Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947
CRITICA SOCIALE 279 . .cl) con H çontrolio da, parte degli organi finan- 11Uan parastatah, ,come l'I.R.I. _ Come ultima concess,i.one i liberisti hanno am- . me~so che la nazionalizzazione (e la munii:ipaliz– zazione) potrebbe realizzarsi alla condizione di or– ga~Jzzare e di gestire l'azienda come una industria privala. I fav, ore.vo& i. E' stato fatto 'notare da alcuni che l'interwento deUo Stato, ,per discipiinare i,J processo economico– produttivo a difesa del ,consumatore, è una tendenza ormai generale di tutte le Nazfoni civiJi.; che tale in– tervento (o richiesto o sponta,neo) è indispensabile per sostenere le industrie private quando queste non possono ,più reggere, o quando l'iniz,iativa ,privata è fl!llita, e ciò nell'i-ntento di salvare un patrimonio industriale di interesse genera,le e d,i difendere i:l diritto al lavoro di grandi masse operaie; che le industrie assumono uno sviluppo sempre crescente, tanto ,che alcune di esse - per mole d,i produzione e per numero ,di lavoratori - hanno tale importanza nazionale che non ·possono più essere regolate coi criteri del semplke bilancio economko (che I'iini– ziativa privata pone a base deHa sua, organizzazione), perchè hanno oggi i,l carattere d,i veri « servizi pub- 01i1cb. · . Sono state anche fatte le seguenti constatazioni che ritengo molto importa nti: il problema della na– zionalizzazione i,n Italia riguar.da naturalmente, .per adesso, le grandi industri.e. In es se H capitale è ge– nera1mente anonimo, e cioè enormemente frazionato, inoltre molta parte d1 ca,pitale è rl!-ppresentata da in– vestimenti di .banche, per .cui non vi è più la persona che rappresenti la proprietài. Nei grandi complessi in– dustriali, non -è ,più possibile la poli,tica padrona:le. In queste grandi industrie ,perciò, già sin d'ora, non si può più parlare di ,iniziativa priva,ta, .nel senso borghese della parola, ,come ,nelle medie e piccole aziende ,padronali: ta,le spirito di iniziativa si deve ruferire, in queste grandi aziende, al Consiglo d'am-. ministrazione e ai Dirigenti. Ritorno alle osservazioni iniziali dei contrarii. Rilevo subito che anche i liberisti ammettono l'in– tervento de!Jo Stato (controU,i) nel processo econo- . mico: e sarebbe semplìcemente assurdo il liberismo assoluto quando gli stessi industriali, con le loro organizzazioni, reclamano le protezioni doganalii, i contingentamenti delle materie prime estere e gli scambi regolati. Ma il controllo sugli impd.anti, sui prezzi e sul'la distribuzione non è ,sufficiente a sa– nare molte crisi e molte sperequazioni che si mani– festano nella vita economica di un paese. Occorre anche i.l controllo sulla ,produzione (di beni o di ser– vizi) sia nel volume, sia nella pr'ec.,edenza: produ– zione che deve essere :regolata dalle necessità gene– rali e non daJJ'interesse privato. L'intervento ,dello Stato (o meglio dei suoi orga– ni tecnici, a cui devono parteoi.pare tutte le cate– gorie interessate) può comportare, a volte, la neces– sità di favorire e di finanziare l'ampliamento o la ereazione di nuov,i impianti che l'iniziativa privata non intende o non può fare, perchè rappresentano forti immobilizzi non . immediatamente o non suf– ficientemente redditizi; ,può - a volte - persino comportare .una produz.ione antieconon:iica, ·m1;1 indi– spensabile a,} paese, ,senza -dover ,su,bire lo Jugula– mento degli imprenditori_ privati. I criteri per giu– dicare suUa maggiore o minore necessità d,i una pro– duzione o -di un servizio, anche se passi-vo. non pos– sono essere dati altro che da organismi statali e di– sinteressat,i, eh.e considerino i probl_emi dal punto di vista dell'interesse generale o nazionale. E' stato premesso che per nazionalizzazione si in– tende il passaggio della proprietà dal privato allo Stato: ma questo non comporta l'inserimento dell'a– zienda nella organizzazione burocratica dello Stato. tal ll,;U _L'azienda .nazionalizzata può e 1eve essere orga– mzzala tecmcamente come una azienda privata. Lo Stato dirigerà Ja, nuova azienda à mezzo dei suoi delegati: cioè aJ. Consiglio di Amministrazione dei privati azionisti si sostituirà il Consiglio di Ammi– >n_istrazione nominato dallo Stato (tutto sta nei crite– ri di scelta dei nuovi Amministratori che dovrebbe– ro essere dei tecnici dell'amministrazione e dell'in– dustria). Tutta l'organizzazione tecnico-amministra– t~va d<eH'a_z.ienda ,priivata •- se efficiénte - potrà . rimanere immutata,_ Mutato sarà sol-o il criteri.o di– rettivo generale che terrà, conto soprattutto (anche al di sopra del rendimento «economico») dell'interes– se nazionale e ad esso adeguerà i sistemi di lav-oro e l'orga•nizzazi.one commerciale. Esempio ormai pa– oifko per l'Italia, l'azienda delle Ferrovie dello Sta– to, ia quale può an,che - ,per favorire gli scambi com– .mere: ali e il pubblico .viaggiante - ,contenere le ta– ri.ffc al di sotto del costo industriale, calcolando co– me attività il benefioio -che il paese ritrae da tali age– volazioni. In- concre to, 'le· obiezioni· si riducono alle osserva– zioni. cir.ca lo spirito dd iniziativa e -circa la pesan– tezza economie.a delle aziende pubbliche, e ripetono le prevenzioni del secolo scorso contro le prime mu– nicipald.zzazioni e le prime· imprese cooperative e collettive (industriali, bancarie, di lavoro ecc.). Tali, riserve, ,che possono av,ere vaiore per le aziende a carattere personale çpadronali) e di ],imitata impor– tanza, non valgono per le anonime industriali. Nessuno ha saputo dimostrare perchè lo spirito di. iniz,iativa dovrebbe mancare -in una azi,enda •di proprietà dello Stato, quando l'unica differenza con– ·sisterebbe nel fatto che il capitale, invece che agli azionisti, apparterrebbe alla ,coilettività. Non si vede per quale ragione i dirigenl-i non sentirebbero più il senso della responsabilitài e 1:interesse d-irelto, così come -non si v,ede perchè gli operai, nelle imprese pubblkhe, non o..lebbano lavorare come nelle impre– se private. Anzi dn questo caso sorgeranno questioni assai gray1 relative a.Ila retribuzione sul rendimento e a:l ,diritto di sciO!()ero. Jn ogni modo, le ,differenze di ;i;endimento non sono insite nel sistema privato' o pubb.Jico delle azi,ende,. ma sono rclative ai criteri or– ganizzativi e -retributivi. -Che le imprese statali, abbiano una organ,izzazione burocrati,ca pesante e siano mol!é volte ,costose è for– se vero: ma questo è un problema contingente e tec– nico, nel quale interferiscono sempre, purtroppo, elementi politici e sociali. Ritengo però che il feno· l)'leno della ,pesantezza burocratica non sia dovuto solo al fatto che l'azienda ap,partenga allo Stato piut– tosto che ai privati,, ma ,specialmente al fatto della compless-ità e vastità dell'azienda stessa. Ritengo an– che che il giudizio puramente « economico » sulle aziende di interes se ,nazionale sia ,ingiusto. Il cri– terio ,- capitaiisti.co, ,pe·r cui una ,azienda ha diritto di vivere solo se è a ttiva economicamente, e cioè reddi- -tizia, è un criterio che deve essere superato nel caso delle imprese d'inte,resse IPUbblico, le quali valutano in attivo i, benefici •che ne ritraé la collettività. Tutte le Nazioni (e -le municipalità) hanno sorpassato ,il pur.o criterio economi,co: naturalmente tal,e supera– mento deve avere un limite che non può essere sta– bilito preventivament,e e che non può essere fisso nel tempo. · _,. Esaminato così il problema dal punto di vista tec– nico-teorico, vediamo che non solo non vi sono ra– gioni contro la naz-ionaJi.zzazìone, ma ,che 'Vi sono già ,negli ·stessi ceU della borghesia intelligente ten– d,enze ,profondei .verso sistemi ,socialistkii: sotto il pro– filo pratico, il problema si inserisce nel quadro po– Litico, e allora le varie scuole socialistiche si p.ropon– gono H problema dello Stato, il quale non deve es– sere monopolio ,di classe o di parte, ma dovrà o po– trà essere costituito da organismi economici gestiti da amministrazioni municipali e nazionali. GIORDAN
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