Critica Sociale - anno XXXIX - n. 18 - 16 settembre 1947
348 CRITICA SOCIALE cosa importante; egli esamina quanto accad~ i-n_que– st'uomo, per dimostrare com_e,_alla base d o~m c:ie– cisione Ja spie«azione mater1ahsta o meccamca in– cappi...' neJJ'ani;,a, nel pensiero, n_el se1~timento_, che non sono definibili mediante espen1ment1 o leggi ma– tematiche· ci trasferiscono in un mondo cne, an·cne se è prod~tto dalla materia <:erebral_e (o ha pisog~o solo di tale materia pe·r man1festars-1, come l energia elettrica ha bisogno del corpo ~onduc~nte pur sen_za ridursi ad esso) segue tuttavia leggi sue proprie, J.eggi logiche o ~ssociative, e g:unge. a_ ri?ultati ch_e non si spiegano affatto con le cond1z10m meccani– che del movimento cerebrale (15). III. IL MATERIALISMO DIALETTICO NEL PENSIERO DI CARLO MARX E DI ENGELS Ecco la ragione per cui il Nav,il!e si ad0mbra o"ni vo'.ta che nella macchina mondial,e vede insi– n~arsi con sua attivilà specifica, il «,pensiero»,. ,Ja « coscienza », il « 1psichbmo » che egli rigetta in nome deJ monismo assoluto, com'eFà inteso dal ma– terialismo del sec. XVIII, cui egli vuol riallacciar,e queilci moderno o dialettico. Per -l'Engels (17), invece, il materialismo de-I sec. XVIII, prevaientemente meccanico,, n<!n poteva con– cepi-re il mo,ndo come processo e:vo,ut1vo, men-tre nel secolo XIX, grazie aHe innovazioni della chil,llfca or– gani ca, della teoria ,e·nergetica e della dottrina dar– winiana, si poterono concepire i risultati della scien– na nat'urale « dialetticamente, cioè ne] loro nesso», per giungere ad una v,era conoscenza sistema·lica (18). Questo ,concetto di. « dialettica » era dall'Engels tratto dall'hege!ismo. con la differenza che il proce– dimento di accrescimento, mediante la negazione (Aufhebung), la quale dalla tesi giungeva, attraverso l'antitesi ,alfa sintesi, era portato dal campo d-ell'Idea al mondo delle •cose (19). « Noi (Marx ed Engels) tornammo a concepire l'idea rappresentata nel no– stro capo, materialisticamente, come la imagine delle– cose reali, invece di considerare le cose reali come imagini di questo o quel grado dell'Idea assoluta. Con ciò la dia!,ettica si riduceva aaa scienza deLle leggi generali del mov·imento, tanto del· mondo esterno come del pensiero umano » (20). Ecco il ca– povolgimento della dialettica del conoeHo in dialet– tica delle éose. Identiche le osservazioni esposte ,neH' Antidiih– ring., ove, mentPe si afferma anche che il mat-edali– smo moderno, contro Ja concezione metafisica. v-ede iI mondo dinamicamente J non sfalicamente, pet– chè « la 'materia senza il mo'to è inconcepibHe, come il moto lo e senza la materia», elementi ambedue « increati ed i,ndistruttibili » (21); in un punto si legge che questi « procedimenti » naturali sono « la prova» del « pensare diaietticamente » (2~}. Il termine « dialettico » ,quindi, bene inteso·, ap– parti-ene più alla scienza che alla natura, cioè al- 1'« attivo pensiero», il ·quale, operando « mediante concetti », deve ordinare la conoscenza dei contra– sti naturali, secondo la « concezione dialettica» (23). Dovr-emmo aLora conclùdere col Mondolfo (24) che il cosiddetto « materialismo dialettico » è la « fpr– ma » (kant iana) « entro 1a quale so:tanto può la ma– teria de.JJ 'esperienza diventare inte!lii.gibile ». Ed è l'in 'terpretazione più gius-ta di quel « sideros– silo » o concetto contraddittorio che si vuol deno– minare « materialismo dialettico», perchè le cose di per sè si susseguono e noi possiamo intender-ne la sequ_enza sotto il rapporto causa:e_ sotto J'apparenza della lotta eraclitea, della legge dei contrari, o sotto (.15) Op. •cit., voi. II, ,p. 534. (16) Op. cii., p. 113. (17) L. Feu1·bach, Roma, ed. llfongi,ni, 1902, p. 1!6. (18) Ibid., p. 28. (19) 111ARx: Il Capitale, 111ilano, ed. «Avanti», 1915, p. XVIII. (20) ENGBLS: Op. dt., p. 27. 111ARX: Il Capitale, ed. < A). vanti. », 191.5,. p. XVIII. (21) Antidiiltring, ed. 111ongini, 1911, ,p. 4.9 e segg. (22) Ibid., p. 18. (23) Ib d., p. 11. (24) Il materia,lism,o storico,' Genova, Formigglrii, 1912, p. 61. BibliotecaGino Bianco quella della trasformazione darwiniana; ma, di per se stesse, le c0se non si pongono i·n rapp orto dia– le'ltico, cioè con quelia reazione de,l'etfetto su.la cau– sa (antitesi verso la tesi), che è propria del proc esso dialettico, il qua,e non sarebbe ta1e se non vi fosse questo, sia pur incosciente, rapporto fra (dià) due cose. L'a.bero pos·siamo metaforicamente chiamarlo « antitesi » in confronto al seme denominato « tesi > ,ed al frutto inteso come «sintesi»; ma tutto ciò è verbalismo e non è riducibile al.a « negazione deHa negazione » se non per forzata analogia. V'è un sem– ,plice succedersi di fatti· che, come pura materia, sar-ebbero inespli_cabili, mentre come materia unita ad un quid diverso. a noi ignoto nella sua natura, chiamato vagamente e'nergia, sono da noi compresi sotto il generico nesso causale. L'Enge.s s'appoggia alla chimica .ed al,Ja,fis.ica per dimostrare che nel'ia dia1ettica molecolare v'è un contmuo na·turale pas· saggio dalla quanliià alla qualità (25) per salti. Intan– to possiamo o·sservare che anche gui, parlare d'i « dfa,lettica » è usare una pura metafora, perchè sia· mo in presenza o di un rapporto causa.e, o di un rapporto osmotico, in cui è un po' sforzato vedere « tesi» ed «antitesi»; e poi parlare di «salti» e di passaggio da quantità a qua.t,ità, è dare per risolto ciò çhe si vuol r-isolvere. Come e perchè tale « sal– to »? D'onde il « n\iovo » che « salta» fuorù. dal rap· porto causale? E come s,piegare · i,l passaggio da1l',i– norganico al1'organico e dal mondo biochim.ico al! biopsicologico? . D'altronde, perchè, anche .di fton'(e a questi fe– nomeni chimici, vog1iaino rinchiuderci nel materia– lismo, se oggi la scienza ,chiama l'atomo addirittura Nu,lpunkt e non può più ra,ppresentarlo come massa democritea, ma. vistolo sfumare nei « fotoni », deve, col Poincaré, dke che « J'Ùne des découvertes !es ,p,us étonnantes ... c'est que la· matière n'existe pas > 'I (26). Esistono « •rapporti »; che solo lo spirito può espriiner,e, ,interpre-tar,e, sia pure in una concezio– ne monistico-dinamica, la quale, coi suoi calcoli ma– tematici, ci dà un'idea relativa del mondo naturale, ma contemporaneamente, dimostrando la congruen– za del processo fisi,co con queblo raziona,e, deve imbarazzare il materialista, per ,cui la « materia> è il prius increato ed unico. Se ,poi noi dovessimo vedere ne•l « frutto » la sin– tesi di seme· ed albero. sapemmo costretti a vedere in questo processo un' Auf hebun,q, un processo, lin– concepibile nell'indiffer,ente mondo delle cose, ed a:lora dovremmo tornare alla concezione teleologica e dire con Aristotele che il seme non è per sè, ma in vista del frutto, pokhè tutto esiste per il suo fine. Se inoltre si -0s·s,ervasse che la ment e umana può -rappresentarsi dialetticamente la vi.la della natm,a, perchè essa stessa è figlia della natu ra, n0n per questo si restereb"be fedeli a'! inat,eria1ismo, perchè, a:ppena comparsa questa « energia » sui generis, che « è » e sa di essere (a differenza di tutte le altre), lutto l'ap,paratp materialistico deve essere riveduto. Si potrebbe· trovare un altro esempio «« dialettico > nel'la foresta, ove lo sviluppo di ogni a,bero è un effetto de,la sua lotta per la 1luce, in contrasto con gli altri alberi; ma anche qui U complesso ,concetto ,di causa· -eflìdente (che risulta dal contributo di ele– menti diversi tutti concorrenti ad uno stesso effetto) può bastarci. senza osservare che col contingentismo dovremmo ritenere la causa· insuflìciente a spi,egare tutto l'effetto nella sua variabi•le novità. Troppo spesso e con troppa sicurezza, dunqu e, il ma te-rialismo vuole· che si stia contenti ai s1 ,1.oi mo.lo semplici, « quia » offertici come spiegazion e degli e nigmi defPuniverso. Il meccanismo è ,insepa– rabile dal determinismo, dice il Naville. ma il deter– min,ismo da un lato suppone il moto, che non è spie– gato, e dall'altro lato esclude i « sa,ti », che costitui- scono la base della dialettica. ' La· difficoltà è tanta che alcuni. sono ricorsi al concetto di « automovimento », il quale, oltre a non risolvere 1a questione posta, attribuisce alla materia quella vHa che più- logicamente fu considerata di– stinta. attribuisce all'inerte la potenza creativa di Dio. Ma- i.~.Naville non s'a,ccontenta e domanda e.osa (25) Antidiihring. ,p. 86. (26) Scienco et hypothtse, Pa,ris, 1925, p .. 282.
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