Critica Sociale - anno XL - n. 1 - 1 gennaio 1948

CRITICA SOCIALE 3 non più uno stnmep.to per quei graduali miglio– ramenti cui aspira e h a diritto la classe lavora– trice, ma uno strumento della sua politica. Così è avvenuto in Franc-ia, dove la tempesta di scio– peri che ha imperversato nel paese noR aveva lò scopo di risolvere i problemi e di attenuare i di– sagi che assillano i ceti dei lavoratori ma di ac– crescere diffic@ltà di esi~tenza e di a~ione al go– verno che, sotto la guida di Rama;dier onesta– mente mirava a risolvere quei problpmi; 'e condu– ceva così a una crescente esasperazione dei mali che aftliggono la classe lavoratrice. . Co~~ ~iano finiti ~n ~rancia gJi scioperi è_ sto– ria di ieri che non c'e bisogno di richiamare. Alla delusione sopravvenuta in numerosi gruppi dei l~voratori e all'irritazione loro contro chi {l,Veva g10cato sulla loro Iniseria. e ignoranza è sU:ccedu-· to il distacco clamoroso di molte centinaia di Ini– gliaia di iscritti alla C.G.T. e la formazione di una opposta organizzazione sindacale, alla quale ha finito per dare il suo assenso e la sua! colla– borazione anche il vecchio Jouhaux, che pur ave– va cercato di evitare in tutti i modi la scissione.' Analogo perfoolo si profila anche in Italia, e ce ne sono già i sintoini evidenti. Lo sciopero di Ro– ma, che è stata una ridicola imitazione dell'ana– logo movimento francese, ha dato, con la evidente inconsistenza dei motivi per cui è stato procla- mato e con l'insuccesso con cui si è chiuso, un ul– timo motivo ad acuire il dissidio fra la corrente comunfusionista e la corrente democristiana, alla quale altre forze potrebbero domani ag– gregarsi. Noi deprechiamo con tutto l'animo questo pericolo di scissione sindacale e augu– riamo: che i nostri amici, in mpdo particolare, cerchino di continuare la loro lotta nel se– no della C.G.1.L. per cercar di ricondurla 'alla sua vera natura e alle direttive di azione che le com– petono. Ma se continuerà questo atteggiamento dei comunisti, i quali non intendono ascoltare voci dissidenti ispirate da uno scrupoloso senso di realtà e di responsabjlità, e ai dissenzienti cer– cano di chiudere la bocca con l'accusa. di tradito– ri, e tollerano che in certi stabilimenti industria– li siano posti in condizioni d'inferiorità, fino al licenziamento, tutti coloro çhe non accettano pas– sivamente le loro parole d'@rdine, e-che si giunga contro di loro_anche alle violenze, evidentemente lo sciagurato pericolo di una scissione potrebbe incombere anche sulla massima organizzazione sindacale italiana. Speriamo che la gravità di que– sto pericolo risvegli nei più consapevoli, in tutti coloro che non sono accecati da spirito fazioso, il senso della responsabilità che contrarrebbero an– che con la sola acquiescenza. U. G. M. La partecipa_zione del · P. S. L. I. al Governo L'entrata nel Governo di alcu~i ,ra,ppresentanti del nostro Partito e del Partito Repùbb-J.icano ha, com'era da attendersi,, avuto una vasta rÌIJercus-sione n-ell'opi– nfone pubblica e nei commenti dei giornali. Fatta eccezione dei giornali deÌnocratid -cristiani, ,j quali dovevano naturalmente far buon viso al modo ii,n cui ,iI Governo di -parte loro ha cercato di rafforzarsi e che sono natura·Jmente soddi,sfatti deil'a,pporto dd. voti che la partecipazione deii, partiti di centro-sinistra procura al Gove-mo De Gasper-i, gli altri giornali, hanno mostrato il loro vivo malcontento. Giustifica– ti,ssimo queUo dei gi,ornali di destra, i qua,ld spera– vano che, per crearsi una maggiore stabiaità, il Go– verno De Gasperii fosse cost-retto (! legarsi con vincoli sempre ,più inti,rnù, alla parte lor-o e a seguirne l'ispi. razione. Era a,nc,he facilmente da attendere la solle– vazione dei giornald di estrema sinistra, che non ll)ote– vano naturalmente perder-e U-'occastone ,per continuare~ il tristo gioco politico ,che hanno sempre: ,cercato di fare a nostro danno. Noi crediamo dri pote-r esser~ giudici spassi,onati deH'avvenimento e delle r-eazioni che esso ,ha pro- _ · dotto, giacchè possiamo sinceramente dd.chiarare che · noi pure, come la maggioranza della dfre:cione del nostro Partito e ,comé numerosi altri ·compagni, siamo statd. tutt'altro che entusiasti del modo in ,cui l'in– gresso dei nostri compagni al Governo si· è •com– p•iuto. Noi andiamo a,d assumere la responsabilità del potere in un momento molto diffddle e in una situa,– zione di cose in cui, essendo divenute ,sempre più scarse le ,possibilità di 11niziativa dei privati-, ed es. sendosi d.noltre predicato da ogrni parte (anche da noi,) che la soluzione deBa --erisi non può .compii,ersì senza un'organica azione da parie del Governo, - si è perciò venuta a cr.eare una forte aspettazione di un'opera efficace da ll)arte dei pubblici poteri. L'aggravarsi çiella crisi industriale ,p-er la Iimita– zfone dei creditd. e l'aumento di disoccUll)azione ,che ne è derivato, le ,crescenti difficultà dell'esportazione dei nostri prodotti, sia per la saturaoone di alcuni mercati sia per l'aumento dei nostri costi di produ– zione che ci tlmpedisce di sostenere vittoriosamente Ja, ,concorrenza di altri Paesi, e altre circostanze C3e si sono create o aggravale 1n questi ultimi mesi, ac– crescono enormemente la diLfficoltà dell'opera de-I o Bianco Governo e ne diminuiscono l'efficienza. C'è quindi un fortissimo pericolo che l'aspettazione che l'inter– vento nostro può suscitare vada interamente delusa, anche senza ,che vi sia akun difetto di buona volontà e <hl operosità da ,parte dei nostri compagni che si sono sobbarcati aHe cure del Governo. Inoltre, la parte che ci è stata data nella dtl-stribuzione dei dica– steri non è tale da, porre tln mano nostra quelle leve di, comando, man·ovrando le quali si !PUÒ aver la pos– sibilità di .un'azione riformatrice .pronta ed efficace. NeHa migliore delle ipotes-i l'opera nostra potrà rìu. scire ad evdtare una, parte del male che senza di noi il popolo ital:iano avrebbe potuto essere esposto a soff,rire, ma nessuno s-i,renderà conto di quest'effetto della mostra collaborazione, e tutti, o quas•i, ci ad– dosseranno invece la responsabi,lità di quel maJe che, come l'opera di qualsiasi atro, neppur l'opera nostra r-iuscirà ad evitare. Certo, si sarebbe ,potuto e dovuto insistere per ot– tenere la creazione di quel Mi,nistero di « si-curezza sociale », la cui .istituzione s:ia,reva dovessè essere con– di-tfo sine qua non - della nostra entrata nel Gover– no. Essa sarebbe stata vantaggiosissima per il Paese, in quanto avrebbe potuto portare, in un per-iodo non lungo di tempo, a snellire e opportunamente ,CoQrdi– nare gli Istituti di assi.slenza sociale, determinando una notevole diminuzione delle spese ,e fa possibilità di assegnare più elevate pensù,oni e sussidi. In pari tempo esso avrebbe d,niziato la creazione di una ana– grafe della beneficenza, coordinando l'opera delle· diverse Istitu1Ji,oni: e istituendo schede individuali e famirJdari in cui fossero iscr-itti tutH i sussi-di, da qual– siasi parte ,proventl,enti:, in modo da evitare ,che la . !l)etulanza di alcuni riuscisse a pro-curarsi una plura– lità di•sussidi, assorbendo, a danno dr altri1, una parte 'eccessiva del denaro destinato alla pubblica bene– ficenza. Non crediamo certamente che possa neppure in mi– mi.ma parte sopperire al'le funzioni cui ayrebbe adem– pfoto il Minist-ero di sicurezza sociale l'incarico che è stato dato al compagno Saragat nella sua qualità di vi1ce-presi.dente: egli- sa la stima che abbiamo di lui e non s'avrà certamente a ma-le se noi gli diciamo c.3e la corresponsabilità che egli si è assunta neUa dire– zione generale del Governo non potrà perme!tergli

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