Critica Sociale - anno XXXIX - n. 18 - 16 settembre 1947
340 CRITICA SOCIALE dai general'i d'i Tito v-erso lo Stato Libero di Trieste). Errore ,capitale della dip''.omazia a!Jeata è stata •la creazione di questo Stato Libero - tuttora mancan– te per ,Je note divergenze tra i Big, di un Governa· to~e - che possiamo ~onsiderar~ la seco~d~ sciagu– ratissima Danzica del trentenmo: esso e 11 fu.ero malfermo di un ,equilibrio che minaccia ad .ogni i· stante di franare. .,.. Dall'affannoso intrecoC'iarsi, del•le domande e delle ·risposte, mutevoli come le situazioni che J.egenerano, nasce la nostra presente inquietudine. Se in tali dif– ficoltà è possibLe tracciare una di.rettiva contingente, essa non ipuò essere che questa: tener ò'occhio i mi· litari, di casa nostra e di fuor'i, e neutralizzare a tem– p·o, per quanto possibile, ogni velleità. Bisogna af· frontare ,con infrangibile ca•lma la guerra dei nervi, che è in pieno svolgimento su scala mondiale (la ra– tifica sovietica non è, in ultima ana,Jisi, che un epi– sodio di questa lotta, e una nuova drammatica fase della crisi si è aperta dopo l'attimo di diste•nsione e di sorpresa da essa provocato). E' questa l'unica ,pro- va d'i forza in cui, agli uomini trasC'inati dagli avve· nimenti, coscienti o no del'a foro disperata situazione, sia oggi concesso di cimentarsi. Il ·trattato della pa,ce italiana può essere consegnato agli archivi de,J,Ja storia, tra quei documenti curiosi attorno ai quali si accese tanto fervore di dis,cussioni e di polemiche, e che, soLeyati da un'ondata di con– ve,rgenti interessi internazionali al culmine di un pe· riodo storico- per suggellare i destini di, una nazione, un istante d01po sono travolti da successive ondate e ciò che pareva intollerabile atto d'ingiustizia ~ condizione immuta-bile per i1 cammino futuro di un po.polo - fidando ,gli uomini cui toccò rediigerlo e apporvi la propria, firma nella sua legittimità storka ,e forza giuridica - rivela la propria caducità l'a propria natura inconsistente, a'ndando a•lla de;iva tra gli a,ltri rottami grandi e piccoli che, affiorando con vi-olenza alla superficie dagli abissi della socie• tà, rom~ono il ,pacifko equilibrio delle cose umane nelle €JJ)oche di transizione. Gumo CERONETTI Finanza straordinaria • • e 1mpo~ta progressiva sul p~trin1onio (,contiauaz. dal a. preiceden.t~ e· fine) !l-imedi peggiori del male Altro esempio. So~getto passivo della imposta è la per• sona fisica (art. 2); il patrimonio degli enti collettivi viene colpito solo in ~anto le persone fisiche possiedono· quote, partecipazioni, azioni di enti collettivi: allo scopo di valu• tare il valore di dette partecipazioni, quote, azioni, venne fatto obbligo agli enti collettivi di indicare il nome dei soci, i crediti di finanziamento spettanti ai soci nei oon• fronti della società e di produrre uno stato ·patrimÒniale e un inventario analitico al 28 marzo 1947. Senort'chè, per una strana omissione, le società per aziòni vennero esen• tate da qualunque obbligo del genere e così pure le •ocietà in accomandita per azioni, mentre le società a responsabilità limitata (che il decreto conosce come « società a garanzia limitata ») sono esentate d~ll'obbligo di produrre lo stato patrimoniale e l'inventario. Le lacune e le possibilità di evasion~ appaiono tante e così evidenti che i, compilatori alla lunga doveu,,ro avve• dersene e correre ai rimedi, e, come spesso accade, H rimedio fu peggiore del male. Il decreto è giustamente impostato su di un accertamento analitico; le norme per la valut3zione dei singoli cespiti rivelano la preoccupa• zfone di escludere accertamenti di carattere induttivo; senonchè tutta questa bella ·costruzione crolla all'art. 26, che improvvisamente ci fa ricadere nella confuzione e. nel– l'arbitrio: Recita il secondo co~nia di detto articolò: « quando il tenore di viia del contribuente, posto in rela e< zione con i suoi redditi conosciuti o altri elementi indi– « ziari, lasci fondatamente ritenere che il patrimonio cc accertato a suo carico in via analitica . sia inferiore a o. quello effettivamente posseduto, può procedersi ad accer– C< lamento induttivo ». Conosciamo troppo bene le abitudini dei nostri Uffici Finanziari per non esser certi che l'accertamento induttivo diverrà la regola e quello analitico l'eccezione, con gli accertamenti induttivi rivedremo le contrattazioni, ·1a cor• ruzione e quanto di peggio affligge le Finanza italiana. Tutto ciò è una diretta conseguenza del fatto · che, con incredibile insensibilità, si è voluto continuare nella prassi che tollera la falsa dichiarazione, anzi la impone, perchè non ammette l'esistenza di un contribuente onesto che dichiari effettivamente la verità. Una riprova di .quanto sopra sta in ciò, che ìl decreto in esame non solo non obbliga, come avrebbe dovuto, il contribuente a giurare la dichiarazione, ma togli~ anche alla Finanza la possibi– lità di obbligare il contribuente ad effettuare il giuramento, possibilità che pure era stata prevista non solo dal· progetto Scoccimarro, ma anche dalla l~gge 5 febbraio 1922. BibliotecaGino Biarrco li senso di malessere dal quale era pervaso il Governo ' al mon:iento di varare la legge traspare anche dalla inu• sitata procedura seguita al, riguardo. Il decreto fu pub, blicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 marzo 1947 n. 73 ed entrò quindi jn vigore il 13 aprile 194 7; ma l'art. 77 del decreto stabilisce che esso sarà presentato per la con– valida •alla Assemblea Costituente. Tale procedura sarebbe stata corretta in condizioni nor,nali, qu·ando cioè fosse esi• stita una Camera dei Deputati investita del potere legi– slativo, ma nella specie l'Assemblea Costituente non ba il potere legislativo, che spetta al Governo, eccezion fana per i trattati internazionali, e· quindi la presentazione ~el decreto per la convalida alla Assembl~a Costituente costi– tuisce Ùn pleonas'mo tanto più- singolare m quanto 1e altre numerose leggi finanziarje emanate dai diversi Gover"1i non furono affatto sottoposte alla Costituente per la ratifica. Senonchè il Governo, nel mentre esplicitamente dichiarava · di rimettersi alla Costituente per" tutte quell~ modifiche che· essa credesse di apportare al detreto, insisteva nel pretendere· che la dichiarazione fosse presentata entro il 13 luglio 194 7, prorogando poi tale termine, con poca serietà, prima al 31 luglio e poi al 3'0 settembre 194 7. · Evidentemente diverso avrebbe dovuto essere l'atteggia– mento del Governo: o assumere la pièna responsabilità della legge finanziaria e rinunciare a presentarla alla As– semblea Costituente ner la convalida, oppure, prima della emanazione del decreto, sotfoporre alla Costituente le grandi linee del decreto, chiedendo una delega esplicita, per qu.anto superflua, e poi emanare un decretò « cate• naccio » definitivo. Nella discussione avanti alla Costituènte il decreto non 1 ha avuto buona stampa· e fu attaccato sia da destra che da sinistra. In fatto, di fronte ad un provvedimento così manchevole fo critiche fanno facilmente presa: è mancata però la sola proposta che sarebbe stata opportuna, e cioè quella di rinviare il decreto all'Ufficio Legislazione per ·una completa revisione, ferma r.;-stando la data di appli• cazione. Da destra si è suggerito di prorogare l'applica• zione della imposta, e di aumentare il minimo imponibile a 20 milioni. Ora. non è dubbio che si tratta di una legge finanziaria cattiva, ma è pur d'uopo decidere fra una cat• tiva legge o la rinuncia al provvedimento. Chè l'una e l'altra proposta avanzate dai settori di destra equivalgono ad una rinuncia. Una proroga· nella applicazione della 'imposta, e cìoè uno spostamento del giorno al quale la imposta deve esser riferita, non può che diminuire sendi• bilmente o annullare del tutto, la sua già scarsa efficacia: a presci~dere dal fatto che . la imposta avvebbe dovuto· essere applicata ben prima ~•oggi· e che un ulteriore ritardo
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=