Critica Sociale - anno XXXIX - n. 7 - 1 aprile 1947

C:RITICASOCI~ 117 ' 1n pratica, ripeta, è questione di uomini. Il govierno cen- tra.le contribuirà molto e al· funzionamento dell'amministra– zione e all'articolamento de!J'autonemia, invian<jo sul luogo :funzionari che srano al di fuori e al di sowra de!La mi– ·schia. dei locali interessi, ·che astraggano dalle questioni di :nazionalità e d 1/ !in1s11a. E se, ma'.grado tutto, i tre.ntinri pre– feriran'll'O distingµersf-dagli alto-atesini spetterà a loro de– •cider.e fra l'autonomia regionale comune a tutte le regioni ,d'Italia 'e queila speciale che ananno l'Alto Adige, la Valle ,d'Aosta, la Sardegna,. la Sicilia e il Friuli. · Ma non ~mentich11 il Governo, non diment.içhi la Costi– tuente, cl)e è necessario fe,re e fM,e presto, ~ec0,f\dO le pa,ro– ]e ~el compianto !la,tti?ti, Qui ,cit9 ç/,a! P¼ (iat. tM!t!l- ~ARPìS9!B Di questo, artic,olo d.~Pl'amic,oSartlfschi la prlma parie fu scritta p11itm:a che e,ql,/p,rrendesse visione dello sc/;iema di di– sooirr.l'oche Gi_qino Battisti aveva preparato e c,h,enoi pub– blicammo 1'1il passato fascicolo; la p,ostilla fu scritta po,i, Ì}amtico S:arteschi non insiste sul fondamentale dissenso -c'he esiste fra il pensieir:o di Biattisti li il suo, soddisfatto di ,fAO-,e,- miettB're ,in luce che :c'è un pieno consenso nel dJeside– ~io che -i:i problema cte,U'Alto Adige sia affrontato e r4o•lto al p,iù presto. Gig~o Battisti, come i no-sdrt ie-i-iòri -avfunn.ò òòmtaiai.ò si prep{J)Y(lllJa à s·ostener,e la convenienza di te1'11er ·-separai; l'Alto Adi,qe do.I T-nmtino nelAa:costituzior1e del/e auionormie re.<fa:nali che parev,a dJ.estina,ta,àlcuni mesi add~etro, a rac– .cog~ere, .11e-mira .</fl'l.avi c1Jntrasti, la mag_qi,oronza dei voti alla C.o.sititue<nte che ora pa,re invece messa in forse dai timori, ra_qionevolmre.nte s,op,r(lllJVenutinell'animu di molti. di vedere Jompromessa l'umità p~litim 'd.ell'ltalia. li Sartesèhi s.i man– tÌim fermo invec-ei nell'opinione, che racoo_qlileil oonsens,o di 'esprmenti di tutti i ,partiti politici ikl Tr,entino, che sia con– verni.ente oon,q1ung1rne Trentino e Alto Ad~_qie in un unico ente repionak Il /morbnema, oome aibbriamo già detto nell-o s,corsro fasci– .-o~o, meinita un e~e ,assai attento. Pwr rn~ònosoendo, che · vi sono rag;o,r11i pro e contro l'wna e l'ahra tesi"crediamo che sfo srop.rat!utto nece.rso,,io evitare (dal moment/J ·ch,e l'Alto -Adi_qe è 'r.imasto all'J~alia) che possa. sorgere: un motivo qualsiasi di ilrredentismo nelle pochissime 'centinaia d:,i .mi– gliaia di tedeschi che sont> rimasti nell'ambito dello Stato italiano. L'amico Sartl!schi scrive dri esser c1Jnvinto ,ch,e « Ti– robesi e Trentini _quaclàgneranno, anche in re.ciproca compren– .s-iO'l'le ' to,1Je11ooza, ad ,essere uniti in uniaal r<e,qionre.. anzichè .·-aontinware ni:lle pas.rote irritanti frizion,i, i,ievitabili fr:a 'Vicini di due distinte <regioni» ; ma noi crediamo inveoe che le f'1izioni s.iari.opriù fa::-i/iied irrit>a,ntifra due poPolazironi e<>.strettea vivère entro lo s~e~s-o or_qan;is,mo é che la divi– sione invllOe riresro più facihnente ad evitare a,ttriti ed a pr,e– PilrMe le condizio·1ti di ur/rll-recipr.oc1a ·c-ordialità· dli rappor– ti. Non possiamo trascurar.e la circostarnza che gli Alto Ate– sini si sentwebbero o_q_qi, soddisfatti di rimanere entro lo Stato ltaNano so/'!anto se sia concessa una séparat'a autono– mia alla loro rei,,ione,..e si deve anche tener c:onto d.el fatto che questa fu l'inteirp11e:tazione inizia./mentie data al Patto De Gaspe:rri-Griiber, in,terpretazwne che si dice sia stata accolta , ed autorizzata dallo s'tesso ,De Gasperi. fiiichi suil'animo suo non influirt:"bno i richiami dei suoi am,ici dem1J-cristiani del Trtmrtino. Contempo,·aneamente ·si deve a111Che ricordare che, prima de./'- 1914, i Trentfoi, specMlm.ente dop.o che del· movi– mento di d,ifesa dell'itaiiimità ebbe' presa la direzi-one sf;iri– tualie Cesare Battisti, reclamarono la sepamt,a autonomia del Trentino come co1"4izione ·che avt1ebbe lor/J permesso · di adattmrsi aNrapermanl?'r»zasotto l'Austria; e poichè lq do– manda di auronomia non fu mai accolta, l'irredentismo as– sunse 'la forma pitè radicale, a mi la guerra del 1914-18 of– ferse possib-ilità di_ attuazione. Il ricordo di questi fatti ci deve .servire di amnta'tlimento. Am.ici che hanno avuto occ.asione i~tquesti _qiornidi visitare l'Alto Adige ci at't-estano che tra _qiiita/ian·i stanziati in quella re_qione so11,onumerosissimi i fascisti, che anche og_qioste,,– tano pubblicamen,te fattaccamrento alla loro conc.ezione. po– litica e conservano, nei riguMdi dell'Alto Adige. il pro– nrammaa po•IÌl/'!'._,o c -11 la cu-i attuazione il Governo di Mus– srolini ha scatenato così asp,·o e qiustifii:a•tò odio anti-ita– fiano nell'ele,nento1 tede~co. E' vero che il éompagno Sar– tesclii vuole allontan,ati da/ta pr.ovincia alt-o-atesina quanti < si s,On/Jre.lii inde_qn,idi r-estMVi pe1· il /roro c,on,t,eqnoP,ro– vocatorio »; ma, rrestringeiido questo pro:vvedimento a co– lor.o che ,ano « inimigrati dttra11te la g1.erra e dopo». viene ad roclud'ernie molti la cui presenza potrà esserre ca_qi,onedi wrbamenbQ alla trontQuilNtà del paese; menJre i .cerllJ che Biblioteca.Gino Bianco oostoro- senth,ebbero spontaneo l'impulso di allontanx,rs,, .re nella ristr,etPa autonomia del/' Alt1J Adi_q,e non avessero la .spetra.nJ:a di e,sser mag_qioranza e di poter co,ntirniare la lq- 1110 azione provo.ca/o.ria e sopraffattrice. No:n intendiamo di &i-rre che quest1e nost11e arrgomentaaio– n,i sian.o definitiV/Jmente conolusive cQ111ftro k1 tesi sostemita dal SMteschi; ma è certo che ess~ devono indur'T'e a uno {1,'T'ande· c-ircosprezione d~po l'esp?-r-irnga che deriva daqli air m di ma,/goveirno fas1ç11,,f<9, LA C1u'I'rcA SocrALi (Unapiùequadistribuzione come fattoredi produzione) La mcmccmza di stimolo all'aumento di J,roàuzione èausò dell'inaqua distribwionze. Per superare ·l'attuale crisi economica occorre ovviamen– te produrre di p1ù, e.-dicendo questo non si dice nulla di pe– r,egrino, anzi non si fa che ripetere una frase che è ormai diventata un Juofi<:> ç:omun~, Tutti !g 5!içon9; tutti !:armo, gçl. ;t',fJettano, la maggior buona Vòlott!à- di tradurre irn pratict tale saerosanta affermazioné. Ma, ciò non osi-ante, le cose rimangono sempre pressochè al:o stesso punto; 1:t'i indici della produzione crescono in modo quasi itJsènsibi1e, o, quànto meno, còn un. ritmi) ben IÒl/tano da quello ·auspi– cabile. Se vogliamo giungere almeno ad intravvedere una soluzione, occorre rompere il circolo vizioso in cui pare st:ano rincorrendosi le cause (se di éause ed effetti si può parlare per i rapporti di interdipendenza dei fenomeni eco– .nomiçi) della nostra disaistrosa. situazione economica.· Per uscire da una situazione sterile dobbiamo anzi– tutto conoscere le condizioni ambientali in cui si svolge at– tualmente la nostra vita economica. Occorre anzitutto par– tire dalla constatazione che viviamo in regime economico capitalistico, e'd in queste -condizioni è logico che il pr vato impr.enditore àumenterà la p,roduzione soltanto quando sa- . prà che il mercato pokà' asg,rbire .Ja maggior produzione a prezzi per )ui convenienti. Ora il problema t tutto qui: può il mercato nazionale, ferme restando le attuali condizioni, assorbire ima mag– giore _quantità di beni? Credo francamente che in buona fede non si possa· rispondere affermativamente ad una si– mile domanda. Le 'vicende economiche degli ultimi anni, particolarmente del periodo bellico e di quello postbe!Eco, si può dire che abbiano divisi i cittadini in due categorie contrapposte, come un lungo e profondo fosso, sul quale non esistono che poche e fragili passerelle. Da una parte col0ro che vivono· di° redditi in certo qual modo fissi (ope– rai, impiegati, pensionati, piccoli « re11tiers », ecc.),. .i quali costituiscono la stragrande maggioranza. dei consumatori; dalraltra coloro i cui redditi hanno seguito e sorpassato il ritmo dell'ascesa dei prezzi (industriali, grandi ·com!ller– cianti, borsari nreri in grande stile, profittatori di ogni· ge– nere), i quali non sono, numericamente, che una piccola mi– noranza. In mezzo, non abbiamo che sparute schiere di me– .di commercianti, di alcuni professionisti e, specie in alcu– ne zone, i piccoli e medi proprietari terrieri. Bisogna riconoscere che le categorie i cui redditi ·non hanno s·eguito il vorticoso aumento dei prezzi mancano di ogni reale capacità di acquisto all'infuori dei beni che ser– vono a soddisfare le primordia'.i necessità del vitto e dcl-– l'alloggi·o, e spesso i;ieppure arrivano a tanto. Queste cate– gorie sarebbero conseguentemente del tutto incapaci di as– sorbire una eventuale maggior produzione, a meno che fos– se offerta a prezzi bassissimi, quasi sicuramente inferiore ai costi. Conseguenza: nei riguardi _di costoro manca la convenienza degli imprenditori all'incrementò della. pro– duzione. Ma vi è, in contrapposto, la categoria di coloro. che hanno larghe disponibilità, e l'incremento di produzione potrebbe essere assorbito dai suoi componenti. Sorvoliamo pure su ogni considerazione di ordine sociale, che metterebbe a nu– do la fondamentale immoralità di una tale so'uzione. Il fat– to è che anche ciò non è possibile, perchè tàli persone so– no estremamente poco numerose e incapaci quindi, come categoria, di assorbire grandi masse di beni economici, me– no che per la categoria dei consumi cosi detti di lusso. E' però facilmente intnibile che la produzione di beni o ser– vizi capaci di .soddisfare tali .bisogni non può risolvere il problema produttivo in modo definitivo, sino, cioè, a creare

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