Critica Sociale - anno XXXIX - n. 18 - 16 settembre 1947

CRITICA SOCIALE l45 Croce va trattando non vengono da ·lùi toccati che per essere sc11-valcati con una disinvoltura sconcer– tante. Ecco perchè noi giovani, che abbi-amo tutti in un modo o ne;l'aHro incontra-lo •Cro,ce lungo la nostra strada - e non pòtevamo non incontrarlo-, ci siam trovati tutti nella ne-cessità di fare i conti due volte con lui. Una prima, per accettar,o come l'araldo del– la -libertà; e grande è il tributo di riconoscenza che ognuno deve a co;ui il qua:e, quando più cupa era la notte e noi stessi, delia generaz-ione del littorio, l'ave– vamo nel cuore e non lo sapevamo, ripeteva imper– territo il suo messaggio, costringendo anche noi, che pur eravan;10 un poco sordi, a udir quelia voce. Non solo, ma a quella voce avvicinandod, abbiamo impa• rato a s mantellare mille confusioni, a sospettare di ciò che è miti.co e non giustificato ai lumi della ra– gione, ad interpretare la storia come vicenda di spi– riti e di uomini prima che di cose e di istituzioni, a rivedere certe tradizioni e cerli canoni atavici di ,cui il nostro paese è troppo, saturo. . . Ma una seconda volta ci siamo trovati a dover fare i ,conti con lui, e questa vo:ta per liberarcene. C'è voluto, certo, uno sforzo non lieve l)er-svincolarci dal– la catena della suggestione sua e del suo sistema, un sistema che rpÒrta il peso di una eccessiva .perfezione e •Che è utile più a criticare e ad ·inquadrare il pas– sato che ad aiutarci nell'agire attuale. Un sistema nel quale innumeri bisogni del nostro spirito non trova– no circolazione, alla cui mancanza non possono sup– plire le arguzie mordenti del Maestro, che ci viene ad ammonire che quei bisogni non son degni di con– siderazione perchè non son problemi (il comodo cri– terio di chiamar " pseudoproblema » tutto ciò che non -entra nel-la sua problematica non toglie la reaHà di quei motivi e di quelle istanze, allo stesso modo che il ragi.onamento di Don Ferrante non toglieva 'realtà alla peste), per.chè in noi quei bisogni urgono ugualmente e chiedono sistemazione e chiarifica-– zione. L'Anticristo che è in Croce sta in ciò, che il suo criterio di interpretazione dei fatti storici si è (mi si .perdoni il termine) <i: .cinesizzato >, cioè si è cri– stallizzato alla stessa maniera del1a civiltà cinese che per un tempo indefinito ha ripetuto se stessa, .incu– rante delle esigenze novelle -che la vita avanzava, fi– no a crollare come un mucchio di polvere sotto la pressione di un dito. Il sipario· che è calato sul fascismo è calato anche suHa funzione attiva del pensiero di Croce, pensiero il quale, con la morte dell'avversario, si è trasferì-lo nella pace eterna della cultura passata. Già. il periodo badogliano vide rispuntar fuori un Croce anacronistico, quel Croce che ,considera pura– mente e semplicemente decadentismo e perciò, per lui, materia di, condanna, non di critica e di riela– bo-razione, tuNa fa cu.tura -europea degli ultimi ses• sant'anni, crocianesimo a parte. Grande era in noi giovani, lungo i 45 giorni, l'ansia - ed è ben com– prensibile il perchè - con cui attendemmo la sua parola sui fatli del luglio, iJ. suo autorevole parere su– gli orientamenti della nuova situazione.· Comparve finalmente, su un foglio romano, un suo arti-ca· o che diiceva che il fascismo era sfato pur utile, ,perchè ci ' aveva indotti ad essere maggiormente pensosi sul problema della libertà, e più vigilanti affinchè questo sommo bene non si tornas·se a smarrire. Tutto qui. La preo.ccupazione del filosofo era di inquadrare anche il fascismo nel proprio sistema - dove tutto ciò che è storia è per ciò s·lesso giustifi– cato, e quindi utile - e di chiudere in. fretta la pa– rentesi per riprendere indisturbato la vecchia can– zone. Non così parlava Croce del socialismo quarant'anni or sono, e doè nell'aprile del 1907, qua_ndo, ~ecen– sendo Sorel aveva parole di profonda simpatia per •il proletaria'to che muoveva i primi passi nel campo della storia. Che cosa è accaduto, da allora, che pos– sa giustificare il ve?ir .~eno_ dell'~ntica simp~tia c~o– .ciana, e il severo gmd1z10 d1 oggi? Davvero ~I so_cia– lismo ha perduto l'umano affetto pe~ le sorti d~1 la– voratori, sostituendolo con un cupo bisogno d1 distru– zione e d-i odio? . · . Abbiamo qui un esempio· tipico del modo con cui Croce si libera di certi fatti che, non entrando nella BibliotecaGino Bianco sua conformazione mentale, gli riescono fastidiosi. E se ne U.bera con giudizi che, pur essendo letteral– mente esatti, son troppo sbrigativi e monchi e quin– di, aLa fine, profondamente ingiusti. E' vero infatti che dal socialismo è derivata quella particolare deviazione che, isp·irandosi incantata ai meto-di della rivoluzione russa, di quei metodi ha fatto un .canone valido per la lotta proletaria di -lutti i paesi del mondo. Quella deviaz:one giusti.fica ap– pieno la dura condanna di Croce (ci sarebbe però da d·ire che un vecchio simpatklzante di Sorel non è la persona .più qualificata a scandalizzarsi del rin– crudirsi dei termini della .Jotta che quelJ a deviazio– ne comporta. e del suo lasciar ,cadere quei sentimen– ti di umanità, di affetto e di paternalismo verso i di-seredati, che tanto fastidio davano al teorizzatore della violenza). Ma è anche vero che d'altro canto, e proprio per reazione a quell'atteggiamento, è nato un socialismo che - appunto perchè è più aperto a ri– conoscere quelle esigen ze spir.it uali che suno nell'in– tima natura nostra - prende.il nome di« umanist:– co », e di quell'affetto gen eroso delle origini verso g)i umili è geioso custode: un socialismo che si batte -sempr.e più coraggiosamente per .purifi.care il proprio fondo ideologico dal vecchio miraggio della vioienza e della distruzione, e per liberare gli individui dal'la servitù e dalla nuHificazione loro nel Partito e neJ!o S-tato. 1 Questa scissione netta tra il socialismo « umani– stico» o « democratico» e quello di cui par:a Croce è un fatto scontato da anni in -tutt'Europa, Solo Cro– . ce non lo vede, e ,continua a condannare il socialismo sulla base di atteggiamenti che ·i1 vero socialismo de– mocratico ripudia come non socialisti. Non dunque quello ·che dice Croce è accaduto, ma un'altra .cosa. E' accaduto che Croce, nel frattempo, veniva definendo .iJ suo .pensiero e lo ,puntualizzava nel mito della libertà individuale tout court, altret• tanto astratto, come mito, quanto quello che attribui– ~ce ogni potenza e ogni realtà allo Stato regolatore. Da quel momento Croce ha sconfessato come un pec– cato giovanile le sue antiche simpatie per il sociali– smo, .perchè la pretesa di ,costruire una società che sot– traesse all'arbitrio individuale certe attività d'inte– resse sociale non rientrava nel suo nuovo" e definitivo scpema individualistico. . E da quel momento a.Jl'Anticristo che è nel pro– fondo del suo animo è spuntata una nuova testa, quella che ha paura del rosso. Di qualunque sfuma– tura e di qualunque stoffa. Egli_ una volta sottile ma• neggiatore del bi-sturi deI:a distinzione, davanti al rosso non distingue più nuJ!a e dice soitanto: « Va in– dietro, Satana, chè minacci .].'individuo della mia fi– 'losofi.a ».' Noi pensiamo ,che Croce, quand'anche aprisse gli occhi e vedesse ·che accanto al socia"ismo di cui egli parla c'è quell'altro di cui abbi.amo discorso noi, non muterebbe il suo atteggiamento. E' per pigrizia e per comodi,tà di giudizio che Croce si serve deJ!e .carat– teristi-che del socialismo totalitario per involgere in una spiccia condanna anche iJ nostro socialismo, che quei difetti non ha; ma anche senza quei difetti il no– stro sociali-smo non gli sarebbe meno sgradito. Noi parliamo di .classi, di _masse, di. ceti sociali, ne stu– diamo le leggi di sviluppo e i bisogni, e queste voci suonano eretiche al suo orecchio. Classi e ceti sono .vuote astrazioni per chi vede concreto solo l'indivi– duo, e la cultura che tratta delle classi e dei ceti .pog– gia, secondo lui, su di una falsa p roblemati.ca. Questo -in teoria. In pratica la c ondanna di Croce è sorretta da una _profonda ragione sentimentale: il, socialismo, di qualunque specie, disturba l'individuo ohe la sua filosofi-a ha teorizzato, ed è .!'-individuo borghese della lontana giovinezza di Croce, un indi– viduo - quello sì - che poteva vivere tranquilla- · mente lontano da questi problemi e che, sopraffatto da due guerre mondial-i, sopravvive so:tanto nella nostalgia del filosofo napoletano. C'è qualcosa di commovente negli accenti di que– st'uomo che ci parla nostalgicamente della libertà, e neìlo stesso tempo di immensamente· ingen_u?. N?n le masse per sordità, ma le cose per necessita chie– dono queli'organizzazione sociale più comp:ess~. ch_e per i ~i~erali italiani ~ anche a!1tilib~ra'.e ~ ~nt11pd 1 1- vidualista. Non Ja cattiva volonta deg]l uomm1 o 1An– ticristo vogliono che siano riveduti i confini deJl'or-

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