Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947
274 CRITICA SOCIALE pm, nel ,capitalismo di .oggi_ ~n piano d'azfone co~– rerttemente attuato in obbedienza ad un determi– nato complesso di principi econon:iici generali, ma c'è un agire frammentario e contingente, yolto . al « proprio particulare » e co~pletamente. d1~-~nt1co di questa grande verità: che 11benessere. md1v1d_uale è effettivo e duraturo solo quando poggia su d1 un benessere diffuso in tutti gli strati soc1.ali._ . Non è evidentemente da una classe co.sI miope che si può ~perare in un e'ffel.\ivo contr_ibuto per la so.– luzione del problema degli S. U. d _E_uropa. P~rche fosse capace di superare la gretta visione ,particola– ristica dei propri problemi occorrerebbe che_ il ca– pitalismo sapesse di nuovo an~eporre lo stud1_0_del– O'efficienza produttiva allo studio del modo m1gl10,te di frodare la legge, l'immissione dei prodotti sul mer– cato al commer.cio dei buoni di assegnazione. la ri– i::erca dei perfezionamenti tecnici a quella della pro- tezione del deputalo o del ministro. · Se volessimo completare l'elenco delle cause per le quali la classe dkigente borghese non è capace di far-e l'Europa, dovremmo parlare del suo « chau– vinisme » e, in gene,ra'le, del fatto -che là sua azione direttiva. corre ancora su schemi legati al mondo ottocentesco de.Jle nazionalità. E' un mondo eh-e muo– re, ·ormai, ma gH schemi rimangono: rimane la bo– ria nazionalistica, il miJitarismo, la diplomazia. Tut– to questo ciar,pai;ne è, nei, confronti dell'aspirazione europea, mo.Jto più di un ostacolo- menta'le o psico-· ,J,ogi,co.Oggi un mi.nistro o un sottosegretario, o sem– p·Jicemente ùn capo gabinetto. un maresciallo d'I· talia o un generale comandante di scu_ola, un amba.– sciatore o un addetto hanno un'importanza ed un .potere che scemerebbero notevolmente, o addirittui;a si annullerebbero, in una organ"izzazione europea. E' tutta gente, questa, ,che ha interesse al manteni– mento degli Stati na:z-ionali. Sono, in Europa, poche decine di migliaia di persone, ma bastano, per i po– sti che .occupano e 'per le clientele ·che si portano dietro, a tener lontana la realizzazione del sogno di milioni di cittadini. ' Io non credo che siano soltanto le classi. djrigenti dei paesi più• privilegioati (Inghilt-er-ra, ed in genere i paesi con vasti possessi co'Joniali) a non volere l'e· dificazione deWEuropa; credo invee-e ,che, se -esami– nassimo la questione secondo una prospettiva verti– cale, t roveremmo ,che quella volontà -di edificazione man.ca nella parte più alta di ogni Stato, perchè anche n ei paesi più poveri c'è sempre chi, godendo di UQ.acondizione. di p'rivilegio, non ha interesse ad a 1 boli,re le fron·tiere -ed a smante•l!.are la -roccafofte sta– ta:Je. Si dànno, nel pro•cesso di unificazion,e europea, gli ·stessi fenomeni c'he si ebbero nell'unifi__çazioN-e italiana, quando· uno degli ostacoli maggio-ri consi– steHe proprio nella resistenza che le ,compagini bu· rocratiche dei singoli staterelli opposero. ·Le defz'cz'en•ze deN'azfone dei.I p 1r <i-letaliia.to . Q:J.esto per la borghesia. E iI p-roletariato? Due sono, a mio avviso., le ragioni per cui .nem– meno le nuove forze del lavoro, pur condividendo con •la borghesia Ja direzione della politica europea, hann.o per ~ulla .contribui'.to ad accelerare i tempi del'l_a formazione degli S. U. d'Europa_ e nemmeno ad Impostare il problema, se non nei termini vaghi e inconcludenti che abbiamo lamentato all'inizio. 1 °) Anzitutto il fatto che i partiti della classe la– voratrice, i quali, prendono parte ai governi dei sin– goli Stati, paiono avviati a batte re le strade del vec– chio mondo borghese (politi.ca es-t-era nazionalisti– ca, pa_rlame~t.arismo, dip lomazia per iniziati,· distac– co _d_e1 :'erbc1 dalla base.' che li ha espressi, spirito total1tar10 ecc.). Sotto la tinta rossa deHa casacca, an·· cora borghesi so-no troppe volte gli schemi d-ella lor_p azi,one. I vertici dei partiti< socialisti europei si sono imborghesiti nella misura ·in cui la convivenza n·el governo ,con altri partiti non proletari li ha costret- ti ad. al'lontanarsi dal socialismo. , -A . . rigore, p~rtanto, potremmo dire che questa col– pa e ancora d1 natura borghese, e diventa nostra solo ll'ella misura in ,oui i soòalisti, salendo al potere, hanno snaturato la propria origine e d-imenticato le finalità del loro programma. Sta succedendo un pro.cesso analogo a quello che accadde quanto i bar– bari ruppero le dighe ed' invasero l'impero di Ro– ma. Anche allora parecchi contemporanei, preoccu· BibliotecaGino Bianco patì deHa decadenza del vecchio mondo e della sua civilità, si domandarono se finalmente. non fosse per sorgere un ordine nuovo, conforme a principi ·nuovi e portato da uomini ancora semplici, non con– taminati dai mali ,che corrodevano H mondo romano. Ma taJ,e speranza andò delusa ed ecco H perchè, s-e– condo Sorel: « I barbari non crearono affatto socie– tà progressive. Essi erano poco numerosi, e, quasi dappertutto, non 'fecero che sostituirsi agli antichi grandi signori; menarono la stessa vita di questi; e furono divorati dal'la civi.Jtà urbana. In Frància il regno merovingio è _s~ato sòtt01>osto a studi parti~ colarmente :wprofond1t1. Fustel de Coulanges si è servito. di tutta la sua erudizione per metter ìn luce il carattere con.servato re dtl esso; la conservazione gli appaPiva così forte, -che egl-i osava scrivere non es• serv-i stata conquista, e si rappresentava tutta la sto– ria dedl'al,to medio evo come la eontinuazione dell'Im– pero Romano, un poco accele,rata ». (Considlerazioni suMa violenza, Bari 1926 - pp. 110-101). Ci vollero parecchi secoli ed una lunga serie di prove; prima che dal se-no dei ·barbari uscisse una originale e- spressione di civiltà: f'impero carolingio. . Oggi H socialismo europeo, in g,ran parte bloccato cta:Jaamessianica attesa deHa rea1izzazfone della Ri– v_oluzipne ,per -mezzo della forza espansiva russa, fa un poco •come i Merovingi: .continua ci.ò -eh-ela bor– ghesia ha- dato all'Europ.a. · 2°) La seconda ragione, -che in certo senso è an– che la s piegazione della prima: consfate ne,J fatto che la classe lavoratri.ce -europea non è ancora suffi'cien– temente ,mat_ura per il, ruo.Jo diirettivo a cui as.pira, e non sa esprimere dal suo seno quadri adeguatamen– tè preparati. E' questa un'affermazione .che va p-resa con attenuanti, perchè tla Hnea d·i sviluppo e di ma– turazione- varia da paese a paese, e· oerto non manca– no i _paesi cht: possono vantare un ,prol-etai:iato più ma,turo e cosc1en,!e di altri paesi. Ma è indubbio - e bisogna avere il coraggio di dido - cl)e in gran parte d'Europa · (e soprattutto in que-1.J'aparte che subì la tappa d'arresto, d-ei regimi totalitari) manca una classe ,lavoratrice .all'altezza dei compiti che iil momento s~mbra assegnarle .. Vediamo· irf Italia quan– ta fatica hanno fatto i partiti proletari per mandare al Par-lamento quel nuru_ero di uomini che loro spet– tava ,per suffragio ,e non, diciamo cosa Nuova affer– mando che non ,tutti i rapp·r 1 esentaqti del popolo raggiungono un normal,e IiveHo di intelligenza o di prèparazione. , Io penso,, e non è parado,sso, •che - per f,ar un'i· potesi a ssurda -, se ·1aclasse borghese e gli uomini politi.ci chie stanno dall'altra parte della barricata dicesse· ro ai partiti del popolo: « Abbiamo deeiso 'tl,i abbandonare 1-alotta e ,dit l,asdar J.ibero il campo. , Ecco le aziende: gestJtele coi v,o,stri Consigli. Ecco J,e ll_mmin·is-trazioni: mandatele avanti coi vostri rap– presentanti e coi vostr,i tecnici. Ecco H paese: go– vernatelo », io penso che, ~e nn'ip9tesi s-iffatta si ve– rificasse, noi assisteremmo al crol'lo clamoroso del socialismo, ·oppure, i,J-che equivale, al passaggio del potere nelle mani di una minoranza sparuta e spre– giudica-ta ,che ne userebbe . totrulitariamente, in ma-· niera per ·nien,te diversa da quello _che avviene in un paese d'Oriente, dove uomini che pensavano di i– spirarsi ai p-rincipi dei socialismo si sono 1mpadro– niti dello Stato, pur man.cando alla base una classe lavoratrice matur:a per l'esperimento. E.eco perchè nè la borghesia nè i,l prolietariato san– no avviare .decisamen~e a soluzione i 1 l pròb1ema del· l'unità europea. Le condizioni obbiettive e di fatto per arrivarci ci sono, ma non sono _pronti gli uomi– ni, Non lo è ,più la borghesia, che sopravvive senile al frantumarsi detla sua costruzione; non •lo è ancCJl– ra il proletariato. E in questa impossib-i-lità da parte de'll'Europa di avere una .classe dirigente sta la sua tragedia. L'uni,[à europea tuttavia va sorgendo. Intanto, però, ii! ,pro,cesso unitario ,europeo si va sv,o.Jgendo. Faticòsament-e, e ta,lvolta a ditspetto e al– l'insaputa di quegH stessi uomi•ni che dissertano sul– l'Europa e non vedono che una certa parte d'Euro– pa è già fatta ed aJ.tre vanno facendosi. Dev'essere così. pe11d1è, per volere l'un1tà dell'Europa, ocnor– re avere il concetto di quest'unità: e p-erchè .ci sia il concetto di unità ,europea occorre che 'l'unità stes--
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