Critica Sociale - anno XXXIX - n. 18 - 16 settembre 1947
CRITICA SOCIALE 347 minore obiettività, dai teorici successiv,i•, a seconda de 1 loro temperamento. Il più parziale fu il Kautsky, pel quale (3) J'-idea,lismo, come, espressione della bo·r– ghesia, è senz'aitro reazionario. men1re il materia– lismo, espressione del pensiero della classe proleta– ria. 'è rivoluzionar,i,o. Può la borghesia, per sua dife– sa, camuffarsi da materia 1ista, o, mediante infiltra– zioni neLle fii.e socialiste, cercar di attenuare H ma· terial1smo con ritorni o ·ritocchi idealistki; ma « so– lo dal punto di vista proletario (è) possibile tradur· re i concetti sullo sviluppo sociale in ,linguaggio ma– terì,alistico, cioè r1conoscere oggi una evoluzione so– ciale attuantesi secondo legg,i naturalmente necessa– rie» (4). La cosa tuttavia non era così pacifica come pa– reva, giacchè la corrente, neokantiana in seno al mo– vimento socialista ebbe in Europa grande svii.luppo, non ostante l'accusa di borghesismo (5); e lo stesso Mehring riconobbe l'etica kantiana non del tut– to inconci 1 liabi;e con le premesse socialiste. Nella ri~ vista Neue Zeit del 1900 la polemica si dilungò fino a che il Bernstein riassuns•e il dibattito in una con– ferenza tenuta a BerHno nel « Sozialwissens,chaftli- -cher Studentenverei,n » sul tema « Come è possibile un so,cial'ismo scie,1z,tifico? ». La discussione che ne seguì, e a cui parteci,parono tutti i massimi· teorici del .socialismo, mostrò come non fosse unanime la concezione rigidamente monistica del materialtlsmo storico, ma fosse invece molto diffusa l'interpreta– zione umanistica. Léni,n, proponendosi di compiere una -revisione fi– losofica in nome del materialismo dia 1ett,i,co (e per un fine ,pratico esulante dal campo scientifico),, i:io~ ha più gli scrupoli, da cui eran traHenuti gli stud1os1 tedeschi: egli affronta i prob!emi teorici con sor– prendente disinvoltura, _svolge le sue ~r~omenta:om– ni con elementarismo d1lettantesco e si llen lontano dalla fatica di confutare_ in sede dottr,inaria, i filo– sofi non materialisti, sbrigandosi di essi col sem– plke preteslo polHico: son tutti sacerdoti della rea- zione! . . Ei:}11di,ede così il tono a!la po 1emica comumsta, la quale è scesa ai livello primitivo dà! quella apolo– getica, che, tutto risolvendo neJl'Evan_gelo o. n_el _Co: rano s,comunica, espurga, o abbruc1a tutll 1 !1br1 diss;nzienti credendo di aver in tal. modo ben la– vorato per Ìa pura dottrina. D'allora si giurò sul ma: terialismo dia/lettico e .si vietò ogni contatto con ogm pensatore non conformista, ~ viitan_do» _da chi non voglia passare c01~e contro~rivoluz1onano. _ . Recentemente Pi-erre Naville, pur esse·ndo d1 11gen– t-e studioso murnito di- larga preparazio 1 ne bibliografi– ca e metodologica, ha .seguito l'esempio ~ei\ Maestro ed ha scritto un libro interessante ed orig1nale per i r,iferimenti ed i raffronti (6), ma spesso non con_– vincente ed anzi ur-tante' per il troppo frequente ri– corso al sofisma politico. Il. MATERIALISMO E DIALETT1CA 11 Naville ~itie·ne che le tesi essenziali de). m~– teria,lismo dialettico ·non siano •tramontate, ma anzi, se bene interpretate, sia~o ancor oggi « !es, seuls enseignements » che possiamo ,proporre .« ali _atten– zione della gioventù» e che possano servire di base al nostro mov,imento politico. E' il cas!)· <;livede:e se possiamo intend-e·rci su ques-to « 11?-at~riahs~o, dial~t– tico » e se .!'aggettivo non comp!Ich1, anz1che ch1a- rirlo, ,i] sostantivo. . . II materialismo genmno, per_ 11 Lange, sarebbe quella dottrina .che afferma la esistenza _sc_>lo dei cor– pi materiali (privi <;li~ensier_o)_ ~oventlSl _nello sp~– :oio per forza propria, msens1~1h, ma fonti della ,vi– ta sensi-t,iva (7). Altrove (8) 1_1. Lange vuo~ :7edere « uno dei criterii indispensab1 1 1 del matenaù1smo_» nel principoio che conside·ra « la forza e Il!, m_atena come inseparabili », mentre non appare gmsllficata (3) « Elhik >, Stuttgart, 1906. (4) Op. cit, p. 77. (5) Ved : K. VonLAENDER: Kant und Marx, ~~e~, 1926. (6) Psychologie, marxisme, malérialisme: Pai:is, Riv1ère, 1946. (7) « Storia del l,fate,rialismo », trad. 1t. Md-ano. 1932, voi. I, p. 433. (8) Op. cii., voi. Il, p. 97, Bi.blio eca Gino Bianco la riduzione sotto una stessa definizione ·d'un ogget– to _per sua natura__passivo (materia) e d'un elemento attivo (forza), che esula da1 puro campo della ma– teria (9). Intanto una dottrina che parte dalla « mat.eria >, parte da un postulato non materiale, non da una «cosa». ma da un concetto; perchè «la» materia non esiste come tale. esistendo so 1 o i « corpi », sì che, se·condo le giuste osservazioni di A. La:ande (10) si dovrebbe parlare di « corporalismo », se si Volesse essere precisi. Risalendo, per astrazione, alla « ma– teria», o si giunge ai eone-etti di « estensione pura> (Cal't-esio) ,e di «non-essere» (Hegel), o si deve ri– correre, sotto un aspetto o un altro, ali'« -esser-e-po– tenza » (Aristotele), ne,'.a cui definizione non è am~ missibi 1e la nota d,i «forza» ò di «attività» o di « moto », se non per sintesi e supponendo aAra ori– gine ,esteriore di questa nuova nota, che Aristotele, come sappiamo, riconduce appunto all',influenza del– la forma ». In tutti i cas;, non ci si può sbrigare con una soluzione aforistica, perchè entriamo in una polemica che racchiude ... tutta la filosofia! Il Lange ha rilevato questa fondamenta.I-e difficol– tà, mostrando le incongruenze cui va incontro il ma– terialismo, quando si cred-e saìdo, ancorandosi al pri,ncipio della « conservazione della forza» (11). La materia è l'ignoto; essa, di per sè, è inerte, men– tre la forza è i) noto, è ciò che ci .risulta dahl'espe– •rienza sensibile. Partendo dal mutamento e, quindi, dalla supposizione d'una forza, solo per astrazione giungiamo a1 « concetto » di un quid ipermanente, satlostanle ai mutamenti; e possiamo pur bearo, de 1- la parola «materia», ma, in fondo, cadiamo nel concetto quanto mai as>tratto e discusso di_...« sostan– za » ! !N'è vale la diifesa di chi dice che la « ma– teria» è,« i] palpabile>, pe-rchè si suscita l'idea di nna forza di resistenza, si complica il problema con la se,ns<azione ed il giro ricomincia. Spie<>are la vita universa,Je col solo principio offer– toci d;,! materialismo, o è smarri-rsi in un assurdo sterile -per g:i stessi materialisti, perchè con l'inerte non si spiega la vita; o è commettere un grossolano arbitrio ed un sofisma di falsa premessa, perchè sup– pone i1 dinamismo neJ pas~iyo è già sfuggire alle difficoltà,, è risolvere surrettiziamente nella premes– sa quel principfo che si vuo-1 confutare. Pokbè il materia,lismo, che ba ragione nel suo in– tento di vole·r .scartare dal m-etodo fi.osofico le astra– zioni, il meraviglioso ,il miracolismo. cade !1~11',er– rore quando vuole oltrepassare la s_fe_r~emp1nca _e crede di potere, con -la sola meccamNla, spiegare 11 passaggio dalle cose allo spirito, riducendo a... rn_a– teria ciò che dimostra comportamento suo proprio. Il fine primo era di ridurre lo spiritualismo al sensibHe· il fin.e polemico era ed è quello di libe– ,rar J'u01~0 da ogni superstizione religoiosa; ma s-~ nel primo caso, aippena si incontra la sensazione, c1 si trova snbito d·innanzi ad un fenomeno che la leg– "-e meccanica non può spi.egare; nel secondo caso ~i si trova di fronte- ad « ignombimus », che saran– no eterno stimolo alla fantasia religiosa delì'uomo. Anche quando fosse dimostrato chiaramente che il « p-ensie,ro » è puro eff.etto, del mov•:mento _cere– brale (ciò che è difficile, e çomunque u_isuffi~1~nte), resterebbe il problema- de!L'influenza dei fatll mtel- 1-ettuald sui fatti fisici, che sconvo'.gerebbe la mec– c:mica universale; ,e saremmo da cap?, Nel'.a lol'~ fra corpo e spirito (dice molto bene 11 Lange)t cb1 conclude a tutto suo vantaggio è lo spirito (12). Si studino ,i, movimenti fisiologici, si spieghi mec– tcanicamente l'uomo intero, con tutte le manifestazio– ni del,la sua attività intellettuale; tutto ciò che av– ve·rrà nel cervello sarà pressio-ne -e movi_mento. ma di qui allo spirito, o anche solo alla s-ensazione co– sciente, il cammino resta tanto lungo quanto ~a)la m::iteria allo spirito. Anzi qui avvertiamo il !Jmlte della nostra conoscenza (13). II Lànae (14) espone .il famoso esempio d'un uo– mo che Mcev-e un telegramma e deve decidere d'una (9) JANET: Le matérialisme contemporain., chap. IV. (10) 'Vocabulaire, Parigi, 1928, voi. I, p. 444. (11) Op. cit. voi. II, pp. 231 e segg, (12) Op, cit., voi. Il, p. 455. (13) Op. cit., voi. II, pp·, 121, 456. (14) Op. cit,, voi. Il, p, 385.
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