Critica Sociale - anno XXXIX - n. 19 - 1 ottobre 1947

CRITICA SOCIALE 369 estendere l'osservazione di Faravellil an,che a1la no– stra politica internazionale. Veniamo aI d.iscorso di Saragat. Nella sua ampia e ragionata anaHsi, egl!i. non ha po!uto non imvestire il problema ,ed a{frontarne le possibi,Ji soluzioni. Di– rei anzi che raramente ,esso è stato sviscerato nella sua complessi,tà e nelle sue contradd,i.zioni, .con più chiarezza e calore ins:,eme. Ma se l'analisi è acuta e appassionata, anche qu,i ile ,soluzioni prospettate da . Saragat non vanno, oltre una formulazione generica. EgN di,ce: « Esiste quz'ndi una terza via, .che non, è quella dei due blo1xhz': è -&:t vz'a della ricostruZ!,iorne del nostro Confinente face,n,do :teva sugN Stati ,che hanit<>una direzione socialista». D'accordo. Ma ci - dica Saragat qual'è concreta– mente questa terza via e quali sono Ie operazioni da compi.epe ,per arrivare al suo imboc·co e per inoltrar– cisi. 'Ùi. dica in che essa• può consistere se non in una sol'idarietà sopranazi-0nale che deve ,concretarsi al più presto e ce ne iindkhi' la forma, i limiti e d metodi, egli che dallo sco.ppio della guerra e dàll'ag. gravarsi d•ella ,s 1 itua,z.ione economica vede, s·e· non la mort,e•, l'entrata in cata~essi deJl'azione sociaH&ta i1n Europa. Egli individua tre forze: un sistema orien· tale, uno americano •e uno europeo. D'accordo sulle prime due; ma la· te,rza dov'è? Piuttosto che di. una forza. si tratta deilla estrema indigenza e deboilezza di una ventina di stati nazionali diV'isii,tra lo,ro, allo stato attuale delle cose, dalle lusinghe, daJ.le mina,cce e dalle paune che gli altri due s•istemi fo conflitto esercitano e determinano in essi·; divi-si tra loro, gli stati europei, anche dagl!i. odi e dai •rancori ,che l'in– giusta guerra e l'equivoca pace d.i,pJomaNca hanno scatenati. Ma, questo ,sì, essi -possono essere un·a forza po,... •tenziale, che può dilvenire attua'1e ed efficiente, una v,oaa poste e reald,zzate le condizioni che occorrono p,e·r renderla tale d.i fronte aUe aUr,e due forze orga– nizzate in sistemi ,reali. Occorre ricercare pertanto ,come l'Europa può diventa,re sistema concreto, ca– pace - se necessari-o - di r-esistere vaJ 1 ida!l'.l.ente al confìrl.Uo tra gJ.i altri due. La• nostra istanza, che è l'istanza federalista, ci pare tanto più urgente quanto più si avverte la necessità 'per ci.I sistema europeo di svi·ncolarsi, ,come dice Saragat, « da qua,lsiasi tutela de,i due ·imperialismi rivali », quanto più sentiamo che per 1-0tlare per la pace occorre « incora_q_qiare lo spirito europeo, mostrare la possibi./ità che sd formi in Europa un terzo termine di equilibrio, fr•a i due blocchi». Ma Saragat sembra liimita-re ù,J nosko ,compito di socialisti - e ritene-re quindi che non possiamo fare di più -, affermando che do-bbiamo contr,i,buire a ootmare •le apprensioni degli europei di fronte al p•e. ricoJ.o di una gue- rra t ra gJ.i Stati UniU e l'Unione Sovi-etica, creando f.ra essi un'oasi di pace: l'Europa soc,ia-lista. Belle parol,e, ma, mi .scusii. Saragat, assai vaghe e in contraddizione con la sorte che egli pre– vede per il socialismo se scop,piasse la guerra. Di front-e a un p·e,ricolo este,rno che può arr,i.vare quasi a dhtruggercii può bastare di sceverare fo esso le ,cause reali da quelle immaginari·e, o non dobbiamo piuttosto intervenrl,re, noi europei, a dirimere ·,prima d.i tutto ~e cause della nostra. debolezza? Non dob– biamo, in primo luogo, prendere coscienza -noi stes– si., noi europei dico, d•el fatto. che essa der,i,va dalla divisione in tanti Stati e staterelli del no.stro con· tinente, e noi sooi.alisbi, che oggi s'·iimpone la nece~– sità di eliminane qu,e!,la divisione? Che questo è 11 ,problema daUa ,cui s,oluzione è condizfonata la solu– ,zione di tutti. g],i-aUri? Mi si dirà: nemmeno una fe· derazione euro,pea potrà nesJste-re al cozzo dei du~ b.loechii. Potrei rispondere che ques to si potrà giu• dicare solo a f-ederazione costitui.ta. Ma quello che più m,i, interessa, e che qui• si pone, è ,il problema della sopravvivenza degli Sta,ti nazionali sovrani: ques.to è i,! nostro probJiema di europei. E ' il .punto ,cruciale di tuUi. j problemi contempo· raneii. Ciò che ha caratterizzato ·l'evoluzione deI!a società nel XX secolo è .il passaggio deWeconomia dal campo privà,to a quello pubblico. L',i,nizia-tiva pri· vata e !il capitalismo s_isono .riV'ela.ti_ir_npotenti a ·ri– -spondere a~J-e,e,sigenze de!Ja col1ethvita, la quale ha trovato la sola sua difesa, nello Stato. Più si è resa necessaria_ questa difesa e ,più si sono attribuiti allo ibliotecaGino Bianco Stato pres~ig,i, poteri,· atti-vità. E' s ocialis mo, questo? Non mi pare, anzi credo sia lutto il contrar.io. Il mar– xist~ Saraga-t ci può citare a memoria ,le .p agine gio– vau1Ji di Ma,rx in cui questi, in nome della liberazione umana-, rigetta lo statalismo. Ci ,può citare Pr.oudhon, J:furès. e Vandervelde. Il socialismo è contro Jo Sta– to, perchè questo è inadatto a organitZzare la collet– tività che gJ.i sfugge da ogni parte. Dimostrarlo? Lo ,si domandi .in Italia,. in Fra,ncia, in Belgio e pe•rsin o tlin S vizzera a:Il'uomo ,che J'avo,ra per vivere. Gli. sii d-i.ca che lo Stato ... è lui! La sua risposta non va:ia: lo S ta-lo è il succhiatore di imposte. è la ma.e· china poJ,itica, militare, elettoraJ,e, è la burocrazia, è anche la vita parlamentare. Ma è tutto al di fuori di lui, sopra di lui, contro di· lui. Così pensano nella ·stragrande maggioranza gLi.uomini che formano le naz' 0ni, Je quali vedono nello Stato i1 loro par-assila. Non _sono le nazioni che sostengono gli Stati, ma questi ,che .pesano su quelle. Eppure s,i, continua a creder-e e a far credere che la sa'lV'ezzaverrà alle na– zioni e ai singoli dallo Stato, daL modo col quale i , comunisti, i socialrist.i, i democristiani ,ecc. organiz– zeranno lo S.tato. • L'uom o ch,e lav ora per v'l'v>ere vede che non è aui nel suo quarti-e.re, nel suo, comune, nella sua provin'. eia, nel suo ,campo, nella sua: offic-ina o nel suo uf– fu.cio che deve fare lo Stafo - i,I che significa attri 0 buirgli il mass·imo di responsabiMà personal,i, -, ma c',e. è lo Stato ,che si piglia, a ,seconda dell'etichetta, dintti e doveri (quasi sempre più i primi che i, secon. d:i), ,Jasdando a :Lui sempre ,più i, secondi. che i p.l'Ìmi. .Decentralizzare, decongestiona,re lo Sta-lo: questo vuole il V'ero socialismo, ma questa volontà del so. c,ialiismo cozza contro queHa deI!o Stato stesso .pre– c-ç,upat-0 della sua sicurezza e del benessere, questo iii funz1one dL queHa. La sicurezza? Non ne parla, gjµsta men te, Saragat, non. ne parlano in generale i so'cia, J.is- tined paesi, come l'Italia, dove, fino al mo– mento in cui scriviamo, non sono a,l potere. Ma do– ve lo sono, non parlano f-orsie di- « difesa nazionale > francese, be•lga ecc.? Chi si vuol ri.Jludere con questi discorsi, quando la situazione europea è - oggi - quel,la anatomi,zzata, da Saragat? Ora. o il socialismo sa•rà internaz<i.onale -0 non sarà. Ma, per uscire dalla frase f;i.tta. diciamo che esso deve darsi un'orga•niz– zazione internazionale o, più esattamente, federale, se non si vuole che la realtà: prenda i,l sopravvento su di esso. · Questo è ii,] compito preciso di noi socialisti per crea,re j:n Europa l'oast dii pace di ,cui parla Saragat. E' un intervento diretto e concreto quello che occor– re. Di fronte all'altezza de1 compito sappiamo che coi sociahisti marceranno tutti i, democratici sinceri-, -in qualunque ,partito essi mHitino. Il moviment-0 fe– deraHsta ·europeo oltrepassa dunque i quadri de,i partiti tradizionaH, perchè sotto la sua handJera pos· sono ritrovarsi tuHi i delusi leali e appassionati, tutti ,coloro che non s-i rassegnano a:l'indifferenza •e che ce rcano an cora la .Joro via, A respingere le paur,e, a· orienta.re gli incerti, a scuotere gii indifferenti è ne .c essario un forte chQc psi,cOlogjco, che dia co– scj,enza agli Europei che il lorò destino non può es– sere comp-iuto che da loro stessi. Occorre ,creare una potenza .po:iti,ca capace di salvare l'Europa e la pa,ce. Grande può essere jJ contributo che a questa impre– sà può dare un partito oome il P.S.L.I. e le aff.er· rnazioni federaliste contenute nel suo Programma di azione sono già un p.rimo ,passo notevole. Ma si deve appunto tradurre il federalismo jn azione, sul piano ,politico e sul piano economico. · Le mozioni, votate a Monlreux pongono questo pro. blema e suggeriscon o le sol ullioni. I socialisti del P.S.L.I. che hanno auspica.lo, nel Ioro programma, la federazione mondiale ed e uropea non possono e non debbono fermarsi lì. Approfondiscano i,l pro– blema senza indugi, sviluppino la loro posizfone con la stessa spregiudicatezza ,con cui l'hanno _presa. Solo con la federazione eur-0pea si, potrà salvare la ,pace e iJ sociaJ,i,smo. Solo nella misura in cui il socialismo sarà con,cretamente federalista pofr.à, su– perando la sua crisi attuale, salvare. oon ~•Europa, se stesso, la sua missione di guida nella t:as_forma– zione della società umana, ,iJ suo destino d1 llberare 11'umanità·. GUGLIELMO USELLINI

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