Critica Sociale - anno XXXIX - n. 12 - 16 giugno 1947

CRITICÀ SOCJ;.ALE 217 vità affaristica, ·~troncata la qÙale si verrebbero 3 restituire 8 oneste e salutari forme di lavoro tutti coloro che ritra"– gono ora guad•agno da una perniciosa attività che m;a · la vita civile del Paese. · ' *** F:saminiamo ora .come lo Stato può contenere la specu• laz1one che nell'attuale periodo di disfunzione economica altera il libero. gioco dell'economia libera. Per quanto ri– guarda i rap,porti ~on l'estero, l'esodo èlandestino del gra·· no, qulmdo non sia contenuto dai fattori economici della non iconvenienz~, può essere stroncato con severe pene e ~ co~!ro_llo minuto ,· quale potrebbe essere' quello citta. ~mo g1a ID preced'enza ricordato, a complemento di quello imperfetto, e non interessato, ora esercitato darrli arrenti governativi. La •Creazione di una fascia di •sicur;zza della profondità di qualche chilometro attorno ai confini nella quale fosse vietato lo stazionamento dei cereali to;liereb– be la possibilità del commerci•o clandestino 'me~tre · il · totale divieto di es,portazione darebbe la cert~na che 'sia' eliminato ogni possibile favoritismo o·d' equivoco. La detenzione di un quantitativo superiore ai venti chi– legrammi di grano per persona deve essere !Permessa so– lo ai produttori, oltrechè ai m~lini e ai granai del po· polo, . trasformati in monti frumentari gestiti da privati e d1r~tt1 da .=~. organizzazion~ statale o parastatale respon– sabile, a rndinzzo commerciale, e con mansioni fisse e determinate rivolte a .promuovere la concorrenza. Tanto i molini .quanto i monti frumentari dovrebbero essere sol• to,posti a controlli per garantire che il pro<lotto rriunaa a CJ_ualsiasi ~cquirente; e dovre~be essere ?rescritto" il "con• hnuo agg10 1 rnamento della s1tuaz1one d1 1na"'azzino con lib~i d! carico e scarico, annotanti le gener~li~à degli ac– qmrent1. . I_ fornai debbono poter rifornirsi liqeramente dai mo– lini, ma non deve esser loro ,consentila la detenzione di un. quantitativo di macinato , superiore al fabbisogno quin– d1cmale; se avessero dei ,cereali, dovrebbero sottostare al comune obbligo del continuo aggiornamento dell'esistenza di magazzino. Siamo convinti ch,e la normalità della economia alimen• tare del Paese possa realizzarsi solo nel modll ora indi– cato: solo così si allontanerà il pericolo di uno sconvol– gimento ci~ile e di nn fallimento, economico a cui pur– troppo ogm popolo che ~erde la guerra può facilmente essere esposto. OTTORINO TASSINARI Il problema militàre V - 'La preparazione della mobilitafione - La copertura La mobilitazione· e la c,:ipertura una volta e o_q_qi. L'organiz~azioT.Ie_ militare di pa_ce deve provvedere alla predrspos1z1one della mobilitazione che come tutti sanno, significa il passagcrio del paese (o.;.«i non pm ~olamen\e dell'esercito) d;'i piedé di pace";! pie· de d1. guerra. Strettamente connesse con questa pre· ,parazion e_· sono' lt: provvid_enze re~ative alla copertu· . ra,_ su ~Ul necessita, per 1 · profani, dare· una breve sp1egaz10ne. · La trasformazione dell'esercito del tempo di pace a quello del tempo di guerra, non può ottenersi istàn– taneamente, e neppure in un tempo brevissimo. Oc– corre perciò che, nei primi giorni di un conllitto l'avversario sia trattenuto a:le frontiere per permette· re la mobilitazione generale, la formazione dei re– p~rti e delle grandi unità, non esistenti fin dal tempo dr pace, e la radunata e lo'schie,ramento loro secon– d~. il piano già predisposto. Questa. protez'ione si cfuama tecnicamente cope·1lura. " . In Italia, prima della guerra 1915-18. questa ,fun· z10ne era assolta, sulla frontiera terrestre esclusiva– mente a.pina, dalle truppe di montagna, che appunto perciò avevano effettivi superiori (avrebbero dovuto teoricamente essere uguali a quelli di guerra) erano dislocate nell'immediata vicinanza della frontiera ed add~strat~. 3.lJa loro partico:ar,e funzione. Oggi la si– tuazwne e totalmente mutata. Anche se, infatti 1 Ie no3tre frontiere terrest,ri non fossero state indegna– mente mutilate e addirittura aperte dall'iniquo det– tato di pace, la copel'tura alpina' avrebbe una im– portanza minore di· p,rima, per lo svi uppo dell'avia· zione, che permette di. portare a tergo dello schiera• mento di copertura grandi unità av:o-tra~portate. Nelle condizioni attuali delle nostre f,rontiere ter– restri la copertura diviene quasi impossibile. Comun– que, lé disposizioni relative, di carattere riservatissi– mo, debbono essere studiate ed at'.uate per tutte le forze arm!lte e nòn solamente per que'le terrestri in qqanto tutti -conoscono la enorme estensione delle nostre coste e tu1ti hanno avuta la ·materiale certezza che, purtroppo, la nostra peniso'a è facilmente vul– nerabile dall'aria. La questione è, ct>me ognun vede, di capitale importanz!.I. anche per la impostaztone generale del problema militare. I fautori deL'esercito permanente vecchio tipo so· stengono infatti che la esistenza, fin dal tempo di pace, di un certo numero di grandi unità opportuna– mente dislocate nel territorio permette più facil· mente il passaggio di tali grandi unità dal piede di ,pace al piede di -gue,I'fa e· il conseguente loro schie– ramento in copertura. Si può rispondere che oggi la tesi non è più sostenibile. Si è praticamente visto 81bl1 eca l::i1 IÙ Old I_L,U che la mobilitaziome non avviene più come nei tem– .P_i an_tichi, quasi improvvisamente, ~ in breve spa– Z:O. d\ tempo. La cos~ detta mobilitazione occulta (e ci_oe 11 grad1;1ale avviamento al passaggio dal piede ~1 pace '.'l pie~e dr guerra, che aveva caratterizzato in alcum corfhtti del secolo scorso l'inizio della lot· ~a 3:rmata, ma e_ra considerata misura di eccezio'ne) e divenuta rego a. Non parliamo della mobilitazione italiana in questo ultimo conflitto, perchè essa è sta– ta fatta con tali criteri empirici ·e secondo le neces– sità1,del momento, che francamente non può formare una_ ,regola, e tanto meno dare indicazioni su quanto ~i deve seriamente predisporre fin dal tempo di pace m una organizzazione militàre che sia di fatto e non solo di nome,. veramente efficiente. D'altra p~rte la· mobilitazione oggi non riguarda più, come già si è .detto le sole forze armate, pe,rchè è tutto il Paese che si adegua_ e si a~aita alle necessità belliche, e soprat– tutto le mdm.trie operano una tra•formazione pro– fo~da per po~er far ~ronte alle nuove esigenze. Er_qo: gli a,rgomentJ che riguardano le guerre passate non possono più interessare chi ha lo sguardo rivolto al– l'avvenire. I fautori dell'esercito mercenario soste~gono inve– ce che la esistenza, fin dal tempo di pace, di un nu– cleo volontario. sia pur numericamente picco.o, ma bene addestrato e bene armàto, costituisce una si– curezza di copertura che nessuna altra forma di or– dinamento militare può dare. E', in definitiva, l'eser- . cito scudo e lancia, propugnato nel dopoguerra 1919 dal Gene-rale Bencivenga. In proposito osservo che, nella deprecata ipotesi della assoluta necessità di un conflitto, naturalmente difensivo, nessuno può il· ludersi di far fronte alle necessità belliche con un piccolo esercito mercenario o volontario che dir si vog'.ia. Ne ha dato· 1•esempio pii1 eloquente l'lnghil· terra, che ha dovuto improvvisa.re durante il conflit· to la coscrizione, la chiamata all e armi l'istruzione e l'inquadramento di tutti i cittadini. 'si deve ag· giungere che oggi nessun esercito piccolo, per quan· to bene armato e bene istruito, può neppure assol· vere la funzione di copertura per un periodo· di tem· po così lungo come quello che esige la creazione ex n,ovo dell'esercito nazionale, costituito da tutti i cit. tadini validi e non occorrenti per la vita economica del Paese. . E' infatti noto che l'Inghilterra preoccupata della possibilità di dovere affrontare un nuovo conflitto, ha stabilito' la coscrizione, fatto nuovo assolutamen– te per la superba Albione, -i cui cittadini hanno sem– pre ritenuto di non dover essere obbligati al servizio militare, .anche perchè, dal loro punto di vista pu-

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