Critica Sociale - anno XXXIX - n. 21 - 1 novembre 1947
CRITICA SOCIALE 403 sCI·itto, in cui configurava la lotta fra i due blocchi come lotta tra il capitalismo ·e il proletariato, alla quale, ~videntemente, egli non poteva dichiarare di voler ~1manere estraneo. Ad ogni modo, da quel ri– conoscimento della necessaria estraneità Nenni non trae nessuna conclusione; e invece è chiaro che star neut_rale tra i due blocchi non è sufficiente per un paritto che voglia compiere la sua funzione. Occor– re trarre da quella dichiarazione le logiche conse– guenze : il blocco della pace dobbiamo farlo - noi. Gli elementi ci sono. Che attraverso il piano Mar– shall qualche circolo politico americano miri ad as– servire l'Europa e ad estendere e a consolidare un imperialismo che pare non abbia in questo momen– to a trovare ostacoli nella sua espansione, è certo. Ma che l'intento di quei circoli sia comune a tutto il popolo americano, o, sia pure, a tutte le sue classi dirigenti, questo no; certo è ad ogni modo che un tale disegno, se anche esistesse, troverebbe in Eu– ropa forze risolutè a contrastarlo. Si è parlato im passato di un blocco anglosa!ssone. l fatti dimostrano ora che è soltanto una frase. Tra tutte le nazioni europee, l'Inghilterra è quella a cui più pesa ogni ingerenza americana nelle cose d'Eu– ropa; e già essa si è posta risolutamente sulla di– fensiva. L'Inghilterra, la cui potenza si è ridotta a tal punto che non può nutrire più ambizioni di do– minio nè, quindi, far paura, può essere pertanto il centro di questa· internazionale, che ha bisogno della pace perchè ha bisogno di rifarsi, di lavorare e per– chè vuole allontanare ogni pericolo che compromet-,, ta la sua indipendenza. A creare questa internazio– nale noi dobbiamo quindi adoperarci ; e deve essere opera di noi socialisti la creazione di essa. Dobbia– mo quindi - ripetiamo ancora una volta - rico– stituire l'internazionale socialista come preparazione alla internazionale dei popoli; non certo secondo le proposte avanzate çlal Partito Socialista Polacco, chiaramente asservito a Mosca, il quale si propone di raccogliere attorno a sè tutti i partiti socialisti i quali vogliono portare sul piano internazionale i patti di unità d'azione ch_eall'interno dei propri pae– si essi hanno èostituito con i Partiti comunisti; vo– glion cioè stabilire un ufficio socialista di informa– zione che si ricolleghi al Cominform, sulla base del- · l'accettazione della dichiarazione di Bialystock. Non c'è bisogno di spender neppur poche parole per di– mostrare i motivi per cui noi respingiamo ogni idea di questo genere; e vogliamo sperare che anche al P.S.I. la proposta del Partito Socialista polacco ap– paia un'assurdità che non merita neppure di essere discussa. Noi vogliamo un movimento e un'azione socialisti, autonomi nell'interno dei singoli paesi, au– tonomi nella più vasta estensione della politica in– ternazionale. E se anche il Partito laburista sembra in questo momento dubbioso se trasformare l'.Uf– ficio Internazionale di Informazioni in un vincolo più stretto fra i diversi Partiti socia.listi europei, forse perchè teme che da esso possa ·venire qualche limitazione alla libertà dell'azione politica del gover– no laburista, noi siamo invece dell'opinione svolta ampiamente dal compagno Max Buset, presidente del Partito Socialista belga, in un ottimo articolo pubblicato nella rivista inglese Socialist World (f~c. di settembre-novembre 1947). L'intesa internaziona– le, egli dice, non ostacolerà nè indebolirà, ma inco– raggerà e rafforzerà l'azione socialista nell'interno di ciascun paese. Essa sola ci potrà permettere di op- iblioteca Gi' o Bianco porre un'efficace difesa sia contro le forze che desi– derano o non temono di scatenare la guerra, sia con– tro quelle che vogliono ricondurre sotto l'impero del capitalismo gli ordinamenti della società che vanno faticosamente ricomponendosi. Facciamo nostra la conclusione d-i un ottimo articolo che su I,' Italia So– mlista del 29 ottobre ha scritto Paolo Vittorelli : « O il socialismo europeo coordina internazionalmente i propri sforzi, ed allora gli scacchi elettorali subi ti dalle sinistre potranno divenire effimeri, la dichia– razione di Bialystok segnerà una politica puramen– te comunista e le sedici nazioni dell'Europa occiden– tale potranno mantenere il piano Marshall entro li– .miti puramente economici; oppure il socialismo eu- ropeo conserverà l'equivoco sul piano internaziona– le, da cui deriverà uno sviluppo dell'equivoco at– tuale in seno ai vari socialismi delle nazioni europee, e allora la destra continuerà ancora a vincere sottc;, una bandiera equivoca di democrazia, i comunisti assorbiranno a poco a poco i frantumi dei partiti so– cialisti e il piano Marshall lascerà il passo alla dot– trina di Truman, per cui le posizioni europee saran– no difese dall'America con la forza delle armi, an– zichè con quella della diplomazia, e i capitalisti <li Wall Street potranno coll!odamente imporre a dei governi pupazzi l'abbandono di tutte le riforme so– cialiste intraprese in questo dopoguerra». U. G·. M. Un . insegnamento: le elezioni_ francesi I risultati, tanto discussi, delle elezion,i francesi, sono caratterizzati dalla netta vittoria dei degollisti, dal sensibile regresso dei comunisti. - -notevole, poi– chè non è tanto prodotto da una perdita di voti, quanto da,1 fatto che gli avversar-i, •coalizzatisi -decisa– mente intorno ad una formula semplificata li hanno soverchdaffi. -, da'l 1conf1luli-re di movimentli, polittici minori (e non ben cairatterri.zzati) nel movlimento detl· l'anticomunismo generi,co, dal parmale sfalda mento de!l1'M.R.P.; mentre d sociaLtisti si sono ,più · de.ci, sa– mente che mai riconfermati neJa foro posizione i– solata, combattuta, ma ferma contro g,i:i sJittamenti e le deviazioni. Questo fatto impone a noi, socialist>i democrati,ci ed internaziona-listi, un riesame della situamone generale internazionale e, alla luce di e~– sa, un riesame, com,piuto con serena e vigile coscien– za, anche detl'le no•stre ·sresse posiz:ionù, le quaJli da una cosciente e ,conti-nua autocritica non .potranno che essere rafforzale, se, come noi si.amo fermamente convinti, esse sonQ dettate dalle necessità storiche attuali e da-Ila fedeltà ai nostri i<leali. Infatti, non tanto intPrcssa a noi fare su queste elezioni considerazioni che rimanga-no fine a se stes– se, quanto inve,ce determinare, alla luce anche di quest>i ri.sultati e attraverso una sia .pur ·sommaria ana:iisi della s.ituazione francese odierna, quelli che poi-ranno essere g,i svil~pi J)'iù ,immednati, più ur– genti, sia della situ azion e francese, sia della situazio– ne interna nostra, s.ia, infine, della situazione i11rer– naziona1e. Un'analisi c osì compiuta ci pare oggi _più importante che mai, ,poichè gli avvenimenti interni detl vari .paesi, anche se sono contraddistinti da ca– ratteristiche loro parti.colari, hanno importanza e rj– sonanza e conseguenze internazionali, sia perchè vi è sempre qualche ana!ogia fra i diversi paesi, sia. soprattutto, perc~è la vita politica moderna tende (pur con contrazioni e sobbalzi dolorosi, e tra con– trasti che in definoitiva meglio fan risaltare questa forza di coesione) a travalicare le frontiere nazio-
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