Critica Sociale - anno XXXIX - n. 13 - 1 luglio 1947
CRITICA SOCIALE 235 tariamente per la tutela di interessi meramente classisti, sfu– ma la distinzione tra partito· e sindacato, posto che il primo si pone nello stesso ,piano del secondo. È infatti, come è noto, il sindacato che deve poss~dere il requisito de,lla uni– cità (la pluralità dei· sindacati per una medesima ~ategoria è un oontrosenso) e .àgire esclusivamente nell'ambito Jell'in– teresse di cla.sse. L'organizzazione sindacale della classe ùpe· raia pertanto altro non sarà, in base a tale identificaz1011e, che un organo esecutivo del partito unico .del pTo'letariato. , *** 7. - Infine nello Stato socialista, ove, scomparsa la classe capitalistà, non esisterà che la class~ lavoratrice, ove nello stesso tempo i lavoratori del ceto medio e i contadini, non trovando più nella presenza del capitale privato l'alimento al loro individualismo, vengono a· porsi integralniente sul piano del ,proletariato, il_partito della classe operai·a, c~e è anche il partito ,di tutta i:a classe lavoratrice, assurge a par• lito unico. L'ammettere la pluralità dei partiti significherebbe dividere la classe lavoratrice unilìcata, per fare risorgere, attraverso il giooo dei partiti, la pluralità delle classi. La concezione nostra. 8. - A questa concezione, che dsolve senza residui il partito nella èlasse, riteniamo necessario contrapporre una concezione che al ,partito assel}ni una funzi-one determinante nella prassi politica. Noi riconosciamo la realtà viva e ·palpi· tante dei contrasti clelle classi, ma affermiamo che a tali con– trasti non può ridursi tout cowrt la dialettica politica. I sog– getti della ,rita politica sono i partiti, il cui carattere distin– tivo è l'idea-programma. L'idea politica è dunque qualcosa di più della situazione economica obbiettiva e degli interessi che ne discendono, cost•ituendo essa la superiore sintesi di un~ pluralità di elementi di varia natura. Se. così non fosse, non potrebbe assolutamente spiegarsi, ad esempio, il feno• meno dei lavoratori cattolici, tenacemente attaccati ai partiti democris.tiani; non potrebbe spiegarsi in genere come la psi• cologia e, quindi, le aspirazioni cli uomini che vivono nella stessa situazione .dal ,punto di vista dei rapporti di lavoro possano divergere profondamente, a causa di f.att-Ori morali, religiosi, di tradizionè, di razza, di carattere. Si dirà che con ciò viene negato ad ogni partito, e quindi 111 ,particolare ai pa.rtiti socialisti, il carattere classista! Ciò che si nega invece è la .concezione formalistica ed estrinseca del classismo. Non si deve ·dime11ticare infatti che partito socialista significa anzitutto partito del!!! giustizia sociale, assisa sul ,piedestallo della democrazia. E l'idea-pro'graIQma ,pertanto che definisce il partito e non già il dato formale della condizione sociale dei suoi militanti (a qnesta stregua, se no anche J'o.dierno qualunquismo di certe zone meridio• nali ;vrehbe il diritto di definirsi movimento delle classi favt1ratrici). . , 1 - ln quanto fisso alla mèta. della giustizia sociale, il partito combatte il capitalismo e Gj)n ciò implicitamente' i ceti e gli ambienti che ne assumono la dife~a, e trova il .suo soste• gno fondamentale negli elementi coscienti della classe lavo· ratrice. Ma è dalla coscienza deil'ideale politico-sociale che discende l'azione classista, e non viceversa, come ritiene chi è legato alla concezione formalistica ed e~Lrinseca della classe. Per questo un vero partito socialista non è, come parte di una classe, un anemico r.amo avulso da un tronco sano ma è per co ntro una 'realtà vivente e compiuta, che trov~ nella propria idea-program.ma la ràgione èli essere. *** , 9.· - Noi dicevamo pertanto, con ragione, (tUando era an- cora in vita il PSIUP, che l'unità d'azione non doveva consi– derarsi come conseguenza del fatto che P. S. e P.C. erano or– gani indissolubili di un medesimo cor.po, e cioè della classe operaia, di guisa che l'unità di azione stessa, :ivesse ad intendersi c_ome condizione naturale e la non umta un fatto contro natnra. La cosiddetta unità d'azione non può essere che la risultante ,di una concreta situazio_ne politica, nella quale la collaborazione dei partiti sopialista ~ com~n!sta, in quanto tali, e non eome parti della classe, e cond1~10ne per il raggiungimento di determinati fini politici. La dialet– tica politica può portare domani eventualmen~e anche alla identificazione di questi partiti sul piano della 1dea·program• ma e quindi alla loro unificazione; la quale pe,rò non si opere~ebbe i~ funzione dell'astratto concetto dell'unità or– ganica della classe lavoratrice, bensì in funzione del fatt~ che alla comune mèta della giustizia sociale detti part1t1 s, accorgerebhero di tende,re con gli stessi metodi. Ma 1~, stessa dialettica politica ptjÒ pòrtare per contrn, ·come ha grn por– tato, i movimenti socialisti e comunisti ad assumere posi• Biblioteca l:ilrlo ts1anco zion,i di netto contrasto. ginstificate eia una antitetica con· trap.posizione o divergenza di fini immediati o di metodi. In questo caso il partito ,socìalista va considerato non già nna parte della classe operaia che combatte una lotta fratri– cida contro l'altra parte, ma un movimento cosciente delle finalità •del socialismo democratico, il quale, nell'interesse degli stessi lavoratori inquadrati dai comunisti, contrasta l'azione politica di un'organizzazione di .partilo che conduce mass e non perfettamente consapevoli lungo sentieri perico• lo.si. Erroneo _fu pure, ai tempi del PSIUP, fondare anche la politica di avvicinament-0 con la D.C. sul presup.posto pseu– do classista, attraverso lo slogan dell'alleanza dei partiti di massa. Poco conta che democrazia cristiana e socialismo in– quadrino ugualmente ingenti masse operaie, qnando si sappia che .di massima le idee animatrici dei due movimenti diver– gono nettamente. La collaborazione con la D.C. è concepi' bile ed attuabile su un 'unica base: quando cioè, trattandosi di difendere certi valori democratici, il movimento politico' cattolico dia garanzia di credere in essi e di essere diS-posio a combattere in loro ,dife~a. • 10. - Posto che l'essere del partito socialista non si ri– solve nel concetto estrinseco di classe operaia, se si· crede poi effettiv.amente nell'idea-programma socialista, in buona fede ritenendo che essa rappresenti la salvezza non dei soli proletari ma, in 1,enere, 4el mond,o del lavoro, non si deve dubitare che questa nostra idea. possa intimamente conqui• stare le masse del ceto medio. Nel quale caso non possono poi essére poste nmilianti distinzioni di categorie più o meno cli avanguardia in seno al partito, che è un'unità, spirituale e nòn un'empirica addizione di ceti o di interessi. Se in tale forza di attrazione viceversa non si crede, e si ritiene perciò necessario trattare alla stregua di eterni cate– cumeni i ceti non operai, nella convinzione che il loro sarà sempre un socialismo deteriore, in quanto la classe estrins·e– camenté intesa e non l'idea-programma sia la determinante del socialismo ,stesso, allora è meglio rinunziare esplicita– menle a voler costituire una .reale forma di attrazione nei confronti delle masse non operaie. Esse non si sentiranno mai .profondamente. attratte verso un partito che le guarda con continuo oospetto, nel timore che portino il germe del– l'infezione. Bisognerebbe in tal caso avere il coraggio cli marciare con il solo proletariaio roperaio, e cioè con una minò·ranza fortemente organizzata. Ma siccome le minoranze non possono vincere attraverso le .vie della democrazia, oc– corre avere, in tal caso, il coraggio delle proprie opinioni, e puntare, a data vicina o lontana, sulla soluzim1e ~ivolu 0 zionaria. *** 11. - Dalla nostra concezione dei rapporti tra classe e partito deri'va infine: a/ la netta distinzione tra partito politico e sindacato, jn quanto a questo secondo, come organizzazione ìliretta a di– fendere esclusivamente interessi di categoria sul piano eco– nomico, riconosciamo il naturale diritto ad organizzare uni– tariamente la cb,se, anzi a rnppreselllare anche i non ade– renti, e il concorrente dovere ili prescindere nella sna azione da qnella idea-programma di ordine· squisitamente politico, che è la formula su cui si regge il partito; bJ l'assoluto ripudio di Jgni idea .di partito unico, in quanto 11nche in uno Stato socialista gli uomini non cesse– ranno di avere opinioni assai contrastanti circa i vari pro– blemi che assillano la nazione. Ed è appnnto su questa ·base che i cittadini hanno il diritto e il dovere di organizzarsi in •partiti politici, snche se l'assenza del grande capitalismo privato elimina quello che in questo particolare momento storico rappresenta il pztnctum dolens delle controversie cli partito. Partito unico è necessar)amente sinonimo di dilla- ' tura, anche se questa dittatura si tradnca in forme moderne ,di assolutismo illuminato. LUIGI PRETI Dell'ottimo « Dizionario di cultura politica», redatto dal Prof. Antonio Basso con la collabo– razione di valenti studiosi, e da noi recensito nel fascicolo 4 dell'anno corrente, abbiamo in -depo– sito un certo numero di esemplari. Il volume di 681 pagine, ben rilegato, costa L. 500. A_i nostri abbonati noi lo cediamo al prezzo ridotto di L. 450, e al prezzo di L. 400 a chi ce ne richieda almeno 5 copie.
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