Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947
CRITICA SOCIALE 297 Le origini delleCamere del ·Lavoro L'idea delle -Camere Operaie, o Borse del Lavoro, fu affacciata &in dal 1872, al -secondo congresso delle Società aderenti al « Patto di Roma », dettato da Giuseppe Maz– zini. In questo congr~sso, discutendosi una ,relazione di Luigi Castellazzo intorno al fenomeno degli scioperi, dopo averne condannata la pratica, siccome esiziale ai lavoratori, si raccomandava, dietro propo-sta del relatore stesso, che le Associazioni operaie chiedessero allo Stato la istituzione · di Tribunali del Lavoro (Probiviri) per dirimere le que: stioni individuali degli operai cagionate da ragioni di la– voro, e patrocinassero la costituziòne, da parte ,delle asso– ciàzioni operaie, di Camere 'operaie destinate a di;cutere e a deliberare intorno ai prehlemi .del lavoro, a fornirè allo Stato pareri su tutte le questioni che direttamente o indirettamente toccassero i loro interessi. Più tardi, discutendosi alla Fratellanza Artigiana di Fi– renze della riforma del Maestrato del Comune Artigiano - così chiamavasi la dii·ezione·- della Società -, _l'idea lan– ciata da ·Castellazzo veniva ripresa e ampliata, sino ad assumere press' a poco i contorni, la figura di ciò che fu– rono poi in Italia, per circa un trentennio, le Camere del Lavoro. Ma, poichè le condizioni economiche e _la potenzialità industriale del paese · erano allora molto avretrate, la cosa passò agli ar.chivi, nè più se ne parlò. Nè nei ·programmi elettorali del Partito Operaio, sia del 1882 sia del 1886, vi è· accenno a questi istituti. Si parla di uffici comuna• li di collocamento, ma ad essi non è data la funzione specifica di organi regollltori del mercato del lavoro, nè il caratJere di istituti di pubblica utilità. Una tale conce– ~ione non si intravede neppure nel' pensiero di - Croce, Maffi, Zavattari, i tre operai milanesi che, reduci dalla visita alla Esposizione UJ!iversale (1889) di Parigi, si fan– no propugnatori deUe_ Borse di Lavoro. Solo nell'ottobre 1890, vagamente,- ma con. una certa precisione - di linguag– gio, l'operaio guantaio Giuseppe Croce, in un comizio di disoccupati tenuto all'Arena di Milano, accenna alfe Camere del Lavoro, quali istituti di pubblica utilità, coi loro uffici di arbitrato. Per le sue idee chiare e_ precise intorno a questa isti– tnzione operaia, Croce fu scelto ad essere il primo se– gretario della Camera «!el Lavoro di Milano. Ma questa chiarezza e precisione di idee egli l'aveva attinta da. Gnocchi Viani, che con il suo opuscolo « Le Borse del Lavoro >> ( 1), con conferenze, con privati consigli, con la partecipazione personale ai dibattiti del Comitato di pro– paganda costituito a Milano per la organizzazione delle Camere del Lavorò in Italia, detta il programma di fun– zionamento e di azione di questi nuovi istituti, che do– vevano e,sere considerati come la legittima rappresen– tanza dei lavoratori presso i pubblici poteri. Come la pro– prietà agricola, per la difesa dei propri interessi (acqui– sto di sementi e concimi chimici, tariffe doganali, credi– to a buon mercato, prog~esso delle sciimze agrarie) è rap– presentata presso j_ Comuni, la Provincia, lo Stato dai Comizi Agrari; come gli interessi, i bisogni, le aspira·– zioni della proprietà industriale e commerciale sono rap– pres~ntati dalle Camere di_ Commercio, cosi 1 lavoratori devono avere un proprio istitnto che abbia tutte le carat– teristiche della vera e genuina rappresentanza del lavoro. Nel citato opuscolo, il Gnocchi Viani espone ~ronologi~a– mente lo sviluppo ~elle Camere del L~voro m Aust~,a, nel Belgio, negli Stati Uniti, _e ~eri_na m modo partico– lare l'attenzione dei lavoratori 1taham sulle Borse del La– voro esistenti in Francia, libere organizzazioni dei lavo– ratori, non vincolate da ceppi legali. FUNZIONI DELLE CAMER.E DEL LAVORO Come regolatori del mercato_ della forza del lavoro, gli uffici di collocamento presso le Camere .d_el L~voro _non dovevano essere semplici organi hurocra_t1c1_r~g~strant, 1~ domande e offerte di lavoro; ma orgam d, rilievo .degli infiniti fenomeni del mercato del lavoro stesso: livello (1) Le Borse del Lavoro, a cura del Comitato centrale del Part:to Operaio italiano. - Alessandria, Btb o ne B.3,,c0 dei salari,- livello della disoccupazione, 'inurbarsi dei con– tadini, spostamento della mano d'opera p·er effetto delle migrazioni interne ed esterne. Questi compiti di indagine economica e sociale dànno agli uffici _di collocamento, se– condo Gnocchi Viani, un'importanza morale e sociale, in quanto,. sopprimendo il mediatorato e regolando una parte, certo non di _poca importanza, dei rapporti che intercor• rono fra capitalista e- lavoratore, assumono funzioni di tn· tela della pubblica tranquillità. Furon le categorie dei ,lavoratori d'albergo, caffè; oste– ria, e dei panettieri, in cui il mediatorato operava in grande stile le sue tristi gesta- a danno del salario e della stessa personalità umana, quelle in cui le idee di Gnoc– chi Viani intori.;o al collocamento gratnito della mano d',opera a mezzo delle Camere del Lavoro trovarono ter• reno favorevole. L'esposizione piana, semplice; suadente, creò attorno all'idea cumuli di simpatia e di adesioni; sorsero i propagandisti, tra cui si distinsero, per la com- - prensione e la chiarezza di esporre, · i camerieri Guido Lusignano, Luigi Jori, Emilio Vago e i lavoranti pa– nettieri Ernesto Torriani, Paolo Ponta, Benedetto Costa. doni, Carlo Cavalli. Ma poichè, fino a quando il lavoro ha con il capitale rapporti di sudditanza, è facile il sor– gere di questioni, individuali o collettive, che tnrhano il normale corso del mercato del lavoro, accanto agli Uf– fici di collocamento il Gnocchi Viani pone gli uffici di arhitvato e di conciliazione. Questi uffici, in prosieguo di tempo, henchè fossero sospettati di parzialità, trovarono una difesa in una relazione elogiativa fatta dall'arch. Gia– chi, conservatore, nel Bollettino del Collegio Ingegneri e Capomastri di Milano. In que~to modo le Camere del Lavoro dovevano assu– mere il carattere di ~appresentanza corporativa della classe lavoratdce con ampie facoltà, tanto da poter influire sulla legislazione del lavoro, sulla nomina degli ispettori di fab. brica, sull'osservanza dei patti di lavoro, da poter fare o provocare inchieste intorno alle condizioni delle classi ope– •raie e agricole. E' naturale, perciò, éhe un giovane segre– tario di una Camera del Lavoro pensasse al riconoscimento giuridico di questi nuovi istituti , e rendesse pubblico il suo pensiero nell'annunciare ai lavoratori di Pavia l'aper– tura delle iscrizioni alle singole sezioni di mestiere. Ma al giovane segr,itario arrivò, pochi gi~rni dopo la pubblicazione del citato manifesto, una lettera di Gnocchi Viani, che lo richiamava al · senso della realtà, osservando che domandare allo Stato che le Camere del Lavoro fos. sero giuridicamente riconosciute, mentre ancora muoveva– no i primi e incerti passi, era mettere il carro innanzi ai buoi. Se un giorno una legge conferirà alle Camere del Lavoro la personalità giuridica, questo avverrà perchè nella cl~sse padronale il servirsi degli uffici di oollocamento, di conciliazione e di arbitrato sarà divenuta ahitndine, im– posta dai lavoratori con le loro forze organizzate e con la loro capacità -politica e morale. Prima no. Le Camere del Lavor-o restino libere istituzioni dei lavoratori (2). E que• ste idee Gnocchi Viani le difese anche al primo congresso delle èamere del Lavoro, tenuto a Parma nel luglio 1893 (3). Interprete ·del pensiero di Gnocchi Viani in questo con• gresso fu Angelo Cahrini, il quaJe fece approvare nn or• dine del aiorno che dichiarava che il criterio direttivo delle Camere del Lavoro doveva essere quello della organizza– zione in-dipendenté della classe lavoratrice per lo studio e la tutela dei suoi interessi. Le Camere del Lavoro (diceva l'o.d.g.) si daranno un ordinamento atto ad accogliere nel loro seno le asso,cia– zioni •operaie formate ·<la operai salariati, costitnendole in sezioni d'arti e mestieri, in modo ch'esse siano, non la rappresentanza di diverse società oper~ie, ma bensì I~ ~ap– presentanza di tntta la classe lavoratrice, se anche d1stmta _ per arti e mesti~~i. _Le associazioni miste ~i p~dro_ni ~ operai laddove c,o sia opportuno, possono msediars1 nei locali 'della Camera per un tempo che non vada al di là di un anno di vita sociale e con l'obbligo di iscrivere i soci operai nelle sezioni d'arti e mestieri e di non ammettere principali nei ruoli e nelle cariche della Camera del Lavoro. Questo o.d.g. Cahrini, che interpretava_ il pensiero di (2) Questa lettera veniva in\Jirizzata all'autore di · questo scritto, che fu primo segretario' della Camera del Lavoro di Pavia dal 19 marzo 1793 al 30 giugno dello stesso anno. A lui successe Achill~ Perseguiti, fino al 1894. (3) A questo congresso P!'rteciparono le C"-:°ere del Lavoro di Firenze, Torino, Roma, Pavia., Parma, Piacenza, Padova, Yenezia, Bologna, R'Oma, Brescia, Cremona, Milano.
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