Critica Sociale - anno XXXIX - n. 13 - 1 luglio 1947

CRITICA SOCIALE 229 Le autonomie locali · neJ progetto di Costituzione Sotto H nome di G,iro'n1di,nò, già nel ilontano 19Ì8 io .pro.pugnavo, sulle colonne di questa medesima· ri– vista, una Fiforma su basi region~li det paese, che stava per usciire; vittorioso ma arfche allora irre· CJ,Uietoe 'stremato, dalla prima guerra mon•diale. Non si mera'viglierà, dunque, il ,compagno Preti, se (non foss'altro per quella ,coerenza a'l'!e proprie idee, che, non ae dùbito, è c:ara anche a .Jui, ,come lo dovrebbe essere a tutti i compagni; vecchi· e nuov~), nel termi· nare la serie, di questi miei appunti su la nuova Co– stituzione, ribadisco, a quasi trent'anni di distanza, quelle mie antiche opinioni, differenti da quelb che egli ha il''.rustrate ·nel ·suo articolo « Contro il regio· nalismo », pubblicato nel fascicolo del 1• giugno, Poichè •ritenevo che la Camera, nel dis.cutere i.I Progetto di Costitu?;i<;>ne, ne seguisse l'ordine, nel' mio precedente articoi:o mi .ero· occupato del potere giudiziario (e, so-Io pe'r connessione, della Corte co· stituzionale), ed avevo lasciato p~r ultimo questo ar– gomento delle autonomie locali, secondo la ·dizione adottata nei resoçonti sommari detie molte, .µioHissi– me sedute della II ·sottocommissione dei 75 (alle oui date si• farà richiamo, quando •non ci sarà dive'r,sa menzi·one, neL sèguito d'i quest'articolo) e delle se– dute 14 (17 gennaio) e 28 (1° febbraio,, antimer.) de.J– la Commissione Plenaria (CP). La Costituente ha cre– duto opportuno ,di anticipare. :Ja discussione di que– sto ponderoso titolo V della Parte II del Progetto, non senza buone ragioni, perchè, a tacei: d'aHro, co· m'è noto e come io stesso ho ricordato in,-uao di questi miei appunti, l'art. 55 del Progetto dispone che la Camera dei Senatori sia eletta a base regiona~ .le, .così che, se la Costituente non avesse approvato la istituzione d'etlle Regioni e dei relativi Consigli re– gionali, an'che òla fisionomia del futuro Senato do– vrebbe esser.e modificll,ta. Ma, approvato il prin'Cipio regionale, non è esautita Ja discussione assembleare del titolo ,su « le Regioni e i Comuni », nè lo sarà! an– cora,. quando quest'articolo potrà essere pubblicato. Federal'ismo e regional'ismo. Una prima .questione in proposito,, .ch'è proprio una questione di principio, riguarda la 'struttura del.– ·10 Stato, quale si presenterà, quando fosse approva– to, ,se pure con alcune modificazioni parziali, il ti– to:o del Progetto, id.i. ,cui, •per quan,to ,con -la maggior brevità poss'i1i1ì,1e, devo ora discorrere. Questa Repub– blica Italianw, .che' (come dice il 1• comma dell'art. 106) « riconosce e promuove le autonomie locali» e, secondo gli articoli successivit aJle Regioni in ispe, cie attribuisce, .costituziona'lmente, ampi « poteri e funzioni », potrà dirsi tuttora uno Stato rigidamente unitario? oppure sarà già, o si avvierà ad essere, una 1 Repubblica federale? ' · Manif,esto sùbito, a scanso di equivoci, una mia convinzione, nettamente contrarfa alle preoccupazio– ni, affiorate in akuni scritti e discorsi, che una solu– zione regio.nalistica (e ·perfino quel'la federalistica) possa attentare alla sostanzia,le unità dello Stato. Non mi soffermo neppure su le espressioni dell'art. 106, immediatamente precedenti que 1 1Je or o,ra citate, e cioè che anche la nuova Repubblica è (com'era la defunta Mona.rchia) « una e indivfaibi,Je ». Nè starò qui a ,commentare le antiche, ma sempre meditabLi, parolè di Carlo Cattaneo, che lo stesso « patto fede– rale» è « un modo di unità», « l'unico forse e, per– chè unico. ,durevo'1e modo di conco·rdia e di l~ber– tàJ ». E, a ,chi tacciasse di reazionar-ismo tal,e auspicata .reviviscenza di adtonomi•e particolari, le quali sa– rebbero in antitesi cou Uo spirito progressivo, ten– dente a comunità sempre più vaste, mi permetterei soltanto di ramme·ntare ,che anche in altri campi del diritto noi assistiamo· allo svolgersi dì fenomeni ana– loghi, e solo, in aJ)parenza contradittor.i: l'aspirar.e •ed il tendere, cioè, da una parte alla umforme disci– plina, non pur nazionale ma internazionale, di certi istituti, che hanno, appunto, una portata ecc~dente l'àmbito di un unico Stato, ma, d'altra parte, 11 rac– cogliere, il cons.ervare gelosamente ed H potenziar_e certi usi locali che rispondono, oltre .che alle tradi– zioni, ai bisog~i delle diverse popolazioni. di un sin– golo Stato. Ma, sorvolando su gli sviluppi che si potrebbero B1biloteca .G, ,u 01a111.,;o trarre p,a taii osservazioni; è poi vero ,che le riforme proposte avvierebbero al federalismo, da alcuni a– borrito come il più grnsso, fqrse, dei pericoli nazio– na;i? Leggo, sì, nei resoconti della II Sottocommis– sione, che un costituzionalista provetto quale !'on. To- : sato diceva, nella seduta ;del 29 luglio, .come - scar– tate le due tesi estreme, quella della trasformazione dello Stato unitario in una Confederazione di Stati, e l'altra che, negando sostanzial~ente l'autonomia, si limiterebbe a patrocinare un maggiore decentra– mento pei Corriùni e per UePro,vincie, - le due tesi int,ermedie, quelle cioè che apertamente caldeggiano uno Stato federale, oppure si Hmitano· a ,parlare di autonomia regionale, collimano, a guardar bene, ri– ducen:dosi tuUo il problema alla necessità di dare un respiro semp,r-e più ampio alle esigenze. lo•ca·li,in mo– do che !e Regioni possano, se.condo la dichiarata a– spirazione di colui <.:he•parlava, .disciplinare ,in auto– nomia determinate materie. Ma il suo ,collega, anche di partito, on. Ambrosini, sia ID.'ejlaSC (5 dicembre), sia in CP (17 gennaio), diceva che, mentre nel siste– ma fede,rale gli Stati membri hanno tutte,,quelle com– peten~e che non spettano, tassativamente, allo Stato centrale, nel sistema regiona·!e previsto dal Progetto sono determinate, invece, tassativamente 'le materie di ,comp,e;lenza deUe Regioni., tutte le a'1tre ,spettando allo Stato. Avesse più di ragione il primo oppure il secondo de'i due deputati d·emocristiani '(ed io, per ùa distin– zione messa in chia•ra luèe daH'on. Ambrosini, pro– penderei a credere che, sotto l'aspetto tecnico èd an– che sotto quello politico, fo.sse questi maggiormente nel vero), vorrei, ad ogni modo, che non si nutris· se eccessiva paura per le parole. Il regioi;ialismo, ,che non può costituke un serio pericofo per l'indivisibile unità délla Repubblica, poichè il sentimento nazio– nale è stato cementato da \anti decenni di unità (se mai, ili maggior respiro dato agli enti peTiferici costi– tuirà, anzi, un antidoto alle •ev,entuali veHeitài centri- • fughe - ,los vorn Rom! - fomentate dai ricordi e dai malanni del centralismo buro.cratico), poichè pe,r l'au· to·nomia al,le due maggiori isole .ed alle due zone al!o– glotte tutti concordano, e sarebbe estrèmamente, ri– schioso, il tornare indietro; il regionalismo, dico, può essere il terre·no d'intesa (o, se si vuole, il çompro– messo)' fra i fautori dell'unitarismo ad oHranza, ap– pena temperato da un timido decentramento ammi-, nistrativo, e què'lli d'un federalismo, che oggi ancora sarebbe considerato da molti come un salto nel buio. Io stesso, che da tanti e tanti anni ho accentuate s'impatie fedel·alistiche, .,riconoscendo, se pure a ma– lincuore, con l'on. Lussu (CP, 17 gennaio), che una cosdenza federaHstica ancora non esiste in Italia, ri– piegherei, per int;rnto, anch e se con ris•erva, su pa– ·recchi punti particolari del P.ro •getto, su la struttura regiona.Jistica della nuova Repub blica, quale appari· sce architettata nel Progetto stesso. Non se·nza l'au– gurio che da queH'educazi'one ,civica .che è imposta da tale struttura e nella quale è il solo sicuro fonda· rilento de1la democrazia, maturi un po' alla vo•lta proprio .una coscienza federalistica, che, nel nostro come negli altri Stati, sarebbe il so:o germe d'un· or– dinamento internazionale garante della pace e della ibertà. Idea'1e, cotesto, che, a malgrado della mio- ' pìa di troppa gente, spero sia ,condiviso almeno da quanti militano in un partito di democrazia socia– lista. Aul<mom1 1 a l~egi<slativa del/la Regione. Con la creazione dell'ente regione (in questo sono d'accordo con quanto dice l'o,n. Preti al principio del suo citato articolo), si compie un'innovazione di .così vasta portata, da poter eissere .chiamata una rivo:u– zione; ,e « le rivuluzioni, egli aggiunge, sono cose tre– mendamente serie"· Ma è proprio esatto che ·11 di– segnato ordinamento regionale sia, come continua l'on. Preti, « una di quelle d,ec,isioni che si prendono leggermente à tavolino, nelfa o,ttimistica i!'lusione di mutare la faccia di una n azione a colpi di decre,ti legge »? O nnn è, in ve.ce, una riforma che risponde a profonde esigenze dem ocratiche, come hanno so· stenuto, nella Sottocommissione (che, è bene sotto-

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=