Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947

298 CRITICA SOCIALE Gnocchi Viani, era il riflesso del fatto che la Camera del Lavoro di Bologna, agli inizi dellà sua ~ita, aveva am~e~so nel suo seno la Società Generale Operaia, e quella di Pia– cenza j « Figli del Lavoro », sezione mista . del Partito Operaio, e la Generale degli operai, appendice .del . par• tito democratico radicale piacentino; e quella di Milano aveva ammesso la Società di Mutuo Soccorso tra i fale– gnami Abramo Lincoln, una associazione composta in mas– sima parte di piccoli artigiani e ispirata da ideali mazzi– niani. Tale era l'organizzazione di classe nel 1893. Ad ogni modo il Gnocchi Viani ammonì che, se si aprivano le porte a categorie speciali di .Javoratori non del tutto pro– letari, artigiani o piccolissimi proprietari agricoli, si ba– dasse, nell'organizzarli, di non alterare la fisionomia delle Camere del Lavoro. GNOCCHI VIANI E L'INDIPENDENZA DELLE CAMERE DEL LAVORO E più tardi ancora, rispondendo a Garibotti che aveva dato alle stampe un altro opuscolo dal titolo « Camere del Lavoro e Case del Popolo ll, Gnocchi Viani aggiungeva che occorreva essere guardinghi, perchè le Camere del Lavoro non si tramutassero in vere e proprie succursali dei circoli politici, fosse pure di quello socialista. Con questo egli non intendeva ergere una barriera che le separasse dal mo• vimento politico socialista, ma voleva che esse si conside– rassero quali enti e' organizzazioni costituiti dalla classe lavoratrice in confronto agli enti e organizzazioni costituiti dai ceti industriali, commerciali, bancari e dai possidenti terrieri. Non s'intendeva impedire in alcun modo che tutte le correntr di idee potessero circ·olare nel seno dene Ca– mere del Lavoro, ma bisognava tener presente clie esse sono precipuamente corpi di difesa e di protezione degli interessi della classe lavoratrice. Poichè tale concezione corporativa collimava, in certo qual modo, co_nle ,i'dee del-· la enciclica papale Rerum Novarum, per cui il nascente movimento democratico cristiano tendeva ad affermarsi ,;,,me una forza nella vita sociale, non è da meravigliarsi se nella Commissione ordinatrice della Camera del Lavoro di 'Monza figura il teologo Tagliabue in rappresentanza· della Società Cattolica di Mutuo Soccorso Operaio, in quel– la di Pavia don Anastasio Rossi, direttore del Ticino,' e in .quella di Lodi do,;_ Luigi Cazzamali. Ma, come le Ca– mere del Lavoro non dovevano. accedere al riconoscimento giuridico per non essere· avvinte •nelle spire degli organi statali, così sarebbe stata esiziale alla loro vita, alla loro indipendenza, l'infiltrazione di un partilo politico confes– sionale. L'affermazione chiara, precisa, senza sottintesi di questa idea da parte degli operai portò al ritiro delle· altre rappresentanze çattoliche nel seno delle, Commissioni delle Camere del Lavoro e, in prosieguo di tempo, alla crea– zione dei segretariati del popolo, che divennerp una sezio– ne dell'Opera dei Congressi cattolici. · Non dirò dello sviluppo di questi istituti che, per il loro carattere confessionale e la loro azione paternalistica, non possono essere annoverati fra le istituzioni sindacali dei lavoratori; ricordo, invece, che, per incrementare e oom– ple'.are la funzionalità delle Camere del Lavoro, ,Gnocchi Viani suggerì di costituire consulenze per gli infortuni sul lavoro ,e Uffici di indicazione che fossero di gwida ai po– veri nel dedalo delle numerose opere caritative e di- bene– ficenza. La Camera del Lavoro di Milano fu la prima che impiantò tali Uffici, la cui presidente fu Linda Malnati. Se gli scritti e l'eloquenza piana, facile, suadente di Gnocchi Viani ebbe la virtù· di attrarre al comitato per la erigenda Camera del Lavoro di Milano la monarchica As• sociazione Generale degli · Operai · e di disarmare .l'arci– gna Perseveranza,, la cosa mutò aspetto qùando, sotto lo specioso pretesto che le Camere del Lavoro fossero suc– cursali del Partito Socialista, qua e là vari Municipi nega– rono i già concessi sussidi o le Giunte Provinciali Am– ministrative incassarono i relativi stanziamenti. Il vento di reazione del 1898 fece poi quasi tabula rasa di tutti gli organismi di difesa dei lavoratori. Solo cinque Camere del Lavoro sopravvissero alla ciclonica e cieca furia, del potere militare. Gnocchi Viani, d'accordo coi segretari delle su– perstiti organizzazioni, portò la loro difesa di fronte ai poteri dello Stato. E la sua difesa logica, serrata, avvin– cente riuscì a sfatare paure e interessate opposizioni (4). Nel 1899, il papà delle Camere del Lavoro ebbe il con– forto di vederne la rinascita, nel 1902 di registrare il deli– nearsi della loro organizzazione federale. (4) GNOCCHI VÌANI: Dieci anni di Camere de,l Lavoro. BibliotecaGino Bjanco Il 1902 è l'anno çhe segna per i lavoq1tori la conquista del diritto di organizzazione e di coalizione. Dopo che il prefetto Garrone, di Genova, ebbe per la terza volta sciolto quella Camera del Lavoro, i lavoratori genovesi incrocia– rono le braccia. Un lodo ministeriale ne autorizzò la rico– stituzione e Giolitti al Senato, il 30 aprile, alle paure dei Vitelleschi e Arri vabeue oppose la legalità del movimento dei lavoratori per il miglioramento delle loro condizioni e affermò il dovere del Governo di mantenersi neutrale nelle lotte, tra capitale e lavoro. Gnocchi Viani, che da molti anni aveva vaticinato l'affer– marsi dell'assoèiazione operaia in ogl;)i ramo della vita so– -ciale, come espressione non solo della forza del numero, ma di quella dell'educazione, del buon senso, della vo– lontà di redenzione e, soprattutto, del diffondersi dello spi– rito di mutua solidarietà, aveva visto ·già nel 1899 sor– gere la Federazione Nazionale delle Società di Mutuo Soc– corso, che, coraggiosamente, aveva ·subito affiancato il mo– vimento delle Camere del Lavoro per la conquista di più ,ùti safari e di orari più umani nelle industrie, e l'anno dopo, il Congresso dei-la Lega delle Cooperative. aveva ac– colto in linea di massima ·l'idea di un patto comune tra le organizzazioni di mutualità, di cooperazione, di resistenza. Corsero cinque anni innanzi che quest'idea fosse tradotta nei fatti; ma Gnocchi Viani potè constatare che le mutue operaie, pu,·gate dai servilismi verso i soci onorar\ e bene– meriti, non erano punto il ramo secco del grande albero della previdenza, ma potevano essere valido ausilio del movimento dei lavoratori. · Egli vedeva nella- cooperazione la vera for_ma di resi– stenza attiva, la scuola pratica per l'amministrazione della società nuova. Cinque anni dopo constatava il fondersi e confondersi del movimento cooperativo col movimento ge• nerale, quando la Camera del Lavoro di Genova riuscì ad eliminare gli inutili intermediari. Costituitosi il Consorzio' Autonomo del porto, sorsero le Cooperative di lavoro, di carbonai, di stivatori, di addetti alle merci varie, di addetti alle chiatte, di demolitori, tutte aderenti alla Camera del Lavoro. Lo sciopero degli equipaggi fece SOFgere, sotto lJI _guida del capitano Giulieui, la Cooperativa di Navigazione Garibaldi; e organizzazioni identiche, anche esse aderenti alle rispettive Camere del Lavoro, sorsero a Savona, Li- vorno, Palermo, Venezia. · · • Senza (are un elenco delle Cooperative aderenti alle singole Camere del Lavoro, dirò che a!Ja Camera del La– voro di Reggio Emilia, nel 1902, esisteva una Federazione Cooperativa edilizia, la Cooperativa dei Lavoratori del– l'Industria, b Federazione Provinciale delle Cooperative di I'.avoro con proprio ufficio tecnico; che pFesso quella di Milano esistevano la Federazione Cooperativa di Lavoro e un Consorzio amministrativo; che la Camera del Lavoro di Parma accoglieva dieci Cooperative di la:voro; quelle di Brescia e di Casale Monferrato una, ·quella di Arezzo quattro, quella di Forlì tre, quella di Piacenza sei, quella di Macerata cìnque. Nel 1885, al• Congresso del Partito Operaio a Mantova, era stato ~otato un ordcine del giorno che ··indièava come la miseria dei lavoratori dei campi avrebbe potuto essere fortemente alleviata se i beni fondiari di proprietà dei Co– muni e delle Opere Pie fossero dati ai contadini organiz– zati in associazioni e Cooperative di lavoro. E poichè le idee, quando sono buone, pratiche ed utili, sono destinate ad apportare frutti, così il « Papà del partito Operaio e_ delle Camere del Lavoro », oome veniva chiamato il Gnoc– chi Viani, potè assistere al costituirsi, dietro iniziativa delle Camere del Lavoro, di tutta una tele di Cooperative tra i contadini per la conduzione di fondi. Questa Fete si estendeva press'a poco a tutte le regioni d'Italia e fu l'in– dice che l'organizzazione, sorrètta e· guidata dalle Camere del Lavoro, aveva fatto acquistare al proletariato coscienza di sè, in quanto forza economica e sociale. L'uomo vale quanto sa: in omaggio a questa aurèa mas– sima, le Camere del Lavoro si fecero iniziatrici anche di Università Popolari, di corsi professionali, di sale di let• tura, di biblioteche circolanti. Ultimo rilievo: nel 1904 le Camere del Lavoro avevano raggiunto uno sviluppo notevole, tanto che il deputato ra– dicale Alessio presentò alla Camera un progetto di legge tendel)te al loro riconoscimento giuridico. Ma non se ne. fece nulla: esse restarono ancora l'organo spontaneo di rappresentanza della classe lavoratrice, .così come erano state ideate e volute da Gnocchi Viani. FELICE ANZI

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