Critica Sociale - anno XXXIX - n. 19 - 1 ottobre 1947

374 CRITI€A SOCIALE pane, che (come abbiamo, speri~enta~o) ~ indi~esto in un regime negatore d ogni ~iberta di·. ,pe~siero, può un tal fin,e rela~ivo e soggettivo essere! utile, per evi.tare che la stori.a sia « un caos d1 .contrngenze »? O non si deve piuttosto trarre la misura dalla co: scienza, che - quando si vuo,Je - parla in tutti ( dotti ed ,ignoranti) 10 stesso l'II_ig~aggio? Ed a•lJo,ra: s-e l'uomo nbero e itl. fine del sociali– smo marxista e se H:bero è ,colui il quale non vive solo per Javorare e 11:1angiare: ma coJU'i ,che, dopo aver lavorato e mangiato, .puo pensar.e a se ·stesso come uomo· co'Ju,i insomma, il qual e, non più le– gato a1lJascJ;i.avi,tù 'del lavoro, non si sen.la, più ~tru– men1to d'a.Jtr1 o d'ai'l·ro, ma possa trattar se e ~h a,l– tri come uomiui, cioè come fini e non come mezzi; se questa è la morale che fiorisce .dall'albero _mar– xista noi abbiamo certo un criterio per gmdicare della' pl'Ogl'essiv.ilà d'un ,regime, un criterio kantia– no che è semplicemente umano e t.utt'aHro che- bo,r– gh~se, un criterio che non legittima certo nè Ja teo– ria nè Ja prassi boilscewca. E' vero, certo, che non vi sono regimi immutabi– li e « principi sociali immortali drii pro,prietà pri– vata »; è vero che si predica un'assurdità quando si , dice c he la proprietà prJvata è un'·esigenza del di, , ril.to naturale; ma è anche vero che, quando .J'uomo acq ui.sta la consa,pevolezza d'essere sfruttato, si ,ri– bella aHo sf.ruttamenlo per un impulso di cuscienza, per una ragione profondamente umana e non soltan– to per una ragione di... stomaco . Per giud,icare g,Ji stati soci.a.li, possiamo, certo, ba– saTCLsull'opinione della mino-ranza (51), ma ,sempre che tale opinione sia non soggettiva, cioè fondata non su esigenze o cuntingenze materialù, ma su esi– genze universali, umane: solo così una rivoluzi,on~ può trionfare ed espandersi .senza bisogno ,di Gepeu o di Geis,tapò; sol.o così 1essa può persistere senza temere cri.itiche od op.posizioni, pur avendo il sac,m– santo di:ritto di difendersi contro chi avesse 11a no-, stalgia di regimi fondati, sul privilegio e sulOia vfo– lenza. Se l'uomo è il fine ultimo, il regime migliore deve esser.e quello democral:ico, il quale rapp,resenta là « volontà generale», anche se, in un certo momento, è sostenuto da una minoranza; mentre, se esso tentle solo a soddisfane il benessere di una classe, ,senza al– cun rispetto per i diritti della pe,rsona umana, è an,– tidemooratico, anche se si ammanta di socia,!ismo, anche se appare l'espressione di, ·Lutti gli egoismi sommati 'insieme, che il Rousseau •l'ia_ssumeva ne!,Ja frase « volonté des tous ». · Sul pi,ano del fine morailie, dunqut;, si può padare della legittimità d'un regime minorifa.rio, ma, sul piano del, fine utilitario, non più; p.erchè, se l'utilie è la regola, ciascuno accampa :il propri,o, e la deci– sione dovuta al'la forza non acquista per ciò stes– so la giustificazionie di diritto. Per tali considerazi-oni 1w·n possiamo e non vo– gliamo attardal'ci su,];tono antimarx•ista della ,pagina in cui si afferma senz'altro l'utHità d'una rlvoluzi.o– ne appoggiata su1'1a «minoranza» degli ope,rai, con– tro Ja « maggioranza » dei contadini. Se nel'la stor,ia ciò che coni.a più è « il fatto », dobbiamo rkono– scere iii successo del metodo bolscevico, che. ad ogni modo, non si può sapere se e come potrebbe essere attuato ,in a)tri, paesi (52). . _. , Un tal'e gioco ,d'azzardo, ove la m1no,ranza pone la nuda volontà come· impulso rivoluzionari.o al posto de'IJ.e ,condizioni storiche (53), se per difendere i'l pro.p,ri,o guadagno deve tutelars-i om1 un di.tta-t.ura di 30 anni, e se questa dittatura deve .essere usata non solo per impedir.e il risorgere delle condfaioni ,disu– 'man1i,zzanti i lavoratori, ma per servire ,~l•dogmati– smo in,fallibil:e e fanatico di partito contro chi ha vedute metodologiche di,verse; se, ,insomma, que• sta ·di,ttatura igno,ra proprio l'uomo, cui dov,r.ebbe preparare Je condizioni di svi-luppo, a'llora è legit– timo iI dubbio che iessa sia quella dittatura transito– i,ia, ,pre,conizzata da Marx come l'ostetrica d•el socia– lismo; che sia insomma l' uni.ca via per passar.e dal– la disumanità all'umanità. ' (conhnua) ALFREDO POGGI (Si) Ibid, p. 12. (5,2) ENGELS: Sulla tattica socialista, cit'., P: 5. (153) MARx: Pagi!ne diJ fil. po/., p. 1,74.' BibliotecaGino Bianco FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera 1/ltapoliticabulgara. Dopo In condanna a morte e l'esecuzione di Petkov, che lrnnne suscitato tanti co.mmenti e sono (comunque si siano svolti i fatti che le hanno precedute) uno dei più chiari sintomi del modo come viene intesa la lotta politica nei paesi dell'Europa orientale (sintomo che segue e conferma quello già datoci dalle cou<lanne di socialisti polacchi di cni ci sinmo occupati in alrro fascicolo della nostra Rivista), riesce particolarmente istruttivo un articol• di un esperto di questioni, balcaniche, Reuben H. Markhnm (.A Day in New Bulgaria), nel numero del 6 settembre della rivista socialista americana New Leader. Il Markham descrive la forma che ha assunto la dittatura di Giorgio Dimitroff, ex segretario generale della Terza internazio* nale e auualmente capo del direttorio comunista nei Balcani; dt>ve dirig\' l'azione comunista contro la Gre-cia. D'imitroff dirige oggi tutti i sindacati di lavoratori in Bu] garia e, attraverso i suoi su. bordinati, controlla il movimento dei prezzi e dei salari nel suo paese. È inoltre capo dell'esercito rosso.. ·bulgai:o, deUn polizia e della milizia hulgaru e tiene così in mano le chiavi dei campi di concentramento e delJe prigioni bulgare. La dittatura di Dimitroff, dmH[µe, secondo la descrizione del Markhnm, si presenta co~e tutte le dittature che abbiamo cono– sciute: accentramento di tutti i poteri nelle mani di un individuo, e della cricca che ad esso fa capo, con conseguent.e esaltazione. tra puerilmente fanatica ed aggressiva, di quell'individuo (« i mo– numenti a lui eretti campeggiano in tutte Je città della Bulgaria; il suo ritratto, iu enOrf!li dimensioni, adorna il luo1:o di ogni riunione. Letterati, giornalisti e comunisti lo lodano allo stea~• modo che j cortigiani si inchinavano davanti ad Ivan il Terribile ed a Sennncherib »). A. dimostrare poi q~al;è il contegno del dittatore e dei suol adepti verso gli avversari, il Markham descrive una seduta al Parlamen,to bulgarò. In un'atmosfera tesa, un deputato del partito contadino interrogò il « governo del popolo » perchè non c:once• deva il permesso di uscire a due settimanali del suo partito. Cli · rispose il ministro della propaganda: « Noi non vo~liamo la– sciarvi dei giornali. Noi vogliamo. Unire tutta In nazione nel nostre gl~rioso Fronte del popolo e ·voi volete dividerla ». (Il minislr• della pfopaganda è Dimo Kozasoff, che partecipò nel 1923 atl una cospirazoine militare per massacrare· operai e contadini, e ai una consimile cospirazione fascista nel 1934. Il gruppo di cospi– ratori del quale egli faceva parte uccise il leader dei contadini, Alessandro Stamboliskj). Di rincalzo, il comunista Zhivko Zhiv– koff asserì, in nome del partito comunista: u Il ministro ha ra– gione di non voler concedere la carta a due giornali provocatori~ che vorrebbero seminare la discordia tra il popolo ». Questo è 6(e– neralmente il tono dei comunisti, i quali sono arrivati a pro– porre in un !ore, giornale che « tutti i' Bulgari che non forniscoue u'J:1 lavoro utile e che provQcano disordini devono essere privati del1e tessere annonarie ». Nella stessa se(lllta sopra ricordata, scrive ancora il Markham. dopo l'incidente descritto, salì alla tribuna il deputato socialista , Dertlieff. Egli, rivolto ai comun'isti, gridò: cc Dove sono Zamfir Filippoff e Peter Doneff? Voi comunisti li avete uccisj. Voi siete - degli assassini »... Nel tumulto che seguì a queste parole da oartc dei comunisti, Giorgio Dimitroff urlò: cc Buttatelo fuori come un• straccio. (i;-uardie, buttatelo fuori come -uno straccio». L'ordine ~enne prontainente eseguito, naturalmente. Questo è un esempi• del clima che regna in quel paese. E una prova, anche, che il case- di Petkov è certamente il più clamoroso, ma non è il primo nè. s'i può credere, l'ultimo. Razzismo di tipo recente. A riprova de] grado di tensione nei rapporti tra America e Russia, e del pericolo che ees9 rappresenta, fomentando i più astturdi odii e le peggiori dottrine,.._capaci v~ramen!e di prov ocare nuove guerre, citiamo un articolo del ,deputato repubblicano r.me- _ ricaoo· Charles A. Eaton (Let' have a showdown wìth RusSia) pub• blicato nel numero di agosto ·dell' Ame"rican Magazine. Egli chiede che l'America resista vigorosamente all'espansione sovie1ica, ma non intende questa resistenza comé una re-sistenza alla guerra. Egli afferma anzi: « Se non possiamo vincere la 'Russia c1>ti la persuasione, dobbiamo sConfiggerla coll le armi >). E come prim• passo verso una iale azione, eG:li chiede che la Russia si_a espulsa_ dalle Nazioni Unite. Ma, ciò çhe è più grave, lo Enton in queate sue asserziOni non fa alcuna _differenza fra il popolo russo ed il .·

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