Critica Sociale - anno XL - n. 1 - 1 gennaio 1948

CRITICA SOCIALE 19 .«ettiva per andare incontro al loro desiderio irresistibile di 1iostì21ia. Come in ogni altra parte del globo, i comu11Isti •~– suono una politica realistica e adottano metodi tra demago– pcl e dittatoriali: a volta Intolleranti di cr>ti-ca polchè si con– ■iderano sempre in guerra. E la guerra infatti continua sul 8,°olo .cinese da oltre · un decenn1o, 1 con altei:ne vicende fra I e:iercito del Kuomi_ntang e l'esercito ,comunista, senza -che si intravveda una via d'uscita. Fra l'estrema destra del Kuomintang e la disciplinata si– •ìatra comunista ciniese, vi è una massa che cerca la via di mezzo e 'che comprende gli elementi più moderati del Kuo– ,alntang, i liberali intellettuali e non appartenenti a fazioni, e l gruppJ separatisti della Lega democratica. Essi propongono L~me .soluzione al con,(lltto una unione federale, con sfere d1 potere -locale e nazionale esattamente definite. Ifa per riuscire a. questo intento, porre fine alla guerra e assicurar.e la pace, gli uomini del gFUppo di mezzo· dovreb– bero essere bene organizzati e •non lo sono, perchè mancano ti.i un eserci~o e di un'organizzazione •politica, e non -hanno radice In alcuna determinata class.e sociale. Soltanto la dif– fusione dell'istru.rlone e dell'industria possono produrre un numero sufficiente di uomini del mondo nuovo in grado d: •ar_loro una solida base sociale. Il loro futu_ro d'pende quindi iateram-ente da una tregua e dalla ricostr\lzione de:I~ rC'na. !da qui si proietta sull'Immenso corpo della Cina l'ombra dei due colossi che da vicino ie da lontano la guatano e la vi– cllano, parteggiando ciascuno per uno deI -due gruppi mag. a,:ori: al nord, la più grande -potenza terrestre, la -Russia So– Tietica, che fa da patron3: al governo !:! all'es.,ercito comunista, ad est, la più grande potenza m<1rittim;i ed aerea, g!I Stati ll"mti, ch!t riconoscono soltanto il Kuomintang. I du~ colossi si incontrano (non ancora si scontrano) in Cina, nella forma più grave ie pericolosa, animati da rivalità, sospetti e timori, ce alimentano la rei;tstenza ·e la combattività dei due gruppi e minacciano e ritardano la pace e l'unità della Cina. Le due potenze rlvali rì,conosCono, si, che jl vuoto lasciato •alla sconfitta dei Giapponesi vuol essere colmato da un go. Terno cinese forte, ma ognuna Vuol,e che esso sia verso di l~i ben disposto, con la evidenti! probablli:t.à che, Be prevalesse il Kuomìntang, gli StatC Uniti passerebbero per i -protettori riel pigri e dei corrotti, mentre la Russia appadrebbe come 1'autri,ce dei vigorosi .e dei dinamici; ove invece preValessero I comuntsli, il popolo, da loro abilmente aizzato,, sarebb,e forse fiisposto, pur di raddrizzare gli antichi torti, anche a rinun– oiare alia Ubertà che ha a portata di mano, laddove rimar. rebbe da provare se la democrazia d-ei comunisti ......_sia un mezzo o un fine. · Un "overno di coalizione, sotto la guida del ter710 gruppo iolerm;dio, sarebbe forse la soluzione adeguata del confll,to, · BU\ esso presuppone un pnecedente accordo fra Russia e Stati VniU. Finchè ques'lo -non sia, Ja guerra continuerà e .Je forze fframente costruttive della naz:ione cinese rimarranno muti .. late (1). La situazione od1.erna dell~ Cina trova influite corrispon– ,lenze nella storia, In tutt, i tempi e in tutti i luoghi è av– venuto che del con.trasti sco·ppiati nell'Interno dr" qualche Stato d,ebole, che non avieva in sè la forza per risolvere la crisi da cui era travagliato, ~ano intervenute Potenze str{lniere, le quali in certi casi potevano anche rappresentare, almeno ap– parentem.ente., un indirizzo polili~o conf.ol' me a queLo ddle forze cui aveyano l'aria di voler recare aiuto, ma in altrl ltiasi non avevano neppure -questo pnetesto per n loro inter– yento e chi&ramente apparivano quindi mosse solo da vo– lontà di sottoporre lo Stato straniero alla loro egemonia. _Proprio in questi giorni legg-evo un'opera di uno storico francese sulla conquista ra.mana della Grecia,- la cui tradu– ,Jione è stata recentemente pubblicata dal Laterza. Anche a• lora le c:ittà giirche, ridotte ormai tutte quante in cond zione di estrema debo'.ezza 1 continuavano ad essere intername-nte di– laniate ,da fotte che crearono una co!Iloda occasione all'inter– vento di Po-Jenze cupide di mgrandlre il loro dominio. « In .ogni città greca, ~cri ve lo storico sopra accennato sulla traccia del racconto di Pollbio, due classi o due soc.ie, à, l'una ohe possiede e ·s1 arricchisce ogni giorno più, fiera d'una fa- 6ile rice.hezza e avida d•i conservarla; l'altra, ind!gente >e, in– deme, pigra, tanto invidiosa quanto miserabile, la quale brama la r..!cchezza, ma non sa nè può raggiungerla. , « Il giorno in cui ; poveri compres.ero c_he una _riv 1 oluzio~e poteva render a ricchi, queste due classi d1 uomini d~venn~1 o due fadoni; e a partire- da quel giorno," bastò che i poveri (1) Da un capitolo del_ libro·: TJ,wnder out of Ch:na di TIIBOOOllill H. WHITB and ANNALS JACOBY. Bibl~otecaGmo Bianco sentissero la forza del IOro numero, perchè la rivoluzione fosse Inevitabile. « Tutte le volte che in una città greca vedia:!llo una guerra c-ivile, i ricchi sono sempre in un partito e i poveri nell'a - _tra; i poveri vogliono conquistare la r'cche-zza, i ricchi vo-– gliono conservarla o riprenderla. In ogni guerra çivile si cer– cava d'i tog iersi l'un l'a~tro la ricche~za ». Aristocrazia e democrazia erano le bandiere .sotto le quali si militava dalle due e.assi, ma con un slgnificato diverso da quello odierno: « là dove una 'classCe poco numerosa pos– sedeva la ricchezza ed a ciò accoppiava l'inf uenza di ,essa, il governo passa,a per aristocratico; dove ave·va ,avuto ,luogo una cancellazione di deb·tl, una spartizione di terre, o almeno un prestito forzoso, 'la costituzione era ritenuta democratica;,. Anche le paro· e firannia e l'bertà av~vano un. significato diverso dal nostro. secondo Aristotele (Politica, V, 8 , « mentre il potere regio viene stabilito per dUendere i grandi contro il popolo, la missione del tiranno è solo di proteggere il · popolo contro i ricchi. Il tiranno ha sempre cominciato col .. l'e.:,sere un demagogo; sta anzi nell'essenz~ de.la tirannide di combattere l'aristocrazia». Cosi, dalla guerra pe~siana che aveva lasciate intatte le– sole libertà municipali, sino al. a conquista romana, perdu– rarono· rivoluzioni e g.uerre nelle quali « i r-lcchi venivano per lo meno <siliati e l loro beni divisi fra i popolani più iµtrigantl. Ma in tal modo la riccheu,a non faceva che pas– sare da una mano all'a:tra, e nelJa distribuzione dei beni sussisteva i.a mC'desima ineguaglianza, con maggio.rie iniquità: bisognava ricorrere sempre a .una nuov-a rivoluzione, e questo stato sociale costringeva alternativamente 11 popolo e l'aristo– crazia a cospirare contro la patria » (p. 19). Ma il ·concetto di patria era debole nei Greci: « prima di esse"re cittadino, prima di es~re greco, si era aristocratico o democratico». Parimenti, « ognuno seùza dubbio amava .a li– bertà; ma ognuno a:tresi, per vendicarsi d.zl suo nem!co per– sona!~, solLecit'.'va la se,vitù • (p. 60). Cosi che, « appena Roma· .si mostrò ,ii Greci, l'aristocrazia fu per lei. Per questa stessa ragione, il partito popo are si avvicinò sempre più alla Macedonia» (p. 64): Fra l'aristo– crazia devota a Roma' re la de1nocrazia devota a re F'il:ppo di Macedonia, a·lcuni uomini, § ponderati, onesti e di cuore, meno dominati daLo sp rito di" faZlone, nemici di ogni es~remo, cercavano di mantenersi al centro fra (Ccessi che essi con– dannavano in .cgual·e misura», e « come .avevano ripugnanza pei- le due fazioni estreme, cosi avevano ripugnanza per g ì stranieri. Essi formavano una specie di terzo partito, il quale voleva salvare la libertà. Filopemi:ne, Licorta e Pclib'io ne furono, l'uno dopò l'altro, l capi_» (p. 72). Ma il loro era un «-partito materialmente assai d"ebole, co:ne tutti que li che, composti .so~o della classe illuminata ,e saggia d'una nazione, non mutuano for.::.'Jl nè dagli' interessi nè da.le passioni deI:a massa» (p. 72). Anch'essi però non erano ese,nti da parzialità. Riprovavano, si, gli eccessi de:l'aristocr.azz.a, ma « assai più temevano il trionfo del par.tito popolare, pel quale nutrivano un odio violento». Essi « .si votarono all'indipendenza de-I a patria, ma solo un sacrific'.o le hanno rifiutato, quello di permettere che la de!Ilocrazia s'inna:zasse. Essi detestarono lo straniero 1 ma dete,starono ancora di p.ù il popo:o. Ecco la loro sventura, accerta lo scrittore france.se, l'inevitabile cauSa del" a loro de- -bolezza e del e loro inc~erenze » (p. 72/. · Dopo che Roma fu vittor!osa a Cfnocefale, « i1 partito del– l;indipendenza credett-e che -i Romani fossero di natura di– versa dagli altri uomini, che affrontassero I pericoli e im– p'egassero il loro denaro senza ave-r in v:sta alcun interess~, che potessero essere potenti senra essere ambiziosi» (p. 76). E cosi avvenne che, col pi~ puro amore per l'lndlpendenza, fu tal-e part:ito a consegnare la patr· a ai Romani (p. 77),_ e « gli uomlni del terzo partito, impotenti a_ salvare l'indipen– d:.>nza, non avevano oitenuto altro, con1e frutto dei loro per– severanti sforzi, che di far pendere ~a b lancia dalla parte di Roma. La loro resistenza indecisa e inerte è ·stata inutile alla libertà e funesta a loro stessi» (p. 100) • A questo punto, si pq.ò convenire col presentatore del vo– lume, Folco .l\Iartinazzoli, che il drammatico periodo'-« ba sin– g.Jlnri corrispondenze con il periodo che viviamo-» e che, « a lettura finita, queste pagine ci confermano che veramente nel çampo transeunte della politica, s'agita con dolore qua che cosa di permanente - o forse addirHtura di .eterno, - sep– pure a cosa umana è lecito dare l'attributo di eterno»· STICUS (1) FusTEL DE Cour.ANGEs: Polfbio 1 la Grec.ia conqu;stata dai romani. (La-terza, 1947, p. 14).

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