Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947
CRITICA SOCIALE 273 Antiretorica Nal doimbiio de!nla Iidarica. . Av~vo lett<? col ~o_nsu~to dispetto - e spiego su· Qlto 11perche del mio dispetto - l'articolo (per al– tro verso ottimo) di Michele Saponaro « Stati Uniti d'Europa» comparso su L'Uman,ttà del 4 Giugno, q?ando,. 3: confortare iJ mio ~Pi1:ito, è comparso su L Umamitì. del g10rno dopo l'mv1to di Ugo Mandol– fo: « ... occo rre che o rmai deilla proposta oltrechè– l'ispi:razione ideologi.ca ed umanitaria, sian~ fatti co– noscere i termini conc reti con cui si intende di at– tuarla ». Ecco il buon senso. Bisogna avere i1l coraggio di dire che l'l dea Eu~o·– pea fa ,parte di' quel gr;uippo di, temi che ha,nno dalla nascita un cattivo destino: quello di essere il caval'lo di battaglia di tutte le orazioni, ma di non esser mai presi come criterio ispiratore per la soluzione di uno solo dei tanti problemi .._concreti che tormentano quelJa disgraziata ,parte di umanità che vive suUa crosta del vecchio continente. Gli S. U. -d'Europa sono là, in un cantuccio del· programma che s'incol– la ai muri, e questo perchè sta sempre bene, dopo una guerra, parlare di superamento dello spirito na– zionalistico. Ma il fare è un'a11ra cosa, è una .cosa seria - sembra che dkano g,li uomini poli-tièi<,che operano sùlla scena· europea - e, noi non possiamo perder~ il tempo correndo dietro alle farfalle. Se l'Idea Europea non è ne!le intenzioni dei poli· tici ,che pur di.cono -di propugnarla - pulgus vult decipi, ergo decipiatur/ -, dove· alberga dunque? e di ,che cosa vive? Alberga in qua.Jche rivista di so– litari, in mo'lti «brillanti» --arlico!i di fondo. Alber– ga, ogni tanto, lungo le rive del Lago di Ginevra, do– ve ancora nel settembre dello scorso anno si raccol– sero a congresso i « ,chi°erici ». •In q'uàlie se,de? Ma, na– tura1mente, nel bianco edHicio .che fu ,della Soci.età delle Nazioni; popo!Jato di ombre, le ombre di tutte le illusioni perdute dagli uomini che nell'altro dopo guerra diedero ingenuo .credito a quell'altro tentativo federalista. Un cimitero di Hlusioni europe,e come culla di una nuova illusione europea. E che cosa dissero nelle loro « Rencòn1res inter– nationales » di Ginevra 'questi « ·chierici » melanco– nici e nostalgici? La proposta più ... « concrèta » fu· quella di JuJien Benda, il quale disse che àndava ini– ziata .una campagnà per una lingua europea che, ov– viamente, per Benda devé essere quella francese. Non s'accorse nemmeno il Benda. il quale a furia di preoc– cuparsi di restar fuori dalla mischia per non tradire 'la sua missione di « chierico » ha finito per appol– laiarsi su di una nuvola, non s'accorse che 'la picco– la Svizzera che lo ospitava in quel momento· era lì, a d•imostrargli che una federazione di popoli può es– sere sa1da anch,e se '.e lingue sono più di una, Ecco la ragione per cui ho parlalo ·di dispetto, al– l'inizio dell'articolo .. Perchè ormai sappiamo tutto, sappiamo troppo sull'Idea Europea, sulla sua esten– s·one ideale e geografica, sulla sua profondità stòri– éa, su coloro ,che in tempi antkhi e recenti la propu– gnarono, sui benefici ,che la sua realizzazione com– porterebbe, sugli qstacoli _che a questa realizza~ione si oppongono. Forse, J'umc;i cosa che non abbiamo ancora lmparato abbastanza .chiaramente è questa: che tra gl,i ostacoli alla ,realizzazione dell'Iid~a del– l'Europa c'è anche, in primo piano, questo d1s_sei:ta: re ozioso attorno al tema europeo da parte dei flgh di una .cultura ammalata, che, quando affronta un problema, lo hizantineggi<a e .1o complica fino a. co– stringerlo a diventare ins·olubile. Due sono le manJ·ere di non iPOrre 'rimedio ai pericol,i che la dttà co_rre quand'è asseid1ata dai Turchi: 1'una, quena classa,ca, è di dissertare attorno al sesso degli angeli, l'altra, tipicamente moderna, è quella di diss ertare attorno allo stesso assedio invece di correre al.le armi. Biblioteca Gino Bianco I ,oolpeua,N deilll'inazione e ddla reisisten.za: i ceti di– riigenti. Gli Stati Uniti d'Europa non sorgeranno a tavoli– no, q.ue5to è certo, perchè nessuna costruzione sto– rica, che non fosse un effimero .castello destinato a crollare subi1o, si è mai edificata in questa guisa. E nemmeno si faranno, come taluno opina, in seguito ad ·una ,esp'losione di « volontà unitaria» da parte dei p~poli del vecchio continente, il giorno in cui la maggioranza della gente avesse acquisito .Ja.coscien– za dell'utilità di siffatta .costruzione, perchè è ormai da tempo che tale coscienza - più o meno chi:ara– men1e - è stata acquisita, ed io penso che, se si fa– cesse un referendum europeo così formulato: « Vo·- 1,et,egli S. U. d'Europa?», l'esito sarebbe positivo a stragrande magigoranza, Con tutto ciò l'esplosione di questa volontà unitaria non si è mai ·avuta. nè, ,più modestamente, j popoli hanno mai fatto prèssioné sui loro rapp-resentanti afflnchè, nei parlamenti dei diversi Stati, si decidessero ad impostare 'la questio– ne. Evidentemente « questo matrimonio non s'ha da fare », come dicevano i brav'i a Don Abbondio: e nel nostro caso. i bra'vi sono gli egoismi particolari che vivono abbarbicati alle compagini statali, ,e che dal superamento degli Stati nazionali temono - non in– giustifica-tamente - :la fine dei 'loro p,ri,vilegi. La colpa della mancata realizzazione dell'aspira- . zione unitaria -europea va equamente divisa tra tutta la classe dirigente deJ. .continente, ed in ,concreto tra le sue due componenti, che da circa un secolo con– tendono per. il possesso esclusivo del potere: la bor– gnesia e le nuove forze del lavoro. Oziosamente noi socialisti accusiam o la bor ghesia di aver sempre più :d1ontanato la sua politi.ca da im esito europeo, con– tr,o il suo stesso interesse (e nell'intentare questo pro· ce·sso ricordiamo la Paneuropa di Briand, la Società delle Nazioni, la Carta Atlantica, l'O.N.U.: unà sto– ria di illusioni romanUche e di fallimenti clàmo– rosi), ed altrettanto oziosamente i fogli borghesi ri– torcono ,l'accusa, ricordandoçi l'agonia della S-econ· da Internazionale, il suiddio de11a Terza, l'aborto del– la Quarta (queL!a di Trotzki). La verità è che tutti e due gli ac·cusatori hanno ragione, e di c0nsegu,enza sono in colpa· tufti e due. La. trà-gedia de:ll'Euròpa sta a ppunto ~ ndò, nel non a– vere una classe diiri.gente all'altez.za dei suoi proble- . mi. La vecchia classe dirigente borg hese - la quale si sforza di .conservare il potere con tutte re sue e– nergie, e lo cede a ,poco a poco con estrema ri.Jultan– za - non è più capace di risolvere i problemi-nuovi che la realtà mette innanzi: non sa più av,e•re l'jni– ziativa e lo s.pidto .creatore dei tempi ,d'pro d elle origini, è un mondo che si trascina, che vive.di ren– dita sui privi.Iegi acquisiti. E' -innegabile che· l'econo– mia -ca-pitalfo;tica non av,rebbe che ,da guadagnare da un superamento d-e1le frontiere e non va dimenti– cato che la borghesia salì alìa ribalta della stoda lot– tando contro i vincoli 5tatali che le impedivano la libertà d'azione. Oggi invece i gruppi capitalistici dei siHgol' paesi preferiscono attaccarsi parassilariamen– tc a-l!a comoda pianta del protezionismo statale, e - le forze ,poiitiche che essi espri;nono non lottano più per adeguare fa realtà .giuridi-ca degJ,i, Stati a'll'inter-. naz·.onalismo t-::onomico dei mercati, ma bensì per mantenere un mondo economicamente diviso in com– partimenti stagni, .e per tenere nelle mani le leve di manovra dt• sistema al fine di innalzare o abbassa– re u irr'.gidi,e dazi protettivi, di ottenere assegna– zioni di materie prime o esclusive di produzione, e via d;cendo; al fine insomma di raggiunger-e, m,e– d'ante l'abile inserimento nei gangli del potere po– litico, una condl7ion.e di privil,eg,io che permetta lo·ro di realizzare quel margine di guadagno che la loro capacità 0·ganizz::.hva ne; campo puramente produt· tivo non saprebbe più crear.e. Sì dice comunemente .che il capitalismo borghe– se sia vincoiista nei rigua·rdi del commercio estero e liberista nei riguardi del mercato ·interno, ma ciò è vero soio fino ad un ce·rto punto ed in e.erti mo– menti. Gli industriali che oggi, in periodo. di vac– che magre, chiedono lo sblocco dei licenziamen_ti in nome d un principio liberistico sono quegli stessi che pochi ann1 or sono, durante la superproduzione ~i guerra, appoggiavano incondizionatam~nte 1~ J,e~– slazione che legava l'operaio alla fa],>br~ca,.g!I pro1~ biva di licenziarsi, ne impediva le ag1taz1on1. Non c'e
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