Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947
280 CRITICA SOCIALE · La unificazione federativa europea (Con'/Jinuazz'onedai numeiri 13 e 14) V. . Jl problema de.lle materie prime. Il commercio europeo. La questione delle materie prime è indubbiamente di immensa importanza. Nell'Europa, esclusa ,la Ru~– sia abbiamo ferro, carbone e petrolio, ma in quan– tità insufficienti. D'altra parte è noto (come già si è messo in evidenza) che il perfezionamento incessan– te della produzione rende necessario un numero di materie prime sempre maggiore, de.Jle quali le re– gioni europee sono sprovviste. Cotone, lana, rame, stagno, :piomho, zinco, bauxixte, zolfo, '.oeflu!osa, gom– ma, an.timonio, amianto, manganese, niche!Io, c·romo, platino, tungsteno, moiibdeno devono essere i_mpor– tati. E' vero che la Russia può fornire alcune di que– ste materie prime. ma a,Jtre difettano e talune si tro– vano sotto il controllo monopolistico americano, co– me, .per es., il rame, nella misura del 90%. Buona parte possono giungere dalle cç>lonie ingle– si ma se ciò conferma la necessità, per l'Europa di ri:nan~re Sltrettamenlle, unita aWlnghiHerra, che ,a sua volta non può fare a meno dell'Europa per vive– re, la tras.formaz.ione idi buona pa,rte ,dell'Impero in– glese, con una sempre minore soggezione economico– politica nei confronti della madre patria, non age– vola sotto questo aspetto la soluzione del problema. Non sembra perciò· errata la previsione del Rei- . thinger, il quale,' notando che gìi inconvenienti at– tuali non esistevano quando gli industriali europei, compresi gli inglesi, conservavano il ·controllo poli– tico e finanziario dei paesi produttori di materie . prime, prevede l'acutizzarsi del problema del,J'approv 0 vigionamento europeo ,di materie prime nei suoi due aspetti: quello pol'Hico, mi:ra,nte ad asskura.re le li· nee di comunicazione (la cui vita.Ji tà, come g ià si è detto, ha cessato di -essere un'esigenza puramente britannica ·per divenire una assoluta necessità euro- - pea) e quello economico finanziavio -riguardante l'e– quilibrio della bilancia europea dei pagamenti, con– seguente al.la necessità dell'acquisto delle materie prime ne cessa rie. Il problema non è-semplice, perchè, già, prima del– l'ultimo conflitto, si manifestava uno squilibrio fra la situaziorne inglese e que1la ,continentale. Stretta– mente ,collegata ,con .La ques,tione delle maiterie '!)ri– me è quella ·del commercio eslero, complicata dal.la politica di restrizioni praticata dai vari Stati euro– pei,, >dalla necessità, •diei contingentamenti imposta dalla guerra, nonchè dalla politica autarchica tede– sca, con le conseguenti .]imitazioni alla libertà dello scambio, 1che si sono rese manifeste in tuMo il mondo con il controllo dei cambi attuato in forme diverse (ad esempio, il sistema semirigido dei paesi dell'A– merica Meridional'e) e •con i C'lew •in.gs, >dapprima bi– Jaterali e quindi plurilaterali. Vi è da n otare un a– spetto di struttura -interna, continentale ,cl!eIcommer– cio europeo, ,ohe iJ Reithinger mette in evidenza e· che verrebbe automaticamente e beneficamente a mo– dificarsi in una unificazione del nostro continente. La struttura industriale di Europa non è uniforme e la divisione politica in troppo numerosi Stati ob– bliga i prodotti a passare più volte le frontiere nei vari stadi de,lla produzione, di modo che si verifica l'inconveniente che la materia prima, per divenire prodotto smerciabile al consumatore, deve cambiare più volte la nazionalità, con la conseguenza· degli aggravi sul costo di produzione e ,la inevitabile ri- BibliotecaGinoBianco peI1oussione ,sul ,prezz.o ,di v,en-dita, che ognuno ,può facilmente immaginare. Tra paesi industriali e pae– si• agricoli di Europa la s_tatistica, secondo il Rei– thinger, dava, prima dell'.ultimo conflitto, Je seguen– ti proporzioni: metà, dello scambio era in prodotti alimeBtari e l'altra metà in materie prime, scambia– te alla loro volta né!la medesima proporzione con prodotti lavorati e semi lavorati. Tra i pa-esi preva– lentemente agricoli lo scambio era principalmente di d~rrate alimentari contro materi.e prime. Un terzo del commercio inglese si di~igeva verso l'Europa centrale, e ciò per la g1•ande jmportanza geografica della Germania, che nessuno può negare nè sottovalutare. I due terzi del commercio europeo si svolgevano nell'interno del continente, e .poco più di un te-rzo verso gli altri paesi. A,Jl'infuori dell'In– ghilterra, i principali intermediari degli scambi tra l'Europa e ,l,e:aHre parti del mondo e,rano: 1-aGerma– nia, ,la Francia e, in misura mino·re, l'Italia. La Spa– gna P.veva rapporti commerciali esteri più intensi di tutte •le altre nazioni europee, ma limitati all' A– merica meridionale. Il Reithinger concludeva che il destino ciel no– stro continente dipende dalla messa in valore ·razio– ·nale delle proprie risorse in materie prime minerali ed agri-cole, e ,che, una 'poHtka commercial'e europea di grande stile dov·rebbe tendere a sviluppare nella sua zona agraria sovr-apopolata la produzione agri– cola più intensiva dei prodotti deficienti in Europa, ciò che permetterebbe· di aumentare la capacità di consumo. e perciò di acquisto, da parte di queJ.Je regioni, di prodotti finiti di ogni genere, e propo– nevia, rper favorire una simile evoluzione, non soJo l'apertura di crediti finanziari, ma anche di crediti a· lunga scadenza in merci. Dal punto di vista del commercio intercontinenta– le non vi è dubbio c he una Europa unificata avreb– be Jarghe possibili.là di esportazione, e perciò di scambio, si a nei con .fronti del continente americano sia verso l'Estremo Oriente asiatico e i naturali in– termediari di collegamento sarebbero, da un lato il Commonwealth britannko e, dall'altro, la Russia. Neppure si può ignorare nè · sottovalutare la impor– tanza del continente africano come mercato anche europeo ed in proposito si deve mettere in evidenza il valore essenziale che assume, come zona di coJ.le– gamento, tutto il bacino mediterraneo, nel qu~le le tre penisole (.la nostra è in posizione centrale) si pro– temdono verso ,le coste de11'Africa settentrionale e dell'Asia minore. Si verrebbe in taì modo a colmare la <frattura neiJ corrumencio mondiale, che, ,prima del– l'ultimo conf,Li1~to, i,JReithin,ger ,denunziava' q,uale ,con– seguenza de.J fatto ,che, non solo l'Europa, ,ma la stes– sa Inghilterra avrebbe cessato di essere cre-ditrke del mondo. Conclusione. Questo nostro breve studio ha avuto lo scopo pre– cipuo ,di fornire >dati sintetici viguardanti, la situa– zione democrrafica ed economica europea. Essi sem- - brano suffi~ienfi per <limosi-rare che la unificazione del nostro continente non è il sogno utopistico di · pochi i•dea'listi, ma rappresenta una ·pos-sibili,~ào, me~ glio, una. necessità, per ,la sua salvezza. Queste con- . s-tatazioni di f,a.tto confe.rmano, con l'aut@rità jino,p– pugnabi.Je della reatà positiva, la trasformazio~e de)– l'economia capitalistica che supera, per non dire di– ,5trugge, anche nel campo economico qu~l principio individualistico che ha sempre caratterizzato l'eco– nomia liberale e che, portato ··aJ.Je -sue estreme con– seguenze, ha potuto far giuocare uei tempi passati esclusivamente la legge della domanda e del-l'offerta, che oggi moJ.te vo.Jte si è dimostrata insufficiente. La ragione di questo fenomeno va ricercata sopraJ– tutto nella complessità del processo produttivo in senso orizzontale e verticale ,e neJ.la' maggiore ed
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