Critica Sociale - anno XXXIX - n. 8 - 16 aprile 1947

142 CRmCA SOCIALE e dei contadini. « La nuova forma politica era pt;on– ta. - scriveva Lenin --, e ci restava soltanto d'.1t~a– sformare mediante alcuni decreti, il potere soV1et1co dal.a sua' p,rimitiva forma embrionale alla__ f_or_mauf– ficiale ben delineata dello Stato russo, c10c in una Repubblica Sovietica Russa. Ess3: è nata i..tantanea– menle e così facilmente, perche nel_.f~bbi:a o del 1917 le masse avevano ricreato i Sov1eh pnma che qualsiasi partito avesse avuto il tem1;>Od1 av;mza;e tale parola d'ordine. Lo sforzo creativo d~l popo.o stesso, passato attrave·rso la do~?rosa esperienza del 1905 e rinsavito da essa, ecco CIO che ha creato que- sta forma del potere proletari~ ». . E Lenin non si slahca di insistere, con svariate ar– gomentazioni, sul fatto _c!1e i l pr incipale_ vantaggio della nuova forma pollt,ca, r.he conferisce la ge– stione della -cosa pubblica al la s t-ragrande magg~o• ranza de.la nazione, st:a appunto nella sua supeno– re de mocrat icità in confronto alla democrazia parla– mentare che consegna iJ potere alla minoranza del– la nazione. Perciò la dittatura del pro etariato, idea– ta come « democrazia proletaria» è un milione di volte p;ù democratica della repubblica borghese» (v. XV, pag. 462). I sovieti, dunque. dovrebbero diven– tare organi dell'in:iziativa popolare·, mediante i qua- 1i vèr,rebbe mobilitata l'autentica opinione pubbli-ca delle immense mass.e dei lavoratori. Inserendo nel– l'inf?ranaggio del potere governativo gli operai ed i -contadini, il sistema sovietico dovrebbe dare la pos– sibilità, p·ratica di « svolgere, per la pr'.ma volta nel– .la stor-:a, tutta J'in;ziativa- e tutta l'energia alle decine di milioni di uomini che prima erano oppressi dal capitalismo» (ibid.), giacchè « il meccani mo ~ovie– tico crea un legame con le mass~, con la magg'oran– za del popo o, talmente stretto, indissolubile, facil– mente controllabile e rinnovabile, che nulla di ana– logo si può trovare negli a tri sistemi statali » (v. XIV, pag. 229); e questo « significa una demoora– zia così ampia che non esiste in' alcun altro paese, neanche nei più gloriosi o, p:uttosto, vanagloriosi Stati democ-r_al-ici » (ibid.). II. Le fasi success,ive: d;tlatum a) del proletariato ·ur– bano, b) del P_artitoComunista, e) dèi dirigenti del P. C. . E fermiamoci qui. Il chiaro senso logico delle sur– riferite dichiarazioni di pr;ncipio non a mmett e due interpretazioni. Esso dice nettamente che l 'id.ea inizia– le di trasformare i sovjeti, sorti come s trume nti di lotta rivo'.uzionaria, in formazioni dittatoriali del po– tere statale, non comprendeva una rinunzia c0mplcta al a d.emocrazia. Anzi, lo stesso Lenin,, come abbiamo visto, -con ostinata insistenza sotto ineava a più ripre– se che l'ordinamento sovietico altro non dovesse es– sere che 11nabrqsca rottura con la « cari-calura borghe– se della democrazia», per creare « un tipo più e'e– vato di regime democratico». S'intende, che il prin– cipio democratico non veniva inteso dai bolscevichi nel suo senso classico di, uguag ianza dei diritti po· Iiti,ci di tu tt-i i cittad-:ni, g:acchè questa concezione è ritenuta da.la dottrina bolscevica come antiqua o prodotto d i una « meccanica ed atomistica » dottri– na, g:àJ sorpassata e, non più consona ai 'tempi. Co– munque, -il termine « dittatura del p,roletariato » si riferiva allora a tutti e ·due i principali gruppi de"la classe lavoratrice: agli operai e ai contadini. « Il pro·etariato - sono paFole di Lenin - può vince,re nella battaglia per !a democrazia soltanto se alla sua lo!ta riv.o:uzionar-ia• si unirà la massa contadina», e per ragg iung ere la finale mèta rivoluz:onaria « non esi-ste a t.ro mew:o tranne la d;ttatura del proleta-· ria-to e dei c ontadini » (Per dodici anni, p. 4,42). Sic– chè, riteneva Lenin, la rivoluzione s·ociale « può at– tuarsi .-con successo. soltant0 mediante una autono– ma- e spontanea opera costruttiva, della maggioranza della popo azione e, anzituLo, della maggioranza del popo·o lavoratore». Tenendo conto di questi ragionamenti ed affer– mazioni, si' potrebbe concludere che il termine stesso di « dittatura del prol_etariato > venga adoperato per errore e non corrisponda ara vePa concezione di go– verno dittatoriale, alla quale pare corrisponda me– glio ,l'accezione più largà usata dallo stesso Len·n· nel testo sopra -citato. cioè « dittatura democratica del BibliotecaGi"noBianco proletariato e dei contadini>, Invece, non è coù. li fat\o è che questo disaccordo tra parola e pensie<– ro fu la conseguenza del confus:onismo ideologico, provocatò dall' inapplicapi.Jità e in:ideguate~za al.a realtà russa della do:t-nna bolscev1co-marx1sta, ba– sata sull'idea di una funzione specifica dei proletaria– to urbano, industria,le. Non bisogna dimendcare che la stragrande, sorverchiante maggioranza del popolo russo era costituito di contadini: quindi, se realmen– te· si tentasse di realizzare la « dilla tura del pro,Je– tariato e del contadini » in. modo conseguente e sin– cero, a.lora quehlo che ci viene testè presentato co– me « d:ttatura dei proletariato> l)rende,rebbe per fors za ]a forma di una « dittatura dei contadini>, e ciò ,contrasta con i cànoni basilari della ortodossia bor scevico,marxista e ccin gli inte,ressi immediati del partito a,J governo. Accorlisi subito cl.ella inevitahl· Jità di un tale poco deside11abile qui pro quo, ineren– te àlle condizioni della struttura economico-socia-le del.a Russia, Lenin ed i suoi seguaci' cominciarono pian piano ad introdurre- i necessari cbrreLt:vi e li– mitazioni nel loro iniziale più ampio concetto ditta– toriale, ricor11endo. a più o meno sofistici cavi.Jli lo– gici per riempire tale concetto di un contenuto _più conveniente ai loro fini di un par_tito che vu01e pa– droneggiare gli eventi a quaJunque costo. IJ primo passo sul.a vJa di una limitazione dell'iniziale con– cezione, almeno tendenzialmente democratica, della dittatura fu l'annunziata necessità di discernere nel grande esercito dei popolo lavoratore due armate di– suguali per il grado di capacità 11ivoluz.onaria, Ba– sandosi m.Je direttive del marxi~mo, interpFetat1.1 quale dottrina del soci_!l.lismo meramente industria– ,Je, Lenin dichiarò allora che « l'operaio russo è .'uµi– ·co naturale 11appresentante d,i tutta la popolazione lavoratrice e struttata della Russia» (v. I, pag. _209) e che pellciò soltanto al proletariat0 industriale, cioè a questa al10ra piccola m~no11anza del popolo, spetta la missione di s.pingere verso le forme comuniste l'immensa massa dei contadini. Così -la dJttatura del pro.eta,riato e dei contadini ·diventa, grazie a tale in– terpretazione rectriUiva, dittatura del solo proleta– riato industriale. Poi venne fatto un altro passo ·nel– la medesima direzione .. Si. osservò clae « gli operai coscienti in ogni società ·capitalistca non cost'tuisco– no che la m.noranza di tutta la massa operaia > e ehe « solo ta:e cosciente minoranza può guidare le larghe masse -degJ.ioperai e t-rascinarle dietro di Sè > (Discorso pronunciato da Lenin nel 1920). Ma come p11ò essere realizzata in pratica codesta dittatura della minoranza cosciente della <.lasse pi.,o– Ietaria? Qua.e deve essere i1 corrispettivo cr-terio ·se– lettivo concreto -e in che modo esso può essere· ap– plicato per far emergere q:uesta specifica al'istoc11a– zia p11oletaria, capace di diventaFe èlite g0vernante dittatorialmente? I bo1'scevichi rLo vono queste dif– ficoltà con la ·consueta loro disinvoltura -Jog:ea e semp:icismo psicolog:co. Dato che « nemmeno il pro– letariato è capace di creare un partito che abbracci .tutia la c:asse » - dice Lenin - la dittatura va at– tuata dal pro· etariato sotto la guida della sua avan– guardia, la quale è costi'tuiita dal pa,rtito romunis•a. IJ nost-ro parti:o - afferma Lenin - assorbe 1'avan– gu:irdia · del pro:etat'iato, e questa avanguardia attu1c1 la d.ttatura del pr ole-tariato » (v. XVI, pag. 291). .Per giustificare l'arbitraria· sostitu.zione del!a dittatura del proletariato con la dittatura del partito, Le,i ;_nsi ac– conjenta di accennare al fatto che « in gencru'c e nfllr maggi0ranza dei casi, ·almeno nei morlcrnj pae– si civili, le c:assi sono ordina riamente guidate dai partiti politicf » (La ma :att.ia. infantile deU'estremi– smo nel comùnismo). . . E' vano eercare negli S(;lritti di Lenin o di a'tri teorici del bo:scevismo una seria elabo_razione dot– trinale o, a·meno, una particolareggiata illustrazione storica di .tutte queste enunciazioni: la dimostrazio– ne teorica è so ·U'.u:ta da mere affermazioni catego -· riche e sentenze inappellabili, che in mille ca.si e in varie combinazioni ripetono '.o s tesso mot ivo. E c,– co pochi· saggi mustrativi; presi f.ra tanti sparsi negli s-critti di Lenin. · « Lo Stato è gli operai, è la parte progredita degli operai, ·è l'avanguardia, è noi» (v. XVIII. p. 35). e La di:tatura va praticata ·dal proletariato organ'zzato nei sov:eti, ma il proletariato va guidato. dal partito comuni~ta » (ibid.); distinguer.e la dittatura del par-

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