Critica Sociale - anno XXXIX - n. 7 - 1 aprile 1947
CRITICA·SOCI.tU.E 11 1 Giàlp.rima che qu,6sto fa.scico./.o.vada in macchina, quei che s i pFeveideva' è ai!venuto. L'artico,,o 5,, dive– nulo 'G.rt. 7, è stato approvato (e senza bisogno' di quel comp rome sso che i'amìco Pischel prevedeva) per 1' 1 appoggio di mo.ti !ibe'rali e di tutti i comunisti. ,I nostr-i compa gni d i Umanità hanno già espresso ,il seni.so .di vero disgusto che: noi· tutti proviamo per la disfovo 11tura con cui è stata·tradita tutta una tradi• ziòne di pensiero laico ed è stata tradita la difesa stessa della sovranità dello Stato. Pubblichiamo ugua;m,en,te l'articolo de•l compagno Pische:l e la.nostra postWa e l'articolo successivo del compagTllOLetiì, perchè .rimCUlgano testimo·nianza di,/ nostlro p-e·nsiero su questo vitare argomento e anc1!e pel'chè voyliamo sperare1 che sl1l.l'argomento non sza detta l'ultima parola. LA c. s. Un successo di pr.estigio: . , Forise quando ,questo scritto apparirà. la question,e sarà ormai buttata dietro le spalle. Spaventati da un grosso grattacapo, i nostri patres conscripti _avranl!-o trovato modo di mettere l'ammo e l,a ,cosc 1 1enza 'in pace. Con sti1le tutto degasperiano, rispond,ente al gusto della peggiore-Italia, si ,sarà evitato anche que– sta volta di affrontare ·di petto un problema e si sa– rà •creduto di averlo superato con una placatrice for– muletta tutta verbale, piena di ambigu•ità e di rÌ'serve menta,li, e con una pastetta. parLamentare, imposta dar11eesigenze equilibristiche (ma paralizzatrici) del t,riparti.tismo·. Sanvo re.rum substa.n,fia, però: ossia lasciando immutato l'intrinseco contenuto, che è .ciò. che preme ai democristiani. ,.. · Qualunque sia il compromesso, esso 1non può che peggiorare Lo spirùto •e la leUera ·di questo incaut~ e mal •combinato art. 5. Sul ,qua1e avremmo preferito - e per dignHà, e per serietà, e per onestà politica - veder dar,e una vigorosa battaglia, anche se con le tendenze all'arrendevolezza, al mezzo-termine, al fa1so unanimismo e, soprottutto, ,con la fiacchezza mora•1'e -e politica ,d:ella nostra Costituente, sull'esi– to della battaglia si potevamo nutrire poche illusioni. ghilterra, di una economia tanto più ricca e com– pleta che quella ingl~se, il dominio dell'Inghilterra sulla Libia non potrà .certo servire a coaservare la condizione di preminenza dell'Inghilterra nel Me– diterraneo, t.anto più che la persistente aspirazione dell'Egitto a una· piena indipendenza e le difficoltà di uno stabile e pacifico assestamento çlei problemi che si agitano in Palestina e nelle regionj circo– stanti, offriranno facile occasione di intervento del– l'America anche in quei paesi .. Da questa si.tuazione potrebbe forse. nascere la conseguenza di una p'rofonda modificazione nelle direttive della politica internazionale dell'Inghilter– ra. II giorno in cui. ess.a sentisse v~ramente f5rave la minaccia che Ie viene dall'espans10ne americana, pot!'ebbe essere indotta a riflettere, se an~ichè sp~– culare sui dissidi che dividono i. vari paesi europei, come ha fatto sin qui, non le convenga di favo– rire una intesa di tutti i popoli europei, i quali han– no bisogno di comporre· pacificamente ogni loro dis– sidio di congiungere le loro forzt, di costituire una mas;a compatta per difendere la loro indipendenza e gli aspetti più luminosi dell~ loro civiltà'. contro ogni pericolo asiatico ed americano. Quel g10I'1;Ola Federazione degli S,tat~ Uniti, d'E~rop:L appa~1reb– be anche all'Inghilterra come la sola ancora d1 sal- i· yezza. · U.G.M.' jbliotecaGinq Bianco Quando è in di,scussione i1 caratte-re laico deUo Sta– to moderno, contro una indiscutibdile offelJsiva con– fessionale, schivar la battagl,ia s,ignifica perd:erla. Bisogna comj,rnciar co.l notare ,che la questione, p,iù che sostanziale, è di prestigio. Ma di un prestigio che ha come conseguenza d'imprimere ne'lla stessa car– ta ·costituzionale, che non fa il min'imo cenno a,I ca– rattere laico dello Stato italia·no. una ma,Je larvata im:– pronta confessionale. Siamo d,i fronte alla pretesa dè– mocristiana (dietro cui opera scopertamente la poli– tica- vaticana) di voler consacrare costiluzionalmern– te, col .caratter,e di solennità e di p.erpetuità che una -carta costituzionale intrinsecamente possiede, gli ac– cordi che nell'attuale momento storico rego1ano i ,rapporti- tra Stato e la •Chiesa. Per qUantç, tramandati ,in ere·dità dal fascismo più schietto, questi accordi sono attualmente fuori di– scus·sione. Buoni o cattivi, fausti o infausti, rispon– denti ad esigenze effettive del popolo itaHano o abil• mente mercanteggiati ·col fascismo, quando questo ·aveva bisogno del consenso delle masse catto.iche, bisogna riconoscere ,c,he, per .quanto su questi aacor– di sia mancata urna libera e sincera discussione d,e– mocratica (e a questo argomento dovrebbero ,pur es– sere sensibili i democristiani, ,se non vogliono dar la preminenza aU'aggettiv-0 confessionale sul sostanti– vo di democrazia), nessuno oggi Ji contrasta. Le at– tuali forze politiche italiane non sono in grado di .i– mettere in di,scussione, dei Patti lateranensi, nè il trattato nè il concordato. Le forze cattol.ich:e sanno benissimo di poter contare su dii una !,oro immutata permanenia. Ma di ,questa situàzfone, più che rassi– curamte, i democristiani non si accontentano. Essi ne' vogliono la consacraz:lone costituzionale. E, per il p·ne·stigio, sia questa, la norma immutabile •che as– socia Stato e Chiesa. E. per· una mira .difensiva, sia atto d'aggressione ana costituzione vigente ogni ten– tativo d,i mettere in discussione i Patti lateranensi. DiversiQi chei non valgono. E' -stato ·certo u,n grosso guaio l'av:er consentito la formulazione dell'àr.t. 5 nel ,progetto. Nella sua pri– ma fase, e doè in sede di sottocommissione e di com– mi"ssione, la battaglia è stata impostata e condotta male. Essa era, già pregiudicata quando, p:er· quella mania di compromesso a tutti. i costi, ch'è negazio– ne .delfa demoaazia. abbiamo visto l'on. Togliatti ripiegare sull'infausta formulazione che i rapporti tra Stato. e Chiesa dovevano essel'e regolati in forma oon,cordataria, come a ,dire che le relazioni tra ·due Stati ,sovrani debba,no di ·necessità e~sere negolate da un trattato, principio assurdo, in cui tutti scorgereb– bero una limitazione della ,libertà d,i comp0rtamen– to dello ,Stato. Posto ciò, ,era chiaro ,che, concorda– to per concordato, tanto vaJ:eva consacrare quello esistente·! ·S,i -sa come sono i successi _di prestigio. Non si di– fende più Ia sostanza del problema, ma H prestigio di parte. iE non ci si vuol lasciar strappare il suc– cesso, semplicemernte perchè è stato un successo. Comprendiamo quÌ'ndi l'accanimento democristiano nel difendere l'art. 5. Que11i che comprendiamo me- · no sono gli argomenti che sono stati accennati per giustificare come su questo art. 5 si possa · « passar sopra». _ Si dice che ci .sono. ben altri e ben più assillanti problemi da risolvere che questo dei rapporti tra Stato re -Chiesa. Ma questo pretesto ,non è tale da con– sentire che si faccia straz,io dei Rrincipi fondamen– tali ,che -debbono presiedere ad un moderno .Stato de– mocratico. Sarebbe troppo comodo valersene per fai: passare_ dei contrabbandi nella Costituzione.· f: Cl pare che la difesa del ,carattere laico deUo Stato non sia poi una bazzecola. . Si dice ancora (ed è un guaio che proprio questa tesi venga da uomini di sinistra) che la più mode~ta riforma socia\e vale assai più _di questa '.'1eta qu~ho– ne. f, potr~mmo an,che 11sse_nhre,se le r;forme _di ~a– rattere sociale dove·ssero trovat se'd4tnçlla Coshtuz10- nè' inve'ée 'ch~"nèifa futura ·1e;iishtz101neordinarilt, e
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