Critica Sociale - anno XXXIX - n. 11 - 1 giugno 1947
196 ,CRITICASOCIALE Il problema economico-finanziario Lt urgenza di provvedere La situazione. soltanto a quel titolo: quindi nessuna maggior fiducia, ma sol• tanto una miglior prospettiva di rendita per quel titolo. Se tali I problemi fondamentali della nostra economia_ possono ridursi, a ben vedere, a due soli, strettamente collegali fra loro, co,me. sempre accade nel campo dell'economia: l'uno della moneta, l al• tro della produzione. Chiunque guardi l'andamento dei prezzi negli ultimi mesi può accorgersi che lo sJittamento della lira assume ormai un ritmo preoccupante: si può dire, ben a ragione, che siamo ormai ne~ secondo stadio del processo inflazionistico, quello in cui 1 prezzi aumentano con progressione quasi geometrica, quello che prelude allo stadio finale o acuto: l'annullamento quasi completo di ogni potere d'acquisto della moneta. Fino a pochi mesi fa, bene o male, il pericolo (del quale molti, troppi, non sanno o non vo• gliono comprendere tutta la tragica portata) aveva potuto essere contenuto. Ma poi, per la Carenza di ogni serio provvedimenfo atto ad infrenare il processo inflazionistico ed a stimolare la pr~duzione, accadde quanto doveva fatalmente accadere in quelle condizioni. ,.i erano le intenzioni, tanto valeva em'etitere il titolo al 5 %, con probabilità di maggior successo di sottoscrizioni, senza far bah:• nare privilegi che si sono poi dimostrati iqconsistenti; in tal modo si sarebbe anche evitato •di dover confessa re clamorosa• mente con la conversione, il completo fallimento della polftica finanziaria sulla quale doveva ra{ perno il Prestito. Al minimo accenno di stasi nel movimento di ascesa dei prezzi di al~uni generi, verificatosi appunto qualche mese fa, l'orga• nismo economico, lasciato a se stesso, reagì con una contrazione della produzione; ed è così che abbiamo visto scendere quegli indici della produzione ohe, cOl loro lento salire, d avevano fino a quel momento dato alquanta fiducia nella possi~ilità di salvare tlal disastro la nostra moneta. La cosa è tanto più grave in quantò, con l'allegra finanza che ha finora distinto i vari Governi De Gasperi e le varie am• ministrazioni dei Corbino, degli Scoccimarro, dei Bertone e dei Campilli, lo Stato avrà presto bisogno di ricorrere ad altri pre• stiti per cercare di arginare la valanga dell'inflaziorie. Non ei ved;, rebus sic stantibns, quanto e da chi lo Stato credi1 di poter ottenere credito: il fatto. è che non ne otterrà ed allora darà mano ai torchi più di quanto non faccia già ora, e la valanga •di carta moneta diverrà irrefrenabile. Nel campo, della produzione abbiamo visto scendere gli indici della produzione a sèguito della contrazione delPesporte11ione. Sintomo questo di una gravità allarmante. Era prevedibile che, presto o tardi, la nostra esportazione non si sarebbe più tro– vata in quella condizione di privilegio manifes'tatasi duro'.nte lo scorso anno I e che fece inaspettatamente superare ogni più rosea previsione. La concorrenza internazionale non poteva rimanere indefinitamente a&sente sui mer,::fiti di consumo. E, mentre i mer– cati esteri (sui qua·li l'azione governativa non poteva ovviamente influire che jn minima parte) divenivano sempre più difficili, nel mercato interno diveniva sempre minore la capacità di ac– quisto della gran massa dei cittadini. Questo perchè, mentre il Governo sperperava miliardi in lavori pubblici improduttivi, i• sovvenzio'ni ad' industrie deficitarie, distruggendo la ricchezza, la mancanza di fiducia n~llQ nostra economia così male amministrata determinava quell'esodo di capitnli verso l'estero che tutti eone concordi nel deprecare, ma che ·troppi paiono convinti di poter frenare Con patetici richiami al ,senso di responsabilità, all'amor -di patria e ad altre bellissime cose che, purtroppo, lasciano il tea- Ma ormai tutte ·le persone ragionevoli hanno potuto convincer~i che in quel momento il Governg ha pienamente fallita la propria politica economica e finanziaria. Era ' app~nto quello il momento di iniziare l'attuazione di un piano ardito in difesa della mo• neta, atto ad infondere fiducia nella finanza statale, favorendo in ogni modo l'incremento produttivo (che era facilmente pre• vedibile avrebbe avuto un momento di arresto per il semplice fatto della cessata ascesa def prezzi). Invece nel campo della finanZa non si seppe far nulla di meglio del famoso I Prestito della Ricostruzione che, emesso a 97,50, scese in meno di tre mesi fino a 77 lire, con quale prestigio deÌle Finanze dello StatO è facile immaginare. - , "' po che trovano. . Ed a questo proposito voglio far notare che, se il problell;la monetario è problema in gran parte tecnico, è forse nel campo economico uno di quelli nei quali hanno più gioco i fattori psi• cologici, ed essenzialmente la fiducia. E non si vede quale fi. ducia possa ancora godere lo Stato dopo aver contratto un de• bito ed emesso un titolo il cui basso tasso di interesse doveva essere compensato dall'esenzione dall'impo&ta 1 patrimoniale e ri– nunciato poi al cambio della moneta, che solo poteva dare un· senso reale all'esenzione. In termini privatistici, un simqe modo - di agire non si saprebbe classificare che col nome di ttuffa. Le quotazioni di Borsa non hanno fatto che tradurre in cifre· questo senso di sfiducia. Ultimamente il Governo ha disposto la con• vertibilità del titolo in altro al 5 % , cercando in tal modo di ' rifarsi una verginità. Ed a~che a questo proposito possono farsi alcune osservazioni: anzitutto che ciò non ridà aHatto fiducia nello Stato, e lo piovanÒ le quotazioni dei giorni seguenti il provve• dimento: un miglioramento lievissimo della quota (forse anche artificialmente ottenuto, ed in parte · già rientrato) e limitato in esperimenti di mobilitazione, da farsi per regioni o provincie e per intiere grandi unità, non inferiori - alla divisione. T'ali richiami collettivi, che dovrebbe– ro essere decisi volta per volta dal Consiglio della difesa, si effettuerebbero in differenti periodi dell'an– no, anche per. tenere in debito conto le necessità già rilevate della produzione•industriale e agricola nelle varie parti d'Italia e il fenomeno assai diffHso della emig,razione temporanea e periodica, che, di .solito, 1 col vecchio sistema del richiamo per classe, .sottrae– va buona parte del contingente richiamato. Questi brevi cenni sono sufficienti per dimostrl,\re la possibilità e la convenienza di addestrare il per– sonale con appositi centri forniti di tutti i mezzi, per– chè l'istruzione sia proficua ed intensa e si possa realizzare in un termine di tempo relativamente bre– ve, con il minimo disagiio per i cittadini e per l'eco'– nomia nazionale e con una spesa contenuta nei li– miti più modesti. (Continua) LEONARpO GATTO ROISSARD Bibl.ioteca Gino Biarièo Ho già sçritt'o in un articolo apparso su questa. rivista come, a mio parere, la bassa prodnzioJ)e derivi in gran parte, oltre che dalla diminuita ricchezza nazionale, dalla pessima dist'ribµzione di tale scarsa ricchezza che non riesce a determinare una oppor– tuna « capacità di ;cquisto » del mercato nazionalei e non nù dilungherò, di conseguenza, su questo punto. Mi pare p~rò che la diminuzione della nostra attività produttiva in ·questi ultimi mesi sia proprio da addebitare all'ulteriore peggioramento in tal senso della situazione (peggioramento che continua ad aggra• vars'i giorno per giorno), oltre che alla fuga '1ei capitali verso l'estero, fuga ,determinata dalla sfiducia e rico1legantesi qui~di in parte ai motivi psicologici accennati più sopra a proposito della moneta. Pos;ibili rimedi nel campo finanziario,. Da tutto quanto 1:inora detto appare che la situazione è estre– mamente grave, ma non del tutto irrimediabile. Occorre però de– cidersi una buona volta ad agire, e ad agire energicamente, pl'en– dendo tutti i provvedimenti necessari, fuori da ogni compromeesè s.virilizzatore e da ogni demagogia inconcludente. Occorre ridare fiducia nella moneta, almeno nel senso che il suo potere tli acquisto non subirà ulteriori falci,die, ed occorre creare le con• dizioni per un incremento produttivo delle attività economiche capaci di prod~rre o: economicamente », e solo di esse, rinun• ciando al lusso (poichè è veramente· un lusso) di sostenere 411:uonto non è capace di reggersi in piedi, rinunciando anche a iutti quei sistemi che combattono la disoccupazione soltanto togliendo ·i disoc·cupaii dalle liste ufficiali, ma non aumentando di nulla la produzione. Bisogna convincersi che, da un punto di vista ge• nerale, non ha alcuna impor.tànza ·che le liste dei disoccupati den~ncino un numero piuttosto. che un altro; occorre che nes– suno sia disoccupato nel ·senso che tutti contribuiscano allp pro• duzione: questo solo ha importanza.~ E, con tutte le distruzioni che abbiamo avuto; lavoro, lavoro vero, ve n'è pef tutti. Ma '-poichè non siamo dei moralisti> bensì vogliamo guardare ' i fatti e la mentalità umana, nel loro. aspetto reale, vogliamo che ciò si ottenga non con vani discorsi, bensì ponendo condizioni tali per cui tutti siano obbligatj a produrre, tale essendo il lor• interesse immediato. Occorre che tutti abbiano interesse a pre• durre, e a pl'odurre sempre di più. Al punto ·in cui siamo, la cosa non è certamente facile: occorrono rimedi radicali, ereid, che si sarebbero forse~ potuti_ eTitare alcuni mesi or ao■•• ..
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