Critica Sociale - anno XXXIX - n. 14 - 16 luglio 1947
CRITICA SOCIALE 251 tral_izzato s?lo parzialmente dalle proroghe degli af– fitti, dato 11 numero• non indifferente di canoni in natura), l'utile derivante dalla differenza fra il va– llor~ del denaro avuto i.n preslito prima de;la svalu– tazione e que:Jo d~.l denaro dato· in pagamento a:Je banche. II danno, In fondo era dello Stato e dei ri– sparmiatori; quello e auesti ricevevano meno di un trentesimo di eiò che avevano dato. . Ques~o fenomeno ha, indubbiamentz, anche aspet– h buom: esso potrebl)e dare a!l'agricoltura una spin– ta ,che fino ad oggi non ha avuta, potrebbe indurre i proprietari ad ima sua rad.Leale trasformazione e, neJe regioni meridiona'i, a quella indu.st.rializza~io– ne che sareJ:>be il primo grad-ino di una ascesa del Mezzogiorno. Ma avverrà questo? Per alcuni proprie'tari ben pen– santi çhe vedono in questo sforzo produttivo la le– gittimazione mora'.e del loro possesso, altri ve ne sono - e sono troppi - che sperperano questa im– provvisa e non meritata ricchezza nel,le case da gio-· co o nei bagordi. D'altra parte questa ri.cchezza, do– vuta al caso, fortificata dalla compie.fa liberazione dai debiti,. ha dato alle classi agrarie una ])-0.rticola– re euforia che le spinge a cozzare, ,con ir,1us-itata vio– ~enza, contro g:i interessi antitetici dei ,contadini. Nel Mezzogiorno la violenza della lotta agraria ha. come premessa, questa rinnovata forza economica, la quale spinge i ceti fondiari a tentare addirittura la riconquista del potere politi.co . Si formano nuovi aggruppamenti po'.itici, si finanziano giornali, si dà un tono nettamente aggr<essivo alla lotta poiitica. « Il potere ai più ricchi», è lo s./ogan sottinteso della nuova lotta politica. Ed è un errore. Non è su que– sta via che si difendono i propri averi e neppure, come accaùe in questj giorlfì; creando prestiti fittizi, ,e nuove ipoteche_ per sottrarsi agli oneri finanziari della guerra con la -comphlcente complicità delle Ban– che e alimentando l'inflazione, che è sicuro prodro– mo di sanguinose rivo:te. èomunque, per rimanere nel nostro argomento, vi è stato un sopraprofitto a favore delle classi aPJ"arie, che non deriva soltanto dal'l'alto prezzo delle derrate o dal'.a loro rarità:, è un sopraprofitto ottenu 1 .o a dan- . no deHo Stato e de:le Banche e, pe,ciò, a danno della eo·lettività. Di questo sopraprofitto bisogna te– ner .conto; sia per rispondere a certe superficiali af– formazioni di e.c·cessivo aggravio fisca'.e, sia per di– stribuì.re equamente su tutti i cittadini gU oneri che impongono alcune prementi s_ituazioni politico-so- ciali. . r ENRICO PARESCE Sull'argomento del quale apportun,ame,n,te si occu· pa il prof. Paresce_ l}ià Consultore ed ex So•flosegre– tario alle Finanze, nei~l'arttcolo che precede, i-1 nostro Gruppo Panlamentare ha richiamato l'attenz:one, del– l'Assembi:ea Costituente con le dkhiarazioni del com– pagno Corsi, il quC11le, dn materia, disse, appunto, ciò che segue: · « In aggiunta alla sperequazionie fra imposte diret– te e indirette, in agg 1 un:ta ai lucri di co,ngiuntura rea– lizzaM dal capi'ta;e, la continua generica ripetizione ··dei/a necessità della riforma agraria appare come u– na ironia, mentre, d.i fatto, soUan/o, il domi.nio esci:u– sivo di determinati ceti della propnietà rurale si va ricostituendo in forme •che ,erC11no state superate. « Ho detto superate, pe'.rchè quei ceti erano assen– ti daUa vita agricola e avevano caricate di ipoteche le .lor.o proprietà, attraverso una vita estran,ea e lon– tCtnadalla terra, attraverso una vita quasi antisociale; e in tal modo appunto, avevano per-duto queP do– ~inio -esvfusiv~ su nicchezze spesso di origine' feu– dale. « Oggi quel gravame ipote•cario si va annullan<!o e si va quindi ripristin,ando la prevalenza di clqssz as– senteiistiche. mentre noi nulla di co_ncreto operza~o ». Può aggiungersi che 111 danno dz que-sta znversrone di rapporti,. determinata d~lla SIX!--·1:1ta:ion,e,. ricade quasi escluszvamenle su enlz pubblzcc dz credito, Cas– se di Risparmio, istituti di credito agrario, ecc. E' tem~o, dunque, cl}e, of~re ogni dec_lamazione verbo-sa, sz pon,qa mal110 zn Italca pd un,a seria e<fo_rqa– nir.a poMtica rurale che sopprima forme przmctzve e realizzi in,dispepsabili riforme . . La C. S. BibliotecaGino Bianco La unificazione federativa europea _III. - Il problema agrario . Il Reithinger, dal quale attingiamo mo'ti elementi di questo nos,ro studio, ha scril!.o che la rottura del commercio internazionale e del traffico dei capita– li (i1 suo libro è precedente all'ultimo conr:itto) a– vevano acutizzato i dissénsi fra la cintura agraria meri r[ionale e orientale e la zona industriale setten– trionale e occidentale di Europa. Eg:i sosteneva aJ:ora che il vero problema agra– rio europeo era un problema di struttura, i cui ter– mini si concretavano nella sovrapopolazione agra– ria di tutfa la metài orientale del Confnente e nel rialzo dei prezzi agricoli nella metà occidentale. Se– condo i dati statistici, mentre nell'Europa occidenta– le la densità della popolazione agricola è di 40 a 60 abitanti per chilometro quadrato di superficie u– tile, nell'Europa orientale e meridionale tale den– ··sità .sale da 70 a 100 abitanti per chilometro qua- drato. Lo stesso autore affermava (riferendosi al pe– riodo preced·ente l'ultimo conflitto) che il rendimen– to dell'Europa orientale con sovrapopolazione agri– cola era inferiore dal terzo alla metà in confronto di quello dell'Europa centrale_ ed occidentale, men– tre i prezzi dei prodotti manifatturati erano in orien– te assai più alti. Questo spiega la ragione per la qua· le spectlalmente il governo sovietico ha ,cercato di aumentare il rendimento agricolo e di industrializ– zare, per quanto possibile, il paese. Un altro aspetto del problema è stato prospettato dallo stesso Reithinger, e cioè che l'aumento artifi– ciale del livello dei prezzi agricoli nell'Europa orien– tale e occidentale (aumento. non corrispondente alla reale situazione dell'agricoltura, ma ottenuto, come egli dice, con :]'isolamento artificiale dell'agricoltura europea dalla pressione delle economie agricole d'ol- . tremare) ha portato come conseguenza ine'.uttabile l'aumento dei prezzi dei prodotti manifatturati nei paesi coloniali. Perciò egli conclude che per l'Euro– pa ·centrale e occidentale si dovrebbe adottare un sistema di protezionismo per i prodotti agricoli, op– pur-e esportare in paesi extra-europei, ed avverte, con rag.one, che con il primo sistema i carichi eco– nomi ci peserebbero sulla popolazione urbana e con il secondo sui contadini. Quèsta conclusione deriva dalla constatazione, anche essa coatta,· che le regio– ni coloniali, g'unte allo stadio della produzione in– dustriale, basano la loro economia sopra un livello di prezzi agricoli relativamente basso. Questo fatto inoppugnabile è una delle ragioni della trasforma– zione in atto del sistt!ma economico dell'Impero in- glese. · Si tratta, quindi, non solamente di un prob 1 ema di struttura europea, come ha notato così acutamen– te --il Reithinger e noi abb:amo messo in evidenza ripetendq le sue giuste consideraz;oni; si tratta di un problema di struttura mondc'q:le ed appare perciò ,evidente la necessità di considerare la trasforma– zione in atto delle regioni orientali e sud-orientali del continente ad opera della Russia e quel'.o di tut- _ to il sistema del .Commonwealth Britannico. L'Inghil– terra infatti, legata, sia pure economicamente, alla sola parte occidentale deU'Europa, non può supe– rare la crisi. Il Centro e l'O.ccid1mte europeo sono al– la lor volta strettamente dipendenti, dal punto di vista -economico, dalla zona orientale. Dobbiamo per– ciò concludere ancora col Reithinger che anche per il problema agricolo europeo la soluzione non può essere che unitaria e deve tener conto di questa situazione di fatto. Per l'Oriente e per il Mediterraneo si tratta di soprapopolazione agricolà, con .la conseguente nece_s– sità di uria espansione .che (se si vuole evitare che sia politica) deve essere coordinata con le esigenze del– le altre parti" di Europa ,e deve perciò port.ire a_d una utilizzazione della eccedenzà demografica, sia nell'i·ndustrializzazione, sia nella emigrazione, che noi pensiamo possa essere in buona parte assorbita dalle altre zone del nostro continente. Per l'Europa centrale e per la zona occidentale si devono contem-
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