Critica Sociale - anno XXXIX - n. 11 - 1 giugno 1947
CRITICA SOCIALE 197 che ormai !ono inevitabili. Continuando sulla via del compro– messo tanto cara alla politica del tripartito si va diritti ed ine– vitabilmente verso il baratro. Lasciando ad altri dotati di maggior competenza ed esperienza, e con maggiori dati à 1disposizione, di proporre rimedi capaci di guarire le molte malattie dell'organismo economico nazionale, voglio qui indicare alcuni provvedimenti che, a mio parere, po: trebbero portare vers0 l'auspicata via dell~ ripresa econo)llica e della stabilità, sia pur relativa, della moneta. Dirò subito che qui per stabilità della moneta intendo semplicemente stabilità dei prezzi (e non dei cambi, nè, tanto meno, fissazione della parità aurea, cose che potranno seguire in un secondo tempo), intendo cioè semplicemente un primo ar&ine all'inflazione, forse debole, ma certamente e~senziale per poter costruirne altri più solidi. Per prima cosa lo Stato deve restituire al pubblico la Ciducia nelfa propria finanza. Ormai la cosa è molto co'mpromessa, forse più dalle molte, troppe, promesse che dalla pochezza (o nul– lità) dei fatti. Occorre ~ambiare decisamente strada e prendere provvedimenti che escludano ogni scaPpatoia e garantiscano an• zitutto la stabilità delle quotazioni dei titoli di Stato in qual– siasi evenienzat anche se ciò può comportare qualche pericolo. Un provvedimento atto a ciò potrebbe essere l'ancoraggio del debito pubblico dello Stato (possibilmente anche per i titoli già in circolazione) ad una determinata quota aurea, oppure ad' ulla sorta di scala mobile, capace di fissare il .valore del titolo in reale capacità di acquisto. Tale provvedimento dovrebbe essere integrato da un altro che assicurasse ai ·titoli stessi, sulla base delle quotazioni di ·Borsa, potere libet'atorio per una percentuale delle imposte presenti e future. Naturalmente, ciò comporterebbe una diminuzione del ..gettito liquido delle imposte (ma insieme una. diminuzione del debito pubblico); in compenso, a causa dell'aumento « naturale » delle quotazioni, un'atmosfera capace di garantire il più la(go successo ad un nuovo eventuale Prestito, che porterebbe alle Casse dello Stato il liquido occorrente. Perchè la cosa abbia possibilità di un buon successo (si ri– fletta, cioè, anche sull'andamento dei prezzi dei vari generi) occorre però ancora che le tassazioni raggiungano un livello assai elevato, onde determinare, in certo qual senso di per se stesse, il mercato finanziario· nazionale. Tutto ciò cercando di inèidere il meno possibile sulla capacità d'acquisto del mercato, cioè non gr.avando ulteriorme~te sui redditi minori. Cosa difficile, ma non impossibile, solò che se ne abbia veramente la volontà e si ri .. nuoci a rimanere negli schemi normali per giungere a forinule spregiudicate, magari lontane da ogni tradizt_one nostra od al– trui. E' assurdo pensare che in tempi profondamente anormali si possa agire secondo le tradizioni e le abitudini: anche l'uomo più tradizionalista, abituato -ad indossare l'abito da società tutte le sere, se costretto a gettarsi a mare da una nave naufrl!gante, troverà molto più utile ed acconcio un semplice paio di mu– tande, che il Crack o la marsina. Vista ]a disorganizzazione della nostra... organizzazione finan– ziaria, vista l'nrgenZa dei provvedimenti da prendere, urgenza che non permette di attendere un futuro riordino di quella, si potrebbe prendere per base ~elle tassazioni (per un'imposta pa-. trimoniale) _Ia denuncia d~ll7inter7ssato, ~ns~re:ido nel~a legge isti– tutiva dell'imposta un articolo che autor1zz1 1 esproprio sulla base della cifra denunciata: credo che nessuno in tali condizioni avrebbe convenienza a minimizzare il proprio patrimonio. Naturalmente le aliquote dovrebbero essere contenute entro limiti ragionevoJi e l'estinzione essere ammessa con titoli di Stato, e~ anche con titoli industriali quotat_i in Borsa. Tutti i titoli che venissero così in possesso degli organi governativi dovrebbero essere ce– duti, dietro pagamento in contanti, ad un organo tecnico posto sotto il controllo statale (ad es. la Banca d'Italia), che potrebbe con essi indirizzare tutto il comportamento deUa quota azionaria. I titoli di Stato dovrebbero invece essere possibilmente annullati, onde sostenerne il corso frenando l'offerta, bentre co~tinue– rebbe la richiesta per .far fronte alle quote di imposta. Si avrebbe in definitiva un aumento nelle quotazioni dei titoli di Stato ed una' diminuzione di quelle dei titoli industriali: cosa che allo stato attuale delle cose non deve spaventare, poichè è chiaro ohe orinai o si ha un crack dello Stato o un crack in Borsa_ (non però delle industrie, bensì solo della speculazione che si è ultimamente ingigantita, spinta dalla sfiducia nella moneta). Si avrebbe inoltre una diminuzione del debito pubblico che, se l'ope– razione fosse accortamente condotta, potrebbe raggiungere un }i .. vello notevole. Tutte le prevedibili conseguenze dell'operazione sarebbero dunque tali da ridare fiducia nella moneta. Non bisogna però dimentiCS.re che, con un simile modo di esazione non sarebbe molto grande il volume di denaro liquido che pe;verrebbe alle casse dello Stato: donde la necessità di ridurre le spe~e. E qui si viene ad un altro dei punti capitali. Le spese dello Stato., in un momento grave come questo, devono essere sommamente prudenti: non si deve spendere una sola lira che non sia produtpva; occorre sfrondare il hil~ncio di tutte Biblioteca Gino Bianco le spese inutili. Spendere fino al limite del possibile per rico• struire l'attrezzatura produttiva (in senso strettamente economico, beninteso) e non spendere nulla in lavori od opere di 1010 « pre .. stigio » o per il gusto demagogico (o peggio) di ,ostenere im– prese destinate presto o tardi a soccombere. Abbandonare la stolta politica dei prezzi politici che non ti tolgono dalla tasca destra quello che ti hanno già tolto (maggiorato delle spese) dalla tasca , sinistra; il risparmio che ne deriva allo Stato venga scalato dalle imposizioni fiscali sui redditi di ·lavoro (rispetto a quelle delle altre categorie). ., Intanto occorre procedere al riordino dell'Amministrazione fi. scale in modo da poter iiungere in poco tempo all'istituzione di un'imposta personale progressiva base, la quale è l'unica rispon– dente a principi di• giustizia ed anche, a ben vedeye, l'unica rispondente a sani criteri economici strettamente intesi. Possibili, rimedi nel campo economico. Accanto aila politica finanziaria e fiscale volta a ridare fi– ducia alle finanze dello Stato ed a sanare il bi1ancio, occorre che il Governo imposti una politica economica capace di dare una spinta decisiva al ritmo produttivo della nazione. Questa po• litica produttivistica, deve però essere rettamente intesa, deve cioè creare le condizioni per cui una sempre maggior produttività sia nell'interesse di tutti. Bisogna tenersi lontani da quella politica produttivistica a base di sovvenzioni, di premi, di intervellti volii a sostenere imprese che stanno cadendo e che fatalmente eadrallno, politica che è, in ultima analisi, una politica di distruzione, non di produzione. Occorre invece stimolare la capacità di acquisto del mercato attraverso una accorta politica del Tesoro, Volta a redistribuire equamente fra ~a popolazione le somme che l'im– posizione fiscale ed i prestiti eventuali fanno man mano affluire neUe casse dello Stato, come ho· già avuto occasione di scrivere su questa rivista. Ma la politica de] Tesoro, da sola, e per quanto vasta fosse la sua portata, potrebbe anche essere insufficiente, ove non si giùngesse all'origine stessa dbl pro·cesso produttivo. Ed è appunto qui che si può notar.e una di quelle strane e paradossali si• tuazioni che fanno della nostra economia di questo dopoguerra un magnifico e poco invidiabiJe campo di osservazione per uno studio di « patologia economica ». Si vèdono impianti industriali con la stessa efficienza tecnica prebellica, con una maestranza uguale o maggiore e con una produzione inferiore: e ciò, in molti casi, non perchè manchino le ordinazioni, che anzi spesso non possono neppure venire ev,se, ma perchè è diminuita la produttività della mano d'opera. E' questo a'rgomento il cavano di battaglia di tutti i ceti reazionari oer sostenere l'impossibilità di migliorare le condizioni dei lavoratori e oer addossare agli stessi lavoratori ]a responsabilità della troppo lenta opera di ri• costruzione e di ripresa della nostra economia. La cosa ha in• dubbiamente un fondamento di verità, ma si dimentica, volç1.ta • mente, uJla considerazione essenziale: il tronpo basso -live1lo del tenore di vita delle maestranze, che vedono in tal modo dimi– nuire la loro « capacità :o {piuttosto che la loro « volontà :e) pro• duttiva. Come nessuno penserebbe di ottenere la stessa quantità di p[odotti impiegando la metà di materie prime, così è assurdo pensare che un lavoratore possa produrre nella stessa misura di un. tempo, disponendo, per la ricostituzione delle sne energie fisiche, intellettuali e psichiche, della metà dei beni e dei ser• vizi di cui disponeva un tempo. Occorre quindi escogitare Un sistema che aumenti notevolmente e gradatamente i salari reali, ·possibilmente senza incidere sui costi di produzione, me'.glio poi se ne deriverà anche, in modo inevitabile, per il mutare delle condizioni del mercato, una di– minuzione dei prezzi attraverso la limitazione dei profitti. E' possibile questo? lo credo che qualcosa si possa fare in tal senso, solo che non manchi la buona volontà. A nulla serve in questo campo il congegno della scala mobile (contingenz~), il qunle non può giungere più in là della sta• bilità dei salari reali e che in effetti non giunge nemmeno a tanto: e tutti i lavoratori, a loro spese, lo sanno anche troppo bene. In più la scala mobile {cui si deve ricorrer:e in mancanza _!li., meglio), attraverso il continuo aumento nomiriale dei com– pensi del lavoro, rappresenta proprio l'opposto di una remora al· l'inflazione. Meglio sarebbe legare, in ogni singola azienda, una percentuale dei salari e stipendi alla quantità di prodotti usciti dalla· lavorazione nel periodo di tempo oggetto della rimunera– zione, nonchè al loro prezzo di vendita. A grandi linee, si do– vrebbe procedere come segue: misurare la produzione attuale del• l'azienda e valutarla in base ai prezzi di vendita applicati dal– l'azienda stessa; fissare una percentuale del compenso comples• sivo di tutti i dipendenti (ad es. ·1/3) e vedere quale pèrcentoale essa rappresenta del valore della produzione (supponiamo il 15 %). Resta inteso che, mentre la somma rappresentata dai 2/3 del compenso attuale di ogni lavoràtore resterà fissa (o, comunque, regolata a l'Unga data dai contratti collettivi di lavoro), il ri• manente varierà ad ogni periodo di retribuzione in modo che
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