Critica Sociale - anno XXXIX - n. 11 - 1 giugno 1947
CRITICA SOCIALE 193 Erfetto po'i della autoµomia finanziaria - che non può certo negarsi a quel trpo di regione che pr.ev ,ede il progetto - è <:he una assai minore aliquota del reddito deUe regioni relativa .. mente ricrhe andrebbe a .beneficio delle regiolii povere; onde lo squilibrio tra Nord· e ·Sud tenderebbe a aumentare, a tutt.f detrimento del processo di unificazione. In questa materia in– fatti le cose st.anno assai diversamente· da come pretendono, ad ~sempio, gli onorevoli l.Jussu e Finocchiaro Aprile; i quali af– fermano rispettivamente che la Sardegna e I;. Sicilia sono state oggetto di sfruttamento da parte dei governo centrale dal 1861 in poi. La realtà è invece che in 80 anni di vita unitaria i con .. tribuenti delle regioni più ricche del Nord (a ·parte il fatto che .-il governo abbia a~to il torto c!,i non aver\ risolto la que– at\one meridionale) hanno pagato anche per le isole e per il Mezzogiorno; onde, se l'Italia non fosse unita, più misere ancota ~•~ebbero oggi le condizioni del Sud rispetto a quelle di lino Stato settentrionale discre~amente ricco e·d ,industrializzato. Neppure è difficile profetizzare che molti governi regionali non saranno pari al loro compito, non solo in quanto correranno il pericolo di diventare preda di clientele locali e di perdersi nelle piccole questioni dì campanilismo, ml anche perchè non avranno spesso l'autorità sufficiente per far fronte a \gravi emergenze di ordine pubblico. Norì per nul'la. il Ministro Scelba - si dice - non ha saputo decidersi a ritirare, i Prefetti dal\~ . sua Sicilia, di •cui pur ha auspicato !"autonomia. Evidentemente egli pensa con raccapriccio che tragici fatti come que:llo del 1° maggio, se dovessero ripetersi sotto i.I nuovo regime ·regionalistico, potreb- bero portare a conseguenze incalcolabili. · Dulcis in fundo, le contraddizioni politiche: ·e cioè l'inevita• bile esistenza· di Parlamenti regionali di tendenza politica OP• - posta a quella 'del Parlamento Nazionale. La quale opposizione di colore ·p'olitico, come !!esperienza storica insegna, non è p6l" nulla di ostacolo al buon ·governo, quando si manifesti nei .con- ' sigli comrinali e provinciali, i quali possono essere chiamati solo a funzioni di natura amministrativa, ma diventa gravissima, quando~ un ente abbia anchè funzioni, sia pure non estese, di carattere · politico, a cominciare da quella legislativa. CÒn un gdverno centrale di coalizione, e di fronte ad esso ma– gar.i un governo comunista a Bologna ed uno monarchico-qn~– lnnquista a Napoli, non è difficile prevedere l'inSorgere di si– tuazioni, vuoi tragi~he vuoi paradossaU, con conflitti. di legi– .slazione, interpretazioni diversissime, da parte dei governi re– gionali, delle direttive del governo 'centrale, ecc. E' facile in• tendere poi che ben difficilmente i gove 0 mi ·regionali, tenuti dai partiti di opposiz-ione, si gnarderehbefo dal fare lo spirito di fronda in forma sistematica, sta:qte la scarsa maturità politica della nazione. 1 Per tutte queste ed altre men0 rilevanti ragioni,, che qui non è il caso di ricordare, abbiamo la ferma convinzione che l'or– dinàmento regio"Q.ale, quale è previsto dal progetto dei 75, non .Potrà essere attuato dalla Costituente. Nello stesso partito demo-· cristiano sono molti coloro che affermano la .necessità di met– tere parecchia acqua nel vino regionalisti_co dei vari Ambrosini, Piccioni ecc. Del resto a un simile eccesso di regionalismo mai si sarebbe arrivati, se' non fosse prevalsa la poco felice idea di assegnare alla · s~conda SottoCommissione siciliani, sard-i, aostani e; in ge• nere ·tutti coloro che venivano considerati specialisti .in materia ài ;utonomia, solo per il fatto che erano notoriamente regio~a– listi, creando cos.ì un comitato che era lungi dall'interpretare l'opinione media della Camera. incertezze della Costituzione sulla pr_ovincia. Sarebbe molto ingenuo credere che il problema della regione possa dirsi risolto una volta che la Camera ahbi8 trovato l'ac– cordo su una formula più attenuata della attuale, che elimini i ~ericoli dianzi descritti e che garantisca nello stesso tempo - secondo quanto i règi;IJ/llisti sostengono - la possibilità di '·11veltire quell~amministrazione· centrale, cui a ragione s~ rimpro– vera una deplorevole lentezza burocratica. Resterebbe pur sempre da risolvere il grave problema della provincia. A proposito del quale va osservato che si era da molti, in un primo tempo, pensato di 'abolire sic et ~im_ipliciter ogni traccia di decentramento, sia gerarchico che autarchico, a base provinciale. Ma poi, per fortuna, l'evidenza delle cose si ~. i~• posta non essendo possibile non comprendere come la provin• eia c'ostituisca ·oggi una realtà n;aturale insoppri~bi)e. Bisognava proprio essere fuori dal mondo per ignorare tutto questo e pro– -por:re magari, come taluno i,a fatto, di suddividere ~~nz'~ltro la regione ~n distretti di circa 100.000 abitanti, con 1 11luS1one -che grossi borghi, sedi ~ di pretura, possa·oo essere i _ce.otri natu– rali di tali circoscrizioni," e dimenticando del tutto d1 _inquadrare in questo_ schema i capoldoghi attuali. E' così che il pr~ge~to -di Costituzione non ha potuto àlla fine ignorare la pr~1nc1a. E 880 per altro ha previsto che ]a regione ese~c.iti. le sue _fnn• aioni amministrative a mezzo di uffici da stab1lirs1 nelle circo• Bibliotecà G no Bianco scrizioni provinciali (il eh~ lascerebbe presupporre che l'ammi– nistrazione r_egionale venga decentrata gerarchicamente sul piane provinciale), e nello stesso tempo, con altra norma contrastante. ha stabilito che nelle circoscrizioni provinciali siano istituite Ciunte nominate da corpi elettivi (il che risponde al principio del decentramento autarchico, e lascerebbe lògicamenle presup .. porre la coÌlservazione di una amministrazione proyinciale au– tonoma). Da questo equivoco bisogna assolutamente' uscire: occorre di– .chiar~rsi per gli uffi"ci provincia1.i · decentrati dall'ente regione, oppure per l'ellte autarchico provincia. Ma ecco che, nell'ipo• tesi che si .scelga la prima via, viene fatto subito di chiederai quali potranno esser.e le competenze degli uffici provinciali. Nel caso che questi « uffici » vengano a prendere il posto delle on• nipossenti prefetture e ad assorbire, oltre a ciò, l'ente autar-– chico provincia, e non siano che modesti drgani provinciali, sem.. plici ésecutori della volontà superiore, non si risolve per. nulla il · problema dello squilibrio fra la realtà economico-sociale ·che si concreta nella provincia e la sovrastrùttura giuridica regio– nale. Oggi gli uffici e, gl~ enti cui· incombono le più importanti mansioni pubbliche sono decentrati provincialmente: dalla Inten– denza di Finanza alla ConServatoria delle Ipoteche, dal Provve• ditorato agli ·Studi al (;enio Civile, dalla Carriera di Commercio all'Ispettorato 'd'Agricoltura, dalla Camera del Lavoro all'Ufficio del Lavoro. Quando tni.lo ,è decentrato· pl'ovincial~ente, non si intend~ come l'organo effettivo di governo immediatamente· superiore al Co.. mune possa essere regiÒnale. Se, ad esempio, le lotte tra da– tori di lavoro e lavoratori, che implicano ripercussioni· di carat– tere economico-sociale in tutti\ i settori, si svo1gono sul piano provinciale, non è concepibile Che le due parti contendenti tro• vino solp sul piano regionale un'autorità superiore ad entrambe, in grado di intervenire al momento opportuno. Se la Camera di Commercio è necessariamente provinciale, non ·vuò un ente_ regionale svolgere nei suoi confronti la delicata e complessa 'fnn.– zione \ sino ad .oggi devolO.ta alla Prefettura. Insomma, se i pro– ·blemi, come è inevitabile, continuano a insorgere gel piano proe vinciale, l'ente regione· non sarà mai in grado di risolverli con competenza e tempestività,,, attraverso uffici provin~iali, prova di prestigio e di autorità. E 'questa pare proprio oggi una lacuna fondamentale dell'Òrdinamento previsto dal progetto di coatita .. zione., Se, viceve~sa, a questi uffici provinciali si dovessero affidare iunzioni di notevole portata, non è .chi non veda come si arri– verebbe praticamente .a istituire, sotto altro nome, proprio quelle pre( etture, contro le quali gli autonomisti si sono così viole~te .. mente scagliati; con la differenza. poi che, promanando, an– zichè da.Ilo Stato, da un ente non sovrano, queste ~nove prefet– ture si troverebbero assai svantaggiate nello svolgimento del loro compito (tanto ,varreB·be allora - si dirà - conservare il pre– fetto!). COme risolvere il pr11blema del decentramento. Una volta che siasi riconosciuta l'assoluta necessità di mante• nere comunque in vita la circoscrizione pròvinciale, e si sia sin– ceramente convinti che il prefetto deve scomparire, Don si vede come gli aùtonomisti non pensino di realizzare i propri postulati attraverso il decentramento autarchico. In questo caso nn'ammi-– nistrazione provinciale elettiva; limitatamente dotata di poter~ normativo, la quale ~ssume di massima gli attuali compiti ·della Prefettura, è la più atta allo scopo. La struttura dell'ente autar– chico provinciale esiste già - e non 'è, piccola cosa - e si tfatta quindi di dare un contenuto di · funzioni a un ente che oggi è pra:tiçam·ente poco utile in ra·gione delle limitate mansioni affi– dategli. ,. Ma a qneSto punto _sorge naturale l'obbiezione che la convi•~ venza di due enti autarchici territoriali, quali regione e provincia, pare portare fatalmente a quell'appesantimento dell'organismo a;m– ministrativo che nessuno si angur.a. E allora, se si crede che que– sto appesantimento debba a~ ogni co~to evitarsi, e si ritiene di dovere alternativamente scegliere tra regione e provincia, è diffi– cile pensare ehe chiunque voglia fare tesoro della concreta espe– rienza italiana rion opti per la seconda. Passata però, in questa eventualità, &Ile amministrazioni prori■- ciali elettive gran parte dei - pot~ri deHe ex•Pref~ttnre, Don 1i potrebbe pretendere che lo Stato, il quale fino ad oggi ha non solo controllato, ma indiriz2ato la vita loca!e italiana attraverso la Prefettura, rinunci completamente, da un momento all'altro, a questa sua funzione, che trova senza dubbio la sua ragion d'e!!• sere nella necessità di garantirsi da possibili pericolm1e .deviazioni della periferia. Di qui, in tale c~so, l'opportunità ·di creare 11.D prefetto regionale con poteri ben delimitati, esercitante una form.a di non opprimente controllo sulla vita delle provincie, e di de– centrare regionalmente, sul piano della nuova giurisdizione pre– fettiZia, quegli uffici gov,ernativi che più risentono della lentezza e della macchinosità burocratica. Il nuovo prefetto, avente, tn
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