Critica Sociale - anno XXXIX - n. 11 - 1 giugno 1947

198 CRITICA SOCIALE , la somma, cornple!,ìsivamen~e erogata dall'azienda rappresenti _sem• pre, nel caso in esame, j] 15 % del valore della prod~z1one. E' evidente che con un sistema così congegnato (una .specie· di cottimo colletti~o basato sui prezzi di vendita),. il lavoratore vede collegato il suo salario in modo diretto, seppure solo par– zialmente, al volume della produzione, ed ha quindi tutto l'in– teresse ad aumeutnre la sua produttività. E' evidente pure che, malgrado l'aumento prevedibile della somma spesa dall'azil:':nda ir. salari e sti•pendi, non aumentano i costi di produ2:ione (per quanto rig~arda la mano d'opera), 1ita, al contrarfo, diminuiscono in quanto tale aumento è solo una piccola percentuale (nel nostro caso il 15 %) dell'aumentata produzione. H costo della mano d'opera nell'unità di p.rodotto è, di conseguenza, minore. An– cora: dato 1 che il congegno è cqllegatò ai prezzi di vendita. l'azienda avrà di solito tutto l'interesse a contenerli, per evi– tare di aumentare salari e stipendi senza un correlativo aumento de]]a produzione. Da notare infine che, sempre per la corfelazione coi prezzi di vendita, si viene a stabilire una sorta di scala mo• bile, sia pure legata soltanto ai prodotti di ogni singola azienda. Questo !Sistema mi pare apj:)1icabile alle aziende industriali, alle aziende agricole (su scala e con organizzazione industriale), non– chè, con opportuni accorgimenti, alle maggiori organizzazioni com– merciali. _Sarebbe inoltre opportuno, quando possibile, ·e quando vi si presti •la natura dei prodotti, che venissero costituite' f.ra i dipendellti delle aziende delle speciali cooperative· alle quali ve– nis~e ceduta, in natura e gratuitamente, la percentuale fissata .della produzione (15 % nel caso in esame). L'azienda corrisponderebbe ai singoli lavoratori soltanto 1a parte fissa del salario o &tipendio: l'altra parte sarebbe pagata dalla Cooperativa colle somme ricavate dalla vendita al pubblico dei prodotti. Queste cooperafive. o spacci di vendita, potrebbero esercitare una utile azione calmie– ratrice del mercato dei prodotti di più largo consumo e di mag~ giore interesse. , Si potrebbe obiettare che, legando parte del compenso ai prezzi di vendiba delle singole aziende,' si vengono a favorire i lavoratori di talune aziende 1·ispetto a quelli di altre. La cosa è vera, 'ma non credo sia un gran m·ale, in quanto saranno favoriti i la• voqltori dell!! aziende più sane, donde l'interesse dei lav_oratori stessi a trasferirsi in tali aZiende, abbandonando le altre. Si ver• rebbe cosi a concentrare 'e specializzare la nostra produzione na– zionale nelle aziende meglio òrganizzate e nei rami più rcdditi.zi, affrettando quella riconversione produttiva che è pei voti di ogni persona di senno, lasciando al loro destino tutte le attività economicameitte improauuive, che possono vivere soltanto in forza~ dei bassi salari o delle sovvenzioni statali. Sarebbe inSomma un bene e non un male: si avrebbe anche in tal modo un risana• mento della nostra economia, e rimarrebbero sul mercato solo le imprese capaci di p1·odurre meglio ed a costi· minori. Si elimine– rebbero le aziende che poterono prosperare solo nel clima eco; nomicamente malato della guerra ed in qu.,ello,del protezionismo fascistico-corporativo, od in grazia della politica autarchica di preparazione bellica. Naturalmente il sistema sopra descritto non è applicabile a molte categorie di lavoratori: così, ,ad esempio, a tutti gli im– piegati degli enti pubblici ed agli addetti a molti servizi. Non è detto però che, sotto la sp~nta impressa al mercato del· lavoro dagli altri lavoratori, e a causa del gioco delle forze econ.oinìche e della legge della domanda e dell;offerta, n'nche, le ricompense dell'indispensabile lavoro degli addetti a quei servizi ed uffici debbano rivalutarsi: è quasi certo, anzi, che ciò dovrà fatalmente verificarsi. Non è neppure da temere che tutto ciò porti ad un aumento sensibile della circolazione, po~chè, 1 per quanto si è detto . prima, in correlazione all'aumento dei salari e stipendi si avrebbe una diminuzione dei profitti, senza contare il fatto essenziale che si avrebbe comunque un notevole aumento di produzione, che potrebbe controbilanciare efficacemente l'eventuale aumento di circolazione conseguente all'aumento dei redditi di lavoro. *** ·Con quanto ho proposto in questo lungo scritto non ho la pre• tesa di aver lrova~o il toccasana capace di ri~ssestare l'economia it~liana, di frenare l'inflazione e di dare un vigoroso avvio alla prQduzione; soltanto penso di aver fatto proposte concrete e in•· dicato una via che può gracJ,atamente condurre ad un migliora– mento delle condizioni dei lavoratori di tutte le categorie. CARLO PAGLIERO Leggete e diffondete il quotidiano del P. S. L. I. L'UMANITA' che esce ora in due edizioni: per l'Italia Setten- , trionaJe e per l'Italia CentroMeridionale BibMoteca Gino Bianco La ·crisi della civiltà dopola secondaguerramondiale (continuaz. e fine) La produzione della Rnssia nel 1913, secondo il discorso di Stalin pronunciato alla vigilia delle ulti– me elezioni e'ra di 4.230.000 tonn. di acoiaio, di 4.220.000 di, ferro e di 29.000.000 di carbone. Nello stesso anno, le cifre di produzione della Germania erano di 18.933.000 tonn:. di acciaio, 19.509.000 di ferro e 190.109.000 d~ carbone. Così Ja produzione tedèsca di carbone avanti -la prima gueha mondiale era sei volte quella della Russia ,la sua produzione di acciaio e di ferro quattro volte. , Questo era il rapporto in cifre assolute. Ma· se si considera la produz<ione per singolo abitante - che è una più esatta misura dello sviluppo industriale - la .produzione tedesca del 1913 era dieci volte quella della Russia. Questa · enorme superiorità della Ger– mania spiega come durante la prima guerra mon– diale' 1il fronte dell'Est sia .rimasto per la Germania un fronte secondario e il suo centro di gravità mi– litare sia stato stabilito in modo permanente sul- fron– te dell'Ovest. In seguito, le cose cambiar9no in maniera deci– siva. Nel suo· discorso Stalin aice che nel 1 1940 la prodµzione russa era di 1,8.300.000 tonn. di acciàio. di 15.000.000 di ferro e di 166.000.000 di carbone. A quell'epoca la produzione tedescà era di 25.000.. 000 di tonn. di acciaio, di 18.000.000 d.i ferro e di 190.000.000 di carbone. Così vediamo che alla vigilia 'de-Ila secon– da guerra mondiale la produzione tedesca, rispetto a quella rl}ssa, invece -di· essere. di 4 o 5 volte maggib– re, era soltanto nel rapporto di c:inque a quattro. Que– sta ferza dell'Unione sovietica, che produceva i 4/5 della pi;oduzione della Germania, obbligq quest'ulti• ma, durante la seconda guerra mondiale, a mantenr– re ·più' della metà deUe sue forze armate oorlcentratl' in permanenza sul fi;onte deU'Est, che diventava co· sì il .primo. · Ma malgPado la qim:inuzione costante dello scarto tra le cifre assolute delle produzioni russa e tedesca. la :riroduzione per singolo abit.ante dell'Unione So– vietica era ancora oltrepassata di gran lunga da quel· la della Germania, così come da quella dell'insieme dell'Europa occidental.e, · rnmpresa l'Inghilterra. La produzione per singol-0 abitante della Germania e 'dell'Europa occidentale era -circa tre volte quella della Russia. Così, sebbene quest:i. abbia ridotto lo scarto assoluto fra la sua produzione e quella de, paesi più ))rogrediti durante. \il quar,to di secolo in– tercorso fra -le du~ guerre, la Russia non aveva in– teramente rigua'dagnato le distanze. La seconda guerra mondiale ha fatto della Russia sovietica la .più fprte potenza del continente etmopeo. Ma il fatto che la distruzione del cap:italismo sia èo– minci~ta in un paese arretrato non cessa di influire . sulla situazione mondiale d'oggi. Come abbiamo vi· ' sto, il paese che si cons:idera in piena costruzioue del socialismo è lontano dall'essere altrettanto- pro– •duttivo quanto i centri del capitalismo. Qualunque sia la sua produzione assoluta, il suo stato arretrato. che· si manifesta attraverso il basse livello di 1 prodgzione per singolo abitante, pesa fortemente sul mondo co– sì nei camoi ftconomieo e J?Olitico _come negli altri. · E se la differenza fra le produzioni per singolo a– bitante della Russia e dell'Europa occidentale è già notevo·le, la differenza fra quelle della Russia e del- 1'Ame,rìca è ·ancor maggiore, e resterà quasi a.Jtrettan– t,o grande nei prossimi c).ecenni. P.e11quanto ciò ,pos– ·sa sembrare paradossa1e, non- c'è forse nessun fatto– re p:iù importante nella crisi della nbstra civiltà del– l'esistenza di questo scarto fra la pi,odultività per singolo della Russia e ·quella degli Stati UnJti. Nel discorso. già citato_ Stalin non ha .~oltanto fat– to allusione agli obiettiv.i .di produzione de_! prossi– mo pianQ quinque'nnale, ma anche a quelli che la R!-lssia spera di raggiungere fra ·quinctìc1 o venti an– ni. In quel momento la Russia produrrà da sola, se– co11(;J.o St:Hin, quanto l'ins:ieme clel, resto dell'Europa

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