Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947
CRITICA SOCIALE 275 sa, in qualche modo, già esista. Non si può avere il concetto di ùna cosa che non c'è: Dunque, voleri: l'unità, europea ,significa avere la consapevolezza d1 un'Europa come entità già in qual– che modo esistente, e volere un'unità che sia qual– che cosa di ,più di quella che è già ,in atto. Allo stesso modo,· gli artefici del nostro Risorgimen,t.o avevano un'idea dell'unità d'Italia per.chè in qualche modo · (m,i sentimenti, nelle tradizioni, nella li ngua nei bi-– sogni economici) l'Italia era già uni.fa: si 'trattava di. unirla di più ancora, •-e di mettere in piedi lo Sta- ' tll Halian0, vale a dire un'entità giuridica che rias– ~umesse ed -esprimesse tutte queste esigenze unitari.e che già erano calate nella realtà. Al!o stesso rriodo l'unHà europea è un dover essere, perchè, in certa _misura, è già un essere, cioè un compito da svolge– re che ,prende -l'avvio da -condizion,i obbiettive. In che -cosa consistono queste condizioni obbietti– ve? E qual'è il ·compito ·che queste ,condizi-oni im– mediatamente ,suggeriscono? Si tratta di rompere la testa del drago, che per l'unità europea è la sovr~nità dei singoli Stati nazio– nali, e se le classi dirigenti temo no eh- e·ta,le rottura. avvenga di punta. attraverso un so.vv, ertimento del– l'ordine sociale; possono prevenire il pericolo con– ducendo l'investimento d:i •lato: devolvendo, pe,r esem– pio, ad organi intetstatali europei. la gestione di cer– ti comuni interessi (valute, comunicazi,oni, scambL esterni, ecc·.; e poi difesa, colonie e via dicendo). Non esiste a ciò nessun ostacolo serio, tale ,che il supe– rarlo comporti di necessità nuove grandi tragedie collettive. Per far ciò era necessario che ,esistesse in Europa un minimo comune denominatore ideolo– gico, anche se non troppo precisato ed impegnativo per tutti, ,e tale condizione è già realizzata e con– siste in quella dose di socialismo, per quanto vago, che si trova nella quasi generalità dei programmi dei partiti. E' sufficiente che questo comune fondo ideo– logico poggi sul principio del-le grandi programma– z.ioni (o, se ,così si pr,ef.erisce ,chiamarle, pi,anifica– zioni) intese a far fronte :ii bisogni essenziali ·de!J-e grandi masse di popolazione d-ei paesi europei. Gli stessi imperiosi bisogni ,del dopoguerra ci sug– geriscono sviluppi int-erstatali di questa natura, Esi– stoJ10 ormai problemi vitali ed elementari che SO!JO uguali in tutta Europa: il pane, la casa ad -es~mp10. Tutta Europa è senza pane, tutta Europa ha bisogno di case. L'Europa ha le risorse necessarie per soddi– sfar,e q1:1estibisogni. SLtratta di non lasciar passare inutilmente questo momento in cui l'Europa - quel– l'Europa ,che non aveva voluto riconoscersi e trovare un motivo unitario nell'ora felice - .ci presenta lo stesso volto rigato di pianto, lo stesso stomaco vuoto, lo stesso giaciglio senza tetto, e trasformare in un fatto positivo H male che la guerra ha portato. Il che vuol dire, i-n termini concreti, impiantar-e· gli orgàn:i– smi ,giuriidki ,europei atti a .dar soddisfazione ai bi– sogni europei. E' un'iJ.lusione pensare che l'Europa possa nasce– re un bel giorno attraverso un Congresso( com-e la luce vien fuori di ,colpo girando un interruttore. Un Congresso dove i singoli Stati mandino un loro rap– presentante delegato a rinunciare alla sovranità degli Stati medesimi per determinar ·la nascita di uno Sta– to nuovo, que'.llo europeo, non è nemmeno pensa~ bile. Troppo altruismo si pretenderebbe d~lle classi dirigenti delle Nazi-oni. Non è invee-e illus16ne pen– sare a da,r veste giuridica europea ai sing:oli bisogni europe.i che si sono ormai venuti ,consohdando du– rante la nostra secolare convivenza. In qu-e~to ~od? :e singole ,sov_ranità statali restano ancora m p·1ed1, ma O"Di nuovo istituto europeo che sottragga loro la co1~petenn• su un determinato settore s-e,rvea svuo~ ta.rle e ad i•ndebolirle. Un pallone, quando non lo si può distruggere, lo si buca: ~ del pallon~ altro no~ rimarrà che un disseccato mvolucro. 1: E~ropa si può far-e anche così, non pretendendo d1 g1,rare un inesistente interruttore, ma dando .Ja !11ce a poco a poco. L'unità -europea e il nostro Partito. Quale lavoro può compiere H nost:o Partilo, e co; me dovrà impostare concretamente 11 pr~blema? _E qLIÌ, a mio avviso, che. vien fu!lr~ l'ist~nza mter~a,z10- nailstica, ,·he è la maniera soc1ahst ad1 gu~rdai:e ! Eu– ropa 5erondo una prospettiva sµ_pernaz10nahst 1ca. Bibl10 eca Gt o 01anco I.'Intel'llazionale Socialista: dobbiamo affrettar.ci a dire che cos'è e come la vogliamo, cessando di ser– vircene come « slogan » o come panacea buona pe.r tutti i ma!d. Oggi - diceva giustamente, or non è molto, uno scrittore di destra - che cosa rimane del– -l'Internazionale So.cialista? Una formula inconsisten- i te e un inno che i socialisti cantano all'apertura e alla chiusura dei loro .congressi. Ecco p-er-chè parlar di Internazionale tout cour-t non serve a nulla. Dicendo Internazionale intendiamo qualcosa di profondamente diverso da quello che si intendeva trent'anni fa. Oggi la grande ·novità del socialismo è quella di essere - o di po-ter essere - al governo in quasi tutti i paesi d'Europa; di conseguenza l'In– ternazionale non può più .consistere in una unione di popoli nemica dei governi; perchè se i popoli si sollevassero. contro i governi prenderebbero le armi contro i loro stessi_ rappresentanti. Sotto questa luce appare ,chiaro quale sia il senso dell'Internazionale, e q1a1aleabbia da essere il suo ruolo nella edificazione d•i una realtà politica euro– pea. &i tratta di coordinare l'azione del,le frazioni dei governi d'Europa che sono nelle mani dei ,rappresen– tanti del proletariato, facendo sì che la loro attività sia volta appunto a superare il vecchio concetto del– la sovranità assoluta -degli Stati. Si tratta di prende– re risolutamente in mano l'iniziativa europea pren– dendo accordi internazionali per J'accaparramenlo, in occasrione deI!e ,crisi governative, di e-erti deter– minati ministeri, in vista di un pre.ciso piano inter– nazionale e non soltanto sotto l'assillo di preoccupa– :oioni interne. Si dirà che un tale piano dev'essere sottoposto al– l'a-pprovazione dei rispettivi Parlamenti, ,e che ri– schia di essere bocciato da quei Parlamenti in cui i soeiaiisti si trovano in minoranza. Può essere vero. Ma occorre anche tener presente che esistono forti e sincere· correnfii internaiiona.Jis-tiche in quasi tutti i raggruppamenti politici, e quelle sarebber? ~on noi. Inoltre non è da escludere eh-e la stessa op1mone po– polare -dei s<ingoli paesi, accuratamente informata, ' spinga i Parlamenti a seguir la via indicata dai so– cialisti. Infine, va,! la pena di tentar la .prova,. se non al·tro per mettere gli altri partiti apertamente di fronte alle proprie responsabilità: da un atto co– raggioso di questo genere non avremmo ,che da gua– dagnare, an.che se per disgrazia fallisse. Le frazioni di governo che sono in ma ni s ociali– ste non tradiranno l'istanza internazionalist, i.ca, pur convivendo con partiti naziiona•listi, nella misura n cui sapranno essere, nel seno -della cittadella degli Stati nazionali, il cava!J.o di Troia a vantaggio del– l'internazionalismo. Non guerrieri ed armi dovran– no uscire dal seno di questi ,cavalli, ma piani di ri– costruzione europea. Concludendo, io vorrei che tutti i compagnd che sentono con la stessa mia passione il .problema del– l'Europa portassero il loro contributo intervenendo i.n una discussione sulle soluzioni concrete da dare al problema. L'importante è ,che si abbandonino fi– na,Jmente le nuvole, che' si passi all'azione. Ecco per– chè io vorrei anche che da questa discussione la Di– rezione del Partito - attraverso il suo Ufficio Studi _ ricavasse un programma preC'Ìso ·e lo traducesse in una d-irettiva di azione politica, dando partico– lare mandato al nostro Gruppo Parll?,mentare, impe, gnando il prossimo Congresso Naz1onaJe sul tema dell'Europa, stabilendo immediati contatti coi par– titi socialisti degli altri paesi. Disrntere. sì, ma per arrivare ad un programma. · Case, pa~e, trasporti, valute: ,I!r?ble'.11i.,che .non hanno le alu, che affondano 1 le •:ad1c1_ne1 b:sogn1 de– «li r omini e non nella fantas-ia dei poell. Eppure g· su· qufs.to terreno .che vedrà la luce -e muoverà i primi 1,assi l'Europa, modestamente. senza clangore di trombe, lasciando ,che i « chierioi » dell'alta cui: tura di~sl'rt:no attorno al eone-etto d'Europa s~du_t~ sulla r'va di un iago. L'organizzazione postale e gia un esempio di sLireramento dei valli nazi<?nali, per– ch;.. una lettera ria Milano va a Londra ignorando i e-on fini che passa, ignorando i passaporti:· un e– semp:o modrsto e mer,n·iglioso. Le sue soluzioni il socialismo le trova sempre ne~ .concreto del1a realtà sociale e nel ~uro tei:r-eno dei bisogni prima che nei libri o nell-e 1deolog1e. UGOBERTO ALFASSIO GRIMALDI
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