Critica Sociale - anno XXXIX - n. 24 - 16 dicembre 1947

CRITICA SOCIALE 485 alla seconda metà del secolo XIX, furono condannati gli o,perai deHa grande in.dustria, -e che fecero inor– ridire i vecchi· c._onservator1 inglesi - i tories - del tempo. · ·, ' - A un'altra constatazione si giungevà già, e si· sa- . rebbe .pervenuti assai più sicuramente nei .prossimi decenni: •C3e 1-1 lascirar fare, ossia l'inazione del.o Stato sul terreno dell'economia, avrebbe p0rtato al costituirsi. di grosse coalizioni capitalistiche, indu– striali -p commerciali, o industriali e commer-ciali al tempo stesso. Queste coalizioni, formatesi per ridur– re il costo della -produzione e dello scambio, avreb– bero finito -col rallentare la produzione, .;-imitandola, non già ai, bisogni- del mercato, ma a quel· quantita– tiyo. che potesse essere venduto a un prezzo ,conve– mentemente elevato. ·1n tal _modo, dopo essersi bat- . tuie fra loro in lotte più gigantesche di quelle cui -la ~n-correnza di produttori •isolaH dà èuogo, esse a– vr.ebbero fruito col conquistare il monopolio del mer-– éato, con lo sfruttare senza più esitazioni la innu– mere moltitudine dei consumatori-, ossia l'intera so– qletà, e ,con l'hnporsi agli stessi governi. · Il fenòmeno era stato .previsto dai socialisti de1''a prima metà del secolo XIX. Per Fourier la i.llimitata .libertà .di concorrenza avr.elibe finito con sboccai:e • una mela opposta a quella da· cui era partita; a– vrebbe « trasformato fa civiltà in feudali!~ industria– Ile»; avrebbe avuto « per risultato ulti:m,o la creazio– ne d1 una feuda/Jità mercantit-e ..., regnante insierµe col princi,pe: la quale avrebbe ridotto in schiavitù tutto quello che era fuori della sua orbita >. Peggio ancora, soggiungeva, questa nuova feudalità « rende– rebbe schiavi" i- governi », -crocifigge·ndoli al termo– metro. della Borsa, i cui ribass-i' artificiosi- « ,:ruomo tiella strada .considera come un termometro, senza rep.-icà, della buona o cattiva politica dei governi. Quale ministero può lottare contro •coalizioni di ag– tiotatori ?.•. » (7). A detta dej Sansimoniani, « lo svi– luppo de1. 1 a grande industria avrebbe per effetto di distruggere. il regime della libera concorrenza e di sostituirvi un regime' in cui tutti •i produttori sono associat i dapprim a ;per la produzione in comune, poi per ripartir.si fra loro stessi il prodotto o il va– lore del -p'rorlotto » (8).·Sarà questo il caso dei grandi lrusts e dei car.tels monopolistici dei due mondi, ca– paci anch'essi, fra l'altro, di- portare dalla guerra e– conomica a!Ja guerra vera e propria e alla rivolu– zione. L'ultima graI1Jde c.nisii economica e · 1a p'alinodia' del ilibera~ismo, Contro questa duplice forma di sfruttamento han-• no Teagito e, i,n certi casi, con successo, la forza del– le organizzazioni operaie e·, più tardi, la .po:•itic~ de- - mocratica dei governi. Ma Je crisi- continuarono ad infierire. Ultima, gigantesca fn <JUella del 1929-34, ,che colpì tutto 11 mondo ed ogni formi;\ dj umana attività: l'Europa e ,/America, la produzione indu– strial e e il com mercio, la ,-.ircolazione monetaria, tut– te. le relaz.o.ni economiche. fra gli Stati, -e che, neJla illusi one di p oterne evadere,_ suscitò la •nostra guerr~ etiop·ica e iJ nazismo. A.IJorchè questi due demoniaci fenomeni si intrecèiaron.o, scop-pi<) la seconcla guer– ra mondiale. Ecco in cifre, la misura spaventosa di impoveri– mento ~niversale, da cui allora il mondo fu co~pito,• 11he è manifestà anòe daJl'esame delle sole cifre ri– .guardanti ,! 1 a produzi,one industriale: · Staii Uniti· Gran Bretagna Francia Germania Ì913 1929 100 170 100 .99,1 100 - 139 100 113 1932 91 8-4 96 67 La produzione, -come .·si '\!e~e 1 Jn alc~nd _paesi. ca~– de di un terzo; in a.tr1, adçhnttura si d1me~zo: ·1~ qu~sto f.atto erano riposti:_ I~ radici e~o1;om1che d1 questa s_econda guerra mond·1ale, da cm siamo a.ppe- (7) Trallé -de l'unlté imiversi.!le (1822), Paris 1838, II, pag. 205. • (Il. Bououi' e HALl'<VY, La doclrine. de Siz/n.t-Slmon, lnlroduc- Hon.. pag. 43 e ,11egg. e 57- . ibliotecaGino Bianco - · na usciti, pesti e sanguinanti. E allora più vivace si è -levata nel mond'o l'idea, la volontà di tornare al princi,pio eco•nomico deila pianific.azione. Si -par,:'a spesso dell"inconvertibi!e liberismo americano. Ep– ,pure la reazione proruppè _proprio in America co'n la propaganda per uq nuovo corso di poEtica eco– nomica, che fu inaugurato co.'à dopo l'esperienza di quella tremenda cata,trofe e mise capo al New DeaJ del defunto Presidente Hoosevelt, e c3e,,dòpo .circa un seco:o, in cui mo:te pagine erano state strappate al libro deil'economia liberistica, riprese, sen_za s'aper-• lo, tutti i ptmti delle criti.che e deli 1 e dottrine dei primi formulato-ri della· « organizzazione de; lavoro», - nel primo -cinquantennio del secolo XIX. Quale fu, infatti, H pensiero cèntra 1 e degli ideatori del Nuovo s11s,tema (il New Deal) di economia, o:t-re che americano, mondia.e? Fu quello di farla finita con la disordinata e 11narchica, lotta per. i..profitti, cui dovrebbe essere sostituito il paziente lavoro di « rego 1 are », « coor-di-nare »,.<<organizzare» la produ– z_ione e lo scambio, -in modo .che l'offerta sia equi– hbrata con la domanda; l'investimento- in ciascuna industria -pro.porzionato ai bisogni deLa produzione in relazione alJ-a capacità di acquisto dei consuma'. tori. Presentando al popolo americano uno dei suoi primi provvedi~entì - i: Nationa! R~cover[J Act -, 'll defunto P.res1dente Roosevelt dichiarava di desi- ..._derare ,che i suoi concittadini non procedessero più « ,come isolate unità, brancolanti nel buio verso la disfatta, ma come un so:o grande esercito che muo– ve a1J:avitt_oria ». Uno dei suoi più intimi,' l'avvocato generale R1chberg aveva s·oggiunto: « Noi stiamo cer- . cando· di creare un'ordinata e regolata organizzazio'. * dei commerci e dell'industria, ,integrata e coordi'. nata in modo ta.•e ,che possa essere assicurata la con– tinuità, della· .p-roduzione e dello scambio dei beni· e s~rvizi necessari.» (9). E in maniera ancor più re·– c1sa uno d-ei rilaggi·o-ri-economisti - un ex liber·ista 5,- ~ _uno degli uomini· po1'itici più ".!n vi~ta degli Stati Umi! - Henry A. Wallace - cosi scriveva: « Ada; mo Smith repu tava c3e _i.Icommercio, lasciato a sè (l<1isser fa ,11.ne ') si ·equilibrerebbe e ,regolerebbe spon-– tan eamente , •in modo da ,conseguire il bene generale. Un'amara esperienza ha ora insegnato -che il laisse,: {aire non possi.edè alcuna virtù magica. La -c-oncorrenza assolutamente '!<ibera, sia· che ab– bia Jµog.o in un paese o nell'intero mondo, produce un''into'.lerabt 1 e, eccessiva concen'razione di beni e di potenza. Quando la p·ressione diventa troppo forte,· scoppia una guerra od una rivo!uzione interna .... No·i, spero, l'abbiamo fatta finita con q1.rnsto sislema.: siamo stati ,costretti per forza a pensare _in termini, non_ d·i produzione e di commercio liberi, ma di pr,o– duz1one e d·i commerci-o .programmati, dentro eia, s.cuna Nazione e nei rapporti fra le Nazioni» (10). . Sebbene meno clamorosa, assai importante e signd– fi,cativa, per noi Italiani, deve essere giudicata la. ' conversione di uno dei nostri maggiori economisti liberisti: il prof. Gi•ovanni De Maria, Re•tore della Università Bocconi d-i Mi 'ano.' Egli ha di re.cente co· minciato a p,ubb:icare un Corso. dli eco-n,omia poUi, ca, -con Hn vo:ume introduttivo ·dal titolo Lo Stato Sociale mode1N110. Qual'era la concezione dell'economia ,::'.assica, os– sia dell'economia }iberistica, nei r:guardi deL 1 0 S.ta - 1o? Lo Stato, ecco la risposta, avrebbe .dovuto te. nersi lontano dalla economia. L'economia è '.a scien.; za che svela ii ,segreti per ·accrescere la Ticchezza, e il segreto più .prezi0so fra tutti, è ::_ essa sostiene - quello di segui-re il corso natura 'e del· pr.oprio inte– resse. Dall'attività liberamente svolta d·i questi ·inte– ressi ·privati nascerebbe automat:,camente ii benes– sere delle nazioni, delle società, degli Stati, e il l·ibe· ro gioco de.'le iniziative singo'e si comporrebbe nel– .l'accordo di meravigl:ose « armonie econom'che >. Per il De Maria, ii;ivece, una trattazione sulla natura dello Stato interessa diretlamen/e l'economia, perchè il compito ,principale dello Stato, ,come di ogni ente pubblic~, è quello, da un ~a,to, di regolare e µisci~ (9) Cit. in li piano Roosevelt (trad.· it,), Tori!)o 19~, pag. 51-52. -(10) WALLACB, Che co,a vuole l'America? (trad. lt.), To– rino, 1934, pag. 74-75.

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