Critica Sociale - anno XL - n. 1 - 1 gennaio 1948

12 CRITICA SOCIALE colono del podere povero, Q al concedente del podere ricco. Questa formula è forse quella che ha probabilità di più facile applicazione nell'ambito del contratto collet– tivo. Ma è una formula che sostanzialmente intacca il pri11·. cipio della divisione a metà; la qual cosa non crediamo debba però preoccupare, perch'è non è affatto sulla di– visione a metà dei prodotti e delle spese che poggia l<j mezzadria. L'esistenza di mezzadri che la,nguono o vivacchiano in poderi poveri e senza comodità, e di mezzadri che, più o meno rapidamente, arricchiscono 111 poder-i pingui, è un fatto che nessuno può negare. Ed è umano e giusto che l'organizzatore sindacale si preoccupi di miglio iare la con– cLizione dei mezzadri che si trovano i,n quelle peggiori si– tuazioni che a voi te sono anche insostenibili'. Si adotti la quota di conguaglio, ovvero la vanabihtà dei patti ac~e,– sori, ovvero si -intacchi i•! preteso principio della divisione a. metà dei prodotti e delle s.pese, poco impo1ta, purchè s1 raggiunga lo scopo cli creare buone· condizioni di vita a coloro che sono più meritevoli. Si acuisc'e invece la spe– requazione quando, per migliorare le condpzioni dei mez– zadri peggio compensati, si invoca una nuova ripartizione dei prodotti, che sia di generale applicazione. Da questi fatti, e dal desid·erio di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori ~n generale, trae or,igine la richiesta della Confeclerterra di addivenire, nella mez zadria ad una ripartizione dei prodotti e delle s.pese che s.ia più favo. revol e ai mezzaclr,i di quella attuale basata su, ! so'%. A questo proposi~o è assai interessante rilevare che in un Paese come il nostro, che pure vanta una ili ustre ed an– tica tradizi.one nel campo degli studi di ordine tecnico eco– nomico e sociale riguardanti !''agricoltura, la richiesta ha susc;tato una notevole ,reazione, basata suHa pretesa che della mezzadria è requi1s.ito indispensabile la divisione a metà dei prodotti e delle spese. La mezzadria poggia, vi-· ceversa, sul .binomio podere.famiglia e niente affatto sul– l'occasionale avv,enimento della misura di riparto diej pro– dotti e delle spese. Sono le condizioni base che determi– nano il rapporto contrattuale .. E' quindi fuori luogo soste– nere che la Co1;federter:a ha inteso ed intende distrug. gere la mezzadria, perche chiede che la quota di prod.otti dia assegnare _ai mezzadri sia p_ortata ad oltre il so'%. · . Questo punto della v,ertenza, com'è facile rilevare è assai tmportante. Ma il « lodo De Gasperi » non lo tratt~. Sulla guest1one, ·che. è fondamentale, perchè ,riguarda la siste– maz)one avvenire, -l'l «lodo» non si pronuncia, rimanda alle parti: « le eventuali modifio.a.;ti,oniai patti ài m>ezEJadria dovt'a 1 ,un-oesser'e a t_emp-o pp.o,rtunolibero,ment'e (sic!) çon– ~o.rdlatefra le parrti » (art. 1 del «lodo»). Le parti hanno mmato _le trattative, come stabi'1iva, il «lodo», nell'ottobre 1946: s_rnmotuttora (dicembre _1947) in regim~ di « tregua mezzadnle », perchè la base di accordo non si è trovata. L'unico punto in merito al quale il «lodo» poteva assu 0 mere importanza istituzionale era questo di cui si è detto. Non 1_ ha tra_tta~o. Occorre quindi togliere al «lodo» quei .pretesi menti d1 documento fondamentale per la mezzadria che qualcuno vorrebbe conferirgli. Gli a11JVe,iiment'Ì ,eccezion.ali di ,g.uer.ra. Il secondo motivo della vertenza è dato come si è detto dagli avven_imenti dì caratte-Pe eccezionale provocati dall~ guerra. Quel cfie è avvenuto è a tutti n~to e troppo 1 ungo sa. rebbe elencare tutte le categorie di fatti. Citiamo le voci pr-inci,pal»: maggiori difficoltà e pericolo nella lavorazion.è dei !)od_e;i; ~aggiQr !avoro per la custodia dei pode.Pi; im– poss_1bì11tad1. raccogJ;ere o lavorare o vendere certi pro– dottl (uva,, bietole, ecc.); razzia o perdita· di bestiame, d1 ~acchme e .attrezzi,. di foragg-i, d~ prodotti; danni diretti a1 fabbnca!t, alle piantagioni, alle scorte, ai terreni, ecc. Bast'.1 conoscere anc~e superficialmente la conduzione mez– zadnle per :endersi co_nto.del çome son.o rimaste colpite le _due parli contraenh; g-rosso modo così: diff.icoltà e pencolo nel)a lavorazione. e uella custodia del podere sono grav_am1 sopportati da, mezzadri; cjai mezzadri o dai concedenti, o a metà fra le parti, le perdite di bestiame· a metà le perdite relativ-e a,i foraggi e ai prodotti ,inven'. · duti; dai soli concedenti le perdite che interessano il ca– pitai e fondiario. - I fatti elencati non <limno forse il quadro completo della s.ituaz-ion:e almeno per le zone nelle ,quali abbiamo fatto diretta e~per,ienza degli avvenimenti. Nelle case sparse, più -che nei centri, si è scatenata la furia predatrice dell~ truppe occupanti. E nelle case sparse, più che nei centri, facevano capo le formazioni partigiane, che -ivl cercavano Bibliote·caGinoBianco e trovavano asilo, ass;stenza, vettovagliamento, aiuti di ogni genere. V1 sono stati degli agricoltori che hanno condi– viso con i loro contadini la dura e pericolosa v-ita di quei periodi, come vi sono stati agricoltori che si, sono allon– tanati _dal!~ zone minacciate ai primi sintomi del pericolo. Il b1lanc10 del! €1 benemerenze è d'iflicile a farsi· tuttavia resta assodato il generale buon comportamento dei mez. zadr.j nella lotta cli liberazione, Forse pe.r questo i C.L.N., che avevano il coraggio di esporsi quando ancora era so– lida ·la posizione d•egli invasori ed incerto l'esito della bat– tagl-ia, hanno preso netta posizione in favore dei mezzadri. Per la provincia di Ravenna, ad -esempio, possiamo con– s1d•erare che la vertenza relativa ai fatti eccezion.ali di guerra abbia origine ,nell'ottobre 1944, con il riéonoscimento ai mezzadri del diritto di pretendere dai concedenti il prezzo delle bietole non ritirate dagli zuccherifici. Quello ~he -allora sembr_ò, per molti fra gli stessi mezzacln, una mspernta concess10ne, e sembrò una enormità giuridica per moltt, cl1ç-1amocosì, benpensanti, si è dimostrato oggi il princi,pio fondamentale· su cui è impostato tutto il «lodo» De Gasperi. Noin si tra1tadi ~odaa,rbitr'wle; la pr:oced.Hr,a, n:on è ,.o,rmale. Il 20 marzo 1946 la C.G.I.L., per la Confederterra si rivolge al Presidente ciel Consiglio perchè si interpo~ga nella vertenza mezzadrile, su cui le parti, che da !unge tempo trattavano, non riuscivano· a trovare l'accordo. (Alla Confederterra va data lode per l'abilità e il significato della mossa, ~he parte. dalb. preoccupazione di giungere ad una d1stens1one degli an1m1 nelle campagne). Il Presi. dente del Consiglio accetta. e, a quanto successivamente ha occasione ·di affermar e, comp ie « wn'a,mpiainoog ir•,e,si a presso le catego,rie Ìir;t :eressa.te, s ia presso teeinicied es.pe' Y'li della quest~on.c ». Duran te lo sv olgimento dell'inchi esta iii P, ~-si~ente ha tentato cli accordare le parti; però, _giunte all ultima fase, ha dovuto « constatare che sw alci,m punti ;!ella vertenza non si poteva ar-rivare a eotYllciliare le pa,rt, m çontr(M'to » e pe,rtanto ha chiesto ad esse cli rimettere a lui la decisione, non più in veste di condiatore, ma di. arbitro. Conseguente alla sua· prima iniziati,va la Confed 1 e1terra accetta di conferire i'! mandato senza p~rre limi,ti alla li– bertà ~i giudizio_ del Presidente del Consiglio. La Co111- fida, wceversa, nf,1uta; e sui motivi del suo rifiuto non ab_biamo elementi per pronunciare un giudizio. E' presu– mibile che anche la Confida avesse interessé a contiibuire ad una rapida liquidazione .:delle pend·enze cui era ed è legata la distensiorle degli animi nelle campagne; ma fors~ s; lasciò vincere da soverchia prudenza (o da diffidenza), ispiratale dalla situazione del momento, oppure dallo stesso atteggiamento clell aspirante arbitro, il quale ha iniziato l'.ìnchiesta senza averne •ti mandato, l'h.a fatta comprere dai terzi· (e si sa che i fatti ,rilevati da terzi possono giun. gere deformàti· all'intere~_sato e possono anche giungere dopo che sono state fatte indiscrezioni capaci di allarmare l'ambiente) e aveva suscitato preoccupazioni per il sao co11;portamento nella prece@ente fase· conciliativa ... fyla; ri. petiamo, queste sono semplici supposizioni sulle qual i non è necessario diiung;arci, giacchè -riguardano fatti che ai fini del nostw esame· sono secondari. «_Ti,ttavia, ,nella viva spe•r,a,nza di co,n•tribHire alla neces– sa~,a ed. Hr,g-enteopera di pacificazione, non ho ritenHto 'di esimerm~ dal rendere pi,bbliç.o il giudizio al quale son-• perve,nwto ». Così si esprimeva· il Presidente del Consiglio nel pubblica-re ti documento che impropriamente ha sw– b)to preso la ·denominazione di « Loçlo De Gasper-i » (fine giugno 1946). L'estensore e firmatario del documento ha poi agg,iunto un caldo appello alle parti perchè applichino le clausole « espresse c,011 sp!rito di giustiz;ia ed eqHità al fine di fon– da!Yela c-omp-osizione dell(ll limga•ve..tenz,(11 sulla bwona vo. lon_tà delle P<:rti.piuJiosto che. sH_· provvedimenti n,orm,a– t1'1/I, altrimenti d•ff1c1lmente evitabili». L'a,1-bitro mancato pubblica ugualmente la propria relazione e condisce con ' un patetico invito alla buona volontà delle parti la mi-' naccia d;,- ricorrere alla legge per renderne obbligatona l'esecuz-ione. Tutto ciò è molto al di fuori delle consue– tudin: in materia. Sorprende, simile linea cli c-:mdotta, ma si può giustificare ·in considerazione ,del fine altamente en. comiabilc' di raggiungere quella distensione degli animi ta:ito necessaria allo svolgi.mento dell'attività agricola. '[,'importante è vedere se il mezzo predisposto dal Pre– sidente del Consiglio, cioè le norme stabilite nel suo gh1- clizio, sono idonee al raggiungimento di così alte fina1ità e se sono conformi al sincero ed esclusivo intendimento di .ra.ggioogere J'.invocata pacificazione delle campagne.

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