Critica Sociale - anno XXXIX - n. 11 - 1 giugno 1947

CRITICA SOCIALE 19_5 Il personale costa e pertanto' l'avere alle armi, per u~ period_o di tel1;1POpiù o meno lung0,, una dete,r– In)n:i_~aall_quota d1 truppe ,significa aumenta!'e o di– mmmre -01molto la spesa. Dal punto di vista socia– le, la chiamata alle armi disturba notevolmente i singoli ciUadini e nuoce senza dubbio all'economia na~iopa1e? ~ottrae?_do mano d'opera agricola e indu– striale. S1 e perc10 che taluno .può essere indotto a ,ri-tenere più. conveniente l'abolizione del servizio ob– hligatorio e·1a ,creazione di un piccolo esercito vo– lont~rio. Ho già· accennato, in precedente articolo, quah ,sono gli inconvenienti di natura politica- ed e– conomica di' un siffatto tipo di organizzazione mili– tare. Ritornerò sull'argome·nto pa,rlando della mobi– litazione e, conseguentemente, anche della copertura. Per quanto si riferisce al•l'addest-ramento del pe:l'– sona~e è evidente che il p roblema non sussiste, se si adotta il tipo di eserci.to mercenario. Si deve invece affrontarlo e ris olverlo n ella òrganizzazione tipo Na- 1 zione a,rmaJa, che io sostengo. essere .più consona alle -necessità nostre -ed anche alla effettiva volontà di pace, come lo dimostra la Svizzera, che è ,riuscita in tale modo ad avere una forza proporzionata alle, sue possibilità, ma bene organizzata e tale da impor– re rispetto (come si è visto. nell'ultimo confli.tto) ·ad avversari. anche potenti. · D'altra parte oggi in Italia noi non possiamo- su– perare, almeno per ora, i limiti di forza bilanciata impostici dal dettato di pace. Se tale forza dovesse costituire un nucleo .per.manènte mer,cena,rio, non vi è dubbio sul costo di tale nucleo e neppure si può dubi.tare che lo stesso diverrebbe un vero e proprio semenzaio di ufficiali e di sottufficiali, come è av– venuto in Germania quando il famigerato trattato di Versailles le ha imposto la We•rmacht, e come del, re– sto era già aocadutc in Prussia all'epoca pi Fede- rico II. , Nel tipo di 'organizzazfone d'i nazione armata in– teressa la così ,detta forza bilanciàta, che, per i pro– fani, si spiega essere la forza .preventivata in bi– lancio. . Fin dal 1924, epoca di pubblicazione del mio li– bro: « Disarmo e di,fesa », av·evò proposta la· i_stitu– zione di scuole reclute che oggi sarebbe preferibile"– chiamare Cen,tri di addestramento. Sono ancora del– la ,stessa opinione. Il gettito medio di una nostra clàsse di leva non può éssere molto variato da allo– ra, e si deve perciò ·considerare che si aggiri su un contingente medio lordo annuo di 350.000 uomini. Di solito, per le riforme, le inabilitazioni e la e– migrazione il contingente si riduceva, •e può ritener– si si riduca anche ora, a 250.000 uomini. La istr uzio– ne di tale contingente non può esse-re fatta in u.pa sola volta, sia per poter disporre semp,re, pre sso i Centri di addestramento, di una -certa forza impie– gabile •in ,casi di estrema .ur,genza e necessità; sia perchè la forza bilançiata imposta dal dettato di pa– ce è di 185.000 uomini; sia infine per-chè la ferma di un, anno deve essere indubbiamente d-dotta. Io ritengo che, sviluppando il tiro a segno e l'attività , spor.tiva nelle sue varie forme, con opportuni prov– vedimenti, si possa addestrare il personale in un tempo relativamente brevissimo, come del resto av– viene in Svizzera. Si dovrebbe, a mio avviso, arri– va,re alla ferma di quattro mesi, con -chiamata del contingente in tre riprese. Questo sistema permette– rebbe anche di regolare le chiamate in tempi diversi, a seconda delle differenti esigenze di natura eco·no· mica delle varie parti d'Italia, perchè non dobbiamo dim~nticare che la nostra penisola si estende nel sen– so dei meridiani e che perciò, come del resto è no– tissimo, le condizioni climatologiche ed economiche d'Italia sono molto differenti al Nord, .al Centro e al Sud. Si' avrebbe anche la possibilità di accavalla– •re una pa,rte del contingente, aumentando di poco la forza bilanciata che sarebbe di molto inferiore a quella impostaci dal d'ettato di pace, perchè si limi– terebbe a 85.000 uomini di leva, oltre il nucleo per– manente che è indispel;lsabile e che io penso po-, trebbe avere la forza di 15.000 uomini. Occorre a qu~sto punlo fare alcune brevi •c_onsta– tazioni di fatto. Oggi, data ,la attuale- forma d1 eser– cito permanente,. e~iston<!. fin dal te~~o. di_ pac~, grandi unità, e c10e corpi ·d'armata, d1v1s10n1e bri– gate. Queste grandi unità,. mentre esigono la pres~n– za in servizio di numerosi ufficiali .per i comandi e Biblroecà Gino Bi-anca per i reparti che le costituiscono, hanno la caratte– ristica di non avere nelle compagnie, battaglioni reggimenti, batterie, gruppi ecc. la forza in- uomini corrispondente a quella che tali repar-ti dovrebbero avere. Ne .consegue che vi sono compagnie di 30 uomini invece ,che di 250, battaglioni di 150 uomi– . ni invece di 1000, e così via. Questo sistema, che ca- ratte,rizza l'esercito permanente; mentre importa la · intelaiatura dei reparti' com se fossero in piena· ef– ficienz[!. numérica· (con quale aggravio del bilancio c'hiunque ·può imm:iginare), costituisce un grave e, spesso, insormontabile ostacolo per .l'addestramento delle truppe. , Chiunque discenda dall'Olimpo dell'Istituto Supe– riore di guerra nella morta gor'a della vita quotidiana dei reparti sa perfettamente che Ja cosidetta istru– zione esterna è una lustra e µon una realtà. Tra cu– cinieri, piantoni, comandati i'n servizi vari, il povero ,comandante' di compagnia, che dovrebbe addestrare su1 terrençi 250 .uomini, ne porta alla jstruzione al massimo una cinquantina, e perciò praticamente tut· to si riduce ad una farsa. Si aggiunga che %1 suddetto Comandante, al ritorno da questa pseudo-istruzione, nella quale ha dovuto inventare tutti i ripieghi pos– sibili ed immaginabili per· non ridurla ad una sem– plice passeggiata, deve preoccuparsi (più ancora che occuparsi) della contabi!Ìtà, ,che rappresenta qualco– sa di inverosimilmente complicato, come sanno tutti coloro che hanno p,restato servizio nelle truppe_ Non si può perciò pretendere che, in tali condizioni, si possa seriamente ,cura,re la istruzione tecnica del re– par,lo, e neppure,, ,praticamente ottenerla. Ho preso l'esempio della compagnia, ma fino al vertice .l'incon– veniente si ripete. .Pertanto la riduzione de-lla ferma rende necessa– do che i ,reparti di istruzione abbiano la forza di g.uerrµ e che tutti indistintamente i servizi siano sbri– gati da personale permanente, oppure da elementi di leva inabiii alle fatiche, in modo che i comandan– ti di reparto dispongano di tutta la forza effettiva e non siano distratti da altre cure che non sia quella tecni,ca dell'addestramento. Con siffatte provvidenie qualunl:J:ue ufficiale in bu'ona fede dovrà convenire che valgono più quattro mesi d,i istruzione intensiva •con repart•val)lenti la forza di guerra che non 16 mesi di .pseJJdo istruzione, come purtroppo si fa e si ,è ~empre fatto. · ·Ciò non toglie che si possa ·esaminare la possibili– tà, anche transitoria, di una ferma di sei mesi anzi– ch'è di quattro, nel qual caso, poichè il nucleo per– manente dovrebbe avere (.come si è detto) almeno la forza di 15.000 uomini, la bilanciata resterebbe sem– prè al di sotto del limite impostoci dal dettato di pace, pe,rchè risulterebbe come in appress~: Un terzo del contingente per tutto l'anno Un terzo del contingente per sei mesi all'anno Permanenti · Totale 85.000 42.500 15.000 142.500 -inferiore quindi ai 185.000 cpnsentiti dal dettato di pace. I Centri di addestramento, costituiti per le varie armi e specialità, dovrebbero essere dislocati in nu– mero sufficiente e in località adatte .per adempiere al loro compito. •Ad essi dovrebbero essere addetti ufficiali in servizio effettivo, nel numero occorrente per inquadrare e istruire un terzo del contingente con reparti a forza normale di guerra e quadri com– pleti, oltre ad una aliquota adeguata per colmare le eventuali momentanee vacaaze, ·ed anche per per– mettere i ,turni di licenza a questi ufficiali, -che prati– camente tutto l'anno presterebbero un servizio fati– coso e intenso, come sa chiunque abbia pratìca in · materia. Per gli sp,ecialisti il problema è meno diffi– cile di quanto si vorrebbe far apparke, perchè le specialità militari corrispondono in gran parte ad analoghe forme di attività ,{!ella vita civile . Un siffatto tipo di organizzazione, che presup.po – ne, come ho detto, una preparazione di ca ratt_ere p~e – militare, deve essere integrato. come avviene in Sviz– zera, da periodici ,richiami. In .pro•posito si deve osservare che il richiamo per classe non ha più valore. Io sono sempre del parere che all'infuori dei richiami individuali degli specia– listi, i veri e propri ri-cbiami dovrebbero consistere

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