Critica Sociale - anno XXXIX - n. 14 - 16 luglio 1947

CRITICA SOCIALE 259 L'Estremo Oriente il futuro assettodelmondo Il 29 maggio scorso, riferendo al Congresso laburista di Margatc sulla politica estera britanuica e sui recenti svi– luppi della situazione internazionale, Bevin ha sottolineato il ruolo di primissimo piano ormai definitivamente assunto dal fat:ore asiatico nel complesso quadro del nuovo equi– librio imperialistico mondiale. In particolare, Bevin si è preoccupato di mettere in luce gli importantissimi riflessi economici che una pacifica sistemazione di quella parte dell'immenso continente tuttora in ebollizione, che va dalle frontiere iraniche alle provincie nord- orientali della Cina, non tarderebbe ad avere per i paesi dell'Europa devastata e della stessa Asia. L'E. O. prima della secon,1Q Guerra Mondiale. L'interesse degli Europei - anche degli strati pm evo• luti e coscienti dell'opinione pubblica europea - per le grandi questioni internazionali non si è molto accentuato dopo l'esperienza terribile della seconda guerra. mondiale. All'apatia, alla sfiducia, all'avvilimento derivanti dal di– sagio post-bellico, si aggiungono - nonostante il crescente sviluppo e perfezionamento dei mezzi d'informazione - le difficoltà di orientarsi nell'intrico foltissimo della poli– tica mondiale, di afferrarvi sinte:icamente i motivi dispn• rati e contraddittori, le incertezze e le pause, i repen:ini mutamenti e gli equivoci ripieghi, onde ricavarne un senso profondo della immane crisi che l'umanità contempora– nea attraversa e una chiara visione dei termini in cui si svolge con ritmo incalzante la diale:tica storica. Nella Spa• gna franchista e nei paesi_caduti, per necessità strategiche e per destino storico, nell'orbita sovietica, i regimi totali• tari non permettono che all'interno del paese ci si faccia un 'idea precisa di ciò che accade di là dai confini, e fil. trano le notizie degli avvenimen:i attraverso gli speciali alambic<ilii delle comunicazioni ufficiali. Bove esistono, confortati dalle libertà... liberali, regimi demo-borghesi, l'opinione pubblica, divisa in due campi, è influenzata dalla grande stampa legata agli interessi capitalistici e da quella comunistµ o filo-comunista: non è facile reo ersi conto, con una certa esattezza, dei fat:i e dei problemi, percbè da ambedue le parti· si tende deliberatamente al loro "sistematico ·travisamento. Inoltre è tuttora assai radi– cata in Europa l'abitudine a credersi il cen:ro dell'univer• so, il gran sole attorno al quale ruotano, secondo leggi im– mutabili cd eterne, gli altri continenti. E' una presunzione aristotelico-tolemaica, che induce a sottovalutare, addirit-. tura a ignorare, i problemi extraeuropei, pur così s:ret– tamente connessi, e da secoli· ormai, alle vicende e alle esigenze materiali del vecchio continerite. Nell'immenso groviglio di problemi che caratterizzano l'a:tuale fase dell'evoluzione storica dei popoli asiatici e ne legano indissolubilmente le sorti a quelle di tutta la travagliata umanità del nostro tempo, osserviamo anzitutto che grandiosi fenomeni dovuti a potentissime forze endo– gene ed esogene banno concorso, nel giro di pochi decenni, a mutare radicalmente la situazione poli:ica e a scuotere le basi economiche di paesi « favolosi » e tradizionalmente xenofobi, come l'India, la Cina, le Indie Olandesi, il Giap– pone e l'Indocina, la realtà dei quali ci era sempre sfug– gita per cause che vanno .dalla infatuazione colonialistica all'edulcorazione fantastica operata, con gusto spesso di– scutibile, dalla letteratura occidentale. L'India britannica assumerà en:ro il giugno 1948 lo <l status >l di dominion, e tale data segnerà quasi certa– Jllente la definitiva rottura tra indù e mussulmani, rottu,·a gravida d'incognite, a cui seguirà un lungo periodo di di– sordini; la Cina ha compiuto in quasi mezzo secolo lre rivoluzioni, vinto una durissima guerra, e trn lot:e civili e contrasti d'ogni genere sta aprendosi un grande avvenirP.; il Giappone dall'occupazione di Formosa (1896) al crollo sui fronti del Pacifico (1945) ha compiuto il ciclo del suo espansionismo demografico-militarista, suggellato dalla di– struzione atomica di Hiroshima e Nagasaki; recentemente, sulle rovine del colonialismo francese, il più gretto e il più scucito nelle giunture, è sor'.o il Viet-Nam dov'era l'Indocina; Sumatra e Giava, cacciati a prezzo di duri sa– crifici i soldati del Tenno, banno scosso il giogo dei buoni sudditi della regina Guglielmin'!; il Tibet, infranta nel 1903 dalla marcia della colonna MacDonald su Lbasa ~a barriera impenetrabile del monachismo buddista, è ora aperto allo lenta penetrazione commerciale e scientifica anglo-russa. Sullo sfondo di questo straordinario fermento del formicaio asiatico, gli Stati Uniti banno sistemato la B1 ho eca- un o d1anco loro antica rivalità coll'impero del Sol Levante per il do– minio del Pacifico, e un nuovo più formidabile e minac– cioso antagonismo s[ profila dai monti del Pamir alla pic– cola .penisola Coreana, da Hanoi a Mukden, tra la Repub– .blica Stellata e l'Unione Sovietica. E' difficile stabilire se, al centro delle questioni del-. l'Estremo Oriente stia il ,prodigioso risveglio del mondo asiatico o la potenziale - e in:enzionale - rivalità tra l'imperialismo della Casa Bianca e quello del Cremlino. A parer nostro il primo fenomeno è molto più importante. Esso ci dà la chiave per comprendere la grande tragedia di immense folle dall'anima complessa, vecchie di mil– lenni ed oggi vibranti di vitalità nuova, ingenue e sagge, ascetiche e attive, miserabili ed eroiche; ci introduce, rn un fil-Odi logica, nelle contraddizioni più complicate, nelle antitesi più profonde, nel vivo della loi-a delle classi, che, corrodendo alla bast: le strutture feudali delle società fos– silizzate e i ben radicati tentacoli del capitalismo monù• polistico straniero, scavano l'abisso in cui fragorosamenie precipitano i vecchi imperi del privilegio di religione e casta e i moderni sistemi di oppressione creati dalla onni– po:ente finanza e dall'intrigo diplomatico internazionale. La particolare natura del nazionalismo asiatico è l'espre•• sione di un moto storico che trova le sue cause nel pas– saggio da una civiltà gelosamente chiusa in se stessa, cri– stallizzatasi in forme arretrate di rapporti economici e so– ciali, ad una civiltà più aperta e nuova, meglio rispon– dente alle attuali e alle fu:ure esigenze, tendente a sosti– tuire nell'amministrazione e nel governo strati popolari progressivi alle esauste oligarchie tradizionali (la Cina è all'avanguardia di questo processo ed ha acrumulato una ricca esperienza) e ad offrire, in un clima di rinnovamento e di aspirazioni comuni, anche ai paesi che meno si rive– lano alla nostra osservazione, maggiori possibilità di svi– luppo autonomo, ancor oggi seriamente ostacolato dagli in– vestimen:i e dagli stanziamenti militari stranieri, sosteni– tori ad oltranza del vecchio ordine sociale. Il termine « occidentalizzazione >l non è del tutto esatto. L'Estremo Oriente non riproduce che in piccolissima parte talune caratteristiche della moderna vita americana ed eu– ropea. Se il praticismo e la cul:ura occidentali hanno po• tuto innestarsi sul tronco glorioso, ma da gran tempo im– produttivo, della civiltà orientale, ciò si deve essenzial• mente alla mirabile capacità di assimilazione rivelata ria questa civiltà, che pareva esaurita per sempre, quanti,, l'intraprendenza mercantile britannka nelle Indie Orien– tali e in Cina (la guerra dell'oppio aprì cinque porti cine,i ai commerci europei) e lo sbarco dei marinai di Perry nella baia di Yeddo, vi portarono il lievito profondamente rinnovatore e revitalizzatore dell'Occidente. La fusione dei diversi elementi - indigeni e d'impor• tazione - non è risultata tuttavia perfetta. Per giustificar~ l'affluenza dei missionari cristiani dall'Europa e dall'Ame– rica si mise avanti il presiin:o « paganesimo » dei popoli asiatici. E il cristianesimo potè qua e là fiorire attorno agli sparsi nuclei delle missioni cattoliche, presbiteriane, meto– diste, ecc., che, grazie alle sovvenzioni chiesastiche, pote• vano raccogliere e sfamare piccole colonie di mi~erabili (a cui non pareva vero di ricevere, coll'acqua lustrale, una scodella di riso) e attirarsi le simpatie dei villaggi trascu– rati dall'amminis:razione centrale o abbandonati ai furori delle guerre civili. La diffusione del messaggio evangelico e biblico non riuscì però ad intaccare le millenarie basi della dottrina confuciana, taoistica e buddistÌ<"a, - sopra– tutto per la diffidenza e la aperta ostilità delle classi col!e - e non arrestò l'espansione dell'Islam. Anche per ciò che riguarda il progresso tecnico, la penetrazione occi– dentale presenta dei limi:i irriducibili, gli stessi limiti dd– l'ordo capitalistico. Lo sfrenato regime libero-scambistico nei confronti della Cina, inaugurato nel 1899 da Hay con la politica della « porta aperta », il controllo eccessivo eser– citato dall'Inghilterra vittoriana sull'India, dalla Francia sull'Indocina, da tnt:e le Potenze sul Celeste Impero, in piena decadenza sotto la corrotta dinastia Manciù, finirono per impedire che l'economia di questi paesi si sviluppasse in modo organico e funzionale. Un'industria crebbe· disor– dinatamente in Cina (cfr. Lattimore, The making o/ mo• dern China), !!elle vicinanze dei porti di mare come Shan– gai e Tientsin e dei porti fluviali come Hankow, vincolata da nn ferreo protezionismo. Ma già dopo la guerra dell'oppio, terminata nel 1842 c••l trattato di Nnncbino, l'immensa Cina è in fermento. Da

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