Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947

CRITICA SOCIALE sumere una posizione difensiva. Per rendersi accetto e toll-erato (e non ai soli fini elettorali) è disposto, e la storm di questi tre an,n,i insegna, ai •compromessi, a,i differimenti, alle transazioni ,d'ogni specie, agld j!,C– cantonamenti. •del programma, a!lle ritirate strategi-·· che, a far prevalere i,n ogni ,caso Ja sua iprudentis– sima: e snodatissima « tattica »; insomma, a rinuncia– re ad· espii.care sostanzialmente (e non gd.à a parole) una con.creta e realizzatrke politica di sinistra; -in senso veram-ente prop1!l!siv.o e trasformatoi:e. Poco male se, ìm,possibilitato a farlo, esso la fasciasse e– splicare da!l partito o dai partiti soçia,listi_ Ma su que– sto è intransigente. L'esigenza dii « non lasciarsi mai sorpassare· a sinistra » 1 la smania di insidiare e sa– botare ogni azion-e ed ogni inii.ziativa che muova dai socialisti, la vecchia tattica di sgretolare la compa– gine dei ,partiti sociialdsti,_ ammessi solo in quanto costituiscono una « forza: di copertura » docilmente subordi,nata, precludono questa possJ.bilità. La nostra ostil:ità, a soluzionJ tipo « blo,cchi del popolo-5>sta pro– prio in questo: ,che essi soggiogano i partiti soda:H'" sti ad un'abdica,t,iv,a fa1erzia, ,con fatale es.elusione della realizzazione di un:azione veramente socialista. C'è 'poi, ormai troppe volte constatata, la impossi– bilità di una effettiva collaborazione. Rispetto a,IJe altre forz,e il P.C. ha un peso schiacciante ·(derivante pii! da'! suo metodo_ che dall!I, S'!}asuperiori_tà IllJme– rica). Collaborar-e con esso significa subordmarsi ad esso:· prender-e le infaiatiive ,che ad esso piacci 1 ano; assumerne impu1so, tono, impronta; accettarne i ve- - ti le esclusioni, I-e paralisi, i tattici trasformismi. Il P'. C. non cede a,d aHri le leve di comando in nessun settore. Qualsiasi collaborazione di aHri è solo appa– rente tanto è •contro!.lata, spiata, vigilata: lega a sè gli i-n'dividui, pronto a buttaé,li a mare il giorno eh-e hanno la malcapitata idea di fare effettivamente .P~r proprio •conto, o .di mettersi ~n contrasto. Se_p_o1m aiuto di questi « indipendenti » collaborato:1 m_ter: viene l'apparato de!I. partito o deHe orgamzzaz1om controllate, ogni autonomia d'azione è •eli~inata. Ci sonci infine ragioni elettorali. Lasciamo stare che (ria Sicilia riprova) in blocchi elettoral,i. del _ge– nere i comunisti sanno tirare !,'acqua al foro mulmo ,coi voti preferenziali, assicurandosi _così una . rap– presentanza sempre preponderante: cosa che_ dipen– de forse più da incoercibile me•ntalità ,ch_e da un ·deliberato trru,cco. Ma c'è il ,f.a,IJto. che ,orma-1 'l'a ma1>– sa elettorale italiana s'è ·abbas'tanza scaltrita per sa– pere che cosa significano questi « blo,cchi del .'JJOpo– lo » e dove vanno a finire. E gli slogans .del g_ene_re di quel-lo « chi ,vota .per Saragat vota ,per Togliatti » fanno presa ed hanno fortuna. Si not,i. poi. •che, di fronte alle si.nistre i,ncor,porate nei « blocch-1 del po– polo», sarebbe facile alla democrazia. cris_tia-na :ip.e– tere, presentandoli come strumento ,d1abollco dei ,co– munisti, quella mobilitazione •della paura del ros,s0 che tanto ha. coutribuito alla sua inflazione eletto– rale del 2 giugnÒ. A questa politica di unità, quindi ci op,poniamo fermamente. Sotto il pretesto .dell'undtà si isola la classe lavoratrice, si forza Ja mas&a elettorale a re: fluire a destra: e, anche ottenendo un successo. si preclude alla classe lavoratri,ce di esplicare quel,J'a– zione socialista realizzatrice e costruttiva éhe essa spera,. URificazion,e dielki « p{i-C'.co-la inrtesa ». Dal capo opposto di q.ues_t~unific~zione so~to egi– da ,comun,ista; sta (inveiro pi~ potenz1a_l,e,che _m atto) quella ,che· fa perno sulla cosid~tta « p1c~o!a mtesp. >~- Non esitiamo a professare pieno scettJ~1smo al n– guar,do, ov-e si vada ,più- in là di acc?r~1 parlamen– tari o di intese momentanee per cost1tmre una base ad un governo di emergenza. Col diverso orientamento deglii azionisti, _con 1~ sfaldam-ento dei demolaburisti, quest'unificaz10ne si ridurrebbe ad una, stretta co!llaborazi.one t:a. P.S.L.I. e Partito Repubblicano. Sono due oom-pagm1_troppo d,iverse ,per mentalità, per principi, per a~10ne.. Il Partito Repubblicano non ha sa:r;mto, ·d<?PO 1 1 2 giu– gno, compiere alcuno sforzo -per 11suo r1n~o".amento ed aggiornamento. E' rimasto, conservator1stl,camen· . '-"'' IV IJIOl l\.,U '-- te, sùlle sue posizioni «storiche~- Nessun nuovo af– flato sono r.iuscitiiJ ad infondergli, i nuovi apporti ex-azionisti (Parra, La Malfa, ecc,) o ex-liberali di sinistra (Brosio, ecc.). Esso sembra esp'licarsi tutto nella sua classe dirigente parlamentare, che non bril~ la per compattezza e ,che non si muove sul nostro - terreno mentre alla « ba,se » non si manifesta nes– suna volontà •di riinnovamento e di°allargamento. Rav– vici.nare e fondere le due compagi,ni del P.S.L.I. e del P;R.I., andando oltre quelia che pùò essere una .loro contingente ma estrinseca collaborazione, sa– rebbe non •chiarire ·e semp,Jificarè la situazione, ma p_re,costitUtire ulteri.ori equivoci. Potrebbero, è vero, innestarsi in una nuova com– pagine unificata .certe personalità o certi gruppi che non hanno ancora trovato una loro sistemazione ,po– litica. Riconosci.amo che,· accanto ai « critici in pèr– manenza », agli eterpi perplessi, a coloro che rifiu– tano di inserirsi nella rea:ltà perchè questa ha_ il tor– to di non quadrare· ,nei loro sche!Thi mentali, vi sono anche uomini di prim'or,dine. Ma quale contributo positivo ,potrebbero apportare queste forze o queste personalità in una ,co mpag ine che nascerebbe senza omogeneità nè ideolog, i.ca nè pratica? Ci sembra d'a,ltronde che quest'ultimo anno abbia corroso definitivamente ·certe posizioni, le quali, pur non avendo saputo politicamerite consolidarsi subito tlo,po la liberazione, appar-ivano al'la fine deJ, 1945 an– cor valide e degne di -meritare forse miglior fortu– na (già: ma in politica il non trovar fortuna non sta a signi.flcare inefficienza della posizione assunta?). Quella posizione -di « democrazia pura », quel « par– tito della democrazia» (senza aggettiva,), que1 « quar– t6 ,partito », .di ,cui si faceva a:llora gran parlare - e che avrebbe forse accettato un ,programma econo, mica e sociale avanzato e progressista - è oggi upa prospettiva dissolta. Sono le cose stesse ,che oggi pongono l'alternativa tra mondo socialista e mondo conservatore}.· E le posizioni mediine (peggio poi .se vogliono essere mediatrièi) si liquefanno inevita– bdJmente e meritatamente. La necessità di una poli– tiea economica sulla base di un ;piano socialista; la necessil~ di far fronte ad una riacutizzata !lotta di class.e; la necessità non solo di tener testa, ad una ,controffensiva delle destre, ma di scalzarne pr, i.vi– 'leg1 posizioni-chiave. cittadelle ben guarnite, eli m i- nàn'o, proprio. per ,l'esigenza di affrontare -ciò con un'az,ione socialista, la possibilità di cooperare su di un terreno di -democrazia .politica, anche innovatri– ce ma più o men._oconfessatamente 'liberista, i-nter– cl;ssista, tollerante d~ila società attuale. · NeH'à• l1ternati.va tra ,socialismo •e democrazia poli– tica la nostra scel ta non può avere es-itazioni. Ecco per,chè riteniamo inattuale e non concretabile, a'l di là di a,ccordi particolar~ ed occasion.ali, alcuna uni– ficazione di forze che s'imposti all'asse della « pic– cola intesa». L'uT1Jifiicazion.e socialista. La nostra scissione è stata 'dominata dalla esi– genza di creare il valido strumento per l'esplica~io– ne in modo autonomo e con filJirito democratico, di' qu ella azione socialista, vita,lmente efficiente_ e, sicura di.sè, cui il P.S.I.U.P. si era fatto prerogativa di abdicare. La nostra ul~eriore permanenza-in _un partito soffoca_to ori:nai_ d~ ~n ~ppa:ato a~tocrat1co e da un settansmo mv1nc1b1Je rischiava d1 compro– metterla irreparabilmente e di farle perdere persino il modo di mani.festarsi. Ma sapevamo e sappiamo ben_iss!mo che I~ scis– sione non av-rebbe e non ha .cost1tmto u:n taglio net– to. Di fronte aVle ve,cchie e n~ove ade~ion,i (e, na– turalmente, ci hanno fatto partlc_ol_are p1_acere quelle degli operai e contadi,ni autentici assai numerose, èhecchè vada ·propalando Ja «propaganda» del P: . : s. I.), ,ponevamo come già scontato il ~enome!1o de1 molti compagni che si sarebbero messi alla f:nestr~ a guar,dare come le cose sarebbero andate,. dei. molti ,che si sarebbero ritirati in di~parte,. de!luSiJ., dei mol– tissimi che sarebbe·ro rimasti senhm_eutalmente, o cocciutamente, o per calcoli di c_onyenaeuza. Ma sap– piamo che il P. S. L.I. non cost1tmsce che u-n setto-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=