Critica Sociale - anno XXXIX - n. 14 - 16 luglio 1947
CRITICA SOCIALE 257 del c_osto della vita. Ma ogni misura di questo gener~ ~riava contro l'energica resistenzl dei sindacati, i quali combatte• vano per la disciplina « finanziaria » nelle questioni di sa– lario, accusavano i direttori, di « sorpassare i crediti di . salario >l, facevano opposizione alle « norme di produzione ll preparate dagli uffici'· dei direttori (T .N .B. Tarig Norms BureauxJ ·e proponevano al loro posto delle « norme con– trarie ». Queste erano le direttive riguardanti i salari. apulicate dai sindacati poco dopo il 1930. Quando, nel 1933 il Con• siglio Centrale dei sindacati riunì una conferenza s~lla poli– tica dei salari, il relatore, Vèinberg, segretario del Consiglio Centrale incaricato della politica , dei salari, dichiarò con grande fermezza: « Occor'I'è ·che noi agiamo con la stessa ..everità contro i dirigenti sindacali che si allontanano dalla linea del partito aulla questione dei salari,, come contro gli opportunisti ohe appartengono al Partito e subiscono degli scacchi sui diversi fronti della costruzione sÒcialista ». Solo dopo , il 1935, quando la situazione divenne meno tesa e cominciò un nuovo aumento dei salari reali (che si arrestò tre anni dopo), i sindacati divennero meno aggres· sivi, sebbene, in linea di principio, la loro politica nella questione dei salari non cambiasse, così che i sindacati non ebbero più parte alcuna ne.Ila determinazione degli aumenti di salari. Negoziati relativi ai salari. II regime russo dei salari si basa principalmente sul lavoro a cottimo; e conviene adattare il prezzo di paga di questo cottimo alle dfrerse condizioni di produzione delle officine. Così _ la determinazione dei salari in Russia passa attraverso due fasi: dapprima la determinazione dei sai.ari (general– mente la somma memile) per ,liversi gruppi di impiegati in un'industria pre,a nel suo insieme o in un gruppo di imprese, in seguito la determinazione del tasso di produ– zione per tutte le specie di lavori nelle diverse imprese. I salari .a cottimo sono ottenuti dividendo il salario men– sile o settimanale per il tasso corrisponden1e. Dopo il 1920' i ~indacati partecipavano a queste determinazioni di salario · in due fasi, sulla base della · paritetica rappresentanza dei lavoratori e degli imprenditori. Dopo il 1930 essi· avevano perso la loro influenza. Fino al 1930 i salari erano stabiliti dai contratti collettivi. Dopo il cambiamento di politicà dei sindacati, i contratti collettivi sussistettero per un poco, sebbene il loro signifi– cato fossé cambiato, come è stato detto prima. All'inizio del 1933 fn emanato un decreto secondo il quale i contratti collettivi non potevano contenere alcuna clausola che pre– servasse i diritti dei lavoratori .più efficacemente delle dispo– sizioni generali delle leggi sul lavoro. Così non rimanevano, delle clausole tradizionali del contratto collettivo, se non quelle che stabilivano la cifra dei salari. Alla fine del 1933 i contratti collettivi non furono rinno– vati, ma semplicemente pr-orogati per l'anno seguente. Per il 1935, dopo che il Consiglio dei Commissari del popolo ebbe emanato decreti speciali, gli ope .ai poterono firmare contratti colleuivi per l'industria bauelliera, il commercio, l'abbattimento e il trasporto degli alberi. Per le altre forme dell'industria e dell'economia nazionale e per le organizza– zioni non produttive i contraili collettivi non furono più i-innovati dopo il 1934. · Dopo la scomparsa dei contratt/ collettivi la cifra dei salari fu fissata dalle istituzioni economiche. Naturalmente i dirigenti dei sindacati dànno ufficialmente il lo'ro parere, come segretari del Consiglio. Centrale dei sindacali o come pr~sidenti dei . Comitati centrali dei si~dacati diret!ament~ interessati. Ma la loro influenza reale e nulla ed e quasi imoossibile trovare tracci3 dell'attività di questi cliri/?enti nell'attivi:à sindacale. In effetti, la determinazione dei salari dipende ora unicamente d~l governo e dai direttori._ I ~•m• biamenti riguardanti 'la seconda fase della d~termrnaz1one dei salari nell'interno della fabbrica sono stati ancora pm profondi. Per vari anni uno dei còmpiti più importanti dei rappresentanti degli operai nelle officine è st_ato qucll_o di partecipare alla determinazione del tasso d,_ produz10_ne. II codice del lavoro del 1922, ancora in v1gor,} teorica• mente, be.nchè quasi dimenticato, stipulava esplicitamente che « i tassi di produzione debbono essere fissati dalla dire– zione dell'officina e dal sindacato o dall'organismo sindacale corrispondente, i quali agiscano in cooperazion_e >l (art. ~6). Questa azione mista era esercitata da un orgamsmo fipeciale nell'officina, la It.K.K. (Raszenochno-Konfliktnaya-Commis• BibliotecaGino Bianco siya, Commissione dei salari e delle controversie ,li lavoro), _fondata sul principio della rappr~sentanza paritetica. I rap• ·presentanti dei lavoratori erano nominati dal Consiglio di fabhrjca, che funzionava come organismo sindacale dell'of• ficina. Dopo gli anni che hanno seguito il 1930 ci fu una ten– denza spiccata a privare le R.K.K. del potere di stabilire i tassi di produzione.· Dapprima il T.N.B. ebbe l'incarico di stabilire i tassi di produzione, ma questi tassi dovevano essere approvati dalla R.K.K. Già in questo momento la partecipazione dei lavoratori era del tutto illusoria. Nel gennaio 1933, contrariam~nte alle disposizioni del Codice del Lavoro, fu dichiarato che soltantò la direzione della fabbrica avrebbe fissato i tassi di produzione . Concorrenza socialista. La realizsazione del programma d'industrializzazione in• tensiva influenzò ed alterò tutte le attività tradizionali dei sindacati e li obbligò a cercare i mezzi per aumentare la produzione. Il còmpito principale dei sindacati era ormai l'aumento della produttività dei lavoratori. Per raggiungere questo scopo il mezzo impiegato all'inizio fu la concor– renza .d 1 tta « socialista >l, tra imprese, gruppi di lavoratori e lavoratori individuali, che si sforzavano d, produrre di più, di abbassare il costo di produzione, di rafforzare la disciplina dei lavoratori, ecc. Ma precisamente questo mezzo pericoloso di concorrenza fra lavoratori individuali o gruppi di lavoratori, sforzantisi di produrre il più possihile, divenne il tratto caratteristico della concorrenza « socialista >l nell'Unione Sovietica, quan– do questa fu int7,1ùotta in grande nel 1929. Quell'anno lo scopo principale cieli'« accordo sulla concorrenza socialista » fu di rialzare i tassi di produzione e, conseguentemente, di ridurre il prezzo dei cottimi (per quelli che prendevano parte ?Ila conco1renza). I sindacati diedero l'impulso fin dal principio. Naturalmente essi :ncontrarono opposizioni da parte delle cla,;i lavoratriri. « Persino nei servizi meno ritardatari (officine di -riparazione di locomotive di Tver), la concorrcnra si f.a in una atmosfera di lotta silenziosa. Anche molti comunisti vedevano di mal occhio all'inizio le "brigate di urto", soprattutto quando queste abbassarono il costo di produzione d_el 20:'.é.. ::ii sentiva dire: - lo non vedo. l'interesse dt.lla concorrenza. Non si fa che faticare a forza ài lavoro, senza far progredire la causa n (Trud, 2 luglio 1929). Naturalmente gli organismi sindacali prole· ;lavano contro qucsll punti di vista da « kulaks >l, e nel– l'insien1e i sindacati sostennero con grande insislenza la revisione dei tassi di · produzione sulla bosP. rlei risultati della concorrenza socialista. La- disciplina operaia. Nei loro sforzi per accrescere la produzione i sindacati assolsero un altro còmpito: il rafforzamento della disciplina o-peraia. In linea di principio i •sindacati riconoscevano che il modo migliore per raffor,are la disciplina operaia era quella di migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e di stimolare la loro educazione in modo siste– matico. Ma in pratica essi insistettero sulle misure di coer• cizione e di repressione. E fu con là part!)Cipazione di~etta del Consiglio centrale dei sindacati, e spesso per sua 1mzrn– tiva che tutta la legislazione riguardante le relazioni dei ' lav;ratori e dei da tori d i lavoro fu emendata da una serie di riforme costanti, d.al 1930 al 1940, che posero i lavora– tori sotto un regime più duro che mai. Non è possibile analizzare qui minutamente lo sviluppo di questo nuovo regime del lavoro. Basterà forse far cono– scere l'ultimo sviluppo. Dal decreto del 26 giugno 1940 il lavoratore si vide vincolato al suo lavoro. Non soltanto egli non poteva lasciarlo, ma il datore di lavoro non aveva il diritto di lasciarlo partire se non in alcuni casi precisati dal decreto. L'abbandono del posto, l'assenza, persino il ritardo di più di venti minuti furono ormai considerati come atti criminosi giudicati dalle corti di giustizia, e puniti: per abbandono di posto, con la .prigione da due a quattro mesi; per assenza, con lavoro chiamato c,: correzio• nale ,i, della durata talvolta di sei mesi, sotto la di~ciplina più rinorosa, all'officina, con una riduzione -di salario che poteva 0 arrivare sino al 25%. È da notare che questo non era un regolamen'.o di guerra, ma il risultato di un dec/!n• nio di ev-0luzione. Anche i còmpiti sociali dei sindacati erano in pratica largamente subordinati al solo compito essenziale: l'accre-
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