Critica Sociale - anno XXXIX - n. 23 - 1 dicembre 1947

CRITICA SOCIALE 457 a:J1'1;1~ animii.tà. q uesta concordia ,creata fra le correnti oo.1tiche trent 1_ne e -tirolesi è_, forse, l'uaico beneficio del lungo studio dei Sette · . Dalle reazioni locali si trae l'd,mpressione-,ohe e;se siano frutto anche ~el modo con :cui il progetto venne co~p~sto e oornun1cato ai Fappresentanti -delle popo– laziom a1teressate. E' mai poss!,b<iJe che non si comprenda che uno st_atu~o. oc,tiyye s~rà sern,pre causa di discred~to e . d! d1ffl1enz!1? Evidentemente, a'i pari de 'la rnussoli– nuana, l Ital_1a democratica di De Gas.peri non rié– sce a c~ns1derare ne1la sua vera luce il probJ.erna alto-atesmo. . Dopo aver detto al cancelliere austrJaco Schusch– mgg (il colloquio è ,ricordato nel suo recente volume di. me!Dord.e) _che i tirolesi avrebbern '.!e !loro s•cuole e IJ r1conos~1rnento di tutti i U0ro .diritti, se l'Alto– ~d1ge f.osse m ... Toscana, Mussolini tentò di risolvere 11.problema nel modo che sappiamo e con i risultati che ab~iarno v~sto. Il rnacig~o, che sbarrava Ja stra– da dell asse, rimase, •e J'ltatlaa, a:: momento d·el tra– co.!Jo del settembre 1943, trovò al ,confine del Bren– nero ,proprio quella minoranza ostile ,c.3e il «Duce» tanto paventava. Per l'Italia republ>lica!la e democratica, sia pure con governo De Gasper1, dovrebbe. esser facjle ri– so 'vere i'l .problema. Baster.ebbe rovesciarne .i tenriirnì, , e tener presente che una minoranza etnica al ,con– fine, mentre in caso di guerra non costitui,s,ce alcun ,pericolo, diventa fedele e leaJe amica solo se, in luogo dii sent_irsi avulsa e. indesiderabile, ha equa parte nella vita della Nazione. Occo-i're creare un clima di fiducia dove per tanti anni si coltivaron·o diffidenza e odfo. · Non può essere ,che l'Italia, forte d ei suoi quasi cinquanta milioni di abitanti, a fa.re il primo passo, a stendere la mano alfa minòranza. I nvece i sospetti perdurano. La stessa· Camera del Lavoro di Bo.zano pesa con -diverse misure gli interessi dei lavo•ratori italiani e dei tedeschi. E' la maggioranza che teme la minoranza e d.n ogni ombra -paventa un traboc– chetto. L'inverosimigliainza rasenta il ridico:o e quel– ,y A'l'to,Adige, del quale tutti parlano come di un pon – te di passaggio· da èostruire fra il mondo latii.no e ·i1 mondo germanico, rischia di .trasformarsi -nel la rotolante pietra· del povero Sisifo italiano. , De;l'ùndifferenza e del-l'incomprensione della mas– sa degli .italianù. ho già scritto 'più voltè, mentre è da:.'1'interessamento che nascono conoscenza e reci– proca fiducia. Nella regione troppi italiana., daJr.occhiello della giacca stranàmente... slabbrato!, strillano che « ,/a patria è in pea•iJco,/o ·» solo pèrchè l'autonomia regio– nale potrebbe meltere a repentaglio il loro tro-ppo oo– modo •impiego. Nelle ve'ccluie pro,viln:oi-e (ma le mi– gìiaia di italiani; che ogni anno viHeggiano in Alto– Adige e ne ritornano innamorati ed entusiastd., non sono gli inconsci apportatori di un messaggio di se– renità?) molti « .inlern<J2Jionafisti » e « federunisti e'u,ro– pei » si scoprono un'orticaria ... nazionalista appena scendono a'.la stazione di Bolzano. Altri, pieni dli.tol– leranza e di pietà per chi fu. fascista' (forse per una certa solidarietà1), diventa intransigéntissdmo col... nazista, mettiamo, di Merano. Altri ancora, che si commuove giustamente ai messaggi degli I.taitiani de!– ·la Venezia Giu'. 1 ia, grida al"o scandalo per un timido accenno transalpino al « perduto Sue,dtirol ». L'esemplificazione potrebbe conti.nuare. · Tutto serve a rinfocola·re le antipatie, accrescere gli attriti, ritardare il sopravvenire di quel clima di armorniosa convivenza senza -il quale nessuno statuto è buono, nessuna autonomia è vitale. Se a questa situazione di contorno si aggiungono le gaffes d•i un governo che presènta .i suoi progetti come un terna di esame o di concorso, e ne prete,nde l'esame ne·.1. termine che si usa accordare a'lla serva licenzi ata, vien pro,prio fatto di pensare che il ,pro– b'.erna a.io- atesino non troverà soluzione degna e del buon nome e del,l'interesse dell'ltal:ia. , Chi è socia'lista e se·nte, ne 'l'amore per il proprio pae~e, germinare quel!o verso tutti gli uomini, non può perdere fede nella vita e tanto meno nella so– luzione della questi-one tirolese. Basterà ricordii le parole dette da Cesare Battisti al Landtag di In_n– sbruck j,, 25 Maggio 1914:. « ... Come d&putato socza.– llsta dli Trento desidero 'pr,'ma di tutto d:'chiamre ibliotecaGino Bianco Socialismo e ceti medi III. La soluzione socialista Da che part-e iii perhcano? Le simpatie ,che i ceti medi .hanno dimostrato e dimostrano per il socia,lismo non sono' nè un ·fatto casuale nè effetto di una suggestione. A determinare ,propens-ìoni ed aspettatùve stanno infatti ragioni so– stanziali ed eccellenti. E malgrado gii assidui sforzi di. tutte ,le forze conserva,trici ,per confutarle krider– le o deviarle, esse vanno facendosi sempre più chia– re alla coscienza - e soprattutto alla mora.!e - dei ceti medi: La posizione, in oerto modo mediana, che essi oc– cupano tra ,proletariato e borghesia non è affatto una posizfone di stabile e pacifica equidistanza, nè soprattutto una posizione sicura ed equilibrata. Le due classi fondamentali della nostra società incidono e ,premono continuamente sui ,cet,1 medi. Tuttav-ia questa ,pressione -n,onè affatto la stessa dalle due op– po,ste parH. L'immagine del' martello-borghesia e de.<l'incudine~proletariato ·calza qui p~rfettamente. C'è una pressi•one dal/alto - da part e della borghesia - .sui ceb1medi, ,che tende a coillJ)rimer.li sul sottostan-– te strato del' proletariato. Da parte della borghesia si manifesta così una forza attiva di sfruttamento di depressione; d'allontanamento. Da parte del pr~':!e– tariato, ,jnvece, si eser,cita una forza passiva, o, sem– mai, -non per suo fatto e colpa, ma in conseguen-– za del.l'azione dell'ordinamento capitalistico - una fo.rza d'erosione, di sfaldamento e di assorbimento degli strati marginal,1 e più depressi dei ceti medi non più in grado dj sorreggers·i. ' I cèt-i medi scorgono abbastanza nitidamente que– sta situa.zione. Sanno da che parte viene, o può ve– nire, la mtl,naccia. Per essi, è vero, -sussiste sempre i,! ,peri,colo di veder scard'inata la loro posizione, fran– tumato il loro gracile ed occasionale equilibrù-o, ban– dita ogni sicurezza; _dtl, vedersi perciò precipitai·e in quel proletariato da cui J')ure aspirano a restare dif– ferenziati: ma sanno benissimo che ciò non dipen• de in alcun modo dal proletariato, bensì da una_pres– si.one che esercita, o pu ò eser,citare, la borghesia. E' abbastanza ovvio c.he se 'la potenza aggressiva del– ùa borghesia nel confr.onto dei ceti medi si manife. stasse in tutta la sua virulenza, i ceti medi sarebbero destinati a scomparire, in tutto o in gran parte. Era appunto l'ipotes·i da cui muoveva Marx - in un pe– riodo di economia concor-renziale - e ,che spiega la sua tesi sulla presag,i-ta eliminazione dei ceti me– di. Se così noll' è avvenuto, non J.o si deve tanto aHa capacità di resistenza e di adattamento dei. ceti me• di, quanto al mutare dell'interesse stesso della bor– ghesia, con l'avvento d•i una nuova fase economica di monopoHsmo e di ,capita;isrno finanziario. Alla eliminazione essa -trovò preféribi"e da un· lato il lo· ro• assoggettamento alfa sua potenza e d'a:tro lato .<l-1 loro sfruttamento. Ma- si tratta pur sempre di tm'.l convenienza occasionale, non necessaria funzional– mente, in p·ieno ed esclusivo arbitrio della borglte– s!n. E ciò tog:ie ai cebi medi ogni i,l.Jusione di sict1- rezza e di stabilità. Pertanto che :a pressione della borghesia sia in atto, con effetti· di schiacciamento e di eN,minazio·ne, 1 o sia invece puramente potenzi aie, con effetti di vassallaggio e di sfr_uttamento, non muta sostanzialmente lit cose. I ceti medi vedono in 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 • cM, seco11Jào r princi-pii del mio parMto de.l&i ugua– g1/i'anza dei diritti nazionaU, ,non ri,cono.sco a (fllesto parlameinto il dfritto di rappresentare la po,po,laziOJ1e ital•iaJIJO. de.nla regiorre. A =f1ro avvi-so, di s"tmtimeinfo dli g.'ustizia dov•rebbe ottenere che, qccanto al Lan·d- tag tedesco, ce ne, fosse uno itat-i-ano ». · A tanti anni di distanza, invertite le parti, i:: pro– blema è identico. Non vi è giustizia se si usano pesi e misure diversi. CARLO SARTESC.HI

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=