Critica Sociale - anno XL - n. 2 - 16 gennaio 1948
CRITICA SOCIALE 31 za, il suo espansionismo ad occidente. La situazio~ ne_ veniv~. prese_nt~ta come l'aggressività guerrafon– daia dell impenahsmo americano, in funzione di. u~a co~servaz!o!le-restaurazione capitalista e della nconqmsta dei paesi nell'orbita sovietica. E •anche qui si settacevano naturalmente ·l'imperialismo espansionista e militarista della Unione Sovietica neU3:·zona or~en~ale d'Europa; l'eliminazione, in quei paesi, sotto 1 egida della « nuova democrazia » delle P_iù elementari garanzie democratiche; la constata– zrnne che, segnata la barriera delle zone d'influenza un ulteriore travalicamento, sia pure con l'escamo~ tage di partiti devoti, non può non allarmare e non prov_ocare la reazione, che rischia di trasferirsi dal terreno diplomatico a quello della forza. A questo punto si scatenò, veementissimo, l'attacco al gover– no per una politica qualificata come asservimentò alle mire dell'imperialismo americano : e se agli at tacchi contro il « cancelliere » eravamo adusati, no– vità costituiva invece il considerare noi del P.S.L.I. come « gli agenti diretti dell'imperialismo america– no » e il vedere ingiuriato quel limpido antifascista che è sempre stato Carlo Sforza come « il più ab– bietto personaggio che si sia presentato nella storia della politica internazionale .dell'Italia». La conclu– sione, proclamata come obbiettivo di lotta, era: lot– ta per la pace contro i guerrafondai, interni e stra– nieri, e lotta per la difesa della indipendenza ita– liana. Quest'ultimo accenno,. profilante un neo-na• zionalismo bolscevico, è stato da Tògliatti tenuto nel suo aspetto passionale o retorico, di patriottismo, riecheggiante lo spirito della Resistenza, e mostrato insieme nel suo aspetto di realismo politico, quale cpnvenienza a schierarsi col più forte, o, per lo me, no, a non legarsi coi suoi nemici. Che non si tratti di uno spunto· togliattiano, ma di una- generale tesi bolscevica, a difesa · delle tradizionali prerogative dello Stato nazionale, del suo isolarp.ento e magari •:!ella sua autarchia, lo hanno dimostrato il riscontro offerto dall'esplicito nazionalismo anti-tedesco di Thorez. Ma alla conclusione proclamata faceva seguito, , per una necessaria coerenza, una conclusione sot– tintesa, che sola può dare chiarezza e consistenza a tutta la posizione comunista: e cioè l'adesione e la sottomissione alla politica estera ed all'espansio– nismo della Unione Sovietica, sola efficiente tutri– ce dei paesi di « nuova democrazia », donde un non larvato rammarico di non far parte del blocco orientale. Anche qui Thorez è stato più esplicito: « che sarebbe l'Europa senza l'Unione Sovietica, senza l'Armata Rossa, senza Stalin? ». Lo stesso schema è stato seguito per la politica interna. Premessa: rottura, da parte della ·D. C. (che ha apertamente << tradito » il programma elettorale di riforme con cui aveva affrontato il 2 giugno) della unità democratica, manifestatasi nei C.L.N. Natu– ralmente anche qui si sottacciono varie cose: che proprio il predominio esercitato dal P. C. su questi organi, i quali avrebbero dovuto essere (in un mo– mento di carenza di normali organi democratici) costituiti da partiti diversi, e che invece vennero diluiti con tutti gli « organismi di massa » satel– liti del P,. C., finì con lo schiantarli; che proprio l'esarchia, dove allora prevaleva l'azione social-co– munista, favorì, a liberazione avvenuta, la restau– razione dello Stato, impedendone persino il rin– novamento; che ai social-comunisti spetta la mag– giore responsabilità del siluramento di Parri (vero è che Pajetta lo ha qualificato un dirigente piccolo– borghese, anche lui traditore) e dell'ele'_'azione a capo del governo proprio del « canc1::lhere_» De Gasperi. Situazione presente: rottura di ogm pos– sibilità di intesa con la D.C., col P.R.I. e, natural– mente col P.S.L.I.; controffensiva reazionaria su tutta Ìa scala; mire dittatoriali o autoritarie. ~~n minacciata estromissione del P.C.I. dalla legahta; prevalenza dell'azione del Vaticano; riduzione. del– lo Stato a quell'odiato « Stato borghese, ~omitato d'affari per gli interessi della classe dommante », caro alla vecchia corrente m3:s~imalista. E anc_he qui, silenzio o evasive « aut_ocnhche- » sulle precise responsabilità comuniste di q?es~o _stato di cose; inco!llprensione che, quando s1 dichiara guerr=:i a!– lo Stato,' e questa guerra la si agita, lo Stato si di- ibliotecaGino Bianco fende. Anche qui pertanto nulla di sostanzialmente nuovo, salvo l'attacco al Vaticano ed all'alto clero, per le sue tendenze conservatrici, reazionarie e filo-americane, attacco che fu duro, serrato ed a– perto, e anche abile. E infine la conclusione espli– cita: unità delle forze democratiche intesa come « un nuovo vasto fronte il quale riesca ad abbrac– ciare la grande massa della popolazione », « via italiana· per arrivare ad una democrazia di tipo nuovo, La quale ci apra la strada verso il sociali– smo ». Di essa i primi elementi sono! « l'esistenza di una unità sindacale, l'esistenza di un'unità di socialisti e comunisti, l'esistenza da una parte di un regime parlamentare, e dall'altra lo sviluppo di un largo movimento di massa che si fonda sopra organizzazioni che sgorgano dalle masse stesse ». Ma anche qui la conclusione, la ve1,a conclusione, è recondita e sottaciuta (ma poi nemmeno troppo) come una riserva mentale: e cioè che il Partito Co– munista rivendica l'egida e la guida dell'azione, che a lui spetta farsi attivatore e organizzatore dei nuo– vi organismi di massa del « fronte ». E' la pretesa di una posizione di predominio, giacchè « è eviden– te che non .si' riuscirà nello scopo se il Partito Co– munista non s'impegnerà a fondo per r-aggiungere questo risultato». Sono quindi i comunisti, secondo Togliatti, che « hanno il dovere di salvare la de– mocrazia italiana, facendo appello ancora una vol– ta alle larghe masse popolari ed organizzandole in un fronte il quale si leghi a quelle che sono· le ne– cessità, le esigenze della lotta democratica, necessità ed esigenze della vita di queste masse stesse_». E • allora questo nuovo aspetto della « unità democra– tica» divent~ un aspetto alquanto anzianotto della « tattica comunista »: non è cioè che una nuova manifestazione di quella tattica che diede origine · al « fronte popolare» francese, subordinando gli al– tri, malcauti ed ingenui partiti democratici, all'ini– ziativa, alla spregiudicatezza, all'ascendente ed alla unilaterale collaborazione del Partito Comunista, sal– vandolo per qualche tempo (sinchè si fosse ben ir– robustito) dall'isolamento, e subendone per di più le manovre od i ricatti. Altri, oltre Togliatti, hanno dato contributo a pro– filare caratteri, metodi d'azione e finalità di questi « organismi di massa» del «fronte» a cui tutti i settori organizzativi_ del P.C.I. vengono mobilitati a dare impulso, organizzazione ed ... impronta. Par– ticolarmente importanti gli interventi di Sereni, di Negarville e, soprattutto, di Scoccimarro. Il primo mise in evidenza le « illusioni parlamentari» che costituirono ~< un· freno allo sviluppo del movimen– to di massa»: mentre invece, tradimento di De Ga– speri a parte, « sul puro terreno parlamentare le forze dei lavoratori non possono riuscire a spezzare il predominio politico dei ceti capitalistici e rea– zionari». Onde Sereni giunge senz'altro alla tesi di « non muovere più le masse soltanto sul terreno delle rivendicazioni, ma di far sì che esse compiano atti di governo e di potere ,in difesa della propria esistenza e dei propri diritfi :.>. Negarville oppose alla democrazia tradiz.ionale., a base di una rappre– sentanza elettiva, la nuova democrazia popolare co– me uno strumento nuovo, d'importanza sia interna che internazionale: « per noi, accanto alla rappre– sentanza elettiva, agiscono anche le masse organiz– zate, le quali pongono problemi, rivendicazioni,. so– luzioni, e se riescono, danno esse stesse soluzzone ai problemi che pongono al Paese: e la danno at– traverso la lotta, con la lotta ». Ma si badi bene: non bisogna· ridurre l'azione del fronte a preparazione e sostegno dei progetti legislativi su questa o quella . riforma: interessa ben più il sorgere· di nuove or– ganizzazioni e di nuovi problemi, « che possano ri– s•,IYersi in conquista e in posizioni di potere prima ancora della formulazione di legge, prima am:om del memento legislativo ». Infine Scoccimarrn, :,t– trnverso il fronte, scorge la possibilità d~ u'l c~– po·rolgimento della situazione per giun_gere. a)l'.: 1- so;amento politico della grande borghesia reazwn~– ria ed alla direzione politica della classe lavn, .. ,tn– ce ». J\lon si tratta secondo Scoccimarrò, di un:i. prn– spettiva insurrezi~nale, anche se non si può parlare eerto di uno « sviluppo pacifico », e per attuarne
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