Critica Sociale - anno XXXIX - n. 19 - 1 ottobre 1947
356 CRITICA SOCIALE 25 settembre. Noi non c'illudiamo che su un Lu-go programma òi provvedimenti ~ di ~if_orme possano trovarsi conc01·di la democrazia cnstiana e le cor• renti socialiste e comuniste; ma riteniamo che tutte le forze di sinistra della democrazia cristiana (le forze, cioè, sinceramente democratiche) possan~ trovarsi pienamente d'acc01'do con tutte le correnti del socialismo nel riconoscere la necessi-tà di ceriti provvedimenti e di certi indirizzi di politica interna e internazionale, economica in particolare, senza la cui adozione i mali ·già oggi gravis~imi potrebbero ùn un tempo prossimo divenire irrimediabili. Sopra questi punti si tratta òi mettersi d'accordo in un programma d'azione immediata, ben delimitatà, da compiersi a breve scadenza. E perchè noi rite– niamo che questo programma, se vuol veramente preparare un'azione efficace e rispondente alle esi– genze ,di quest'ora, non possa essere concepito ed attuato se non sulle direttive del· pensiero sociali– sta, che hanno avuto chiara e inequivocabile espres– sione nei discorsi del nostro compagno Tremelloui, per questo motivo abbiamo parlato di ccdirezione socialista » come condizione alla quale potremmo consentire di partecip·are al governo. *** E per troncare gli equivoci che s1 e cercato di suscitare intorno al manifesto compila.to sulla fine dello scorso giugno dall'Esecutivo del nostro Par– tito, noi ripetiamo qui in forma chiara quello che ha già detto del resto il compagno Saragat nel su.o ultimo discorso alla Costituente. Noi riconÒsciamo t~tto il peso che ha il Partito Comunista nella vita del Paese, per il grande numero di pr_oletari che lo seguono nell'azione sindacale e politica, e non chi,e– òiamo quindi nessuna pregiudiziale esclusione di esso da un governo di cui noi accettassimo di faT parte. Ma in sèguito alle impressioni che il Par– titi> Comunista ha suscitato in tanta parte dell'opi– nione pubblica per la sua politica a pendolo, che abbiamo già denunciato nello scorso fascicolo, e col . doppio gioco col· quale ha cercato, nel periodo del tripartitp, di screditare e paralizzare l'opera di quel– lo stesso Miui•stero del quale faceva parte, potrebbe darsi che un Governo di sinistra non potesse costi– tuirsi se non a patto che i comunisti rinunziassero a farne parte. Noi riteniamo che essi non dovreb– bero accogliere una tale possibilità con animo osti– le, come non dovrebbe assolutamente essere ostile a loro un governo che si costituisse in tal modo. Essi nou dovrebbero impegnarsi a un appoggio in– condizionato: sar'ebbero liberi di criticare l'opera òi un tale Governo e voiargli contro quante volte l'azione di esso non paia loro conforme alle looo aspirazioni; ma dovrebbero sentire l'opportunità di desistere da qualsiasj ostilità preconcetta, nella per– suasione che solo una siffatta combinazione di go– verno può essere efficiente in determinate condi– zioni e può salvare dal pericolo· della reazione e della rovina non solo là vita del Paese, ma la loro stessa libertà. U.G.M. Il nostro ~onvegno Rollla NeJ breve discorso col quale •chiuse i lavori del nostrQ Convegno la .compagna Balabanoff, che non è certo di coloro che amino, .per desiderio di popo· larità, asserire cose d'iverse da quelle che pensano, affermò che forse non. aveva mai assistito ad una rfonione di: socialisti che le avesse dato maggior soddisfazione di quel.Ja provata durante le sedute del nostro Convegno di Roma. Noi pure possiamo affermare la stessa ,cosa, anche se riico,rdiamo la no· biltà dei dibattiti che si svolsero in numerosi Con– gressii de1 P.S.I., da quello di Imola del 1902 a quello di Roma del 1922, con tornei oratori, tutti densi di pensiiero, ai quali ,parteci,parono uomini come Tu– rati, Bissolati, Treves, · Modigliani, Ferri, Lazza.rii, Pietro Chiesa, Rigola, Matteotti e molti altri che ono– rarono il movimento sooial,ista italiano.- Recandoci a Roma, eravamo, nell'intimo dell'ani-· mo nostro, turbati da vago timor:e che il Convegno potess e serbarci qualche dolorosa sorpresa. Sape-. va.mo che nel movimento di scissione avevano con– fluito d ue diverse tendenze, ,concordi nel riconosce· re la necessità di un movimento autonomo. sociali– sta, sciolto da ogni sudditanza verso altri partiti e verso la politica dell'uno o dell'altro Stato, ma dis– senzd,enti nell'apprezzare certe situazioni e nel ,pro- · porre Ja soluzione dù..certi problemi., diversi soprat• tutto per l'orienta.mento. mentàle e per tutto jJ tem– peramento spirituale dei loro .aderenti. Era logico domandarci se, pur nascoste sotto la comune ansia, da cui tutti eravamo presi, di di.fendere Ia legitti– mità della nostra secessione contro i disconosci– menti e l.e calunmie dei nostri compagni rimasti nel P.S.I., le vecchie tendenze non fossero continuate a covare .nascostamente, pronte a venir.e in 'luce non a.ppena il dibattito entro J,e chiuse pareti di un Con– vegno privato desse Jorei occasione e 1>agiionedi p'a- Jesarsi. BibliotecaGino Bianco Anche un'altra• circostanza poteva dar motivo di preoccupazione. All'indomani. della scissione molti– di noi avevano avuto .J'illusJ.one che la diffusa con· vin:kione della necessità di un movimento di socia– lismo democratico nella vita del Paese e nell'opera del Governo avrebbe attratto verso il -nuovo ,partito ,che'sù, costituiva un gran num€ro d1 adesioni, che noi avremmo dovuto faticosament.e ,contenere per impe– dire che fosse in qualsiasi, modo spostato l'orienta– mento .che noi "intendevamo di darè alla mistra azio– n~ sul fondamento delle dottrine marxiste alle quali volevamo ,rimanere fedelli,, se anche non le impone– vamo come credo preliminare a tutti. coloro che vo– lessero associarsi al nostro mov,imento. E invece non è avvenuto questo, un. po' anche perchè noi .non ave– vamo provveduto ,in tempo a spiegare .Je ragioni per cui eravamo inesorabilmente -condotti a staccarci dal vècchio partito se volevamo rimaner f.edeli ai nostri ideali di socialismo democratico, un po' anche per altre ragiorni,. Poniamo tra queste anche le calunnie che molti driirigenti del P.S.I. hanno diffuso contro di noi, facendo oredere aj J,oro seguaci che leggono sui loro giornali le loro accuse, ma non leggo,IlO sui nostra le nostré difese, che noi avevamo consa,pe. volmente compiuto un'opera di.retta a spezzare l'uni– tà deHe forze ·proletarie, alle quali cercavamo vic&– versa di dare una maggior colilJ)attezza _ed efficienza. E' doloroso, ma è certo, ,che molti compagni del P.S.I., i quali! pur ci apprezzavano ,ed avevano con– statato con quale fede e devozione, durante una lunga mliJdzia,,noi avessimo dedicato ,l'opera nostra alla causa del prolefariato e de1 socialismo, si sono lasciati irretire da questa campagna mossa ,contro d'i noi e si sono rifiutati di prendere ù.n esame. le cause da cui erano stati condotti alla scissione molti che pur da quest'atto avevano sentito -violentemente .
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