Critica Sociale - anno XXXIX - n. 9 - 1 maggio 1947

CRITICA SOCIALE 155 be tentati_vo vano . Le speranze (cioè la fede) della democrazia sono altre: la propaganda di verità la fermezza dei buoni cittadini, la dimostrazione dell'er– rore, l'~se_mpio de.I~ buone opere. Co"tro i signori neofascisti 1) compito nostro non dovrebbe essere· difficile; basterebbe agli italiani vedere intorno l'im– magine presente della rovina, che nel suo « giro lon– tano·» viene certamente dai loro erro·!"i dalle loro in· giustizie e follie. . • • ' · La n~~tra_ !ìi~vane ed ~nsidiat_a repubblica, che re– sta la pm v1s1b1le conqmsta dopo la insurrezione )i– ~eratrice, ha bisogno di essere dif,sa? Si: perchè è 11_ pres~PP?S~o, per noi, dì ogni conquista avvenir~. d1 ogni m1ghore · collaborazione da parte del popolo d_eì Jayoratori ai quali è, in principalità, affidata la rrnasc1ta della patria. Ma si rùorna al punto: perchè la difesa della re– pubb.ica democratica si deve fare coi metodi e coi principi suoi; con un partecipare disinteressato e con– sapevole al.a vita politica: non col sopraffare i nemi– ci (... nella s·peranza che siano pochi), non co'.la pi– gra o timida illusione miracolista delle grida. man• zoniane cento volte dimostratesi vane. Ai nemici deve essere sultunto ,·ietato queilo che è vietato a tutti i cittadini: il delitto e la propagapda del 'delitto. Ora in politica il delitto è in una parola: la vio– lenza. Violenza che t_ende a stabilire le dittature, ad organizzare forze armate segrete o non riconosciute daLe le·ggi, che pretende di sovvertire gli istituti e le leggi, ch(l impedisce l'esercizio di un diritto po,itico. dei cittadini o, peggio, imponga di esercitarlo in mo– do difforme dalla loro libera vo:ontà ... Questi fatti non sono indicati a caso: sono i delitti politici scrit– ti in tutte le legislazioni civì:i, e proprio in Italia ne troviamo una casistica anche troppo minuta e punita con pene tanto più severe (ci sarebbe anche la pena di morte) proprio nel codice penale vigente, daJ.'art. 270 al 283, al 294, al 302, al 306. Il quale codice, per essere ancora il codice Roc– co, non può certo essere accusato di tirannide dai suoi autori. Basterebbe dunque giudicare i fascisti col.e loro leggi: si intende, senza ingiustizie o dise– guaglianze; col ministero di giudici non impauriti o settari, ma liberi e garantiti neLa loro libertà: come vogliamo che siano i giudici della Repubb.ica nostra. I citati artico:i del codice penale sono da rivedere soltanto nel.a nomenclatura e da semplificare e, per ... carità, umana, da attenuare nelle pene; carità umana che il codice fascista ha ignorato perchè era sottoin– teso che quella parte del codice dovesse essere ap– plicata soltanto a noi. Ma le norme penali dei paesi . civili scrivono i loro divieti e minacciano le loro sanzioni a chiunque: è, questa la parola. colla qua;e cominciano gli articoli: Chiunque uccida ...; Cluun– que usi frode o viole nza ... :; chiunque corrompa... · Ed eccoci un'altra vo.ta alla eguaglianza che è 1i– bertà ed alla liber!à, che è eguag,ianza: altra via non c'è. Quanto al criterio l-ecnico legislativo è inutile, su una rivista di politici, fare sfoggio di dottrina: ·Io schema di decreto è da condannare anéhe per que– sto; cattiva inspirazione, peggiore componimento. f . . ~o so: u9 parl!t~ può essere una associazione per delrnquere: ma aliora si condannino gli associati nel delitto senza prestarci all'equivoco di un pro– g_rllJI!ma politico, di una è'oncezione idea:e, di un · l!po di governo della res pub.zca: cose tutte che, in quanto tali,. gli" associali avrebbero il diritto di pro– pagandare, affidandole ai suffragi dei cittadini. Lo dice la nostra costituzione per la quale si è eletta la Costituente, lo dice anche' il manifesto della fede– razio1:1e dei Sinaacati m_ondiali per questo Primo Maggio del 1947; i la,vQratori di tutto il mondo do– mandano: « libertà di pensiero, di paro:a, di stam– pa, di organizzazione ». E noi le idee nostre le sen– tian,o _ anzi le amiamo; come ... ameremmo la .pace cp,·rosa fra gli italiani. Qualcuno dirà che questa è soltanto cattiva lettera– tura: potremmo rispondere che la storia in definiti– va dà sempre torto a questi realisti... senza relig:one; ma ad evitare derisioni si pensi pure soltanto alla utilità presente. L'artico.o di E. D. L. e la postilla hanno' già detto che v endetta e paura sono male consigl'iere: a.llora pr.in, cipiis obsta.: sulla strada deì!e persecuzioni le– gaii, ct1sugua1i, incongrue, con tra di tlorie si è già pro– cedtilo troppo oltre: bisogna fermarsi, rif.eltere e, proprio nel nostro interesse, provvedere. Diversamen– te si finisce coll'attribuire al nemico una forza mag– giore di quella che ha 'anche so.tanto col prestargli una iattanza, una forza morale, una aberrante aureo– la di perseguitalo, oltre la giusta deplorazione della storia e dell'opinione pubb.ica. Uno spirito libero (che fu con noi durante tu!to il ventennio della op– pressione e che oggi cop troppi altri abb;amo fatal– mente perduto) ha potuto scrivere in un giornale av– versario che: « ii maggiore errore di un regime è queNo di creare, con una legislazione illiberale, una mistica del.e libertà». Queste verità non bisogna lasciarle dire agli altri: bisogna dirle e praticarle noi:. noi, pro no bis. In conclusione: non lasciamoci soltanto prendere daì problemi che sono più urgenti e concreti, abban– donando quelli del diritto. che è proprio la via lun- go la qua'.e in definitiva si risolvono i problemi del cittadino e dell'uomo. De C.asperi ha detto che la de– mocrazia italiana ha un ~olo pericolo: la fame; no, , ha anche que:Jo delle ingiustizie: la stessa fame, chi ben guardi, non interessa soltanto nel suo brutale problema del mangiare, ma anche, è più, nella sua scandalosa ingiustizià, che disperde e devia tante energie umane, che disonora e condanna una società <l'uomini sedicenti civili. ' Se i pròblemi del diritto devono essere anche dai politici c11rat,i, lo schema di ~decreto legislativo pr.o– posto dal governo è dunque da scongiurare: perchè ingiusto, ·vano e dannoso. I socialisti e la Repubblica democratica non J'o devono volere. ENRICO GONZALES Col titolo« PER L'AUTONOMIA DEL PARTITO SOCIALISTA: MARXISMO EJ;>UTOPISMO » è uscito in opuscolo il testo di un discorso che il compagno G, FARA VELLI ha tenuto alcuni mesi addietro, in un convegno ·promosso dagli « Amici di Critica Sociale». L'opuscolo, denso di p1msiero ed efficacissimo nel– la forma ,concisa e lapidaria consueta al nostro amico, è l'espressione più nitida della situazione e dei motivi da cui è scaturita la scissione del Par– tito socialista. Tutti i nostri compagni, anche quel– li rimasti sull'altra riva, dovranno leggerlo e medi. Il nostro collaboratore E. D. L., Mario Paggi in « Stato .'11.oderno » ed altri in riviste e quotidiani hanno già enumerato le stranezze, le deficienze e gli errori: non resta che associarsi; noi socia.isti ne ab– biamo il dovere. Le leggi, specie quelle politiche, de– vono essere p·recise e schiette: il parlar di « partito fascista sotto qua,siasi forma o denominaz:one » non è una definizione di legge; è soltanto ... ùn anatema. Quante definizioni del fascismo, della sua filosofia {?), della sua mis,tica, dei suoi programmi, si sono date e si possono dare! Il Maghtrato non può, non deve,' improvvisarsi politico o fi osofo della storia: la via degli arbilri, sia p~r accusare, sia per difen– .dere, diventa troppo facile: la norma pena e diven· •ta la più elastica oppure la più rigida maglia; oggi contro i neri, domani contro i rossi. Una legge deve essere in armonia colle altre leggi della nazione, so– prattutto colla sua legge fondamentale costituziona– le: ora è troppo palese la contraddi'zione fra g.i ar– ticoli già votali de,la costituzione repubblicana e que– sto .decreto: diranno che la prima legge politica in ,difesa della re.pubblica è anticostituzionale! t ·,tarlo. n prezzo è di L. 20, ridotto a L. 15 per ogni copia a chi ne chieda almeno 10 copie alla nostra amministrazione. Biblioteca .Gino ,anco

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