Critica Sociale - anno XXXIX - n. 21 - 1 novembre 1947
406 CRITICA SOCIALE lontà e dalla convenuenza di grandi monopo]sti, se .il p•rezzo della mano d'opera è determinato da tarif– fe naziionali ece. - no n .si è costituito per volontà di burocrati interessa.ti o ,per imposiz,ione di ideolo– gi riformatori, ma è venuto ~ va afferma~dos-i Pèl'. l'orza di cose. E neppure diremo per es1g,enze d1 guerra, ,che soJo hanno accelerato, potenziato, inten– siffoato un processo in alto da tempo: ma da quan_do (si può dire, senza tema d-i smentita) si è ,costitunta quella che si definisce moderna struttura capital'Ì– stica in virtù del. 1 o slesso slancr.o interiore, della lo– gica' stessa di quel:-la struttura, per cui. tutta ·la ma– teria medesima dei rap•porti economi.ci- è andata e va radicalmente mutando, non s olo per l'ing,igantire dei singoli el'ementi attori di quei rap.pòrti, ma ,per una sostanzial,e modificazione qualiitativa in essi in– tervenuta. E' questa la -ragione che sembra recare tanta sor– presa ai più arrabbiati liberisti, per cui u.teorici del J~berismo economico più serafi.camente convinlu che la salvezza dalle presenti distrette si abbia soltanto con un saggio ritorno al passato (ancorché mitico), quando sono messu daHa sorte all-e prese con precise re!lponsabilità, di governo sono essi stessi costretti• a far diel dir-igismo. E non tanto, si noti-, come potreb– be sembrare, .perché impegolati neJ.l'amb.iente poli– ti-co in cui e con cui operabo, quanto perché non potrebbero in alcun caso fare altdment-i, tale essen– do la .1direzion,e - che,cchè se ne dica in, astratto - verso la quale marcia concretamente -tutta ]'e.cono·• mia nazionale ed inlernazionate. Il cosidetto piano Ma.rshall non è forse la rii.prova della severa esigen– za di una razionale divisione del lavoro, cioè dd una piani.ficazione generale della quale la pianificaz,ione interna è ne,cessaria premessa? E sarebbe proprio interessante s.copr-ire un libe11ista Haliano fièramen– avvérso alla iniziativa americana; altrettanto curio– so almeno quanto il fatto di averla l'UIRSS respin– ta rin nome de!la i-nd,ipendenza economica e deU1 piena sovranità del!te nazioni cui gl.i aiuti america– ni dovrebbero profittare direttamente per avvantag– giare il mondo -intero. E' questa la -ragione per cui la bandiera dello « smobili.tare Je bardature di guerra », inn:rlzata do. po la p.rima guerra mondiale, ha fatto ,cosi se-arso e bemporaneo progresso. Nè si dica che iJ fascismo d,oveva svolgere una politica corporativa per raf– forzare di ,proprio potere. Il poter.e personale ,di Mussollinli •era garantito dafllo « Stato di potiz:ia » e Ilo Stato di, polizia può essere anche liberista, se pur fodierat.o di ,paternaii,smo, :itJ qtfal-e·però nuhla ha a che vedere con una economia razionale. Ir fas,ci– smo ha voluto creare· lo Stato corJ)orativo, dirigista sulla carta, anzi sulfa « Carta», ma di fatto -ha per– seguito una economia aatarchi-ca (e troppo spesso si ,confonde ec onom ia regolata con « autarchia », e d 1i, qui nasce. l' ap.pa· nente vaJJidHà di tante· a,rgomen·• tazioni lùberistiche) proprio a ,profitto di qwel!e for– ze finanziarie ed industriali che ora tornano con– tro ogni pianificazione ... per la ragiione validissima che non è ,1,aJoro pu-anM4cazion,e,ma vuol e,ssere or: •dinata nell'interesse nazionale e non di categorua o particolare. Si •parla sempre di libera foiziativa, ma stl omette regolarmente di dire di chi debba essere l'iniziativa libera, poiché parlare della iniziativa d i lutti aJ!lo stato attuaJ.e dieJilecose s,i rrl,d.u,cea:,d una bef.fa Non converrebbe precisare? Di certi gruppi capi taiistici che gui,dano gestioni industriali sostanzialmente .pas– sive, ma ,eh-e si impinguano speculando sul valore du borsa deJ:le propri è azioni ed obbligazioni? Di quei' grupp! fin~nz!ari ~d -industrali che redigo110 almeno due d1vers1 b1lanc1 ,per Je proprie imprese: uno p<er sè e l'altro pel .pubblùco e pel .fisco a dimostrare la necessità dell'intervento statale - questo inter"8n– _to è per loro sacrosanto e raziona~e' - e deU'aùut.o dei contribuenti per tenere in piedi, per motiva «so. cia 1 i » (oh, i poveri disoccupati!) le privale imprese di « utilità nazionale»? (ma come e quando la na-. zione è chiamata a giudiicare d-ella loro reale utilità?) Si vuole o non si vuole ammettere onestamente che l'« impresa •privata» oc;lierna (par;~amo delle maggiori che incidono profondamente nella' econo– •mia nazionale) non è ,più l'umpresa .privata di or fa Bibllorecal;;tno81anco un se,colo, alla quale forse si attagliano le brillanti difese, gli altrimenti inconsistenti argomenttl dei !ì– beristi di oggi? che la loro libera i-niztlativa è la Ji..· b~rtà ,d,el lo_ro monop9)io,_ la libertà dei loro profitti d 1 1 speculaz10ne finanziaria, assolutamente sterile di utilità nazionale? che queste imprese sono altrettan– to pianifi catrici del lo Stato moderno?' Senza una loro politica economi.ca regolata 'da studiatissime con– venz,ionj nazionali ed folernaziona-li e.sse non regge· rebbero; senza una organizzazione rigidamente bu– rocratizzata nell'interno d i ciascu na impresa e I'li– gidame1_1te gerarchica nel!' ambd.to dei ]oro raggrup– pame•nll, esse nel} reggerebbero. D 'altronde, ,per una - - gestione pubblica -controllata o ad,dirittura naziona– lizzata non è impossibile pensa!'e a un'organ d,zzazione agii.le semplice e duttile, mentre a sco.po polemi,co si fi nge di pensare sempre a forme di pubbHco con– trol'.'o o di pubblico esercizio, in eterno mode!late sui servi-zi delle poste e telegrafi concepiti. e disposti secondo i ,canoni de] 1861. Si vuole o non si vuole ammettere onestamente che tro•pJ)e imprese ,private di ogni natura in Italèa hanno dimostrato e dimo– strano di essere malgovernate e parassitarie, di es– sersi cioè svi:luppate e dii,-operare solo in condizioni di artificiio e di privé.legio, peròè il mito privatisti- co possa durare senza -incrinature? 1 La _ 1 p0Bem:i,ca è dai l'iberiisbi volentfel'i· tenuta suJ terreno dell'astrazione, senza precisi riferimenti a casi concreti, ch'essf. sanno difficilmente do,cumen– tabHi se •non negli effetti generali. E si capisc,e: bi– sogna evitare di dover ammettere che èn fondo nes– suno crede ,piò alla libertà della ini·ziativa privata, nessuno pensa p1iù seriamente a·,1a possibilità di in- , stau.rar'e un vero regime -liberistico, e che tutta la discussione alla fin dei finè. verte sul punto se il · .piano, -la regola ,di una razionale economia debba es– sere concepita per soddisfare ad una esigenza dr. utiJità sociale_ o nel senso di consentire lauti pro– fitti di specu:'azfone ,finanziaria ad esi,gui ma po– tenti, gruppi, g-enerosi di briciole ai risparmiaton: che loro hanno affidato fiduciariamente, senza poss,ibi– lilà di reale controllo (e questo è Il senso della so– cietà, anonima moderna), i .propri ris,parmi. Se mali, si ,consente che-·10 Stato ,possa intervenire - a regolare o a surrogare certe imprese, quando que– ste abbiano carattere nazionale di servizio o di mo. nopolio. Ed anche in questo -campo .piuttosto si ten– de ora verso so)uzion,i date da forme di appalto, di interessenza pubb: 1 ica, di- concessione, piultosto che di schietta nazionalizzazione, Tutto ciò per un esame del' problema'nei suoi ter– mini generali non ha impo_rtanza alcuna, mentr-e ne ha sul· terreno ,concreto, ,per motivi che .conviene precisare, traendone le opportune copsegue-nze. Le quaH, per altro, non infirmano la tendenza che si va fatalmente svriluppando. _ Già abb_iarno detto quanto sia difficile ,procedere su di un terreno che si presenta pieno di incognite e bisogna ammettere che è nece-ssal'lio inoltrarvisi con estrema prudenza. Una economia regolata, .che comporta anche '. 1 a nazionalizzazione di molti setto– ri della produzione e dello scambio, non può essere avviata seriza cautela, non può essere realizzata at– traverso ,proced•imenti. palingenetici. E ciò ,per una ragione di indole generale, -che non deve essere di– menticata. Le ,condizioni' ·necessarie e sufficienti pel sucéesso ,di un qualsdvoglia ordinamento economico non sono soltanto oggettive, ma anche soggettive, psicol6gìehe. E come storicamentie si va,nno ponendo le prime, storicamente si vanno pon·endo le seconde, ·e sollanto da un armonico ,concrescere delle une e delle altre si può avere una equilibrata situazione per cui cadono- resistenze ,e·il.ostacoltl e l'edificio nuovo si, sosti-tudsce al-L'a-ntico,·con effettivo e durevole uni– versale· vantaggio. La trasformazfone deID'ordinaìnento economico moderno, ,che' è ùn at!o p-er ragioni obiettive cui ab– biamo accennato, ed' è sollecitata dalla nuova coscien– za sociale che va insorgendo, batte il passo segnato dalla ,p.ersuasione, che l'es_perienza va g-enera:·izzan– do, che solo per essa si .può sperare in un sostanzia- le mig;lforame:nto ✓ della situazione pre~ente; segnato altresì dall'esprtlJllers1 di eonseguen!_i singole volon~
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