Critica Sociale - anno XL - n. 1 - 1 gennaio 1948
6 CRITICA SOCIALE abbandonando le ;redini all'arbitrio dei congressisti, col ri– •i;chìo di sentir ripeterè dieci volte, sia pure da emeriti compagni di « base :i>, le stesse cose. Questo lavoro prepa– ratorio ed ordinatorio solo in parte può e deve essere com– piuto dalla presidenza del Congresso, alla quale racco. manderei m modo particolare di procurare sin dal prin– cipio che la discussione si sviluppi attorno a pochi indiri7A zi (meglio se già precisati in mc,zioni), manifestanti ef– fettive divergenze di vedute. Ma la maggior parte del la– voro prep,aratorio spetta pur sempre alla Direzione, che dev'essère essa a decidere, e con relazioni, e assicurando interventi chiarificatori•, e ben precisando l'ordine ed il tempo dei lavori, quel che s'intende trattare. Il secondo insegnamento è che d,\!la constatazione, tan– te vo1te fatta e che probabilmente anche ora sarà confer– mata, del superamento e del dissolvimento delle due prin. cipali tendenze che sono confluite nel P .S.L.I. bisogna trarre tutte le logiche conseguenze. E' perciò assurdo, con tale premessa, pretendere poi (come si è cercato di fare a settembre) di creare una direzione a base parite• tica o con prestabilite dosature - a tutto scapito della di– retta ed. autentica designazione della «base» - attribuen– do ai candidati una reale o presuntiva appartenenza a di– vergenti tendenze, all'atto stesso che queste si dichiara– no non più operanti, o non più distintamente individuabili. Se differenziazioni avranno da esservi (com'è logico per nn partito democratico ed anticonformista), esse non an. drarmo commisura.te su!le origini del P.S L.I. nè affib– biate a pr:ori, o per ,mero sospetto, a persone che ,rap– presentavano iniziali orientamenti diversi, ma dovranno sor– &'ere da effettive divergenze di posizioni politiche attuali e di prospettive per l'azione conseguente, Badare cioè al presente, e non al passato. Ma, se queste differenziazioni avranno da sorgere, è bene esse si manifestino tempesti. vamente, e non all'ultimo momento, in modo che possa– no essere discusse già nel corso de.i congressi provinciali e orientare per tempo j delegati. E' indubbiamente funzione di un congresso politico lo 11volgere la critica: sull'operato degli organi del Partito. Bisogna riconoscere con tutta franchezza che, se ci si do– vesse limitare a ciò, ogni delegato sarebbe in grado, e magari anche in vena, di denunciare una Iunga serie di errori di ogni sorta e grandezza: politici, organizzativi, pro– pagandistici, elettoralistici, ecc. E probabilmente non un solo organo del P.S.L.I. si salverebbe da censure, spesso assai fondate. Ogni compagno dovrebbe tuttavia, oltreche attenersi al logico criteri0 di ,muovere solo critiche co– struthve, suggerendo cioè il rimedio piuttosto che· limitar.' 11i a denunciare l'errore in faciendo o. in :omittendo, fare– anzi tutto un severo esame di coscienza e, prima di biasi– mare gli altri, indagare se ·egli stesso ha fatto tutto QJuel. lo che doveva o poteva fare, In questo settore delle cri– tiche una ve n'ha tuttavia che rischia di diventare premi– nente ed assorbente: quella inerente alla recente andata al governo. Sotto quest'aspetto il prossimo Congresso ri:. schia di essere una ripetizione di un argomento che ha accaparrato tutto il convegno' romann del settembre scor– so. Ora, quale che sia l'opinione che ciascuno di noi ha e può manifestare nei -riguardi della partecipazione, un dibattito esclusivo su questo argomento sembra del tutto sterile: a cose fatte, ·nessuno oserebbe portare un'even– tuale tesi di biasimo sino alle estreme conse~ue.nze, pro– vocando una crisi governativa alla vigilia delle elezioni. Probabilmente anche i più strenui oppositori finirebbero col biasimare soltanto l'aspetto formale dell'operazione: che cioè la Direzione o altri organi respo1;sabili del Par– tito non abbiamo rettamente interpretato i deliberati e gli in– dirizzi del Convegno di settembre (e, francamente, mi pare vero) : ma anche un possibile e giustificato biasimo avrebbe tutta l'aria di un ripiego poco confortante per tutti e non adatto certo a rafforzare la non facile esperie.nza della collaborazione al governo, specie se se ne ritiene, pro. blematica l'utilità. Ma se il Congresso stesse tutto qui ,esso sarebbe ben delusiva fatica. Esso non ha da esaurirsi in critiche o in recriminazioni, ma ha da tracciare le direttive dell'azione futura. Tutti i congressisti dovrebbero essere ·consapevoli BibliotecaGino Bianco di questo èompito, anche per contenere in owortuni limiti la prima fase, polemica e negativa. Va tenuto presente che jJ Congresso si svolgerà no. soltanto in una situazione interna ed mternazionale vera– mente critica, ma che esso sarà dominato da una prospet. t1va ben più stringente: le elezioni politiche, P,rima cura del Congresso dovrebbe essere pertanto quella di stabi– lire il programma elettorale del Partito. Ma questo è u" compito a cui la «base», costituita dai delegati, non può sopperire da sola: essa potrà discutere, emendare m•– dificare ed integrare· u·n programma che le venga 'sotto– posto già meditato ed elaborato, ma non già crearlo di sa– m pianta, nel clima di un congresso, C'è bensì quel prc,. gramma .o d'azione del P .S,L.I. che è stato presentato al Convegno del settembfe scorso e da esso sottoposto alla libera discussione di tutti i compagni. Sulla sua traccia, l'Istituto Studi Socialisti ne ha sviluppato e completato la trattazione. Ed è quindi° doveroso portarne il testo defi– nitivo a conoscenro dei delegati, affinchè il Congresso dia a questo essenziale indirizzo programmatico la sua for– male sanzione. ·Ma un programma elettorale ha da esse– re al tra cosa: come inquadratura, come visione, come sche– ma, come stile: insieme un impegno ad un'azione reali,. zatrice da parte del Partito ed una leva, anche psicologica, sull'opinione pubblica. E questo programma elettnrale deve essere elaborato dagli organi politici del Partito. E' ne– cessario che gli organi dirigenti se ne preoccupino in tempo, provvedano ·.nel modo più con·gruo alla sua seria e medi– tata elaborazione, e facciano sì che la sua discussione nel congresso (preferibilmente da farsi in seno ad una com– missione) s'incentri sui punti veramente essenziali. Soprattutto è di capitale iunportanza che venga portato a fondo. con tutta franchezza, insieme alla 1uce della no. stra visione politica, del nostro pensiero. e della ,nostra. esperienza, jl dibattito sulle prospettive politiche del P .S. L.I. Formule come qulle della « terza forza» o della « lot– ta su due fronti» vanno rese aderenti alla realtà, con l'af– frontare riso! utamente altri problemi. P,rimo: dobbiamo noi intendere concluso con la Costituzione il proce~so di assestarne.rito democratico del nostro Paese in modo da esse,re tenuti nel rispetto della legalità, ad operare rifor– misticamente nell'ambito di quest'ordinamento; o intendia. mo invece che il processo di rinnovamento dello Stato e. della società italiana vada ulteriormente sviluppato (in che modi, con che forze, con quali obiettivi prossimi e lontani?), prendendo la Costituzione unicamente come pedana di partenza? Secondo: ·data questa seconda premessa (la pri– ma sarebbe un ritornare al riformismo,' ed allora lo si pro.– clami esplicitamente), in che termini ed in che limiti pos– siamo collaborare, con le altre forze di sinis1ra? Terzo: posto che questa funzione non sembra esplicabile eon le nostre sole forze, dobbiamo' cercare (in sede politica, pri. ma ancora che in sede elettorale) di coalizzare su di una piattaforma, di democrazia socialista tutte le forze demo– cratiche progressiste che rifiutino di aderire al « fronte» so– cial-co~unista, o dobbiamo batterci per un'intransigenza socialista, per un puritanesimo di rig~rosa tradizione mar– xista, a costn cli un isolamento privo di grandi successi? Quarto: di fronte ad una involuzione conservatrice.reazio– naria che ha indubbie connivenze con gli intenti imper.ia– listici altrui quale linea di condotta intendiamo se guire? Quale è, m altre parole, il tracciato dell'«altro fronte». quello cioè contro il capitalismo nostrano e forestiero, con– tro il ristagno conservatore, contro il predominio della Con' -findl!lstria, cor.tro le insidie clericali, contro le nostalgie (quale ne sia 11 nome) di paternalismo e di autnritarismò parafascista? Quinto: poichè la realtà politica italiana va configurandosi come una specie di reviviscènza del giolit. tismo con aggravanti degasperiane-vaticanesche, imperia– listoidt e ,reazionarie,· come intendiamo contrapporci al suo rischin più diretto, quello di un. demoralizzatore e snatu– ratore trasformjsmo che, diciamolo francamente, rischia di coinvolgerci? · Mi pare che di materia da affrontare o di pos1z10ni ben chiare da prendere ce ne siano sin troppe. E per d1- scuterne con serietà non c'è davvero più tempo da perdere. GIULIANO P1scm;1,
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