.S.L.I., a sua volta, ha il còmpito di far vedere che si pu& ·essere uomini liberi senza es– sere necessariamente degli inconcludenti. Il P.S.I. nel suo còmpito è già fallito: i sussulti degli « ere– tici » insegnino. Noi il nostro ci accingiamo ora a svolgerlo. ·

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