Critica Sociale - anno XXXIX - n. 20 - 16 ottobre 1947

398 CRITICA SOCIALE -------------------- Un dilemma mal posto Io non sono esistenzialoista; anzi, nei confronti de:l'esistenzialismo nutro una congenita diffidenza che mi ,consiglia quanto meno una saggia sospen– sione di giudizio. Eppure è da parte d_i un esist~n– zia!ista francese, peraltro ferrato marxista, Maur1ce Merleau-Ponty, e sulla -rivhta esistenzialista Les temps mod•ernes deJ:o scorso luglio, ,che ho visto af– frontato nel modo più esp:icito e coraggioso (anche se, come vedremo, con •conclusioni non accettabili) quel problema dei rapporti e del comportamento de– gli uomini di sinistra di fronte al comunismo, che è divenuto, si voglia o non si voglia, il dramma .tor– me'ntoso del socialismo europeo d'oggi. Vediamo quindi anzitutto di riproporre il proble– ma impostato dal nostro autore. « Si discute spesso il comunismo - egli osserva, - opponendo aea menzogna o alJ,a furberia il rispetto della verità, alla vio-lenza il rispetto della legge, alla propaganda il r+spetto del!e coscienze, infine al ·\·ealismo poli– tko i valori liberali. Ma i comunisti rispondono che, sotto il manto dei principi liberaH,, l'astuzia, la vio•• lenza 1 .la propaganda, il -realismo spregiudicato .co– stitiiiscono-, nelJe democrazie, la sostanza della po· litica estera o coloniale e, anzi,, de!l,a stessa poli– •lica sociale. C'è quindi una mistificazione libera:e ». Ed a ragione, per disfarsene, l'A. si ri<chfama a Marx: « Quando Marx rifiuta di ·giudicare il ,libe~_ ralismo dalle idee .che professa e inscrive nelle Co•• stituzioni, quando esige che 1o si confronti con le relazioni umane che lo Stato Jibera'.e effettivamente stabilisce, egli non parla già in nome di una fi:o– sofia materialista, sempre discul:ibile, ma inaugura uno studio concreto delle società, che non può es– sere rifiutato dallo spiritualismo. Quale .èhe sia la filosofia, o addirittura teologia, che si, professa, una società non è già il tempio dei valori mitologici che figurano sui frontoni dei suoi, monumenti o nei suoi testi còstituziona'.i: essa v,a,Je per quel che valgono in essa ,le relazioni dell'uomo con l'uomo. La que'. stione non è soltanto di sapere ciò ,che i liberali hanno in testa, ma ciò .che lo Stato 1ibera'.e fa in realtà. entro e oltr.e le sue frontie-re. La purità dei suoi principi ·non ilo assolve affatto; anzi, lo con- .. danna, se appare che essa non si traduce nel.a pra•• tica. Per conoscere e giudkare una società bisogna giungere alla sua sostanza profonda, al vin.colo. uma– no con cui essa è costituita, e che dipende :indub· biamente dai suori rapporti giuridid, ma anche dalle sue forme di lavoro, dalla maniera di amare, d:i1_ vi– vere e di morire ... Un regime. nòminalmente Jibe– rale ,può essere in ,realtà oppressivo; un regime che assume come proprio elemento la violenza po 1 rebbe racchiudere una maggior dose d1 umanità vera». Liber.atosi ,così della questione di principio, ,J' A. può affrontare veramente il perno del problema. « Il quale non consiste nel vedere se. il comunismo ri•– spetta le -regole del pensiero- H,berale (è troppo evi– dente che esso non ,lo può fare), ma se ,la violenza che esso esercita è rivoluzionaria e ,capace di costi– tuire tra gli uomini dei rapporti umani. La critica marxista delle idee liberali è ,così forte che se il com1mismo, attraverso la rivo'.uzione mondiale, fosse in grado di fondare una società senza classi, dalla quale sparisseJo, insieme· con Jo sfruttamento del– l'uomo da parte dell'uomo, -le cause di g uerra e di decadenza, bisognerebbe esseré comunis.tì. Ma è ve– ramente ,H .comunismo su questa via? ». IJ Merleaù--Ponty, -raffrontando il comunismo alla politica ~he ema~a daJ marxismo, politica che, se-: ..condo Ju1, non e certo esente da •esi.genze diti-alo· riali, totalitarie e violente, giunge a .conclusioni" 'I!On soltanto negative, ma che anzi assumono 'tutto ·l'aspetto di una requisitoria: « La. gerarchia sociale neli'U.R.S.S. si è, da dieci> anni in qua, considere– volmente accentuata. Il _pro'.etariato ha una parte insignifica·nte ne}· Congresso de] partito. La discus– sio-ne politicà si esplica forse nell'interno delle ce].. lule, ma non si man:ifesta mai pubbìicamente. I par– titi comunisti nazionali lottano p·er il potere, senza piattafor-ma pro-Ietaria e senza evitare .sempre· lo chauvinismo. Le divergenze polihche .che i11 passato non comportavan@ mai la pena di morte, sono non BibliotecaGino Bianco solamente colpite come delitti, ma corrie delitti di diritto comune. Il terrore non s'afferma più come Terrore d,voluzioiiario. Ne:J'ordine culturale, ,la dia– lettica è di fatto sostituita con il razionalismo scien– tista dei nostri padri, quasi lasciasse troppo mar– gine all'ambiguità ·e troppo agio alle divergenze. ·La differenza tra quanto i comunisti pensano e quanto scrivono è sempre più grande,, perchè sempre più grande si fa la differenza tra ciò che essi vogliono e ciò che essi fanno. Se s:i,tenta di va'.utare l'orien– tamento generala del sistema, diffici:mente si po– trebbe sostenere che esso vada verso il riconosci– mento dtl va!ore dell'uomo da parte dell'uomo, verso l'internazionalismo, verso il deperimento dello Stato e u,1 poll're effettivo del proletariato. II comporta– mento comunista non ha cambiato: sempre lo stesso atteggiamento di lotta, -le stesse as!uzie di guerra la stessa metodica cattiveria, la stessa diffidenza; ma sempre meno sostenute dallo spirito di .èlasse e dalJa fraternità ri-voluzionaria. Contando sempre meno sulla convergenza spontanea dei movimenti proletari e su:Ja verità della propria ,prospettiva sto– rica, il comunismo diventa sempre più tensione e i:nostra sempre più il suo lato d'ombra. In pari tempo, e pure sempre la stessa assoluta dev:ozione, la s!essa fedeltà, e, quando ,l'occasione lo richieda, lo stesso eroismo: ma queste doti ·e queste virtù, che si mo– strarono alJo stato puro durante la guerra e che hanno fatto a!lora ìa grandezza indimenticabile del comu– ni.§mo, sono meno visibili nella pace, perchè la di– fesa dell'U.R.S.S. esige Qrmai una politica d'as•uzia. Dal regime' dei salari nell'U:R.S.S. sino alla doppia verità del ·giorna:ista parigino, i fatti, gran di e pi e-· coli, annunciano tutti ùna ,crescente frattura tra in– tenzioni ed azi0ne, tra motivi reali celati •e co-ndotta concreta». Nè miglfore è il quadro, se ~i passa a ,cQnsiderare Je possibilità di collabòrazione coi comunisti, sul piano demo-cratico, in conformità alla stessa lor-o tattica di un:ione nazionale. « Sostegno d'opposizione senza rottura, opposizione neJ'am'bito del governo senza ,dimissioni, oggi stesso scioperi ] 11arti.co: a11i senza sciopero generale: mo:iJnon s.corgiamo in c iò - come inv•ece lo si fa spesso, ~ un piano abil– mente concertato, ma piuUosto una os-cillazione tr.a dae .politiche che i comunisti praticano simultanea– mente, senza poterne .condurre n·essuna s1po alle sue estreme conseguenze. Di questa esitazione bisogna attr\buir·e ,la s ua parte a.Jl'abitudine bo- 1 scevica della violenza; , e.be rende i comunisti quasi incapaci di ,una vera politica cfi collaborazione. Essi non con– ,cepiscono l'unione se non· con dei deboli che essi possano dominare, proprio a,:10 stesso modo ,che essi non consentono il dialogo se non con ·dei muti... Gli intellettuaH comunisti sono a tal pttnto disabi– tuati al dialogo che essi 11ifiutano di collaboraré a qualsiasi lavoro collettivo di cui 'essi Non ab'bfano, apertamente o meno, la dke zione. Questa timidità, (iJ-Uesta sotto-valutazione deHa ricer.ca è legata al-cam-· l:>iamento pròfondo del comunismo contemporaneo, ,che _ha cessato d'essere una interpretazione fiduciosa della storia spontanea per ripiegare sul!a finalità di difésa dell'U.R.S.S. In tal guisa, mentre essi rd-nunr ciano a dare realmente la battaglia deJ-le c'.assi so– ciali, i comunisti non ,cessano di concepire la por litica come una guerra, ciò -che compromette la loro azione su un piano liberale. Volendo guadagnare nel!o stesso tempo sullo scaocl)iere pcr-olelario e sullo scacchiere liberale,• è possibile che alla fine essi per-– dano e sull'uno e sull'altro. Ad essi il sapere se è per essi ind1spensabLe trasformare in avversari@ tu!to ciò ,che non è comunista. Per passare ad una vera politica d'unione, essi dovrebbero comprendere questo piccolo fatto: che non tutti sono comunisti •e ..che, se ci sono molte cattive ragioni per non es– serlo, ve ne sono anche dr' quelle che non sono af– fatto disonoranti ». J Attraverso quest'analisi, che recisamente sfronda ogni superstite illusione di possibili coll!!borazioni, si,a col comunismo, degradalo a patrocinio dell'ege– monia ·della Unione Sovietica (magari col solito ab– bag:iatore pretesto ,che essa è « la patria del socia– .Jismo »), sia con i partiti, comunisti, ridotti all'in– terno su una posizione difensiva e internaxi0nal– mente ad essere 'g],i: strume·nti delfa politica sovietica.

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