Critica Sociale - anno XXXIX - n. 11 - 1 giugno 1947
CRITICA SOCIALE 191 . \ provvederà « nelle forme costituzionali> ( t 128 ult. comma). ar · , Reuisione de'lla Cos~iJuzione . . Su tale argomento era stato relatore nella 1'" Se- zione della II Sottocommissione il nostro compagno • o!1· Paolo Rossi (15-16 gennaio). Dato che la Costitu– _z1one ,debba esser~ rigida, ,qual'è l'organo· legittima· to a proporre la riforma di taluna de]le sue· norme? II Pr?~e_tt!) 1:ia accolto il principio, da lui sostenuto, che I m1z1ahva appartenga, sin al Governo. sia alle Came~e çart. 130, 1' 0 comma). L'on. Perassi, favore– vole a ch1ede~e _il •~arere di entrambe le Camere, pro– poneva_ 3:1tres1 11.sistema della doppia lettura, e !'on. Terrac1m suggeriva che l'iniziativa di revisione do· vesse spettare anche al popolo_; ma que~t'ultima pro- . post~ non fu ,ac.colta dalla Sezione. Una maggioranza qu_ahficata. c1oe la ~aggioranza assoluta dei mero- . pn delle due Caml!re, è richiesta per l'approvazione, 1n seconda lettura, della revisione. L'on. Ross~ _prop«;meva, .inoltre, che l'approvazio· ne della rev~s1one. importasse lo scioglimento delle Camere. ip~r l!1:'est1re, senza indugio, il corpo eleUo– r~le del g111d1z10su la revisione medesima. E. l'on. Emaud~, non facile l(!d'atoPe, · trovava che ia, pro po-' sta ~ell on.- Rossi. pur potendo essere modificata nel part1colan, rappresentava in proposito « il meglio di quan~o ~n?ra sia _stato ,proposto» (16 genn,), Ma ta– le prmc1p10 non e stato adottato dal Progetto. La volontà popolare interv.iene, invece, secondo il Progetto (art. 130, 2° comma), sotto forma di 1,efe• rendum, quando, eJ.1tro tre mesi dalla pubblicazione della legge di revisione, ne facciano domanda o un quinto dei membri d'una Camera o mezzo milione di ~lett_ori. oppure sette Consigli regionali Ma, dispone 1ultimo comma, a refea-erndum non si fa luogo se la legge, in seconda lettura, sia stata approvata c~n una maggioranza ancora più qualificata di quella con– t~~plata dal 2° •comma per la richiesta di revisione c10e d~ due terzi ·dei membri d.i ciascuna Camera'. A ~10 sommesso parere, tale articolo è piuttosto comphc~to e andrebbe snellito e. quello che più con– ta, .modificato nella sostanza, oltre che nella forma. Ammettere l'iniziativa popolaTe anche per proporre al potere legislativo una revisione della Costituzione potrebbe essere logico in democrazia. Logico potreb~ be essere anche il promuovere un referendum sopra· una proposta di revisione, partita dal Governo oppu– re dalle Camere .. L~gico, altresì, lo scioglimento del– le Camere, per nsahre a:Ilà fonte de)la sovranità, per fare del corpo elettorale il giudice ,della -riforma o già votata, o meglio ancora, secondo me, quando fos– se soltanto proposta e presa in considerazione dal Parlamento. Me!1o compiutamente logico, se non an· che meno compiutamente democratico tale ricorso al referendum popolare, ad approvazi'one avvenuta q_ua!)dO quest~ non abbia ottenuto quella particola~ nss1ma maggioranza, e subordinatamente a quelle altr~ condizioni di cui parla il penultimo comma del– l'articolo. Senza dir poi che nell'articolo stes'So non si prevede il ,caso che il refe'rend11m abbia a dare un esito sfavorevole alla riforma già a,pprovata. ALESSANDRO LEVI Col titolo LA SITUAZIONE ECONOMICA DELL'ITALIA E IL P.S.L.I. I abbiamo pubblicato l'applauditissimo discorso te– nuto il giorno. 11 maggio dal compagno RO– BERTO TREMELLONI al Teatro Lirico di Mi– lano. Nessuno deve mancue di conoscere il pen– siero del nostro Partit.ò sul problema economico finanziario in questo momooto in cui esso pro– blema. incombe pauroso sulla vita del nostro Paese. Ogni copia L. 30; per chi ne chieda 5 copie o più, L. 24. 81bllo eca Gino Bianco Contro ilregionalis Una I rivoluzione. Decisamente coloro che hanno introdotto nel Progetto ~i Co– stituzione il noto ordinamento regionale non devono esaeni ac– corti che, se l'attiuale titolo del progetto venisse approvato - ciò che assolutamente non crediamo - si opererebbe in Italia una rivoluzione ben più profonda di quella che si potrebbe attuare, se dalla sera alla mattina Si dovesse, putacaso, stabilire la na– ziona1izzazione della grande industria. Creare la regione caldP.g– giata dai 75 significherebbe proporre di punto in bianco all'lta• lia una nuova prassi politica, economica, amministrativa, senza precedenti nella nostra storià. Ora noi non siamo tra quelli che osteggiano le rivoluzioni: tutt'altro! Ma le rivoluzioni sono cose tremendamente serie le quali, quando non riescono, provoéano come immediata co,nse– guenza dei tremendi squilibri. Ed è per questo che, prima di addivenire ad un'fnnovazione di così vasta portata quale sarebbe .il ~uovo ordinament<?. regionale, sarebbe opportuno meditare se sia uno di quei provvedimenti rivoluzionari che costituiscono il termine finale di un inesorabile processo di evoluzione immanente nelle cose stesse, o non sia piuttosto una di quelle decisioni che si prendono leggermente a tavolino; nella ottimistica illusione di mutare la taccia di una nazione a colpi di decreti leg,;e. E' già stato detto che una delle conseguenze del disastro na– zionale è stato l'insorgere dellA tendenza centrifuga espressa at– traverso la febbre autonomistica e federalistica, accompagnata a un diffuso senso di sfiducia iverso lo Stato. Un'esigenza che alla vigilia dell'avvento al potere del fascismo era sentita solo da ristretti gruppi politici sembra ora divenuta improvvisamente una esigenza generale della nazione. Troppi, tra l'altro, si · compiac– ciono di credere che la mancania di autonomia sia stata, se· nen l'unica, certo la •causa preponderante dell'avvento del faiicismo, mentre, a meno che non si voglia fare la storia a base di e 9e » occor;e riconoscere che l'accentramento, in concreto, ei è rivelat; utjle al fascismo tutt'al più nel senso che, dopo il 28 ottobre 1922, fu più facile a Mussolini controllare• tutta la nazione attraverso le leve dell:). burocrazia statale, on~e fascistizzarla rapiàamente. Non si pensa abbastanza che l'ordinamento federale della Germania e dell'Austria non impèdì Io stabilirsi della dittatura nazista e di quella clerico-fascista di Dollfuss. Le cause' dell'accentramento statale. Lo zelo per le autonomie regionali si rivela particolarmente nei partiti di centro (democristiano e repubblicano) e trova meno entusiastici consensi a destra e a sinistra. Il che lascia presnp• porre che certi partiti, i quali non osano affrontare di petto la questione sociale, e d'altronde per il loPo chiaro antifascismo de– vono pronunciarsi recisamente (a differenza delle destre) ce>ntro H vecchio Stato, vadano illudendosi di risolvere la crisi nazionale cercando la chiave della soluzione su questo piano specialmente neutro. Non si riesce e non si vuol~ capire che il crescente ac– centramento statale Don è stato il frutto· di capriccio del legisla– tore o dello spirito reaziona~rio delle cricche dominanti. E' lo, svi– luppo, soprattutto economico, della nazione che ha portato a ( queste conseguenze. L'umanità tenei.e a· costituirsi in comunità sempre più vaste (sono gli interessi che si collegano con nodi sempre più 'Stretti di interdipendenza, i mercati che si allargano, le comuniçazioni che diventano progre&,5ivamente sempre più ra– pide); e Dell'ambito degli organismi •politici già esistenti questa tendenza si esplica col prevalere del potere centrale 1 nella sua. funzione di unificatore e di rappresentante di intereesi più generali. E' chiaro, ad ese~pio, ~be uno Stato il quale arriva a controllare le grandi industrie, ha la necessità di aceentrare maggi,_ormente i suoi poteri rispetto a uno Stato che non svolge nessuna (unzione economica. E' in ;agione di queste nuove (un– zioni che, come nello Stato federale svizzero i governi cantonali hanno visto progressivamente diminuire i Ìoro poteri rispetto al governo federale, così nell'Italia unitaria i poteri .del governo centrale, che già erano estesi nel 1861, sono in. seguito diven• tali '3einpre maggiori. Identico, in fondo, è il processo che si è ve• rificato in tutti i paesi• civili, unitari o federali clie foHero. Che·, poi il processo di accentramento~ così come ei è svolto in Italia, attraverso la ipe:rtrofia e la inefficienza burocratica e lo strozzamento dell'iniziativa locale nel campo dell'amnrinistra• zione, abbia dato luogo a inconvenienti. notevolissimi, ne!suno lo discute: e nessuno intende negare che bisogna porvi_ rimedio attraverso una adeguata .riforma. La regione non ha bas_i storiche nè attuali. Posta la ~ecessità di potenziare le autonomie e di e'omhattere il burocratismo, non s'intende come la regione possa e&Sere 1on• siderata la chiave di volto del problema da chi voglia trarre
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