Critica Sociale - anno XXXIX - n. 21 - 1 novembre 1947

CllITICA 'SOCIALE 409 Socialismo I La posizione dei ceti medi in Italia · lt!Ji p,robl,erna pe,rman;en:te. Questo dei ceti medi (anzi. « di questi benedettii ceti medi » come, spazientito, Ii chiamava F1ilip,po Turafi) è un dis.corso · sul qualle inevitabilmente si ricasca, ma non sempre con costrutto. Ed è logico. Se ciò' avviene, vi sono due ragioni, positiva l'una, negativa l'alltra. La prima ragione è che, quanto meno per il no– ~tro Paese, con la sua specif 1 ica struttura economica e sociale, il .probliema dell'orie•ntamento dei ceti medi è di importanza ca,pitale per l'immediato e più lon– tano avvendre. Lo è per 'l'esistenza, la consistenza e l'efficienza delfa stessa diemocrazia in Italia, se si intende per democrazia un'attiva ,partecipazione ed un'effettiva autodetermd.nazione di siempre più vaste masse popolari, e non già un regime o paternali– stico o serniàutocratico, sotto la falsa insegna del-la democrazia. E ciò per la semp'li-ce ragion.e che i ceti )Jledi costi.tuiscùno· la forza numeriicamente pre\>alente nena popo. 1 azione italiana (1), quella, in parole .po– vere, capaoe di deterrndnare 1 più decisivi sposta,_ menti elettorali. Ma il problema dei ceti medi è di ancor più essenziale importanza per noi socialristi. - Esso ha diretta incidenza sulla realizzazione del so– cialismo, o, più esattamente, sullla ,possibilità di con– •quistare il sodalismo per via .democratica, come vo– lontà deHa maggioranza, e non per colpi di mano minoritari. Qui non sono possibili equivoci o illu– sioni. Le cifre hanno, a questo riguardo, un nudo e severo linguaggio. Anche se si voglia ,prendere quel settore de.lJa popolazione che si ,può conside– riue proletariato urbano come una massa compat– tamente propensa al socialismo, ed anche s.e gli si voglia assommare; cÒmpiendo la stessa i,poteti.ca_ va– lutazione politica, quel .settore della popolaz1o•ne agri-cola che si può considerare .proletariato agricolo vero e proprio (-bracciantato, giorna'.'ierri, ecc.), sta di fatto che ia somma com,plessiva (2) ,ra,p– presenta una cifra di gran lunga inferiore a quel'la dei ceti medii (3): non basterebbe quindi da sola ad assi,curare all'avvento .,del sociaHsmo la neces– saria maggioranza. Donde, piaccia -o non piaccia, I~ constatazione che i cero medf hanno in l'oro marn (e credo si· possa essere tuttd- d'accondo ne~ g,iudi– carle mani non troppo sicure · e rassicuranti) l'av– veq·ire .po'litico del Paese. Da esi!'Ì in .defini~iva di_– penderà se l'Italia sarà ,ter,ra d1 democrazia o ai (1) Date 1e incertezze sulla defì,n 1 zione - dei ceti medi, una valutazione statistica della ,loro forza numeric~ è impresa improba ed esposta in ogni caso ad apprezzamenti sogget– tivi. In un mio vecchio Hbro, scritto in periodo cl•andestino, U JITOb'lem,a dei ceti meld~, ed. Gentile, Mliano, 1946, pagg. 197 e segg., cercavo,' con crjte·ri estre~runeote prudenziali, ed in base al censimento del 1936, di istituire questo computo rar gionato per ciascuna categoria -d,ei ceti medi, arrivando alla conclusione che su di una ,popolazione professionalmente at– tiva di circa 18 m•:.lioni e mezzo, ai cetil medi dovevano as– se&narsì circa .10 milioni e mezzo di persone. (2) Secondo i risultati del censimento del 1936 sono in totale 6.925.000 persone, di cui. solo' 4,358.000 costituenti il proletariato i-ndustriale, Cfr. anche la mia op. cit., pag. 203. ('3) Con tutt'altri ca-lcoll, a -risultat 1 sostanzialmente non dif– formi, giungeva il' compagno V!rgìlio Dagnìno in un a_rticolo apparso 11 17 ottobre 1946 nel se!tim. Iniz,tativa soc,al,sla. Tenuto conto dei soli capi famiglia, eg,lu. ne annoverava circa 1 miJione •nelle classL elevate (padroni, professionisti, diri– genti); 4 m•llioni nel,le classi medie, _con_l'aggi~~ta di 1 mi– lione e me 21 zo di elementi non classificati; 3 milioni e mezzo nelle classi salariate. Tenendo conto non del solo c_apo fa: miglia, ma di tuttè gli elementi professionalmente att1v1, egh valutava io 9 mi,lioni Je persone che svolgevano un'at~:'it~ indipendente; 1,5 milioni i dirigenti_ -e~ imp~e~ati; 8 m~honi dt operai, salariali agricoli, personale d1 servizio, .sorve~I-_a1:1za e fatica. Ed esplicitamente notava che « se anche ~tti 1 ~a– lariatL si portassero in massa nei ranghi del partito socia: ll•ta e di quello comunista, non_ potrebbero bastare da soh a formare la maggioranza ». iblioteca Gi o Bianco e • ceti medi reazione; da essi di.pende in definitiva la sorte stessa del socialismo democratico. Ecco perchè i c:eti medi rappresentano un permanente ed inqU'ietante pro– blema, da cui non è facile sfuggire. Ma a far ri,prendere qu,est'argomento c'è anche un'altra, e negativa, ragione. Ed è che su questo tema, apparentemente ovvio, si sono addensati ta.'i e tanti equivoci_, arbitrarietà,, confusionismi (con tutte -le deduzioni e conseguenze che, non sempre· disinteressatamente, se ne traggono) da sentire ve– ramente l'esigenza ,di cer,care di mettere un po' di _ordine nelle idee, se non altro per accertare se e fin dove sii parla veramente della stessa cosa. E forse sarà anche una buona occasione ,per sbarazzare il campo da quei mezzi-miti e mezzo-fandonie (tipo: « partito dei ceti medi», « politr:ca dei ,c.m. », « po– liticizzazione (l'atroce termine non è mio) dei c. m. »), di cwi. ogni tanto si risente parlare. Una defi:nJiziollJe empirica. Per quanto ,possa parere strano, di quest-i ceti medi che ognuno sa distinguere abbastanza bene è v.iceversa ardua .una def,inizione esatta ed in .certo modo scientifica. Senza scendere ad una crWca delli;; moltissime definizioni che sono state abbozzate e che per un verso o per l'altro, lasciano linsoddisfatti, basti dire che la determinazione dei .ceti medi non può avvenire che con un criterio empirico e neces-• sariamente ap,prossimativo. A ben considerare, de3 dsivo è anzi un criterio negativo, che fa dei ,ceti medi degli strati sociali esclusi e non riducibili nè alla borghesia vera e propria -da un lato, ·nè al pro– ;ietariato' vero e ,proprio, dall'altro. Essi costituiscono degli aggregati e dei nuclei mo'ventisi .(e talora os_cil: -tanti) tra le due ,classi fon,damentah della soc1eta moderna, stabilmente co-llocati in questa posizione di scomoda « medietà ». ll carattere, le funzioni, le dimensioni e le esigenze del lo•ro lavoro '(assai più çhe la J.oro cons 1 istenza eco,nomica, ·la quale è s~m– pre variabile e fluttuante) ,ed un ,certo loro orien– tamento mentale, invero assai labil'e ed incedo, di· stinguono i celi medi- dalle altre due classi, sì che il tèntare di inquadrarli in queste non è ,possibile senza -coartazioni e incomprensioni. I caratteri di– stintivi - obbiettivamente e soggettivamente - sono tutta,nia sufficientemente marcati. Se ne ha riprova di fatto nelle eocezioni. Infatti, sinchè il corso di un certo numero di anni non ne abbia corroso l'im– pronta originariia, un esponente dei ceti medi con– tinua a restar tale anche se assurto alle fortune della borghesia (a costo di apparire un « pa:ve·nu ») o an– che se disceso nei ranghi del proletariato (restando u·n «.declassato» eri uno «spostato»). Con ,ciò il campo di estensfone dei ceti medi resta abbastanza chÌaramente circoscritto, se si tien conio della funzione ,professionale esplicata, del caratt~re e delle dimensionri. dell'attività pratica ed economica in ,concreto esplicata. Sono gli agricoltpfi, che, o ,pe_r modesf:i'a della loro proprietà, terriera, o per atti– vità colturali senza proprrietà · (colonia. mezzadria, ·ecc.) gestiscono piccole o ~edie aziende agri_cole; gli artigia-ni; i ti_tol~1;id~ ,p1c1;ole, e modeste mdu- strie sia per esigu1ta d1 ,capitale che per scars_o num~ro di operad, ed esplica,nti nell'impresa un di– retto lavoro; gli es,ponenti del piccolo e corrente commercio; gli intermediari commerciali_; gli _eser– centi dd botteghe e negozi di normale d1mens1on~; gli impiegai~ p_ri~ati; gli impiega~i .~ubblici; i _lrr· beni profess10mst1 · d1 modesta att1v1ta e_ pc;itenz1a– lità .patrimoniale; quasi tutti i ,cosidetti « intellet: tuali » (pubblicisti, giornalisti, artisti, e1;c.); infint: 1 piccoli risparmiator_i e p_iccoli. redditua~1. Ecco_ (ci1a– scuno con la _propria fis1onom1a e con I propri pro– blemi) l'ambito -dei ceti medi d'oggi. Caratt,emisti,che sodiaN. A questa concezione dei ceti medi è necessario far seguire alcune delucidazioni che, se trasçurate, generano spesso equivoci e confusioni. . C'è anzitutto una fondamentale constatazione da fare. I ceti medi (donde la giustificazione del loro sostantivo) non costituiscono affatto una ,classe so– ciale - la sedicente « classe medfa » - ed uno

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