Critica Sociale - anno XXXIX - n. 23 - 1 dicembre 1947
CRITICA SOCIALE 455 b('e ,conciliaùone e to!leranza. Restando così le cose, bisogna anche constatare che se come si va facendo sempre più evidente, e non in Ìtalia soitanto, scopo d~l « nuov-? corso » delJa « tattica » comunista dopo B1alysto~ e quello di scalza•re le basi per un asse– stamento e per una efficienza della vita democrati.ca dii. èr_eare un~ si_tua~ione di « rottura », di esaspera~ re gli estrem1sm1, d1 costringere le minori forze de~ mocratiche e progressiste ancora esitanN (da smuo– vere con lo spaura,cchio di un'effettiva minaccia :eaziona~ia_) a s.ceg:iere e buttarsi o di qua ·O di Jà, 1 comumsti hanno. segnato un punto ~:•foro attivo. In realtà la risoluziione -finale dei lavori del Comi– tato Centrale del P. C. I. tuttOl P(!Ò rappresentare, meno che una sorpresa. Essa non e c~e una tradu– zione in italiano, e riferita alla nostra particolare situazione. dei-- princip,i. già resi eviden!i e patenti dal'a dichiarazione di Bialystok. Vi si ritrovano d.n– fatti tutte le tesi basilari dii,.questa. Q.ueLie critiche, aspre e negative, anzitut!o, concentrate « contro il governo dello straniero, -della miseria, ,della reazi,o– ne, della guerra»: daJ::a denuncia della continua in– gerenza degli Stati Maggiori statunitensi nelle nostre forze armate», a·.'la accusa dell'« accettazione senza riserve, da ,parie del. governo italiano, def 'piano Marshall, che subordina la nostra economia a quella amerkana »; dalla affermazione della . « dipenden– za militare, politica ed economica che fa del nostro Paese un oggetto di sfruttamento ed un vassaE•o de– gli Stati Uniti e minaccia di trasformare di no.stra terriitorio in un campo di battaglia per le nuove guer– re mondiali che l'imperialismo americano, con la collaborazione d~lle forze reazionarie di tutti i paesi, del Vat,i,cano in primo luogo e dei socialisti ,di destra sta pre,parando contro l'Unione Sovietica», alJ:a de'. nuncia « dell'asservimento del nostro .paese al grande capitale italiano e straniero, -con un orientamento rea– zionario ,che mette in peri.colo tutte le Ubertà demo– cratiche»; dall'accusa al Governo di essere venuto meno alle 'promesse di riforma di struttura; .come J:a riforma agraria, e di Iimita7Jione de~ privilegio del ca– .pitale nelle fabbriche, ecc., all'accusa di una delibera– to e violento antkomunismo, che ,rifiuta una poHti– ca di ravvicinamento e di amicizia con l'Unione So– vietica e l'Europa Orientale. Nè sostanzialmente di– verse sono le tesi positive che si propongono in con– trapposto: « unità: combattiva di tutte le forze pa– triottiche, democratiche e -re_pubblkane », sia per ·l'a lotta contro il governo, sia per un nuovo orientamen– to di lavoro, di pace, di libertà; « fronte della pace » e politica estera di decisa ostilità· contro tutti i pre– parativi di guerra dell'imperialismo americano; am– pio blocco elettorale delle sinistre; svii,:uppo di « azio– ne demo,cratica antireazionaria ed antifascista » con la mobilitazione delle masse ,popo'1ari, ecc. IJ driscorso di Togliatti non è stato òe l'esplica– zione di queste ufficiali direttive del P.C.I. Ma è pro– prio qui - e _proprio in quel pacato e circostanziato ragionare de;, leader comunista - che la polemica ha raggiunto un'asprezza del tutto inconsueta in coJu,i che si era avvezzi a considerare il patrono- dell'una– nimismo democratico, ,dell'unità nazionale, del ;posstl,– bilismo comunista, e anche dell'opportunismo parla– mentare. Il linguaggio togliattiano è stato qud, ,per la prima vo:'ta di aspra, cruda ed esplicita rottura. Rot– tura piena ed irrerrattabile con la Democrazia Cri– std.ana, anzitutto. L'accusa •riv-olta a questa di « tradi– mento della democrazia» ap_pare ben meditata e insi– stente; di tradimento nelle molteplici forme d'azione interna ed internazionale, governativa e parlamenta– re, polritica ed economica, finanziaria e sociale, pas– sale tutte quante in rassegna, ,sino a sboccare nella imputazione che ,proprio la D. C., per ,le imp•:'icite ed insuperabili sue istanze reazionarie, sta abbando– nando jJ terreno della democrazia, per manovrare fuoru e contro di essa. (E figurarsi a)Jora i democra– tici cristiani, tutti i democratici ,cristiani, a sentirse– lo .rinfacciare!). Ma, in secondo luogo, rpiù ancora che rottura diventa sovverfonento di ogni premessa di democratica convivenza (sino a togltl,ere ogni va– lore all'appello aE•a « unità delle forze democratiche > e ad inficiare la conclamata f-edeltà del P.C.l. a\ «_ ter– reno democratico») iJ proclamare ,non. la Ieg_1ttima– :iione soltanto, ma. •:•aneces~1tà dell « azwne diretta> 1bltoteca l:;jtnO t:s1anco delle masse, del,1'.:fotervento delle masse in tutti g1i aspetti della :vita politica ed economica del paese> deLie « azioni di forza », sia pure sotto il pretesto eh~ « <ilmetodo democratico non ha mai esc.'uso .Ja lotta r1voluzionaria· per far fronte alle forze della reazio– ne, e pi,r riinrw,uane la demo.craz,ia stessa"· E' ben vero che ù,n un se,condo intervento, l'on: Togliatti ha qualificato di « ·ingenuo ed assurdo ,, l'in– cauto ragionamento di un compagno che aveva pos1o il d,Llemma: o v-inceremo alle elezioni, o faremo· la ri– voluzione. Non poniamo minimamente in dubbio il buon5enso marxista di Togldatti, il quale ha rispo– sto che le rivoluzioni non si ,creano d'emblée, man– dando con .ciò l'ingenuo iinterruttore a... scuola di marxismo. Senonchè, rproprio in questa stessa confutazrione il leader ,comunista ha specificato che « noi andiam~ alle elezioni, ma mentre andiamo alle elezioni abbia– mo già imvegnato una larga fotta -che esce ,dat ter– reno elettorale. Vi è il Congresso dei Consigli di Ge– stione, vi è l'attività di massa che si svolge in questo momento per 1int-imidùre le forze più avanzate deJ fa– scism~, per creare anche una certa maggiore lim1'– dezza m determinati gruppi dii borghesi ». E po,co do– po ha ribadito che « iJ grande fronte •che noi voglia– mo creare -non •è soltan'to un'operazione elettorale: è qualche cosa di molto ,più -largo e mollo più limpor– tante, moliO' p,iù radJ.cale·e de;ci~iuo ». In altre ,parole: quella ,campagna di agitazioni, di cui non mancava– no ,le prime e allarmanti prove, non era che un mez.. zo di intimidazione, di pressione; qualcuno potreb– be anche dire: di ricatto. E l'asserire allora che tutte queste agitazionli e manifestazioni di forza e di azio- • ne diretta deJ.la massa non avevano per nulla finalità rivoluzionaria, era di gran ,lunga peggio (specie per un marxista). Peggio per le forze mobilitate, chè, quando ,ci si pone sul terreno de.'la forza, chi è più forte ha ragione (ed è ,prematuro azzardare chi sia i~ ,più forte). Peggio per il sistema in sè: non ha for– se tratto vigore il fascismo proprio da- agitazion11 cro– niche senza alcuno sbocco rivoluzionario, e dalla de– cisione delle destre di non più lasciarsi intimidire dalle masse, ma anzi µi violentemente contrattaccar– le? E peggio fofine, e soprattutto, per la democrazia, delicato congegno fatto _più di spontaneo recii.proco rispetto che di coazioni, e che rischia di andare in frantumi, se da:! terreno ,del ,consenso e deL!a tolle– ranza .ci si pone su quello della pressfone diretta e dell'intimidazione, per nori drire della violenza. ·Comunque: parole chiare, anche se di co:ore oscu– ro. Ma a quanti ancora credevano nella « democrazia progressiva », come base .per una collaborazione con i comunism per Ja costruzione di una libera ed effi– ciente democrazia, devono aver fatto cadere la ben– da dag<:liocchi. D'altra rparte quello di Napoli è stato il congresso di un grande partito, ma non 'un grande ,congresso. I congressi .banno da essere dibattito e determ<i,nazio– ·ne della condotta -politica, e non manifestazione di forza o esibizione di compattezza ai fin,i, elettorali. Chi si aspettava che Ja Democrazia Cristiana affron– tasse in pie•no ed a fondo la propria stl,tuazione po– litica, per chiarirùa inequivocabilmente, e non faces– se -inve,ce un'ostentazione de:! potere raggiunto, del– la propria « vocazi,one » al potere, della volontà di custodi-rio fermissimamente, è rimasto deluso. Si è giunti persino, con una scaltrita manovra dell'ulti– mo momento, a togliere a,J Congresso di pronunciar.– si su precise mozioni politiche, .per demandare all'e– ligendo Consiglio Na7Jionale di «studiare> e pro– mulgare lui una mozione unitaria esprimente 11pen– s.iero ,del Congresso. Così, salvo per 1: 1 a formale ele– xione del!:a ·nuova Direzione, anch'essa dominata. da riguardi e compromessi, si è tolto al Congresso di pronunciarsi, se non .con i pochi foterventi èhe non fossero o di re-latori o di alti papaveri, e con ... gli applausi. '•Con l'atmosfera di « democra7)ia in pericolo>, di « Paese da salvare >, di ·«libertà da difèndere > - che proprio la dichiaraziione e le agitazioni comu– niste e .il discorso Tog:liatti avevano tanto contri-
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