Critica Sociale - anno XXXIX - n. 23 - 1 dicembre 1947
466 CRITICA SOCIALE nazionale. Da TrotzMj a Cicèrin, da Litv.inov a Mo– lotov, a Vi,shinskij, l'Unione Sovietica (_nella ,person_a di Lenin e di Stalin) ha dimostrato di saper :appl1• care perfettamente, nella scelta dei suoi, tecnici. e funzionari di politica estera, questa 1:eg<?laovvia. Non si può dire altr~ttanto di altre na~10I11. . In Ita,lia la marcia ,su Palazzo Chig,b vede oggi nelle· file di',punta uomin1 provenienti da·i ranghi del~a diplomazia ufficiale, personalità della . demo_crazu,a prefascista, e uomini nuovl, e _spone! 1t1: di parhb ~n– tifascisbi,. Non vi sono ragrnlll spe.ci-all .per preferi-re akuno in base al.Ja sua ,provenienza. Ve ne sono anz-i di ottime per scartarH in blocco. Dopo la Hberazione si sono avvkendati, al timone della poJ;i,tica e,stera, i leacfyrs d·i, d_ue t~a I maggioi:i part,iti italiani (De Gasperi, Nenm) e mf1ne un di– plomati,co di provata esperi,en~a,_ J'uomo del trat~ato di Rapallo, Sforza. E' prev.ed1baJe. che aa prossimo rimpasto, o alla prossima crisi, secondo le regole parlamentari, il .portafogli degli, Esteri verrà assunto dall'autorevole ,cand'Ì,dato di un ,partito ,polibi-co. Non pare dunque possibile tr~vare :l'uomo fuor! delle c:3-– tegorie ,suelencate. Auguqamoc~ che esso S(la conscio delle responsabilità terrihi.Ji ,che gli incombono e dotato d'Ì,.sano e freddo realismo. Le ,sue vedute non dovr-;rnno essere limitate a un ristretto o-r,izzonte na– zi·onalè, o intern:azional-bl-o,ccardo o di pa-rtit-o. Af. fidare le sorti deI!a nostra pol:i,tica estera a un uomo privo di questi fondamenta.Ji ,requisiti significherebbe precludere all'azione italiana le innumerevoli pos– ~i,bilità di manovra che la situazione offr.e e com– piere una seri.e di passi falsi, cioè .in direzione deJla guerra. Al problema del titolare di Pa;Jazzo Chigi si legano il problema del Governo, -delle rappresentanze dd-plo– mati-che, della maggioranza ,parlamentare, -dei .par– titi e dell'opinione •pubb,l:ka in generale. Si può dire che tutto ruoti lì attorno. Se 'l'Italia saprà giuocare tempesti-vamente, e, fino in fondo, la carta di, Pa– lazzo Chigi, e se dietro Palazzo Chigi d saranno forti e battagliere correnti di opinione, i rapporti- tra Oriente ,e O.coi-dente neJ. del:kat<issimo settore medi– terraneo potranno mutare radi·calmente nel giro di pochi anni. Ciò importa soprattutto per le -prospet– tive ,di lotta che apre e per Ua vitto.ria che rappre– senta sul tempo. Ogni fattore ha il suo peso e daJ.la loro concomitanza non fortuita, dal loro tendere sin– golarmente a fini, concreti dipende la salvezza. Finora, la po-litica estera dell'Ita,lia si è occupata · del ristabilimento di normali relaziondi con tutti, i paesi e della dLfos·a dei diritti italiani dn rapporto al trattato di pace. La tesi ,che tutto sia stato ten– tato, e neù .più intelligente de,i, modi, per mi,g.Jiorare la nostra posizione internazionale appare, ad un esame retrospettLvo, .diff.i.cilmente sostenibile .. Nella atHvHà della nostra ·di,plomazia, tra una conferenza e l'altra, vi sono· indubbiamente de1le ·lacune. Si sono verIBc~ti ,sbandamenti, ritardi, indecisioni; sJ, è dato sfogo al sentimento (che dn bocca a un funzionario è sempre retorica), quando spettava unkamente alJa fredda -rag-i,6ned'intervenire; è. mancata una visfone precisa dei fini e dei metodi .. Ma pure no,n, si po-• trebbe onestamente negare ,che qualcosa di pos·Hivo è stato fatto, e ,ciò nonostante ]e difficoltà imposte dal perdurare del ,regime armi-sti-ziale. La data de1 15 settembre ha chiuso definitivamente questo capitolo e saldato iUdebito delle aggressioni fasc,iste. Le questioni ,prind,pali che la nostra poli,.. tica estera deve ora affrontare si possono ridurr'e a tre,: rapporti italo-jugoslavi; i,I minacciato 1nseri– merito della Peni,so.Ja in un sistema di guerra ,poten- 71iale italo-grecò-turco, con ,conseguente· cessione di basi militari agli. Stati Uniti,; sorte de,lle vecchie co- lonie prefasciste. · I ,m,pporli •itaJbo-jugoolavi. Tra Duino e Oittanova, fino alla linea del Quieto, m~a sottile _stri.sci-a:di litorale _•LLbur1iicoqelimita _il nuovo Terntor.,o Libero di Trieste, nato :i;J 4 Iugl10 1946 in una safa del Quai d'Orsay, La· data de.lla sua fine pot_rebbe coill;ci,dere ,con queUa q'in~·zi,o di m~a terza ·gu·erra mondiale. Non a t?rt_o, ~mndi,_Ber~h?Id Kanrnitzer ex senatore deJ.la c1tta libera da,Danzi.ca; in una· •lettera al Néiw, Yo;r,k T:imes dell'estate '4.6, ri– levando che U'errore commesso a ,suo tempo, d,1,non BibliotecaGino Bianco consultare i cittadini di ·Danzica in base al prin' c;i,pio. di autodecisione, slava per essere ripetuto -a Trieste, ammoni,va che la creazione di una ,città li– bera, priva del suo retroterra, non sopisce i con' trasti, ma li accentua,. provocando -una cronica in– stabilità economi,ca, di .cui finisce inevi,tabilmenle per avvantaggiarsi, l'avversario pdù aggressivo e più forte. L'economia triestina è destinata a gravitare, con danno •dell'Italia, verso il retroterra e ii,lUi.torale sJo~ veno. Soltanto ,poco più d'un chilometro di stretta fascia costiera - la linea Sistiana-Duino - un-isce l'Italia al Territorio Li,bero. Si tratta di un nuovo corridoio, già rivendicato dalla Jugoslavia. Potenti organi:zzaziorni s,Jave, sotto diverse mascherature ali– mentano ci,! separatismo e le velleità annessionistiche a Trieste e :in tutto il Territorio Libero,. Nel gori- 71iano come in tutta l'Istria ,e nelle isole -dalmate, esF stono minoranze etniche, rispeUi,vamente slave e ita– Jiane. E il nazionalismo, si sa, è ÌJ pe,ggior nemico della pac1fka. cony,ivenza di ta:Li,minoranze. Che le pretese di Belgrado su Trieste e il suo porto non siano, state abbandonate, lo prova il crescente na– zionalismo degli ambienti e dei .portavoce uffkial,i jugoslavi. Ia pleni,potenziario jugosl:avo a Roma, ,si– gnor Ivekovic, riaffermava iJ 10 settembre, alla radio ii,taHa·na,pur con prudente misuràtezza, l'insoddisfa– zione del suo Governo per la soluzione de!,lo Stato Libero, e il 21 settembre, assai ,più ,e-spli,citamente, il Primo Ministro- sJoveno Marinko, parlando a Li,– dfak (cittadfoa recentemente annessa, in seguito al trattato d,i pace) dichiarava che la Repubbl1ca di Ju– goslav,i,a non avrebbe mai rinunciato a Trie•ste e che proprio per questo era necessario intensificare i rap– porH economicL con la dttài e il territorio contiguo. Le miliz.i,e jugoslave non sono tro.ppo bene equi– paggiate; inoltre i loro. istruttori e la poli71ia politica dovranno fatkare parecchio ,prima che il carattere d,i ,eterogeneità e certa istintiva •indiscip.Jina del nuovo esercito della Repubblica Popolare. (il ,cui nerbo è co,sNtuito da1 fierissimi ex combattenti de!Ja guer– riglia antitedesèa e, antiustasc;i.a) siano eliminati com– pletamente e ne risulti un'armata moderna e vera.· mente efficiente. Tuttavia, .con l'attuale esercito, Tito dispone di una massa d'urto non indifferente, -per– meata ,d,i, spi.rito fanatko è. pronta a battersi contro qualsias•i « -nemico » le venga presentato ,con co,lori molto fosch1. Queste truppe ,sono in· continuo mo– vimento dietro la frontiera italo-slovena e ai mar– gini del Territor,i,o Libero. Fin~hè J'O.N.U. - d,i cui Trieste è pupilla - s1 reggerà in ,piedi, i soldati di T-ito segneranno H passo alle sue frontiere. Ma se l'O.N.U., riducendo il ·potere di veto, s,i,trasformasse in una coalizione antisovietica, rendendo i-nevitabile l'uscita dell'U.R.S.S, e dei suoi sate!Jiti del,l'Europa Orien.tl!,le, non è errato supporre che .Jo Stato Li,bero cesserebbe pratkamente di es1stere poco dopo. Il ve– rificarsi ,di tale ipotesi non appare .per ora molto ,probabile, tuttavia o,cco:rre ,saper prevedere· e pre-– venire dn temp'o. Perchè Belgrado allegge!'Ìsca Uasua pressione ai confini, o1'ientali non c'è che un mezzo: trovare un'intesa diretta ed estremamente ,pacifica con Ja Jugoslavia. Quando le truppe americane eva,cuarono Gorizi;i. ·e la Zona "A, Io Stato Maggiore :italdano spedì in tutta fretta a rimpiazzarle un-,paio d,i,--divisioni motoco– razzate, scaglionando truppe, sebbene in misura assai esigua, Lungo ,la nuova ,J,in·eadi confiné. Forse si tratta di provocazione involontaria. Certo non è buona po– J.i.tica agitare il drappo rosso sul muso del toro, tanto ;più quand0 non si possiede che una vecchia spada arrugginita per pararne gbi assalti.. L'opinione pub- . · plica deve convincersi,che J'esel'cito non è in grado d,i difendei-e i confini in caso di guerra e ,che .per– ciò le truppe :alla frontuera orientale devono essePe i-itirate. Per trattare con Belgrado vii sono argomenti migliori de11e baionette infiorate (secondo una tra– dizione quarantottesca ogg.i divenuta odfosa) dalle ragazze friulane. Occorrono trattati di: ,commercio,-· intese culturaJi, accordi bilateraili- per 'la demilita-– r-izzazione delle fronti,e.i:e. L'industria jugoslava ,b:3- bisogno d1 svi.Jupparsi (il .còmunismo, nei· Bakam; significa propriamente industYi-al!i,smo) e la. -pro~u– zione >italiana le è indispensabile. Si e;ondiz1o~~no vantaggiose offerte di carattere econqm1co a.I ritiro delle truppe jugoslave, ad una pi_ù comprensiva ,po•
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